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POMERIGGIO CINQUE * CASO PIETRO GENOVESE: « LE PAROLE DI EDWARD VON FREYMANN, IL PADRE DI GAIA “SIAMO IN ATTESA CHE SI PRONUNCI IL TRIBUNALE“ »

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18.29 - martedì 2 gennaio 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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«Io aspetto da due anni e più il tribunale di sorveglianza che, per quanto riguarda la condanna, dica esattamente se (Pietro Genovese, ndr.) dovrà fare gli arresti domiciliari o se dovrà andare in carcere. Sappiamo perfettamente che sotto i quattro anni nessuno va in carcere e quindi siamo tutti in attesa che si pronunci il tribunale». Sono le parole di Edward Von Freymann, padre di Gaia, vittima, insieme alla sua amica Camilla, del drammatico incidente del 22 dicembre 2019 in Corso Francia, a Roma, in collegamento in diretta nel corso della puntata di “Pomeriggio Cinque”, il programma condotto da Myrta Merlino, su Canale 5. Alla guida dell’auto che investì e uccise le due ragazze c’era Pietro Genovese, il figlio del famoso regista Paolo, condannato in via definitiva dopo aver scelto il rito abbreviato. Oggi si torna a parlare di lui per un reato di evasione risalente al 2021.

L’uomo, poi, continua: «Il tema è che siamo tutti quanti in attesa e non capisco per quale motivo ci metta così tanto il tribunale a dare una risposta. Io pure mi trovo in difficoltà, visto che vado nelle scuole a cercare di sensibilizzare i ragazzi, dalla quinta elementare fino ai diciotto anni, e racconto un po’ la storia di Gaia. Molte volte i ragazzi mi chiedono se è stato condannato questo ragazzo, dove sta, che fine ha fatto. E non sappiamo dare una risposta, questo è monito per chiunque. Se Gaia avesse mai attraversato fuori da quelle strisce pedonali? Mai! Ne eravamo certi sia io che la mamma, lei aveva paura addirittura di morire sulla strada, dal mio incidente era rimasta traumatizzata e addirittura l’avevamo portata anche da uno psicologo. Io ho avuto un incidente in motocicletta, sono stato in coma per un mese e poi è stata un po’ dura, insomma, per un anno sono stato in ospedale. Poi ho fatto fisioterapia e lei l’ha vissuta in prima persona. Era stata traumatizzata e dal primo momento seguiva proprio le regole, ci bacchettava magari sul parcheggio o sulla velocità, sulle cinture di sicurezza, lei se le metteva addirittura dietro. Quindi era anche un po’ d’esempio ai suoi amici, ai suoi compagni di classe.».

Infine, conclude: «Diciamo che il 95% degli incidenti mortali si possono evitare, le cause dell’incidente di Gaia e Camilla sono state molteplici: dal tasso alcolemico di 1.4, alla velocità 94 km orari, al fatto che al momento dell’impatto inviava quattro fotografie su WhatsApp, addirittura l’amico accanto, quindi la distrazione anche al momento di affrontare un incrocio e con il semaforo rosso. Si era anche accertato che si stava facendo una corsa, che erano tre autovetture coinvolte e anche dal fatto che il ragazzo non si era fermato.».

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