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SEN. SPAGNOLLI * LIFE URSUS: « DECIDERE DI ABBATTERE L’ORSA NON SIGNIFICA NÉ PUNIRE NÉ VENDICARE, MA PREVENIRE ULTERIORI INCIDENTI »

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16.46 - mercoledì 19 aprile 2023

Gentile Direttore,

è in corso un’ampia discussione pubblica dopo la tragica vicenda di Caldes.  Una prima ordinanza di abbattimento di Jj4 del Presidente della Provincia è stata sospesa dal TAR ma, mentre scrivo, pare che ne sia già pronta un’altra.

Non entro nel merito giuridico, non è il mio campo: da persona informata sui fatti mi permetto, però, di provare a mettere ordine alle diverse questioni e a trarne alcune riflessioni.

I fatti: in Trentino, a seguito del processo di reintroduzione dell’orso LIFE Ursus partito una trentina di anni fa, vive oggi una popolazione di ben oltre 100 individui concentrati nell’area intorno al Gruppo del Brenta, che è caratterizzata da un consistente uso antropico del territorio sia a fini agricoli e forestali, sia turistici, sia di fruizione della popolazione residente, anch’essa quantitativamente consistente.

È evidente che più gli orsi aumentano, più aumenta il rischio di incontri ravvicinati con umani e più gli orsi si abituano ad avvicinarli. Si sono verificati diversi episodi, negli ultimi anni, sfociati in più casi nel ferimento delle persone coinvolte. Un orso che ha già incontrato da vicino un umano ha imparato che non costituisce un pericolo. Ora c’è il morto.

Il diritto: la responsabilità della tutela della natura è in capo alle Istituzioni, che hanno il compito di garantirla in equilibrio con le attività antropiche nel territorio di competenza. Gli umani hanno occupato il pianeta, sono quantitativamente più numerosi di tutti i mammiferi, domestici e selvatici, messi insieme, ed hanno perciò ovunque fortemente condizionato, manomesso ed alterato gli ecosistemi: la natura da sola non è più in grado di conservarsi, perché le specie selvatiche favorite dalle attività umane prendono il sopravvento su quelle sfavorite e generano ulteriori squilibri.

Le Istituzioni devono pertanto aiutare queste ultime a moltiplicarsi, altrimenti si estinguono, e devono ridurre il numero degli individui delle specie avvantaggiate, per riequilibrare gli ecosistemi al loro interno, regolamentando nel contempo le attività antropiche affinché la coesistenza equilibrata con gli ecosistemi sia possibile. Il tutto attraverso la normativa internazionale e statale, che, va sottolineato, tutela le specie protette, ma autorizza la cattura o l’abbattimento di singoli individui, se responsabili di situazioni di conflitto con le attività umane, purché lo stato di conservazione della specie sia soddisfacente, ovvero non ci sia rischio di estinzione.

Nel nostro caso, le norme statali attribuiscono al Presidente della Provincia Autonoma di Trento il potere/dovere di assumere con proprio provvedimento le decisioni più opportune per garantire la sicurezza e l’incolumità pubblica. Decidere di abbattere l’orsa non significa né punire né vendicare, come invece è stato detto: significa prevenire ulteriori incidenti.

Considerazioni: lo studio della fauna è una scienza. Gli scienziati si chiamano faunisti. Sono coloro che tecnicamente predispongono gli atti firmati dai responsabili degli Enti Pubblici, assumendosene la responsabilità tecnica. Succede però che gli animali, a causa di fatti di cronaca come quello che stiamo trattando, acquisiscono visibilità, producono forti emozioni nell’opinione pubblica che portano molte persone a considerare tali animali come se fossero umani; si chiama processo di umanizzazione. A questa tipologia di persone appartengono in genere i membri delle associazioni ambientaliste e animaliste, quasi esclusivamente non faunisti, per i quali uccidere un animale è in sé un male, e quindi ritengono che sia più corretto catturarlo e chiuderlo in un recinto.

Ma un animale selvatico è tale esclusivamente se vive libero e indipendente: se è rinchiuso va in sofferenza, viene maltrattato – il Codice Penale lo vieterebbe – ed in ogni caso perde (non giuridicamente, ma nei fatti) lo status di animale selvatico perché diventa dipendente dall’uomo. In tutto il mondo la decisione di sopprimere o meno un animale selvatico è presa dai tecnici competenti, ovvero dai faunisti: in Italia, almeno per ora, lo ha deciso il TAR. Che però, se si verifica un ulteriore incidente mortale con la stessa orsa, non ne è responsabile, così come non lo sono le associazioni che si battono per salvarla.

In democrazia vige, in ogni caso, libertà di opinione. I politici eletti, che sanno che la vita porta molto più consenso che non la morte, così come le associazioni ambientaliste ed animaliste, hanno il diritto di pensare ciò che credono, e di esprimerlo. Queste ultime però lo fanno in rappresentanza dell’opinione prevalente nei loro soci, non per tutelare la natura: far sopravvivere l’orsa Jj4, anziché sopprimerla, non ha nulla a che vedere con la tutela della natura, perché la specie non è in pericolo di estinzione.

Conclusione amara: il sentimento volto a salvare un’orsa che ha ucciso un uomo, un uomo che si comportava in modo conforme alla Legge, oltre che offendere la memoria della vittima e accrescere il dolore in coloro che gli volevano bene, contrasta in modo palese con l’analogo sentimento diffuso che si sarebbe generato se l’assassino fosse stato un essere umano.

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Senatore Luigi Spagnolli

Già direttore del Parco dello Stelvio e responsabile per la fauna selvatica nella Provincia Autonoma di Bolzano.

 

15 aprile 2023

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