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PIL 2007-2015: BANCA ITALIA, IN TRENTINO DIMINUISCE -2,4%/IN ALTO ADIGE AUMENTA + 7,6%

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12.47 - mercoledì 14 giugno 2017

(Fonte: Banca d’Italia, Nucleo ricerca economica filiale di Trento) – L’economia delle Province autonome di Trento e di Bolzano. Nel 2016 l’attività economica nella provincia di Trento è aumentata lievemente, dopo una prolungata fase di scarso dinamismo (tra il 2007 e il 2015 il Pil è diminuito del 2,4 per cento; -7,9 in Italia); l’espansione dei servizi, soprattutto di quelli legati alle attività turistiche e commerciali, è stata compensata da nuove difficoltà nei comparti dell’industria e delle costruzioni.

Gli andamenti economici dell’Alto Adige sono stati nettamente migliori: si è consolidata l’elevata crescita registrata nell’ultimo decennio (il Pil è aumentato del 7,6 per cento nel periodo 2007-2015).

 

 

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Le imprese
Gli andamenti settoriali. – In provincia di Trento nel 2016 il fatturato delle imprese manifatturiere è tornato a calare (-1,9 per cento secondo i dati della Camera di commercio); la flessione ha interessato particolarmente le imprese maggiori e della metalmeccanica, a fronte di un buon andamento nell’industria alimentare.

La dinamica del fatturato ha risentito della flessione delle esportazioni (-1,5 per cento secondo i dati dell’Istat) che ha interessato principalmente i paesi al di fuori dell’Unione Europea (a eccezione dei paesi asiatici).

La dinamica negativa delle esportazioni trentine riflette le difficoltà strutturali di proiezione internazionale del sistema produttivo trentino che negli ultimi anni non è riuscito a tenere il passo della domanda prove- niente dai mercati di sbocco; vi ha contribuito il ridimensionamento di alcuni comparti tradizionalmente rilevanti (tessile e abbigliamento, macchinari).

Sono proseguite le difficoltà del comparto delle costruzioni. Secondo i dati della Cassa edile le ore lavorate hanno continuato a calare (-6,5 per cento), seppure su ritmi leggermente più contenuti rispetto al triennio precedente.

In via prospettica un sostegno al comparto potrebbe derivare dalla domanda pubblica: i dati forniti dalla Provincia evidenziano infatti un aumento del valore dei bandi aggiudicati in Trentino; quelli del Cresme segnalano una ripresa anche del valore dei bandi pubblicati.

Maggiore dinamismo è emerso invece nei servizi (la cui quota sul valore aggiunto provinciale è prossima ai tre quarti).

Quelli legati al turismo hanno beneficato dell’incremento delle presenze sia italiane sia estere (l’aumento è stato superiore al 5 per cento per entrambe); questo ha avuto ricadute positive sulle attività del commercio al dettaglio, che sono state sostenute anche dalla ripresa dei consumi interni.

Secondo l’Indagine della Banca d’Italia condotta su un campione di imprese industriali e dei servizi con almeno 20 addetti e con sede in provincia, gli investimenti delle imprese trentine hanno sostanzialmente ristagnato nel 2016 e, nelle previsioni degli imprenditori, rimarrebbero invariati anche nell’anno in corso.

In provincia di Bolzano, invece, il rafforzamento dell’attività economica ha interessato la generalità dei comparti produttivi, beneficiando del buon andamento della domanda sia interna sia estera e dei flussi turistici. L’accumulazione di capitale è proseguita su ritmi più elevati rispetto al 2015.

 

 

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Le condizioni economiche e finanziarie
In Trentino è proseguita la crescita della redditività netta delle imprese anche grazie al marcato calo degli oneri finanziari degli ultimi anni: la quota delle aziende che hanno conseguito un utile di esercizio ha così superato l’80 per cento.

Il miglioramento della redditività, unito alla scarsa propensione a investire, si è riflesso nel marcato aumento dei depositi bancari delle imprese: secondo i dati tratti dalle segnalazioni di vigilanza, nel 2016 i depositi in conto corrente sono cresciuti di quasi un quarto rispetto all’anno precedente (erano aumentati del 19 per cento nel 2015).

Le condizioni economiche e finanziarie sono migliorate anche per le imprese altoatesine, con un aumento della redditività, della patrimonializzazione e della liquidità.

