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CIA (FDI) * ELEZIONE PRESIDENTE REPUBBLICA: « È GIUNTO IL TEMPO DI UN PRESIDENTE AUTONOMISTA, UNA FIGURA IN GRADO CONIUGARE IL CONCETTO DI “UNITÀ E INDIVISIBILITÀ DELLA NAZIONE” »

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16.43 - domenica 23 gennaio 2022

Lunedì 24 gennaio, a partire dalle ore 15:00, si riuniranno in Parlamento Deputati, Senatori e Delegati regionali per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica Italiana. Moltissime sono le personalità che negli scorsi giorni si sono espresse sulle qualità che il prossimo Capo dello Stato dovrebbe avere. Siamo così venuti a conoscenza dei desideri e delle speranze, che affastellano l’inconscio di cittadini, imprenditori, magistrati, sindacalisti e politici, circa queste figura.

Naturalmente ogni rivendicazione, rappresenta il momento ideale per tirare acqua al mulino di un determinato candidato, oppure per negare la validità o le qualità di una determinata candidatura. E’ quindi chiaro che questi identikit, pagano lo scotto di rappresentare visioni di parte. Il rischio è quindi che si trasformi questa elezione nell’ennesima sceneggiata partitica che rischia di allontanare ulteriormente i cittadini dalla politica. In questo senso, dovrebbe farci riflettere l’affluenza alle urne registrata alle ultime elezioni suppletive per il collegio alla Camera del centro di Roma, dove la candidata del centrosinistra è stata eletta solamente da poco più dell’11% degli aventi diritto al voto.

Diviene quindi cristallino come, in questo momento storico, da parte della politica serva un forte scatto di orgoglio che dimostri alla cittadinanza che l’elezione del Presidente della Repubblica (pure se in forma indiretta) riesce comunque a rappresentare il trionfo della democrazia. Se la scelta, per un motivo o per un altro, dovesse ricadere su un tecnico, la politica ne uscirebbe decisamente malconcia. È infatti innegabile che, in uno Stato dove molti tra gli ultimi Presidenti del Consiglio sono stati dei tecnici (Monti, Conte e Draghi per fare degli esempi) e dove buona parte dei Ministri non sono politici, la scelta dell’ennesimo “esperto”, per capace e autorevole che possa essere, rappresenterebbe decisamente una sconfitta per qualunque amministratore. Sarebbe come dire, cosa decisamente auspicata da coloro che sono contrari alla politica come professione, che la Politica ha esaurito la sua funzione di servizio alla cittadinanza.

Alcuni, nel tentativo di squalificare una candidatura, hanno sottolineato il particolare momento di emergenza che stiamo vivendo – all’interno del quale si è sviluppata una forte spaccatura nella cittadinanza – per ribadire come il Presidente della Repubblica debba essere una figura non divisiva. Per sopperire a questa problematica, una parte importante del Paese ha evidenziato la necessità che le intenzioni dei grandi elettori si orientino verso una figura di sesso femminile, tralasciando in molti casi i trascorsi personali, professionali, culturali, sociali delle eventuali candidate.

Pare quasi di essere ritornati al 1950, quando papa Pio XII, forse anche nel tentativo di riappacificare le tensioni tra gli Stati della NATO e quelli dell’URSS, nonché le spinte nelle diverse direzioni all’interno degli stessi, riesumando un concetto espresso ampiamente nell’arte medievale proclamò il dogma dell’Assunzione di Maria al cielo. In quel periodo, come poi fu, parve che il riconoscimento del ruolo di Maria (esterna, eppure così vicina alla Trinità) e di conseguenza la valorizzazione della figura femminile, fosse in grado di sopire i contrasti tra gli Stati Occidentali tendenzialmente orientati all’economia e alla valorizzazione del singolo, e quelli del blocco sovietico, più orientati verso il sociale e l’assistenzialismo. In questo caso, tuttavia è evidente che diversi sono gli attori e gli obiettivi al centro del dibattito.

A mio modesto avviso serve un profilo istituzionale, che sappia rappresentare al meglio la nostra Nazione e i suoi interessi ma che al contempo si distingua per il suo essere autonomista, ovverosia una figura in grado coniugare il concetto di “unità e indivisibilità della Nazione” valorizzando al massimo il decentramento ed il rispetto delle autonomie regionali. Ciò rappresenterebbe sicuramente un passo avanti, anche nella gestione della pandemia e delle future emergenze, posto che – se per natura il centralismo tende ad essere centrifugo – l’Autonomia e il federalismo rappresentano forze centripete ed aggreganti in grado di salvare il nostro Stato attraverso la buona Amministrazione e la conseguente responsabilizzazione a livello locale.

 

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Cons. Claudio Cia
Presidente del Gruppo Consiliare Fratelli d’Italia

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