Gentile direttore Franceschi,
i diritti per cui spendersi erano quelli violati. C’era urgenza. C’erano disagio e sofferenza. C’era la prepotenza come dimensione dell’esercizio di un potere dell’esecutivo, ottenuto mentendo sui dati in Parlamento. C’eravamo noi in piazza.
Altri, poi, avute tutte le necessarie rassicurazioni ed indossati i tutù colorati, le giarrettiere borchiate, le multicolori parrucche e le fasce tricolori scesero in piazza due anni dopo, per festeggiare lieti la“ “Dolomiti Pride Parade“ che certo i lavoratori vessati e discriminati rivendicavano convinti. O forse no.
Se eravate alla multicolore parata per l’utero in affitto, non eravate lì dove serviva la voce del Popolo che invocava il rispetto della Costituzione. Questa è la più triste delle distanze che come Trentini abbiamo misurato. Le urne servono a colmarla ed a tornare comunità.
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Roberto Dal Rì
Commissario straordinario dell’Udc per il Trentino Alto Adige