 

 

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I prestiti bancari

Alla fine del 2016 i prestiti erogati dalle banche al settore produttivo trentino hanno sostanzialmente ristagnato, esito di un calo ancora marcato nelle costruzioni (-6,4 per cento) appena compensato da una sostanziale stabilità nella manifattura e da una modesta crescita nei servizi (0,6 per cento); guardando alle classi dimensionali, i prestiti erogati alle aziende di dimensione maggiore hanno mostrato una graduale ripresa mentre quelli concessi alle piccole imprese hanno continuato a flettere in misura marcata.

La stabilità dei prestiti ha riflesso la debolezza dell’attività di investimento a fronte di condizioni di offerta di credito pressoché stabili.

L’onere dei debiti bancari si è ulteriormente ridotto: nell’ultimo trimestre dell’anno i tassi di interesse medi sui finanziamenti a breve termine alle imprese sono scesi al 4,4 per cento, mezzo punto percentuale in meno rispetto al corrispondente periodo del 2015.

In provincia di Bolzano i prestiti bancari al settore produttivo sono tornati a di- minuire lievemente dopo la fase di crescita che aveva caratterizzato gran parte del 2015.

Sull’andamento dei finanziamenti ha influito il miglioramento della capacità di autofinanziamento e delle condizioni di liquidità delle imprese; il forte aumento delle disponibilità liquide ha consentito un’attività di accumulazione del capitale con minor ricorso all’indebitamento bancario.

 

 

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Il mercato del lavoro

In provincia di Trento le condizioni occupazionali sono rimaste stabili. Sulla base della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, il tasso di occupazione della popolazione residente tra i 15 e i 64 anni si è confermato sui livelli dell’anno precedente, al 66,0 per cento.

Il numero di occupati è aumentato nei servizi mentre si è ridotto nell’industria in senso stretto e, soprattutto, nelle costruzioni. Sono peggiorate le condizioni occupazionali delle donne e dei giovani, pur rimanendo complessivamente migliori nel confronto nazionale.

Si è registrata una ricomposizione delle assunzioni verso forme contrattuali temporanee, riconducibile al ridimensionamento delle decontribuzioni per le assunzioni a tempo indeterminato. Nel 2016 si è ridotto il ricorso alla Cassa integrazione guadagni (dati Inps).

Il tasso di attività si è confermato sui livelli dell’anno precedente (70,9 per cento); il tasso di disoccupazione è rimasto stabile (6,8 per cento), anche quello relativo ai i più giovani che nel 2015 aveva registrato una flessione.

 

 

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I tempi di rientro nell’occupazione variano in relazione alle caratteristiche del lavoratore e dell’impiego perso.

Secondo i dati del Campione integrato delle comunicazioni obbligatorie tra coloro che negli anni 2009-2012 hanno perso un impego in provincia per licenziamento o per scadenza del contratto, il 62,0 per cento aveva trovato un nuovo lavoro dipendente entro tre anni, in linea con la media delle regioni italiane.

Nel confronto con il resto del Paese, i lavoratori con un diploma hanno una maggiore probabilità di ritrovare un’occupazione, mentre risulta inferiore il vantaggio dei laureati; è inoltre superiore la quota di coloro che trovano un nuovo impiego a tempo determinato.

In provincia di Bolzano le condizioni del mercato del lavoro si sono rafforzate: il tasso di occupazione è ulteriormente aumentato nel 2016 raggiungendo valori storicamente elevati (72,7 per cento). Il tasso di disoccupazione è rimasto sostanzialmente invariato su livelli bassi (3,7 per cento).

 

 

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Le famiglie

Nel 2016, secondo le stime di Prometeia, è proseguito l’aumento dei consumi delle famiglie trentine, avviatosi nel biennio precedente, sostenuto dalle migliori prospettive di reddito e dalle favorevoli condizioni creditizie. Il reddito disponibile è ulteriormente cresciuto, beneficiando anche dell’incremento delle retribuzioni orarie nette e, soprattutto, delle ore lavorate.

Tra il 2012 e il 2015 il reddito disponibile reale delle famiglie è tornato ad aumentare (0,2 per cento in media d’anno), dopo il calo registrato nel quinquennio precedente. In termini pro capite il reddito disponibile nel 2015 era pari a 20.800 euro (17.800 in Italia).

Per quanto riguarda il reddito da lavoro dipendente, a parità di caratteristiche del lavoratore e dell’impresa, i salari sono più elevati in Trentino rispetto alla media nazionale (dati Inps).

