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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PAT * EMERGENZA CORONAVIRUS: « LA SINTESI DEGLI INTERVENTI DI ZENI / DEMAGRI / MARINI / DALZOCCHIO / GUGLIELMI / SEGNANA »

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17.58 - mercoledì 20 maggio 2020

Seconda parte del dibattito sull’emergenza Coronavirus. La seconda parte del dibattito sull’emergenza Coronavirus che si è tenuta nel pomeriggio.

Zeni: aprire il dialogo col mondo della sanità

Dopo Ghezzi ha preso la parola Luca Zeni. Il consigliere Pd ha giudicato insufficiente la relazione dell’assessora Segnana, a suo parere un elenco di delibere burocratico, mentre solo nella parte finale si è parlato di prospettive. Evidenziare, oltre alle cose positive, anche quelle negative servirebbe a evitare di ripetere errori in futuro. Per Zeni non ci possono essere valutazioni positive o negative assolute perché tutti sono stati presi in contropiede dalla pandemia.

Nessuno afferma, ha continuato, che si sarebbe potuto fare tutto a “morti 0”, ma la comparazione tra i territori consente di capire come le reazioni a questa emergenza sono state più o meno efficaci, per evitare altri problemi in futuro. Già a fine gennaio, ha ricordato, c’erano avvisaglie, una fase che avrebbe dovuto prevedere anche lo scenario peggiore. Fase nella quale anche in Trentino è mancata una strategia, un fatto che ha pesato ancor di più degli appelli a venire a sciare e la diatriba con le case di riposo o l’apertura e chiusura delle scuole. C’è stata una sottovalutazione, ma oggi interessa la strategia che è stata adottata. C’è stata un concentrazione nella fase ospedaliera, che ha saputo riorganizzarsi, anche se con tante problematiche, anche per le terapie intensive. Sul resto si è arrivato in ritardo. In ritardo sulle piste da sci, le Rsa, le visite ospedaliere e la politica dei tamponi. Ritardi che, dicono gli esperti, decisive per l’andamento delle curve dei contagi. L’esempio del Veneto che ha puntato subito sui tamponi è un esempio di questo. Dal punto di vista politico, ha continuato Zeni, la Provincia è stata vista come uno degli attori del sistema e non il coordinatore del sistema. Lo si è visto con gli ospedali privati e le case di riposo.

La Pat, invece, deve essere la guida principale attraverso una visione d’insieme. C’è stato poi, secondo il consigliere Pd, un altalenarsi di posizioni e di messaggi contraddittori alla popolazione. Insomma, è evidente che qualcosa non ha funzionato e la relazione doveva evidenziarlo. La filiera dei controlli non ha funzionato anche tra il personale sanitario con testimoniano i casi di medici e infermieri rientrati al lavoro senza avere il secondo tampone negativo, tante persone sono rimaste in attesa di un tampone e ritardi che hanno portato a mancate diagnosi. Vanno poi aggiunti i blocchi dell’attività operatorie anche per patologie serie. Zeni ha fatto riferimento alle risoluzioni delle minoranza affermando che hanno un contenuto molto propositivo, evitando la parte critica per non innescare reazioni politiche. Ora c’è la ripresa delle attività e c’è il tema della ripresa anche della normale attività sanitaria.

