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OPENPOLIS * PROCEDURE D’INFRAZIONE: « IN 10 ANNI L’ITALIA HA PAGATO 800 MILIONI PER IL MANCATO ADEGUAMENTO AL DIRITTO UE »

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16.46 - mercoledì 9 agosto 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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Le procedure di infrazione costano all’Italia oltre 800 milioni di euro,  Il tema delle infrazioni al diritto europeo raramente occupa spazio nel dibattito pubblico. Si tratta però di un argomento che necessiterebbe di maggiore attenzione dato che ha un impatto non indifferente per le casse pubbliche.

Le procedure di infrazione sono quei provvedimenti che vengono avviati nei confronti degli stati che non adeguano il proprio ordinamento al diritto europeo. A livello Ue le procedure di infrazione attualmente in corso sono 1.750. Oltre il 10% di queste è in fase di contenzioso presso la corte di giustizia europea. L’Italia ha attualmente 82 procedure di infrazione a proprio carico. La maggior parte riguarda il settore ambientale.

Tra il 2012 e il 2021 l’Italia ha dovuto pagare oltre 800 milioni di euro per il mancato adeguamento al diritto Ue. A giugno il governo ha pubblicato il decreto legge 69/2023 con l’obiettivo di agevolare la chiusura di diverse procedure di infrazione a carico del nostro paese. Con questo termine si intende quel procedimento che può essere avviato nei confronti di quegli stati membri dell’Unione europea che non conformano il proprio ordinamento interno a quello comunitario. Processo che può arrivare anche alla condanna al pagamento di sanzioni economiche.

L’Italia è tra i paesi europei più in difficoltà su questo fronte. Il nostro paese infatti occupa il sesto posto per numero di infrazioni a proprio carico. Sale però al primo se si considerano le procedure che si trovano nello stadio più avanzato. Cioè quelle più vicine all’emanazione di sanzioni.

82 le procedure di infrazione a carico del nostro paese. Non si tratta di una questione di poco conto dato che, in base alla relazione annuale della corte dei conti sui rapporti finanziari tra l’Italia e l’Unione europea, l’Italia ha dovuto pagare oltre 800 milioni in 10 anni a causa delle infrazioni. Per questo è importante mantenere alta l’attenzione su questo tema.

Come funzionano le procedure di infrazione. Tra gli organismi comunitari, spetta alla commissione la responsabilità di verificare il rispetto del diritto Ue. Può intervenire in due casi: quando non viene recepita integralmente una determinata direttiva entro il termine stabilito. Oppure quando un paese non applica le norme correttamente. Quando si verifica uno di questi due casi, la commissione può avviare una procedura formale di infrazione.

Gli stati hanno il compito di recepire nel loro ordinamento le direttive europee. Se non lo fanno o se non le rispettano possono incorrere in una procedura formale di infrazione. Vai a “Cosa sono le procedure d’infrazione”. Sono due articoli del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue) a regolare tutto il processo: il 258 e il 260. Le procedure possono avere inizio in diversi modi. Oltre alle indagini interne portate avanti dalla commissione, anche cittadini, aziende e organizzazioni non governative possono denunciare il mancato rispetto del diritto europeo da parte di uno stato.

Una procedura d’infrazione può essere avviata per tre diversi motivi: mancata comunicazione: quando lo stato membro non comunica in tempo le misure per implementare la direttiva; mancata applicazione: quando la commissione europea valuta la legislazione dello stato membro non in linea con il diritto Ue; sbagliata applicazione: quando la legge europea non viene applicata o è applicata incorrettamente dallo stato membro.
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a procedura di infrazione è abbastanza complessa e si sviluppa in diverse fasi. La prima fase inizia con la cosiddetta lettera di costituzione in mora con cui la commissione chiede maggiori informazioni allo stato membro interessato. Questo passaggio è definito di “pre-contenzioso” e in questo caso il paese posto sotto indagine deve fornire spiegazioni entro un periodo di tempo prestabilito.

