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CCIAA – TRENTO * INDAGINE – 2019: « LE PREVISIONI DI ASSUNZIONI RIGUARDAVANO PREVALENTEMENTE (69% DEI CASI) LE IMPRESE CON MENO DI 50 DIPENDENTI »

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11.50 - giovedì 23 aprile 2020

Nonostante la recente emergenza sanitaria abbia ridisegnato i contorni del contesto economico trentino e obbligato gli imprenditori a riformulare le loro prospettive di sviluppo aziendale, riteniamo utile riferire i dati dell’indagine annuale Excelsior – il sistema informativo per l’occupazione e la formazione attivato da Unioncamere-Ministero del lavoro nel 1997 – rilevati in epoca antecedente all’emergenza sanitaria in atto, in quanto completano con elementi strutturali la ricostruzione storica delle previsioni di impiego in provincia di Trento.

L’esito dell’indagine riferisce che, nel 2019, l’andamento tendenziale della domanda di lavoro espressa dalle imprese trentine registrava un aumento di 920 richieste rispetto al 2018. Le previsioni di assunzioni riguardavano prevalentemente (69% dei casi) le imprese con meno di 50 dipendenti, un dato in linea con gli anni precedenti. La motivazione principale che spingeva le imprese ad assumere era l’esigenza di sostituire il personale in uscita (33%), seguita dalla necessità di applicare soluzioni innovative (19%) e di introdurre nuove figure non presenti in azienda (17%).

Le assunzioni di lavoratori dipendenti costituivano la maggior parte della domanda di lavoro espressa dalle imprese trentine (89,1%), con una prevalenza dei contratti a tempo determinato (67,3%). Le assunzioni stabili (a tempo indeterminato o con un contratto di apprendistato) rappresentavano il 12,9% del totale, mentre le altre tipologie contrattuali non superavano il 9%.

Considerando i singoli settori economici, il fabbisogno era determinato per lo più dai servizi (39.600 unità pari al 57,8% del totale), seguiti, con un notevole distacco, dal personale delle aree del commercio e della vendita (12.480, 18,2%), della logistica (6.190, 9%), della tecnica e della progettazione (5.400, 7,9%), della direzione e dei servizi generali (2.570, 3,7%) e dell’amministrazione (2.280, 3,3%). Con riferimento alla categoria dei servizi, le previsioni di innestare nuovo personale si associavano, in particolare, alla richiesta di addetti alla ristorazione (22.520 unità) che, insieme a quella di addetti per i servizi di alloggio e turistici (5.860), raggiungeva le 28.380 unità. Il fabbisogno del comparto turistico e della ristorazione, insieme a quello del settore del commercio al dettaglio, all’ingrosso e riparazione di autoveicoli e motocicli (7.710 unità), superava la metà della richiesta annua prevista e raggiungeva il 52,6% del totale.

Si tratta di dati che, letti alla luce dell’attuale emergenza Coronavirus, destano preoccupazione perché le restrizioni e le chiusure imposte per contenere la diffusione dell’epidemia impattano direttamente sulle attività delle imprese appartenenti a questi settori. In questo scenario verranno a mancare, in particolare, i rapporti di lavoro stagionali attivati nel turismo, nella ricezione e nella ristorazione che, in base ai dati rilevati mensilmente, avevano raggiunto, nel mese di giugno dello scorso anno, il valore più alto con la richiesta di 7.100 addetti. Se si sommano gli ingressi a suo tempo previsti tra marzo – il mese in cui nel 2020 sono entrate in vigore le misure del Decreto Cura Italia – e luglio dello scorso anno, la domanda di lavoro espressa dal settore raggiunge le 14.710 unità, ovvero il 65,3% del totale.

Per quanto riguarda i titoli di studio più richiesti, il 56% delle assunzioni programmate riguardava i candidati in possesso di una qualifica (3 anni) o di un diploma professionale (4 anni), per lo più negli indirizzi della ristorazione, meccanico e dei servizi alla vendita, mentre il 28% era rivolto a diplomati della scuola secondaria superiore (5 anni). Le offerte di lavoro degli imprenditori trentini erano quindi rivolte per l’84% a diplomati.

L’indirizzo che raccoglieva maggiore interesse da parte delle imprese locali era quello della ristorazione che assorbiva la metà del fabbisogno di questo titolo di studio (50,3%). La quota di assunzioni destinate al personale laureato era invece dell’11%, in crescita di un punto percentuale rispetto al 2018, ma inferiore di due punti percentuali rispetto a quella nazionale. Le lauree più richieste erano quelle di indirizzo economico, ingegneristico e sanitarie.

Il Rapporto mette nuovamente in evidenza il problematico incontro tra la domanda di lavoro espressa dalle imprese e l’offerta presente sul mercato che nel 2019 ha riguardato il 26% dei contratti di lavoro e che il sistema produttivo aveva intenzione di stipulare. Ad avere maggiori difficoltà di reperimento erano le imprese dei servizi di trasporto e delle fabbricazioni di macchinari e attrezzature (31%), dei servizi informatici e delle telecomunicazioni (29%), della metallurgia (25%) e dei servizi alle imprese (25%). In particolare mancavano alcune figure professionali del settore industriale come gli operai specializzati (40,9%), tra cui riparatori e manutentori di macchine fisse e mobili e operai elettricisti ed elettrotecnici, e i conduttori di impianti (33,9%).

Con riferimento alla categoria dei giovani fino ai 29 anni, le maggiori difficoltà di reperimento riguardavano per il 74% gli specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche, per il 69% gli addetti all’accoglienza, informazione e assistenza della clientela e per il 62% cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici. Sono dati che mettono in evidenza la necessità di migliorare il raccordo tra mondo del lavoro e formazione, per rispondere alla richiesta di competenze utili per imprese e aumentare, allo stesso tempo, le opportunità di lavoro per i giovani.

 

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