C’è il tema dell’informazione su igiene, mascherine e comportamenti. C’è quello dei test sierologici. E anche qui va seguito il Veneto che dice: anche in attesa del ministero partiamo con un campionamento perché questo può essere uno strumento importante. Anche sulla diffusione dei dati qualcosa non ha funzionato, ma, ha detto ancora Zeni, si deve continuare a spiegare. Si deve poi separare il piano istituzionale da quello politico. Perché riemergono i post con gli attacchi a Roma o la rivendicazione dei record dei tamponi. Per ciò che riguarda la pianificazione e la riorganizzazione, secondo l’esponente Pd, si deve evitare di sovrapporre l’attività ordinaria con l’emergenza. Per il problema non è il numero dei letti in ospedale, ma la capacità di individuare in fretta di casi di Civid – 19 sul territorio. Per programmare, ha aggiunto Zeni, va recuperato il rapporto con il mondo della sanità che va coinvolto e ascoltato nella fase della programmazione. Importante è anche il modello a rete degli ospedali e l’attenzione agli indicatori per capire cosa funziona e cosa non funziona. E in quest’ottica non va dimenticato il Santa Chiara che è l’ospedale con meno “padrini” politici anche se sostiene una gran parte del sistema sanitario. Sul welfare anziani la Pat ha rallentato su alcuni aspetti della legge provinciale, in un momento in cui, invece, i processi andrebbero accelerati. Il consigliere, infine, ha auspicato che, superata la fase acuta, prenda il via un dialogo con l’opposizione e sopratutto il mondo della sanità.

 

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Demagri: disattese le aspettative

Paola Demagri del Patt ha detto che la relazione ha disatteso le aspettative. Una relazione dalla quale è emerso lo sbilanciamento delle scelte fatte in questi 2 mesi. L’assessore, non a caso, ha dato particolare enfasi ai risultati della rete ospedaliera, ma di Rsa ha parlato poco e ciò significa che si è fatto poco. Così per i medici di medicina generale che hanno subito la carenza dei dpi. La consigliera si è concentra sul mondo degli anziani. La tempistica data da Segnana, ha detto, dimostra che solo ai primi di marzo si sono avviate alcune iniziative con l’istituzione della la task force. Solo in quel momento si è illuminato un faro sulle Rsa in una situazione di allarme generalizzato.

Ma, ha continuato l’esponente del Patt, sono mancati protocolli e procedure e non si capisce perché siano stati adottati due sistemi così diversi tra Azienda sanitaria e Rsa che gestiscono 4 mila ospiti, quindi un numero di pazienti superiore rispetto all’Azienda sanitaria. Altro capitolo è quello dei pazienti che, in era pre Covid, occupavano le geriatrie e i reparti di medicina e che sono rimasti a casa anche a causa di una comunicazione allarmistica sulla situazione degli ospedali. Casi di malati cronici, ha ricordato Paola Demagri, che hanno dovuto affrontare grandi difficoltà visto che i medici non potevano accedere ai domicili per carenza di dpi. Si dovrebbe quindi fare chiarezza sui decessi in casa, ma nella relazione, ha detto, di questo non c’è traccia. La consigliera ha chiesto poi se i medici di medicina generale hanno potuto raccordarsi tra loro. E ci sono state difficoltà anche legate alla scarse tecnologie che i medici di base hanno a disposizione. Sui tamponi, inoltre, non sono state date indicazioni precise nelle Rsa per individuare gli ospiti positivi. E si è determinata una convivenza tra positivi e negativi in un quadro di scarsa preparazione del personale in campo epidemiologico. Sono mancati i supporti di competenze specifiche o sono arrivati molto tardi. Quando è stata attivata la task force, non a caso, la situazione è migliorata.

Alle case di riposo sono state date indicazioni di sanificare le mascherine nelle Rsa e non è stato fatto per l’Azienda. Come se ci fossero operatori di serie A e altri di serie B. C’è stato, ha detta della consigliera, un modo di operare confuso che ha generato confusione nell’intero sistema. Le sollecitazioni delle minoranze, anche quelle contenute nelle risoluzioni, e di ordini delle professioni sanitarie vano tenute in considerazione. Soprattutto dopo aver ascoltato la relazione nella quale l’assessora ha accennato alle politiche per il futuro, la fase 2 e 3, in modo superficiale. Questo messaggio sulle strategie non c’è stato così come è mancata l’autocritica. Non si è capito poi perché non è stato convocato il Consiglio dei sanitari che poteva dare consigli operativi alla Giunta.

