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UNIVERSITÀ TRENTO * BILANCIO: DEFLORIAN, « CHIUSO IL 2022 CON DEFICIT DI 4 MILIONI, PER IL 2023 DISAVANZO DI 10-15 MILIONI / CANDIDÀTI ELETTORALI, “PRENDETECI SUL SERIO“ »

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07.02 - giovedì 14 settembre 2023

 

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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Le richieste dell’Ateneo al prossimo governo provinciale. Revisione della delega e degli impegni finanziari, maggiori risorse per sostenere il funzionamento e il piano edilizio dell’Ateneo, più impegno per garantire alloggi, borse di studio e servizi agli studenti, un piano di lungo termine per lo sviluppo di medicina e delle professioni sanitarie e una regia forte nei rapporti con le fondazioni di ricerca. L’appello del rettore Flavio Deflorian a sostenere l’Ateneo e rispettarne l’autonomia

«Prendeteci sul serio. È il momento di confermare o ridefinire il modello di università che vogliamo su questo territorio». Suona chiaro e diretto il messaggio che il rettore Flavio Deflorian ha voluto fare arrivare alle forze politiche impegnate nell’imminente appuntamento elettorale. Un richiamo a mettere l’Università di Trento, la ricerca e la formazione al centro dei programmi e un invito a credere nell’Ateneo come volano dell’economia e fattore di apertura e sviluppo per il Trentino.

L’Ateneo arriva da anni di grande crescita e di scelte caratterizzate da spirito di innovazione. Un “modello UniTrento” premiato da posizionamenti sempre al vertice delle classifiche nazionali e internazionali di qualità. L’Ateneo trentino ha da sempre una marcata vocazione internazionale: fa muovere persone, attira e accoglie, amplia gli orizzonti del territorio. Al tempo stesso, ha dato prova di saper accompagnare le necessità della comunità trentina. Lo sforzo di progettazione e di investimento per l’attivazione di Medicina e Chirurgia, in questo senso, è solo uno degli ultimi esempi di ascolto delle istanze locali.

Ma ciò che contraddistingue l’Ateneo trentino è soprattutto l’autonomia, anche in relazione al governo locale. «Essere capaci di dire qualche volta dei “no”, di mettere condizioni, di porsi in un rapporto dialettico rispettoso delle specificità è un grande valore non soltanto per l’Ateneo stesso, ma è un esercizio di autonomia e libertà che porta benefici a tutti» ha commentato il rettore. «Il “modello UniTrento” deve però essere consolidato ogni giorno e va tenuta alta l’attenzione. E questo è il momento di farlo – spiega il rettore – perché l’Ateneo sta attraversando una fase cruciale della sua storia».

Quattro le questioni che, in concreto, il rettore pone sul tavolo. Delega provinciale e risorse – Il nodo che sta alla base della riflessione sta nell’esercizio e nell’attuazione della delega provinciale sull’università. «Sull’adeguamento delle risorse serve una progettualità condivisa – ha rimarcato Deflorian. Bene i finanziamenti per le spese straordinarie, come Medicina. Ma senza investimenti per garantire il funzionamento di base sarà difficile per l’Ateneo mantenere i numeri di oggi».

«Abbiamo chiuso il bilancio 2022 con un deficit di oltre 4 milioni. E la previsione per il 2023 annuncia uno sbilanciamento ancora maggiore, che al momento stimiamo fra i 10 e i 15 milioni – spiega. La causa di questo squilibrio è principalmente da ricercare nel costo del personale. Da un lato c’è l’adeguamento automatico degli stipendi al costo della vita, la cui indicizzazione non è coperta dai fondi statali; dall’altro l’aumento dei numeri del personale legato a progetti di sviluppo finanziati su base meritocratica. Una voce che viene solo parzialmente coperta da stanziamenti ministeriali». Gli altri maggiori costi sono legati invece in gran parte all’aumento importante dei costi di gestione e manutenzione degli immobili. «La mancanza di un piano edilizio provinciale adeguatamente supportato aggrava la situazione perché non ci consente di agire sull’efficientamento energetico e sulla sostenibilità dei costi di gestione nei nostri edifici».

