Non c’è una contrarietà di principio allo svolgimento di prestazioni sanitarie da parte del privato, l’impostazione è di tutelare il sistema sanitario pubblico a presidio dei dettami costituzionali di universalità, uguaglianza ed equità della cura. In Italia, dal 2009 sono stati chiusi 300 ospedali e si sono persi 80.000 posti letto.
Le strutture private accreditate ospedaliere sono raddoppiate negli ultimi 10 anni, le strutture private specialistiche ambulatoriali passano da 5587 a 8778, le strutture private per l’assistenza residenziale passano da 4884 a 7984, le strutture private per l’assistenza semiresidenziale da 1712 a 3005, le strutture private riabilitative da 746 a 1154. Anche a livello provinciale, cresce la preoccupazione dinanzi all’aumento dello stanziamento di risorse verso il privato, sottratte alle prestazioni sanitarie pubbliche. Il privato non sente il dovere di rispettare questi principi costituzionali, ispirato da logiche di profitto, con il rischio che la sanità diventi meno accessibile, aumenti il numero di persone che non si curano e cresca il depotenziamento e alla demotivazione degli stessi operatori sanitari.
Occorre entrare nel merito di ogni singola lista di attesa per comprendere come sono costruite e da dove si generano le criticità, analizzando sia la coerenza dell’offerta di prestazioni del sistema sanitario rispetto alla domanda di salute sia le carenze organizzative e l’eventuale mancanza di presidio del sistema di gestione delle liste. Serve il coraggio di mettere in discussione un modello organizzativo ormai consolidato ma non per questo funzionale.
Vi è la necessità che il sistema sanitario pubblico sia messo al centro dell’agenda politica e sia sostenuto da adeguate risorse, invertendo questa deriva verso il privato, considerando il finanziamento della sanità pubblica un investimento e non un costo da contenere nel bilancio pubblico. Il Trentino gode di numeri, disponibilità di risorse e professionisti di valore, serve rigenerare il sistema per farlo diventare virtuoso.
Sul nuovo Polo ospedaliero
Ci uniamo alle preoccupazioni espresse dal Presidente dell’Ordine dei Medici Marco Ioppi sui tempi di costruzione del nuovo Polo ospedaliero e universitario e sull’esortazione a prevedere tempi e vie straordinarie di realizzazione. L’inidoneità strutturale del nostro più importante ospedale, che vede moltissimi professionisti operare in ambienti sempre meno adeguati e i pazienti abitare in stanze di degenza di ormai bassissima qualità, rendono la realizzazione del nuovo Polo ospedaliero una priorità a carattere quasi emergenziale.
Anche la capacità attrattiva di nuovi professionisti si basa sulla disponibilità di strutture e tecnologie tanto avanzate da stimolare una possibile progressione professionale e di alta specializzazione. Lo stesso vale per i futuri specializzandi della Facoltà trentina di Medicina, la cui disponibilità a trattenersi in Provincia dipenderà anche dalla possibilità di operare in un hub di eccellenza, attrattivo e fortemente connesso con le altre Aziende ospedaliere universitarie.
Del pari serve quindi riaprire il dibattito sulla medicina del territorio, ragionando sui sistemi integrati, sul nuovo ruolo del Distretto e sulla sua reale capacità di regia, sulla riforma delle RSA, sulle Case di Comunità quale punto di riferimento di una medicina proattiva e di prossimità, sulla funzione di continuità assistenziale e di supporto riabilitativo degli Ospedali di Comunità e, quindi, sull’attuazione del PNRR (DM 77/2022), perché allo stato attuale si è ragionato solo sulle risorse ma è mancata un’idea di fondo di riforma concertata con tutte le categorie socio-assistenziali e socio-sanitarie, per ragionare sul ruolo che si vuole dare ai territori e sulla capacità di co-programmazione e co-progettazione tra APSS e Terzo Settore. Serve che il management aziendale non si dedichi solo alla definizione dell’emergenza ma agisca in base ad una visione complessiva.
*
Elisa Viliotti
Presidente Consulta Pat Salute