Infine, la consigliera Patt si è soffermata sulla risoluzione che chiede un impegno alla Giunta a ripensare il sistema sanitario sottolineando il forte bisogno di potenziare la medicina territoriale. E a studiare modelli innovativi per concentrare i pazienti acuti in ospedali affidando, invece, la cronicità al territorio. Sui tamponi e i test sierologici, per l’esponente Patt, non si possono fare i campionamenti solo per dire che si è fatto un record. C’è, infine, il problema delle quarantene dei positivi che se rimangono in famiglia rischiano di diffondere l’epidemia.

 

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Marini: il Consiglio non è stato coinvolto

Alex Marini del Gruppo Misto ha detto che l’emergenza ha messo in crisi la governance dei servizi sanitari anche se gli operatori hanno fatto del loro meglio. Crisi che si è evidenziata nel rapporto tra Stato e regioni e tra regioni e all’interno stesso della nostra provincia. Entrando nel vivo dell’emergenza ha messo in evidenza che i dati dei morti e dei contagi parlano di un numero quasi doppio rispetto a Bolzano. Numeri tristi e dovuti alle condizioni ambientali, come l’inquinamento che probabilmente ha favorito diffusione del virus, e alle scelte politiche. Scelte che non sono state condivise né con la minoranza né con i consiglieri di maggioranza. La volontà, all’inizio, di non chiudere le Rsa quando si sapeva che gli anziani erano una fascia più a rischio; clamorosa la pubblicità per le piste di sci, decisa dopo un Consiglio in cui si era parlato della seconda chiusura delle scuole. >C’è stata la carenza dei dpi, capitolo sul quale non c’è stata trasparenza, mentre il governo nazionale ha creato un sito sugli acquisti di questi mezzi.

Altro punto critico, il rapporto Apss e Rsa. In aprile molte Rsa non avevano ancora visto uno specialista anche se i livelli di contagi erano elevatissimi. Conflittuale anche il rapporto tra Ordine e sindacati dei medici, vertici politici e dell’Apss. Scontri intollerabili, per Marini, in un clima di emergenza, e che hanno creato disagio e paura tra la popolazione. Grave anche il mancato coinvolgimento della Quarta commissione competente in materia di salute. Ci sono state invece ore di conferenze stampa in diretta fb di Fugatti e dell’assessora che hanno portato via molto tempo al governo della situazione. Spiace, ha aggiunto il consigliere del Misto, che questa seduta si sia trasformata in una sorta di processo alla Giunta. Spiace anche per l’umanità che ha dimostrato l’assessora. Quindi, è auspicabile che si pensi ad un nuovo modello di rapporto tra Consiglio e Giunta. Anche perché, ha aggiunto, ci sono esperienze e competenze, professionali e politiche, che possono essere utili al governo di questa emergenza. Sul passato va fatta un’analisi sulle cose che hanno funzionato, prima di tutto i sistema ospedaliero che ha saputo riadattarsi rapidamente all’emergenza, ma vanno evidenziati, non per punire e trovare colpevoli, gli elementi che non hanno funzionato.

E questo per riprogrammare e evitare errori in futuro. Oltre a una commissione d’indagine, ha detto Marini, si deve mettere in campo una conferenza d’informazione per produrre proposte alternative. C’è poi il versante della pianificazione delle politiche della salute. In funzione dell’epidemia e delle possibili future epidemie va messo in piedi un sistema di allarme e prevenzione, migliorando le possibilità di testare i casi sospetti. Più in generale vanno aumentate le informazioni istituzionali, migliorando anche i rapporti tra Apss e Consiglio. E c’è, inoltre, il tema della scuola di medicina che è diventata di ancor più stringente attualità e che si trova ad affrontare un’inedita crisi di risorse. C’è poi la questione della valutazione della legge sulla salute, il nucleo di valutazione dovrebbe iniziare a lavorare e un ragionamento va fatto sul ruolo del Consiglio dei sanitari, della Consulta sulla salute e il Consiglio della salute che è un organo di partecipazione. Marini ha ricordato la sua risoluzione che sottolinea l’importanza di dare una risposta ai disagi psichici causati dall’epidemia.