La questione dei finanziamenti è dirimente: «Noi faremo la nostra parte riducendo i costi. Ma non si può affrontare la situazione solo con i tagli – fa notare il rettore. Serve un adeguamento strutturale della quota base erogata dalla Provincia autonoma di Trento che copra le maggiori spese di funzionamento. Da quando è stata stabilita 12 anni fa nell’ambito della legge delega, l’Ateneo è cresciuto e il contesto economico è cambiato enormemente. Ma da allora la quota base è rimasta invariata». Vari i fronti su cui UniTrento è a rischio tagli. Uno fra tutti: la difficoltà a garantire il turnover del personale, ma anche un ridimensionamento dei servizi agli studenti e la revisione radicale dell’offerta formativa, compreso lo stop a nuove iniziative proposte dalla comunità trentina».

Diritto allo studio – Un capitolo a parte riguarda tutto ciò che ha a che fare con i servizi alla comunità studentesca. Da anni UniTrento si fa carico di costi che dovrebbero essere in capo all’Opera universitaria, ente provinciale a cui spetta la competenza in materia di diritto allo studio. Mancano alloggi per studenti e studentesse che provengono da fuori provincia. Sono circa 10mila, pari al 65% del totale. Ma gli attuali posti letto (circa 1.100) coprono solo la metà di chi avrebbe diritto e solo il 10% di chi viene da fuori sede. A questi numeri si aggiungono un migliaio di dottorandi che cercano alloggio. Poi c’è il problema delle locazioni private che da anni ormai privilegiano più gli affitti ai turisti che agli universitari.

A rischio sono anche gli incentivi che l’Ateneo eroga per favorire la mobilità internazionale. «Le borse di studio aggiuntive per i nostri studenti che fanno un’esperienza all’estero e per quelli che accogliamo sono parte di una strategia che negli anni ci ha reso un ateneo ad alto tasso di internazionalizzazione. Oggi questi costi per noi non sono più sostenibili».
Medicina e professioni sanitarie – Altro nodo toccato dal rettore Deflorian riguarda lo sviluppo del progetto di medicina e delle professioni sanitarie. «La sensazione che abbiamo è che il progetto di Medicina sia arrivato a un punto di svolta. Abbiamo raggiunto risultati importanti con l’attivazione del corso di laurea in medicina e Chirurgia. Ma ora serve un aggiornamento che inquadri la programmazione dettagliata della Scuola di Medicina. Concordiamo tutti che senza le scuole di specializzazione l’intero progetto non ha senso. E queste non sono state previste nel piano provinciale originale dei finanziamenti: ci sono costi vivi di cui UniTrento deve farsi carico. E anche assorbire gradualmente le professioni sanitarie, attualmente gestite da Apss con UniVerona, non è un passaggio scontato. Serviranno nuovi reclutamenti di personale docente, ad esempio».

Regia del sistema della ricerca – Un’ultima riflessione il rettore l’ha dedicata ai rapporti con le fondazioni di ricerca, alla tenuta di quel “sistema della ricerca” su cui vari governi provinciali hanno investito. «Il problema che stiamo affrontando da ormai troppo tempo è legato alla carenza di spazi e di risorse. E lo si vede in maniera chiara nei rapporti con la Fondazione Mach per l’iniziativa di Ateneo sul C3A (Centro Agricoltura, Alimenti e Ambiente). L’armonizzazione di sistemi di funzionamento molto diversi è stato un lavoro lungo, caratterizzato da una costante ricerca di compromessi, a volte riusciti, a volte meno, per portare avanti le rispettive attività. E anche per valorizzare il progetto congiunto di promozione della ricerca e della formazione sui temi della sostenibilità, della tutela dell’ambiente e della valorizzazione del territorio trentino, come richiesto dalla stessa comunità trentina. Come UniTrento e Fondazione Mach abbiamo fatto tutto il possibile per superare le difficoltà. Ma quello che serve ora è una regìa politica forte che aiuti a mettere a fuoco l’obiettivo di sviluppo. È la richiesta al prossimo governo provinciale».

 

ph. Pierluigi Cattani Faggion

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