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CONSULTA PROVINCIALE GENITORI * RIAPERTURA SCUOLE: CESCHI E FRESCHI, « PERSI MESI ASPETTANDO INDICAZIONI DAL MINISTERO, “DIMENTICANDOSI” DELL’AUTONOMIA TRENTINA RISPOLVERATA PER FINI PROPAGANDISTICI »

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17.37 - domenica 13 settembre 2020

Lunedì 14 sarà necessaria la collaborazione di studenti, genitori, docenti, dirigenti e personale ATA, uniti, per cercare di dare una parvenza di normalità a un anno scolastico messo fortemente in difficoltà più dal pressappochismo di tecnici e politici che dalla pandemia.

Si sono persi mesi aspettando pavidamente indicazioni dal ministero, “dimenticandosi” dell’autonomia trentina che viene però rispolverata ogniqualvolta serva a fini propagandistici.

Consiglio del sistema educativo e Consulta dei genitori hanno evidenziato, proposto e sollecitato più volte interventi organizzativi seri e strutturati, ma in realtà si è riscontrata solo una tardiva rincorsa a soluzioni di facciata presentate a pochi giorni dalla riapertura… e dal voto. Misure prese con precipitazione, immotivata per i sei mesi che ci separano ormai dalla chiusura della scuola per il lockdown, e scarsa sensibilità per i reali bisogni di studenti e personale scolastico.

Nell’ultima seduta del CSEP, a due giorni lavorativi dalla riapertura, la sovrintendente, in riferimento alla didattica per alunni certificati ex lege 104, con gravi patologie immunodepressive, ha dichiarato che il dipartimento “ci sta pensando” nonostante la richiesta di attenzione alle fragilità fosse giunta fin dal 20 aprile. Quasi cinque mesi fa!

Stesso dicasi per la misurazione della temperatura: dopo mesi viene pubblicizzata (anche con spazi a pagamento) la fornitura di termoscanner che, salvo chiarimenti che auspicheremmo, non si ha nemmeno la certezza che siano adeguati a sostenere il carico di lavoro richiesto “sopravvivendo” alla prima settimana.

Si è parlato di nuove assunzioni per incrementare l’organico ma, ad oggi, cattedre e spezzoni di orario scoperti sono ancora numerosi in molte scuole, per non parlare dei collaboratori scolastici in numero inadeguato a quanto previsto dai protocolli.

Per limitare le evidenze di tutte le carenze dovute alla programmazione approssimativa di questi mesi che ha costretto i dirigenti a un notevole e – con poche eccezioni – apprezzatissimo sforzo si è ben pensato di dare indicazioni per ridurre la didattica all’essenziale; ma, come sempre, lasciando libera interpretazione sul concetto di essenzialità, svilendo ulteriormente un percorso formativo già gravemente penalizzato dalla didattica a distanza.

Ci si è prodigati nella produzione di linee guida per una DDI (già, nel frattempo non è più DaD: nel malcelato tentativo di superare l’alone di scontento e negatività che connotava l’acronimo) dando per scontato che si debba ricorrere nuovamente a questa modalità, ma non ci si è preoccupati di affrontare seriamente i problemi (dispositivi e rete) degli studenti per fruirne; mentre gli insegnanti sarebbero chiamati, esattamente come durante il lockdown della primavera scorsa, a utilizzare strumenti privati per erogare un servizio pubblico.

Per i trasporti si è trovata la “soluzione” ottenendo una deroga alle limitazioni di carico, senz’altra programmazione in caso di ulteriori restrizioni e facendo ben poco a livello organizzativo, con il rischio di ritrovarsi in difficoltà (o a casa) al minimo incremento dei contagi.

Dopo tutto questo si arriva a chiedere ai dirigenti di sottoporre a genitori e studenti la sottoscrizione di un patto di corresponsabilità per impegnarli a rispettare scelte già imposte e non condivise. Sarebbe stato ben più opportuno chiedere una firma di “presa visione” per ovviare alla possibile ignoranza sulle prescrizioni.

Resta un ultimo quesito: se viene dichiarato (Ufficio stampa PAT 12 settembre) che le risorse impiegate saranno 756 milioni di euro (a fronte dei 740 milioni dello scorso anno) dove sono i 45 milioni di cui si continua a parlare? Ne vediamo solo 16 e, di questi, una parte cospicua deriva dalle risorse destinate dal governo nazionale alla provincia.

Quali garanzie vi sono infine che l’attenzione per la scuola – peraltro più mediatica che effettiva – abbia un futuro dopo la chiusura delle urne?

 

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Giovanni Ceschi – presidente del Consiglio del sistema educativo
Maurizio Freschi – presidente della Consulta provinciale dei genitori

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