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ORDINE GIORNALISTI – CONSIGLIO NAZIONALE * DIFFAMAZIONE « NO A NORME PUNITIVE PER LA NOSTRA CATEGORIA, SERVE PIÙ EQUILIBRIO »

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16.05 - mercoledì 13 dicembre 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Diffamazione, CNOG: no a norme punitive per giornalisti, serve più equilibrio

Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti (Cnog), riunito a Roma, nella seduta del 12 dicembre 2023, ha approvato per acclamazione un documento nel quale “rinnova la propria forte preoccupazione e rivolge un appello al Parlamento e al Presidente del Consiglio affinché venga modificato il testo di riforma della normativa sulla diffamazione che la Commissione Giustizia del Senato si appresta a varare.

Il testo base, che vede come primo firmatario il senatore Balboni, portato in discussione senza alcun confronto politico preliminare, non tutela la libertà di stampa, anzi, appare una misura punitiva nei confronti dei giornalisti e risulta in contrasto con la normativa europea e numerose sentenze della Cedu, secondo le quali la previsione di sanzioni pecuniarie troppo elevate costituisce una ingiustificata limitazione al diritto dei cittadini di essere compiutamente e correttamente informati.

La riforma sostituisce il carcere (dichiarato incompatibile dalla Corte Costituzionale) con multe spropositate, fino a 50 mila euro (oltre all’eventuale risarcimento danni); radica la competenza territoriale nel luogo di residenza dei querelanti, obbligando così i giornalisti a girare l’Italia per potersi difendere, con costi intollerabili; introduce un sistema di rettifica automatica, senza possibilità di contraddittorio e non affronta in maniera adeguata la questione relativa alle sanzioni delle querele temerarie, indicata anche in sede europea come uno dei principali ostacoli al corretto esercizio dell’informazione. Il Cnog chiede ai membri della commissione Giustizia di recepire gli emendamenti tesi a migliorare il testo, rendendolo compatibile con l’articolo 21 della Costituzione e l’articolo 10 della Convenzione europea: non si tratta di una difesa corporativa, ma della giusta tutela di un diritto costituzionalmente riconosciuto.”

 

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