 

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Dalzocchio: la Giunta ha fatto un lavoro enorme

Mara Dalzocchio, capogruppo della Lega, ha ringraziato l’assessora per la relazione che ha messo in evidenza l’enorme lavoro svolto dalla Giunta su questa inedita situazione. Eppure, ha detto, in un periodo di grave emergenza, si assiste da diverso tempo ad attacchi all’assessora Segnana e contro la Giunta. S’è detto, ha continuato, che nell’emergenza la Giunta non è stata all’altezza, che non è stata trasparenza e che non c’è stata organizzazione. I dati invece sono inequivocabili. In gennaio dalla Cina venivano immagini gravissime e nessuno pensava che questa epidemia arrivasse anche da noi. Solo il 30 gennaio l’Oms ha lanciato l’allarme globale e solo il 31 il governo ha dichiarato l’emergenza.

Ma già prima la Pat ha messo in campo una task force e nei giorni successivi si sono varati i primi protocolli sanitari. Altra data importante, secondo Mara Dalzocchio, è stata quella del 4 febbraio quando i governatori della Lega hanno chiesto al governo la quarantena per gli studenti provenienti dalla Cina perché avevano capito la situazione di rischio. In quel periodo però le tv trasmettevano interventi che ridicolizzavano l’allarmismo e tacciavano di razzismo la Lega. Se poi pensiamo a quanto è accaduto dopo vengono i brividi, ha aggiunto la capogruppo leghista.

All’inizio il governo ha minimizzato e gli scienziati hanno detto tutto e il contrario di tutto, così come l’Oms. C’è stata una confusione totale, ha ricordato, eppure la Giunta è andata avanti col lavoro anticipando lo Stato, approntando un’imponente macchina organizzativa. L’impatto del Covid c’è stato, anche perché il nostro territorio si trova tra due regioni particolarmente colpite e in marzo c’era una forte presenza turistica. I dati, poi, non sono stati raccolti con metodi omogenei in tutte le regioni e il Trentino, ha sottolineato, non è al primo posto per mortalità che è inferiore a regioni come l’Emilia. Fino al 9 marzo non si sapeva della presenza del contagio da noi ma quando è stato scoperto la Pat aveva già messo in atto alcune iniziative che hanno permesso agli ospedali di riorganizzarsi in tempi record e sono state assicurate le cure a tutti i pazienti. Nessuno è stato lasciato morire nelle case di riposo.

I morti nelle Rsa ci sono stati, ma molti pazienti sono stati portati in ospedale e comunque sono sempre state garantite le cure. Non solo s’è data risposta ai trentini, ma sono stati accolti malati di altre regioni. Insomma, secondo Mara Dalzocchio, il Trentino non è stato secondo a nessuno anche nella mappatura del contagio che è la migliore d’Italia. C’è stato un dialogo con la ricerca, che sta garantendo le cure più efficaci, basta pensare a quella col plasma dei pazienti guariti. La Giunta, l’assessorato e le strutture sociali, ha ribadito la capogruppo leghista, hanno fatto tutto ciò che era umanamente possibile fare e ha usato correttamente l’informazione. Informazione che, effettuata dalla Giunta con umiltà e coraggio, ha rappresentato un elemento fondamentale nella lotta all’epidemia. Folle, per la consigliera, parlare di propaganda e di like e di mancanza di trasparenza. Anzi, nel conto dei positivi c’è stato addirittura, rispetto a altre regioni, un eccesso di zelo. Ora la Pat, ha concluso, sta pensando al futuro della sanità che è stata indebolita dai governi del centro sinistra.

