A cura di don Marco Pagniello – Direttore di Caritas Italiana
Parto da una premessa irrinunciabile per un organismo pastorale quale è la Caritas. I poveri – ce lo ricorda papa Francesco nel Messaggio per la Giornata Mondiale del prossimo 19 novembre – “sono persone, hanno volti, storie, cuori e anime. Sono fratelli e sorelle con i loro pregi e difetti, come tutti, ed è importante entrare in una relazione personale con ognuno di loro”.
Due sono allora le tentazioni da evitare: la prima è quella di fermarsi alle statistiche, la seconda è quella di utilizzare proprio questi numeri per vantarsi di opere e progetti realizzati.
Chiarito questo è altrettanto vero che sempre di più, la statistica è divenuta un importante strumento di lettura della società.
Anche per le attività attraverso le quali la Caritas svolge il suo servizio di testimonianza evangelica, la possibilità di disporre e comunicare dei numeri rappresenta una base di partenza fondamentale, da cui poter sviluppare riflessioni, ragionamenti e progettazioni. Pur dovendosi confrontare con situazioni umane di disagio e vulnerabilità non sempre facilmente quantificabili, l’approccio Caritas vede nell’osservazione uno dei pilastri da cui partire per promuovere percorsi di accompagna- mento e inserimento sociale. Coerentemente con tale approccio è stato sviluppato un ampio e permanente sistema di monitoraggio statistico delle attività di ascolto e sostegno realizzate sul territorio, che coinvolge ormai la quasi totalità delle diocesi italiane.
Tuttavia, dobbiamo sempre ricordarci la premessa di partenza, cioè che dietro ogni numero ci sono volti e storie e che dunque anche nel comunicare bene i dati e rendere così giustizia alle tante situazioni di sofferenza che la Caritas incontra quotidianamente, sono necessarie alcune cautele.
In primo luogo, il dato deve essere raccolto in modo permanete e accurato. E a tal fine vengono impegnate tante risorse formative, su tutto il territorio italiano, nei confronti di una moltitudine di operatori che sono impegnati in attività di ascolto nelle diocesi, nelle parrocchie, nelle Chiese locali.
In secondo luogo, è necessario che il dato venga comunicato in modo tempestivo, così da poter cogliere sul nascere dinamiche e nuove tendenze, valutando in tempo quasi reale l’effetto sulla pelle dei poveri di alcune decisioni apparentemente neutre dei policy-makers, e non ultimo riucendo a raccontare e testimoniare il buon uso fatto delle risorse messe a disposizione da tanti attori e donatori della società civile.
A tale riguardo, la tradizionale uscita dei dati Caritas in occasione della Giornata internazionale di lotta alla povertà, che ricorre nel mese di ottobre, determinava un inevitabile ritardo temporale: i dati facevano riferimento ad un anno solare concluso ormai da tempo, con il rischio che la quotidianità e le ricorrenti emergenze li rendessero obsoleti e in ogni caso poco utili per una rappresentazione in diretta della situazione vissuta dal Paese. Per questo motivo, presentiamo per la prima volta un Report statistico che viene divulgato a soli sei mesi dal termine del precedente anno solare. Si tratta di un primato che trova pochi termini di confronto nel campo nazionale, anche confrontandosi con le tante pubblicazioni statistiche che, soprattutto nell’ambito socio- assistenziale, escono a distanza di anni dal momento della prima rilevazione.
Il carattere statistico del Report appare evidente anche nel formato divulgativo e accessibile della pubblicazione, che limita al massimo il commento testuale lasciando ampio spazio ai numeri, alla rappresentazione grafica e tabellare, con ampie possibilità di confronti regionali e territoriali. Sempre all’interno del report è riportato l’esito di una articolata analisi statistica multivariata- la prima nel suo genere realizzata su dati di fonte Caritas- che ha consentito di estrapolare cinque profili o cluster di beneficiari, andando oltre la semplice analisi descrittiva delle tante variabili a disposizione nella nostra banca dati (complessivamente oltre 300).
La classificazione in gruppi omogenei delle persone sostenute e accompagnate da Caritas assume una doppia valenza, interna ed esterna al mondo Caritas. Da un lato risponde a un’esigenza conoscitiva di studio e di ricerca; può infatti favorire una migliore messa fuoco e una più puntuale rappresentazione delle famiglie e delle persone in condizione di povertà. Lo scenario economico e sociale negli ultimi anni, come sap- piamo, oltre a moltiplicare la platea degli indigenti ha anche prodotto un acuirsi delle fragilità di chi era già in stato di vulnerabilità.
In seconda istanza può fornire degli elementi utili ai decisori, agli amministratori locali e agli stessi operatori Caritas nell’elaborare adeguate strategie di contrasto, nel definire risposte e interventi efficaci, nel costruire mirati percorsi di accompagnamento secondo le diverse esigenze sociali e territoriali.
Nel prossimo mese di novembre, in occasione della citata Giornata Mondiale dei Poveri, Caritas Italiana non mancherà di pubblicare il suo consueto Rapporto sulla povertà e l’esclusione sociale, che accanto a vari temi, si soffermerà con particolare attenzione sul fenomeno dei lavoratori poveri, i cosiddetti working poor, un fenomeno in crescita anche nel panorama dei servizi Caritas e che, se non ben governato, rischia di produrre nel corso di pochi anni un esercito di pensionati anch’essi poveri.
Nell’autunno demografico all’orizzonte del Paese, si scorge un evidente rischio: trovarsi in presenza di una popolazione anziana maggioritaria dal punto vista numerico, ma caratterizzata al suo interno da fette sempre più ampie di precarietà, vulnerabilità e povertà economica, verso la quale sarà necessario dedicare un numero crescente di risorse umane e assistenziali.