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DOTT. NICOLA PAOLI * MEDICI FAMIGLIA: « LA NOSTRA È PASSIONE E CONOSCENZA, MA SPESSO DAI PAZIENTI SUBIAMO ORDINI MINACCE QUERELE »

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10.29 - lunedì 26 febbraio 2024

Caro direttore,

un bimbo dagli occhi celesti, al padre che gli chiedeva cosa voleva fare da grande rispose: «Un bel lavoro, che renda felice le persone, che li faccia stare bene», tenendo sottobraccio il libro del dr. Manson di Cronin. Ho letto con grande attenzione la lettera del nostro collega Zeni, all’Adige, ieri (sotto il ritaglio stampa).

In un contesto socio-culturale caratterizzato da continui cambiamenti e criticità sempre crescenti, per la tenuta del servizio sanitario provinciale, appare evidente l’indebolimento della personalità e del prestigio sociale, oltre che la dignità, del paziente che durava una intera vita fino a quando gli chiudevamo gli occhi circondato dalla tristezza di tutti i suoi cari.

Un amico, più che un paziente. Zeni scrive di mani sull’addome e di nostalgia dell’esame semeiotico al letto del paziente. Non solo quella era e dovrebbe essere la nostra professione, che prima di tutto è passione e conoscenza. Segnala il collega medico le innumerevoli mail, messaggi whatsapp, sms a cui deve sottostare fino a tardi lui e la sua segretaria?

Aggiungiamo noi anche le minacciose telefonate di chi vorrebbe un certificato di malattia Inps al telefono piuttosto che usare il cellulare per un sospetto infarto? L’articolo 43 del nostro contratto di lavoro detta i nostri compiti. Da nessuna parte c’è scritto che dobbiamo fare sms, whatsapp, email e certificati Inps telefonici che risultano, per lo Stato italiano, rasentare la truffa ed il falso ideologico. Si era derogato solo in pieno lockdown per una pandemia da tempo cessata. Oggi i nostri studi, in città, sono diventati porti di mare dove mille pazienti si scambiano medico ogni settimana, con un clic su Trec in entrata e uscita dai nostri ambulatori. Ordinando, minacciando, querelando. Un nemico, più che un amico.

Siamo all’inizio di un percorso di riorganizzazione territoriale sulla base delle direttive di Agenas, del Governo, della Conferenza Stato Regioni, di Provincia e Azienda sanitaria. I prossimi obiettivi nazionali già enunciati sono l’abolizione del tetto di spesa per l’assunzione di personale. Potrebbe tradursi in blocco dei gettonisti, liberando 2 miliardi di euro per il personale dipendente.

Ieri, il direttore dell’Azienda sanitaria provinciale Antonio Ferro, ci raccontava che sono 35 i nuovi ingressi di dirigenti ospedalieri. Ancora troppo pochi, e soprattutto non funzionali a fare lavorare le nuove tecnologie che arriveranno per gli Ospedali attraverso il Pnrr-M6 e che dovranno collegarsi con telemedicina e territori.

Servono piuttosto ingegneri sanitari, di cui è carente la Azienda e più amministrativi. Per fare ciò, a Trento, ci vuole coraggio intellettuale e politico. Anche per discutere un contratto provinciale. Quello che da tempo aspetta quel bimbo cresciuto con gli stessi occhi celesti di allora.

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Dottor Nicola Paoli (Trento)

 

RITAGLIO DA QUOTIDIANO L’ADIGE DEL 24/2/2024

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