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GRUPPO CONSILIARE PD – TRENTINO / MOZIONE * APSS: « RINNOVO DELL’APPALTO CUP E DIFESA POSTI LAVORO »

Scritto da
11.26 - martedì 16 gennaio 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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Il Gruppo consiliare del PD, unitamente ad altri Consiglieri di opposizione, ha depositato oggi una mozione – prima firmataria Lucia Maestri – in relazione al nuovo appalto per la gestione del Centro Unico di Prenotazioni dell’ A.P.S.S..
Attualmente, per la gestione di tale servizio, sono impiegate circa 240 persone, quasi tutte donne, i cui posti di lavoro sembrano messi a rischio dal fatto che, per la prima volta nella storia, non è stato previsto, nel rinnovo dell’appalto, l’obbligo di erogare il servizio dal territorio provinciale.

Ciò significa che, pur nel rispetto di proporre l’assunzione alle lavoratrici uscenti, l’appaltatore potrebbe offrir sedi di lavoro extraprovinciali, costringendo molte a dover rinunciare. Inoltre, il servizio di prenotazione potrebbe comunque venire delocalizzato, senza il vincolo territoriale, rischiando, non solo di ritrovarci più di un centinaio di disoccupate, ma anche di creare posti di lavoro in altre Regioni o Stati con i soldi del contribuenti trentini, con buona pace delle dichiarazioni di difesa dell’autonomia speciale e della territorialità.

A fronte di tutto ciò, la mozione del PD impegna la Giunta provinciale a modificare il capitolato d’appalto, prevedendo appunto l’obbligo di assumere il personale uscente occupandolo in luoghi non lontani dalle attuali sedi di lavoro oppure, in subordine, di cancellare la gara d’appalto e di affidare il servizio ad una società “in-house”.

 

 

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Proposta di mozione

DIFENDERE OLTRE 140 POSTI DI LAVORO IN TRENTINO NEL RINNOVO DELL’APPALTO CUP

L’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari lo scorso 7 dicembre ha emanato il bando di gara europeo per il rinnovo dell’appalto “PROCEDURA APERTA SOPRA SOGLIA EUROPEA PER L’AFFIDAMENTO DEL SERVIZIO DI GESTIONE INTEGRATA MULTICANALE DELLE INTERAZIONI CON GLI UTENTI DELL’AZIENDA PROVINCIALE PER I SERVIZI SANITARI DI TRENTO”.

La base di gara è di oltre 105 milioni di euro.

La scadenza per la presentazione delle offerte è stata fissata al 14 febbraio prossimo.
Si tratta, in sostanza, dell’appalto per la gestione del Centro Unico Prenotazioni (CUP) dell’Apss e per la gestione del servizio di front-office in tutte le strutture distribuite sul territorio dell’Azienda sanitaria.

In tale appalto sono attualmente impiegati poco meno di 240 addetti, dei quali circa 140 sono addetti pressoché esclusivamente al servizio CUP. Quasi tutti gli addetti sono donne.

La legislazione nazionale ed ancor più quella provinciale in tema di appalti prevedono ormai da molti anni importanti tutele per i lavoratori – le cosiddette clausole sociali – in occasione dei cambi appalto, in particolar modo per i lavoratori impiegati negli appalti dei servizi. La prima e più importante delle tutele è il diritto al mantenimento del posto di lavoro e della retribuzione nell’eventualità del cambio del soggetto appaltatore. Nonostante gli accorati appelli e le rimostranze delle rappresentanze sindacali, nel capitolato d’appalto pubblicato non è stato previsto, per la prima volta nella storia di questo appalto, l’obbligo di erogare il servizio dal territorio della provincia di Trento.

In questo modo, le clausole sociali rischiano di essere del tutto aggirate, disattese, nei fatti cancellate. Infatti, senza alcun vincolo sui luoghi di lavoro, i soggetti che si aggiudicheranno la gara potranno delocalizzare il servizio CUP del Trentino in altra Regione, o persino all’estero. Pur rispettando l’obbligo di formulare la proposta di assunzione alle lavoratrici impiegate nelle aziende uscenti alle medesime condizioni, il soggetto subentrante potrebbe offrire come sede di lavoro un ufficio dislocato fuori dal Trentino, costringendo in questo modo le lavoratrici, per ovvie ragioni, a non accettare la proposta di assunzione.

