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INTERVISTA A FABIO CAUMO * LIBRO: “IDENTITÀ PERDUTA, L’AUTONOMA TRENTINA ALLA DERIVA”: « FOCUS SU TERRITORIO ED ECONOMIA »

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18.33 - lunedì 11 marzo 2024

Intervista di Luca Franceschi

 

 

Dottor Caumo, il nuovo libro “Identità perduta, l’autonoma trentina alla deriva” è composto da sette capitoli nei quali si evidenzia la sua attenta osservazione al rapporto autonomia-territorio. Come si può descrivere questo lavoro di analisi?

Questo non è un libro di storia. I brevi excursus sulle origini sono a supporto dell’individuazione dei tratti identitari (socioculturali) della popolazione trentina. Non è un libro di nostalgia. I richiami al passato servono per ragionare sul presente ed il futuro. Sono convinto che il passato non ritorna e che una volta si stava peggio, non meglio. Tuttavia, quando si è in cammino, per decidere dove andare, è utile sapere da dove si proviene. Non è un libro di economia. I cenni sulla situazione economica sono funzionali alla comprensione della stretta interdipendenza con i cambiamenti sociali avvenuti ed in corso. Non è un libro-romanzo. Non indora la pillola e non vuole essere un alibi per illusioni o rassegnazioni. È un libro di critica, in particolare degli errori compiuti, non fine a sé stessa, bensì mirata a delineare soluzioni.
Vuole essere un testo propositivo, che tratta argomenti di comprensione e di stimolo per il cambiamento.

 

I capitoli come sono strutturati e perché si sono state distinte le aree tematiche?

I capitoli sono:
IDENTITÀ (cattolici calvinisti) per delineare i tratti socio-economici e culturali della popolazione trentina (e tirolese);
SPECIFICITÀ, la specialità dell’autonomia vista nell’antitesi territorio – popolazione.
AUTONOMIA (separati in casa), per analizzare il ruolo di controllo istituzionale posto in essere dai trentini nei confronti dei sud tirolesi nel quadro regionale, causa profonda delle diffidenze odierne.
ROTTURA (il fattore K), per ripercorrere con la figura di Bruno Kessler, l’uomo politico che più ha impresso al Trentino i caratteri odierni, la natura delle scelte compiute di superamento della società rurale.
ATTUALITÀ (un confronto amaro), analisi del Trenti- no oggi: territorio, popolazione, economia, socialità, con evidenza del- le differenze rispetto al Sudtirolo.
I VALORI NEGATI (una società alla deriva), la mentalità assistenziale della spartizione del reddito (da altri prodotto), il rifiuto del lavoro, le idee centralizzatrici e di negazione dell’autonomia, le scelte rinviate/
CREARE VALORE, il futuro dell’autonomia passa per la produzione del reddito di cui intendiamo disporre.

 

Vi è una lettura parallela del testo?
I capitoli identità, specificità, autonomia e rottura definiscono la prima fase dell’autonomia, o dei separati in casa. I caratteri identitari della popolazione sono forti, il contesto giuridico del primo Statuto (1948-1973) vede due popolazioni convivere nel quadro regionale con potenzialità di collaborazione positive. La situazione economica è di stagnazione e Io Stato non ha concesso risorse finanziarie, che devono essere generate sul territorio.

 

È un tentativo per far fallire l’autonomia?
Una sfida respinta al mittente dal carattere forte della popolazione connotato da laboriosità, impegno, parsimonia e senso del dovere, anche nel pagare le tasse. Tuttavia, si crea una frattura dovuta al ruolo negativo giocato dallo Stato, fortemente accentratore, ruolo avallato dalla politica della DC – Democrazia Cristiana trentina che trasforma la regione, dove la popolazione di lingua italiana è maggioritaria, in un luogo di contenimento delle istanze della minoranza di lingua tedesca. Seguiranno sul finire degli anni ’50 il Los von Trient, negli anni ’60 gli attentati dinamitardi (die Bombenjahre) e infine, ad inizio degli anni ’70 l’emanazione del secondo Statuto di autonomia che darà ruolo preminente alle due province e non più alla regione. Non solo in ambito istituzionale, ma anche in quello sostanziale i due gruppi, trentino e sudtirolese, compiranno scelte molto diverse.

