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DORI (PRESIDENTE “CONSULTA PAT SALUTE”) * OSPEDALE S. CHIARA: « VICENDA KAFKIANA, NON SI RIESCE A CHIARIRE LA SERIE DI RESPONSABILITÀ POLITICHE E AMMINISTRATIVE DI RITARDI – SOTTOVALUTAZIONI – ERRORI DI VALUTAZIONE »

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12.45 - lunedì 11 aprile 2022

Una storia infinita del nuovo ospedale trentino. La vicenda del NOT (Nuovo Ospedale Trentino) se non fosse così drammatica e urgente per i cittadini e per il personale sanitario che vi opera, potrebbe facilmente essere oggetto di un racconto kafkiano. Sono oltre 15 anni che l’attuale sede del più importante Ospedale trentino, il S. Chiara, è stato dichiarato strutturalmente e tecnologicamente inadeguato sia per i pazienti, sia per il personale che vi opera quotidianamente e da questa oggettiva valutazione ha preso avvio il progetto del nuovo ospedale che doveva saper rispondere alle esigenze di aggiornamento strutturale e tecnologico attuale e anche ad esigenze di prospettive di ulteriore sviluppo futuro rispetto a acuzie e complessità ciniche in essere e di domani (pandemie comprese).

Tutto questo per rispondere anche alle esigenze del cittadino-paziente garantendo un luogo di cura con buoni standard di comfort e vivibilità durante la degenza.
Una vicenda tutta italiana costellata di gare e ricorsi, di modalità realizzative attraverso la finanza di progetto poi contestata e riproposta, dove commissioni tecnico-amministrative della provincia, preposte alla valutazione dei progetti, si è dimostrata disattenta nella verifica della rispondenza fra contenuti progettuali e capitolato di gara dando adito ad ulteriori ricorsi. Sentenze del Consiglio di Stato che hanno segnato come “stazioni” la via crucis di questa fondamentale opera per la sanità trentina. Nel 2017 il Consiglio di stato annulla la gara per vizi e riporta tutto alla linea di partenza: nuovo appalto nel 2019 dotato di un nuovo disciplinare di gara che introduce nuove caratteristiche e dotazioni necessarie per l’opera. Siamo ormai ai giorni nostri dove ancora brillano i ricorsi e le situazioni conflittuali per giungere, da parte della commissione preposta, alla bocciatura degli interventi di adeguamento del progetto iniziale richiesti all’impresa Guerrato, vincitrice dell’appalto.

Ritorniamo al punto di partenza, con qualche suggestione in più legata all’apertura a Trento dell’università di medicina il cui campus per le scienze biomediche ben si collocherebbe in vicinanza del nuovo ospedale, tale collocazione non potrebbe però trovare spazio sufficiente nell’area originaria al Mas Desert e quindi si propone lo spostamento di tutto all’area S. Vincenzo a sud di Trento. Azzerare tutto e ripartire con una nuova ubicazione quanto tempo richiederà? Vi saranno ulteriori ricorsi con richieste di consistenti danni da parte dell’impresa Guerrato (come già ventilato)? Possiamo permetterci di attendere un ulteriore decennio (tempi minimi per gara, aggiudicazione e lavori); l’Ospedale S. Chiara riuscirà a “resistere” ancora per un tempo così lungo? Sono interrogativi che andrebbero sciolti da subito con molta accuratezza e attenzione. Non dimentichiamo mai che dietro una “macchina” non perfettamente adeguata come quella di un ospedale principale del Trentino ci stanno poi le sofferenze degli utenti-degenti e i disagi degli operatori sanitari a tutti i livelli.

Dicevamo una vicenda kafkiana che non ha viso ancora la sua conclusione e che nel tempo ha costretto l’attuale struttura ospedaliera del S. Chiara a continui costosi interventi di adeguamento, ampliamento e parziale ristrutturazione con i noti crescenti disagi sia per chi ci lavora sia per chi ci permane come degente. La mancata o bassa attrattività di professionisti e specialisti nei confronti del Trentino forse in parte è anche legata a un’immagine di una struttura ospedaliera in affanno rispetto a modelli di alta dotazione tecnologica e specializzazione.

Una vicenda kafkiana che come tale non riesce mai a chiarire le responsabilità politiche e tecnico-amministrative di tanti e tali ritardi, di troppe sottovalutazioni o errori di valutazione veri e propri. Una vicenda che in oltre 20 anni di progetti, bandi, gare e ricorsi ha generato un consistente aumento dei costi diretti legati alla nuova opera e indiretti per i necessari adeguamenti del vecchio ospedale. Questi non certo marginali aumenti di costo realizzativi del nuovo ospedale si scaricheranno sulla spesa pubblica e quindi su tutti noi cittadini.

Oggi auspicare di fare in fretta, visto il tempo passato, è il minimo magari individuando procedure di progettazione e gara e successiva realizzazione delle opere più stringenti e una dotazione amministrativa di valutazione e controllo più efficiente.

 

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Renzo Dori
Presidente Consulta provinciale per la salute

 

Foto aerea: Copyright Agenzia Opinione

 

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