Le sanzioni per violazioni del diritto Ue intervengono solo dopo la seconda condanna della corte europea. Nel caso in cui la risposta non arrivi o sia giudicata insoddisfacente, la commissione può decidere di inviare un parere motivato in cui chiede di adempiere alle mancanze normative entro una data scadenza. Se lo stato membro continua a non adempiere, la commissione europea può decidere di aprire un contenzioso facendo ricorso alla corte europea di giustizia. Se la corte ritiene che il paese in questione abbia effettivamente violato il diritto dell’unione, può emettere una sentenza in questo senso, richiedendo quindi alle autorità nazionali di adottare le giuste misure per conformarsi.

Nel caso in cui, nonostante la sentenza, il paese continui a non rettificare la situazione, la commissione può deferirlo nuovamente dinanzi alla corte. Se c’è una seconda condanna, la commissione propone che la corte imponga sanzioni pecuniarie. Queste possono consistere in una somma forfettaria e/o in pagamenti giornalieri.

Il confronto tra i paesi europei. Grazie alla banca dati della commissione europea è possibile tracciare un bilancio delle procedure di infrazione attualmente in corso e capire in questo modo quali sono i paesi che faticano di più nel conformarsi al diritto Ue.

A giugno 2023 le procedure pendenti sono in totale 1.750 a livello europeo. Tra queste 725 (il 41,4%) sono procedure legate alla mancata comunicazione dei paesi membri delle iniziative per adeguare l’ordinamento interno a quello europeo. Parliamo quindi della fase più embrionale della procedura. Quasi la metà (840) invece si trova nella fase centrale, quella che va dalla lettera di costituzione in mora fino a prima dell’apertura del contenzioso davanti alla corte europea. 847 le procedure di infrazione aperte nel 2021, di cui 39 a carico dell’Italia, in base alla più recente relazione annuale della commissione europea.

C’è poi una quota non trascurabile di procedure che si trova nella fase più avanzata che può portare anche al pagamento di sanzioni economiche. Parliamo di 185 procedure pari al 10,6% del totale. L’Italia ha attualmente 82 procedure di infrazione in corso. Dato che la pone al sesto posto tra i paesi Ue per numero più consistente di infrazioni a proprio carico. Tra i grandi paesi, solo la Spagna fa peggio. Con 100 procedure in corso il paese iberico è infatti quello con il valore più alto in assoluto. Valori più elevati di quello italiano anche per Belgio, Bulgaria, Polonia e Grecia. Tra gli altri paesi principali, la Germania è ottava con 68 procedure di infrazione a proprio carico mentre la Francia 14esima con 61.

L’Italia ha 22 procedure di infrazione davanti alla corte Ue.Le procedure di infrazione ancora aperte, paese per paese. È però interessante fare un confronto considerando quanto incidono le procedure di infrazione nella fase del contenzioso. Quelle cioè in corso da più tempo e che si trovano nella fase del ricorso alla corte di giustizia Ue. L’Italia ha la percentuale più alta di procedure di infrazione arrivate alla fase del contenzioso.

Da questo punto di vista possiamo osservare che il nostro paese sale al primo posto. Sono infatti 22 (il 26,8%) le procedure a carico dell’Italia che si trovano già allo stadio del ricorso alla corte europea. Tra gli altri paesi con le percentuali più alte troviamo la Grecia (21,1%), l’Ungheria (20,9%) e l’Irlanda (20,4%).

La situazione italiana nel dettaglio, Tra le procedure attualmente in corso che coinvolgono il nostro paese la maggior parte (17) riguarda tematiche ambientali. Un altro ambito in cui l’Italia ha commesso un numero significativo di infrazioni è quello legato a stabilità finanziaria, servizi finanziari e unione dei mercati dei capitali. In questo caso le procedure pendenti sono 12.

Vi sono poi altri tre settori in cui il nostro paese fa registrare 8 procedure di infrazione ciascuno. Si tratta in particolare di affari interni, mercati, industria e Pmi e occupazione, affari sociali e pari opportunità. La maggior parte delle infrazioni italiane riguarda l’ambiente. Le procedure di infrazione ancora in corso a carico dell’Italia suddivise per tema.