 

E quale è la reazione del trentino medio?
I trentini considerando limitativo rimanere ancorati alle tradizioni, all’economia di montagna e perdente agire nel locale, faranno delle scelte di rottura con il passato. I sud tirolesi, credendo nella popolazione e nelle potenzialità del territorio, agiranno nel segno della continuità valorizzandone le forme culturali, sociali ed economiche. Chi avrà ragione?

 

I valori dell’autonomia quanto sono ancora sentiti dalla collettività trentina?
I capitoli attualità, e i valori negati definiscono la seconda fase dell’autonomia, che si può definire anche assistenziale. Con il secondo Statuto e la contestuale riforma nazionale del fisco le risorse finanziarie pubbliche aumentano in maniera esponenziale. Questo porta ad un rafforzamento del ruolo della politica nella società, alla crescita a dismisura dell’apparato pubblico e della burocrazia. Per il Trentino, che non investe per mantenere il radicamento della popolazione sul territorio e relega in subordine il mondo agricolo-rurale, è il segno dell’affermazione di un ceto sociale assistito che tuttavia impone i propri valori dei diritti senza doveri e delegittima l’intero mondo dell’economia e del lavoro. L’autonomia finisce in un vicolo cieco.

 

Dottor Caumo, quale futuro intravvede per l’Autonomia del Trentino?
Il capitolo finale, creare valore, si interroga sulla possibilità di una terza fase dell’autonomia. L’establishment politico e burocratico intende la terza fase dell’autonomia come un terzo Statuto, vale a dire nuove regole, nuovi poteri e soprattutto nuove tutele giuridiche. Occorre prima capire se vi siano oggi le condizioni per una nuova fase dell’autonomia, analizzando per grandi linee il grado di coesione sociale della popolazione e le possibilità di uno sviluppo economico basato sulle risorse e le capacità locali. Si indagherà se la globalizzazione rappresenti una minaccia o un’opportunità per la sopravvivenza e lo sviluppo di una piccola comunità. Se il locale, lo specifico possano rappresentare un punto di partenza e di crescita competitiva.

 

Quale sarà il rapporto con l’Europa?
La creazione dell’Unione Europea ha spazzato via i confini di un tempo e aperto grandi opportunità per una regione di confine come il Trentino Alto Adige. Ma sorge la domanda In pratica se l’autonomia abbia ancora un senso, un significato. E qui nel libro si passa a delineare delle proposte guida, all’insegna di un cambiamento di paradigma: l’autonomia sopravviverà solo con il superamento dei valori assistenziali ed il passaggio (il ritorno) ai valori del lavoro, della produzione delle risorse di cui intendiamo disporre. Si scoprirà così che i piccoli temi del locale sono in realtà i grandi temi di una comunità alpina posta al centro dell’Europa e che non siamo soli nella lotta per la sopravvivenza identitaria. E vi sarà spazio anche per una proposta non convenzionale atta a delineare un nuovo contesto giuridico – normativo e di alleanze per l’autonomia.

 

 

Profilo Fabio Caumo

Nato a Torcegno (TN) nel 1952 e lì residente.

Laureato in sociologia, è stato studente lavoratore fin dall’età di 13 anni quando era pastore nelle malghe comunali (Mendana 1965, Sette Selle 1966). Durante le vacanze estive nel periodo di frequentazione delle scuole superiori ha fatto il cameriere a Torbole sul Garda (Tn), San Vito di Cadore (Bl), Selva Gardena (Bz).

Ha frequentato l’Università lavorando come operaio stagionale, fattorino delle Poste, commesso di negozio.

Dal 1976 al 1985 è stato funzionario sindacale della Uil operando nel settore edilizia prima e in quello dei metalmeccanici poi, diventando cosegretario del sindacato unitario Flm (Federazione Lavoratori Metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil).

Nel 1985 ha iniziato l’attività di consulente industriale di direzione, organizzazione e finanza d’impresa, attività che svolge tutt’oggi. È stato co-fondatore e primo presidente del Circolo culturale Michael Gaismayr di Trento. Oltre alla passione per il lavoro, nel tempo libero frequenta la montagna ed è pilota di aviazione leggera.

 

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