Questa scelta, per l’eventuale soggetto subentrante, potrebbe rivelarsi persino conveniente, per varie ragioni: potrebbe avere del personale proprio in esubero, che potrebbe impiegare in questo appalto sostituendo le lavoratrici attualmente impiegate, risparmiando i costi dei licenziamenti; l’assunzione di nuovi lavoratori in luogo di quelli uscenti comporterebbe una consistente riduzione del costo del lavoro, per via degli scatti di anzianità e delle progressioni di livello acquisite col tempo e che sarebbero azzerate, il tutto senza alcun vantaggio per il Trentino, che pagherebbe costo pieno calcolato sulle retribuzioni dei lavoratori uscenti; se nel corso degli anni le lavoratrici del CUP, alcune di loro in servizio da oltre due decenni, hanno trovato specifici accordi sull’orario di lavoro per consentire loro di conciliare lavoro e famiglia, questo vincolo per il soggetto subentrante verrebbe meno se il personale fosse sostituito; l’assunzione ex novo di nuovo personale, infine, consentirebbe al soggetto subentrante di azzerare completamente l’attuale forza sindacale acquisita negli anni dalle lavoratrici del CUP.

Comunque sia, se anche in fase di cambio appalto si riuscisse a scongiurare il pericolo, senza un vincolo territoriale si correrebbe comunque il rischio che il servizio CUP venga delocalizzato gradualmente nel corso della durata dell’appalto, e questo potrebbe accadere anche se ad aggiudicarsi la gara fosse lo stesso soggetto uscente.

Dove sta l’interesse pubblico del Trentino nel bandire una gara da 105 milioni di euro, soldi dei contribuenti trentini, e rischiare di ritrovarci qui 140 donne disoccupate, peraltro non facilmente ricollocabili, creando quei posti di lavoro in altra Regione o persino all’estero?

Quando un’azienda di dimensioni anche inferiori – pensiamo alla Gallox, 130 dipendenti, alla Subaru, 40 dipendenti, o all’Ariston, in ultimo 45 dipendenti – rischia di chiudere i battenti nella nostra Provincia, l’intera comunità trentina mette in campo tutte le possibili azioni per scongiurare il pericolo. Qui invece, per la prima volta, ci troveremmo di fronte al fatto che a creare il pericolo di perdere una realtà con 140 addetti è la Provincia stessa, che sceglie di utilizzare i soldi dei contribuenti trentini per creare posti di lavoro altrove.

Le motivazioni addotte per non inserire il vincolo territoriale nel capitolato d’appalto sono state che tale vincolo potrebbe essere visto come un favore al soggetto uscente, che sono aziende trentine, e pertanto la gara si esporrebbe al rischio di ricorsi. Tuttavia, nelle precedenti gare tale vincolo era sempre stato inserito e non vi è mai stato, sul punto, alcun ricorso, e tutt’oggi altre Regioni, ad esempio il Piemonte, hanno inserito il vincolo delle sedi senza incorrere in alcun ricorso. In ogni caso, le soluzioni per salvaguardare l’occupazione sul territorio senza esporsi a pericoli di ricorsi si possono trovare. La Provincia potrebbe mettere a disposizione gli uffici presso i quali erogare il servizio CUP, motivando tale scelta proprio con la necessità di rendere esigibili le clausole sociali, e per l’occupazione di tali uffici potrebbe anche richiedere un canone di affitto. Nessuno potrebbe sostenere che tale vincolo favorirebbe un’azienda o l’altra. Mantenere tutti gli addetti sul territorio, potrebbe consentire poi di ampliare gradualmente le positive esperienze delle sedi CUP di Luserna, Castello Tesino e Ossana, distribuendo cioè quei posti di lavoro un po’ in tutto il territorio provinciale, creando posti di lavoro impiegatizi per le donne anche nelle zone periferiche, e trasformando gli uffici anche in sportelli per l’utenza, nella prospettiva della nascita delle case della salute/case della comunità.

Comunque sia, la necessità di scongiurare la perdita dei posti di lavoro è prioritaria, peraltro anche in funzione della qualità del servizio. Se l’esternalizzazione di un servizio ha come effetto quello di creare un danno alla comunità, sia in termini occupazionali, sia economici, sia con riferimento alla qualità del servizio erogato alla cittadinanza, allora lo si reinternalizzi, affidando il CUP ad una società in-house.

Ciò premesso,

il Consiglio della Provincia autonoma di Trento
impegna la Giunta

– a modificare, di concerto con l’APSS, il capitolato d’appalto “PROCEDURA APERTA SOPRA SOGLIA EUROPEA PER L’AFFIDAMENTO DEL SERVIZIO DI GESTIONE INTEGRATA MULTICANALE DELLE INTERAZIONI CON GLI UTENTI DELL’AZIENDA PROVINCIALE PER I SERVIZI SANITARI DI TRENTO”, prima della scadenza della presentazione delle offerte, o se necessario prorogandone i termini, prevedendo l’obbligo di assumere il personale uscente presso gli spazi messi a disposizione dall’Apss, in luoghi non lontani dalle attuali sedi di lavoro del personale uscente;

– in subordine, a cancellare la gara d’appalto e ad affidare il servizio ad una società in-house.

Cons. Lucia Maestri

Cons. Andrea de Bertolini

Cons. Michela Calzà

Cons. Maria Chiara Franzoia

Cons. Alessio Manica

Cons. Francesca Parolari

Cons. Paolo Zanella

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