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ARCIDIOCESI TRENTO * MERCOLEDÌ CENERI: LAURO, « UNA COMUNITÀ AMICA DEI POVERI È TERRENO FECONDO, PER LIBERARE CREATIVITÀ ED INNOVAZIONE »

Scritto da
18.59 - mercoledì 14 febbraio 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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Mercoledì delle Ceneri, in cattedrale a Trento la Messa di inizio Quaresima con l’arcivescovo Lauro Tisi. Durante la liturgia (ore 19) si rinnova il rito dell’imposizione delle ceneri, come invito alla conversione del cuore. “A muoverci, purtroppo – nota don Lauro nell’omelia, riferendosi anzitutto alla comunità ecclesiale –, è spesso la logica dell’accumulo. Il motto che ci abita è: consumo, dunque sono”. Un atteggiamento in netto contrasto con la “sobrietà e la sostenibilità tanto declamate nel nostro contesto culturale” e con l’invito evangelico d’inizio Quaresima “a praticare nel nascondimento l’elemosina verso i poveri, i malati, gli ultimi”.

Per l’Arcivescovo “una comunità amica dei poveri e degli ultimi, abitata dalla gratuità, è terreno fecondo per liberare creatività, innovazione. È antidoto all’ossessione della visibilità che impedisce di uscire dal guscio della solitudine”.
Da monsignor Tisi anche l’appello a riscoprire, sul modello di Gesù, il valore del “silenzio e della preghiera” per giungere ad ammettere che “non c’è alternativa all’essere con e per gli altri se si vuol gustare la vita e conoscere la felicità”.
“Il periodo quaresimale, vissuto all’ombra della Parola non è tanto, allora, il tempo della rinuncia, quanto piuttosto – conclude Tisi – l’occasione per riappropriarci della vita e delle sue straordinarie opportunità”.

 

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Mercoledì delle Ceneri
(cattedrale di Trento – 14 febbraio 2024)

Ritornate a me con tutto il cuore Gl 2,12
Le parole del profeta Gioele fanno riecheggiare in me la forte affermazione di Gesù: “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” Mt 6,21.
Dov’è il cuore delle nostre comunità? Chi le abita, chi le guida? La passione per il Vangelo o non piuttosto il bisogno di visibilità, di contare, di bucare lo schermo con la forza dei numeri?
L’invito a praticare nel nascondimento l’elemosina verso i poveri, i malati, gli ultimi fatichiamo a percepirlo come risorsa essenziale per dare qualità e futuro alla nostra vita.

La stanza segreta in cui ci conduce il Vangelo per parlare a tu per tu con il Padre, è lasciata spesso desolatamente deserta, non tanto per le impellenze della nostra agenda, ma piuttosto perché il Padre e l’esperienza del suo amore non scaldano il nostro cuore.
La sobrietà e la sostenibilità – tanto declamate anche nel nostro contesto culturale – non sono percepite come opportunità e via di bellezza. A muoverci, purtroppo, è spesso la logica dell’accumulo. Il motto che ci abita è: consumo, dunque sono.
Quanto abbiamo bisogno di far risuonare in noi le parole dell’apostolo Paolo: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” 2Cor 5,20. La via di questa riconciliazione ancora una volta è tenere gli occhi fissi sulla bellezza dell’umanità di Cristo. Davvero bello è il suo farsi compagno, in modo assolutamente gratuito e disinteressato, degli affaticati e dei senza nome, regalando ascolto, prossimità, condivisione.

Una comunità amica dei poveri e degli ultimi, abitata dalla gratuità è terreno fecondo per liberare creatività, innovazione. È antidoto all’ossessione della visibilità che impedisce di uscire dal guscio della solitudine.
Stupendo è il prolungato ritirarsi in preghiera di Gesù, per stare con il Padre. Una comunità capace di silenzio e di preghiera, raccolta attorno alla Parola, scopre che non c’è alternativa all’essere con e per gli altri se si vuol gustare la vita e conoscere la felicità.
Meravigliosa è la forza del Maestro che, digiunando nel deserto, chiude la bocca alle suggestioni del maligno che tenta di corrompere il cuore con la tragica triade: pane, gloria, potere. Una comunità allenata alla sobrietà è forte, ha i piedi ben piantati nel reale ed esorcizza il rischio di una vita sopra le righe dove a dettare il passo altro non è che l’ansia della performance e la schiavitù dell’immagine.
Il periodo quaresimale, vissuto all’ombra della Parola non è tanto, allora, il tempo della rinuncia, quanto piuttosto l’occasione per riappropriarci della vita e delle sue straordinarie opportunità.

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