 

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Guglielmi: ora l’emergenza è l’economia

Luca Guglielmi della Lista Fassa, ringraziando Segnana e la Giunta, ha detto che le obiezioni dell’opposizione sarebbero comprensibili in un tempo ordinario, ma non in un clima di emergenza come quello che stiamo vivendo. L’esponente ladino ha sottolineato poi che c’è una differenza tra organi legislativi e l’ esecutivo che si è trovato ad affrontare una situazione inedita. Quindi, le critiche per il mancato coinvolgimento di Consiglio e commissioni sembrano fuori luogo di fronte ad una tragedia alla quale la Giunta ha dato risposte chiare e efficaci. Va mantenuta, invece, secondo Guglielmi, la coesione umana e territoriale, e per questo spiace sentire che la nostra è una delle situazioni peggiori di tutta Italia. I dati ufficiali dicono che siamo invece i primi per i tamponi.

Qualcuno ha parlato di propaganda delle conferenze stampa, ha continuato Guglielmi, dimenticando la fatica del presidente che ha dovuto dare, giorno dopo giorno, notizie tragiche alla popolazione. Inoltre, ha aggiunto che non si possono dare colpe perché non si sono chiusi gli impianti, che in realtà sono stati chiusi prima di altri, come ha fatto Dolomiti Superski. Si tratta di strumentalizzazioni nei confronti di imprese turistiche che generano ricchezza. Guglielmi ha invitato alla solidarietà tralasciando le accuse guardando invece alla ripartenza. Perché ora il tema centrale è l’economia. Ora la preparazione dal punto sanitario per contenere il virus c’è. Non si può guardare indietro, ha concluso, altrimenti si dovrebbe arrivare a parlare dei ridimensionamento degli ospedali di valle o di taglio delle guardie mediche fatti dalle Giunte precedenti.

 

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Segnana: c’è stato il massimo impegno

L’assessora Segnana ha replicato affermando che non ha voluto fare, nella sua relazione, un mero elenco di delibere, ma un riassunto del lavoro fatto nell’emergenza. Lavoro duro, quello sostenuto da Giunta, Dipartimento, Azienda e Protezione civile. Si è affrontata una situazione sconosciuta, ha ricordato, e si è sempre ammessa la difficoltà e la gravità del momento che è stato affrontato però col massimo impegno. La comunicazione quotidiana, ha aggiunto, è stata apprezzata dai cittadini che hanno seguito le conferenze stampa numerosi.

C’è sempre stata attenzione alla trasparenza divulgando dati corretti e precisi perché i trentini avevano bisogno di conoscere cosa si stava facendo. Inoltre, ha ricordato Segnana, ora c’è la disponibilità del materiale e si potrà quindi sviluppare il progetto test a tutti nei comuni più colpiti. Le Rsa, ha sottolineato ancora, hanno una loro governance e lo stesso Zeni ha cercato, nella scorsa legislatura, di riunificare i cda per arrivare a una gestione unitaria.

Progetto che non è andato avanti e che Paola Demagri, ha affermato, ha contrastato come presidente Rsa di Cles. Ma, ha ricordato l’assessora, quando le case di riposo l’hanno chiesto il supporto c’è stato e non c’è stata una mancanza di comunicazione con le Rsa e ha ricordato che il Dpcm del 4 marzo dava discrezionalità ai direttori sulle entrate dei parenti degli ospiti e il 6 marzo c’è stato l’incontro tra assessorato Upipa e Spes, ma nessuno ha mai detto che dovevano fare entrare un parente. Comunque, ha aggiunto Stefania Segnana, per la fase 2 c’è grande attenzione per non replicare errori che, in termini generali, possono essere stati fatti nella fase acuta dell’emergenza. A Marini, infine, l’assessora ha ricordato che ci sono stati molti incontri con sindaci e presidenti di comunità di valle, i rappresentanti sindacali e ordini professionali.

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