Le procedure di infrazione “più vecchie” tra quelle in corso risalgono a circa 20 anni fa e riguardano in larga parte tematiche ambientali. Nel 2003 infatti è stata avviata una procedura di infrazione per la presenza nel nostro paese di discariche abusive (INFR(2003)2077). L’anno successivo invece la contestazione (INFR(2004)2034) ha riguardato lo smaltimento delle acque reflue. Infine nel 2007 è stata aperta una ulteriore procedura (INFR(2007)2195) sempre relativa alla gestione dei rifiuti. In questo caso il focus era sulla difficile situazione che in quegli anni attanagliava la Campania.

Per l’Italia 8 procedure di infrazione sono già al secondo ricorso alla corte europea. L’elenco completo delle procedure di infrazione a carico dell’Italia e il loro stadio di avanzamento.

Sono 8 invece le procedure di infrazione che attualmente sono arrivate allo stadio del ricorso alla corte europea di giustizia ai sensi dell’articolo 260 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. La procedura cioè che può sfociare in una sanzione economica. Tra queste ci sono anche le 2 che abbiamo già citato relativamente alle discariche e alle acque reflue a cui se ne aggiungono altre in tema ambientale oltre che in tema di concorrenza.

Il Dl 69/2023 non affronta le procedure di infrazione già entrate nella fase del contenzioso. C’è da dire a questo proposito che l’Italia non è rimasta ferma. C’è stato uno sforzo nel tempo per cercare di chiudere le procedure di infrazione in corso. A questo proposito vale la pena sottolineare che il recente decreto legge 69/2023 è intervenuto per cercare di prevenire l’apertura di nuove procedure di infrazione e l’aggravamento di quelle pendenti. In particolare, secondo il dipartimento per le politiche europee, il Dl punta ad agevolare la chiusura di 8 procedure di infrazione e altrettante di pre-infrazione (Eu-Pilot). È interessante notare però che nessuna di queste rientra tra le 8 che si trovano nello stadio più avanzato del contenzioso.

Le sanzioni economiche. Come abbiamo già anticipato, solo in caso di seconda condanna dinanzi alla corte di giustizia europea uno stato deve pagare sanzioni. Da questo punto di vista alcune utili indicazioni ci arrivano dalla già citata relazione della corte dei conti per il 2021.

Innanzitutto il documento precisa che gli importi delle sanzioni sono stabiliti in base a diversi criteri: l’importanza delle norme violate; gli effetti delle violazioni sugli interessi generali e particolari; il periodo di mancata applicazione del diritto Ue; la capacità del paese di pagare, con l’intento di assicurare che le sanzioni abbiano un effetto deterrente. È la commissione a proporre l’importo della sanzione ma è la corte a stabilirne l’effettiva misura quando si pronuncia. 6 le procedure di infrazione che hanno prodotto esborsi fino al 31 dicembre 2021.

Queste sono relative al settore ambientale (3), agli aiuti di stato (2) e agli aiuti concessi per interventi a favore dell’occupazione (1). Oltre alle procedure che abbiamo già citato in precedenza in merito alla gestione dei rifiuti e delle acque reflue, tra quelle che hanno comportato il pagamento di sanzioni per il nostro paese ve ne sono anche altre 3 che riguardano il mancato recupero degli aiuti illegittimi concessi alle imprese nel territorio di Venezia e Chioggia (INFR(2012)2202), il mancato recupero degli aiuti illegittimi concessi per interventi a favore dell’occupazione INFR(2022)4113 e il mancato recupero degli aiuti di stato concessi agli alberghi della Sardegna INFR(2014)2140.

L’Italia ha pagato oltre 800 milioni per infrazioni europee in 10 anni. L’esborso totale dell’Italia a causa di procedure di infrazione arrivate alla seconda sentenza di condanna dalla corte di giustizia europea (2012-2021).

Complessivamente gli importi versati a causa di seconde condanne ammontano a circa 829 milioni di euro tra il 2012 e il 2021. Risorse che vengono sottratte di anno in anno dal bilancio pubblico e che potrebbero essere impiegate in altro modo nell’interesse della collettività. Per questo è fondamentale mantenere alta l’attenzione su questo tema, affinché le istituzioni si impegnino per risolvere le questioni ancora pendenti ed evitino di incappare in altre sanzioni.

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Foto: Governo – Licenza

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