Come nel resto del Paese, la composizione del monte salari è variata tra il 2009 e il 2015. È cresciuto il peso retributivo delle classi di età meno giovani che hanno lavorato relativamente più ore per effetto di fattori demografici, delle riforme previdenziali e della loro migliore situazione occupazionale.

Secondo i dati dell’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate nel 2016 si sono manifestati segnali di ripresa nel mercato degli immobili residenziali con un aumento dei prezzi di oltre il 2 per cento (-0,7 in Italia). L’aumento dell’attività ha interessato anche il comparto non residenziale.

Rispetto alla media nazionale, le famiglie trentine hanno livelli di consumo più alti, una migliore valutazione circa la propria situazione economica e hanno accumu- lato una maggiore ricchezza reale a finanziaria; si registrano anche una più uniforme distribuzione del reddito e della ricchezza e una minore incidenza della povertà.

Queste caratteristiche si riflettono in un maggiore accesso al mercato del credito: nel 2016 i prestiti erogati da banche e società finanziarie alle famiglie sono cresciuti dell’1,9 per cento. Sono aumentati sia i prestiti finalizzati all’acquisto di abitazioni sia il credito al consumo.

Anche in provincia di Bolzano, secondo le stime di Prometeia, il reddito disponibile e i consumi sono aumentati. Le famiglie altoatesine presentano livelli di reddito e di spesa superiori alla media nazionale e hanno registrato un incremento dei prestiti.

 

 

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Il mercato del credito

Nel 2016 è proseguita la riconfigurazione del sistema bancario, con una diminuzione del numero sia delle banche (passate da 68 a 63 in seguito ad alcune operazioni di fusione tra Banche di Credito Cooperativo, Bcc) sia degli sportelli (calati di 43 unità a 462 ad opera soprattutto delle banche con sede in provincia).

Ciononostante il livello di bancarizzazione (numero di sportelli ogni 100 mila abitanti) resta ampiamente superiore rispetto a quello medio nazionale.

È continuato anche il processo di razionalizzazione degli organici: dall’inizio del decennio il numero degli occupati si è ridotto del 12,7 per cento (a poco più di 3.000), in misura più marcata rispetto al resto del Paese; la contrazione è riconducibile principalmente agli istituti di credito più grandi e agli addetti alla rete degli sportelli (a fronte di un minor coinvolgimento delle funzioni direzionali) ed è stata accompagnata da un aumento dei volumi intermediati per addetto.

Al ridimensionamento della rete fisica si è associata anche una maggiore diffusione dei canali alternativi di contatto tra le banche e la clientela.

I prestiti al settore privato non finanziario sono aumentati (0,8 per cento), guidati dai finanziamenti alle famiglie.

La dinamica è stata differenziata per tipologia di banca: le Bcc hanno continuato a diminuire gli impieghi (soprattutto verso le imprese) a fronte di un incremento registrato dalle altre banche; ciò ha determinato un recupero delle quote di mercato detenute da quest’ultime (50,1 per cento).

La qualità del credito, misurata in termini di nuovi crediti deteriorati e di nuove sofferenze, è migliorata sia per le famiglie sia per le imprese; il miglioramento è stato marcato anche per le Bcc.

Lo stock di prestiti bancari deteriorati si è ridotto (al 20,5 per cento dei prestiti totali), pur confermandosi elevato, mentre lo stock di sofferenze si è sostanzialmente stabilizzato (11,3 per cento); per le sole Bcc trentine l’incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei prestiti è rimasta stabile (23,6 per cento) ma è ancora aumentata la quota delle sole sofferenze (12,0 per cento).

La forte riduzione delle rettifiche di valore sui crediti (che negli anni passati erano state particolarmente elevate) e il contenimento dei costi operativi hanno determinato una marcata riduzione delle perdite registrate dalle Bcc trentine (esclusa Cassa Centrale Banca).

I coefficienti patrimoniali sono lievemente aumentati anche per la diminuzione degli impieghi ponderati per il rischio.

In provincia di Bolzano il numero delle banche è rimasto invariato (68) mentre è diminuito quello degli sportelli (di 21 unità a 364).

L’espansione dei finanziamenti al settore privato non finanziario (0,9 per cento) è stata sospinta dalle Casse Raiffeisen, che hanno ulteriormente aumentato la loro quota di mercato (al 43,4 per cento).

La qualità del credito si è confermata elevata ed è ancora migliorata. Le Casse Raiffeisen hanno ulteriormente accresciuto il proprio utile lordo.

 

 

 

 

In allegato il documento contenuto nel comunicato stampa:

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