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MEDIASET – RETEQUATTRO * “QUARTO GRADO”: MICHELE MISSERI DOPO LA SCARCERAZIONE: « SARAH LA HO CRESCIUTA E L’HO AMMAZZATA, LA MIA CARCERAZIONE INIZIA ADESSO»

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21.08 - venerdì 16 febbraio 2024

Nel corso della puntata di “Quarto Grado” – in onda questa sera, venerdì 16 febbraio, su Retequattro – andrà in onda un’intervista esclusiva a Michele Misseri. Lo zio di Sarah Scazzi, la quattordicenne uccisa il 26 agosto 2010, era stato condannato a 8 anni di reclusione per soppressione di cadavere e inquinamento delle prove. Beneficiando di una riduzione detentiva di 696 giorni, l’uomo è stato scarcerato ed è tornato nella villetta di via Deledda, ad Avetrana. Di seguito, l’intervista raccolta da Giammarco Menga:

 

Come va?

«Un po’ stressato, per tutta questa pressione mediatica. È una cosa che non dimentico mai».

 

Che effetto ti fanno questi primi minuti da uomo libero?

«Non mi fanno nessun effetto. Uscire dopo sette anni non è facile, specialmente perché ci sono due innocenti in carcere e io, colpevole, invece sono fuori… hanno sempre detto che ero innocente. Se fossi stato davvero innocente, Sarah sarebbe ancora qui, in mezzo a noi, a sorridere».

 

Come hai trascorso le giornate in questi anni?

«Durante questi anni ho pregato per Sarah e Sabrina, ma soprattutto per Sarah: perché sono stato io a ucciderla e nessuno mi ha mai creduto. Ho frequentato la scuola, ho preso il diploma di terza media, perché avevo la quinta elementare. E poi, per anni, ho fatto volontariato alla Caritas, più di qualcuno l’ho aiutato di tasca mia, specialmente stranieri che mi hanno anche voluto bene. Poi ho fatto il corso da falegname, con ottimi voti… sono stato il primo del corso. E poi ho imparato anche un po’ l’italiano, perché prima parlavo solo in dialetto. Ora mi accusano di parlare in italiano, come la fai, la sbagli».

 

Avevi amici in carcere?

«Mi è spiaciuto non averli nemmeno salutati, stamattina. Non pensavo sarei uscito così presto. Qualcuno in carcere non mi riconosceva perché sono ingrassato, poi quando capivano chi fossi mi abbracciava».

 

Chi è quello con cui hai legato di più?

«È un mio compaesano, che ora si trova in Sicilia. Volevo fargli una dedica: “Andrea… forza e coraggio, perché anche tu uscirai. Sai che ti ho sempre voluto bene, come un padre a un figlio”».

 

Ti sei sfogato perché pensi a tua figlia e a tua moglie che sono ancora in carcere mentre tu sei libero?

«Io non mi sento libero. Come loro sono in galera. E rimango in galera. Mi mancano molto… mi manca tutto. Nel 2017, per il senso di colpa, sono finito in ospedale… temevano fosse un infarto.

Mia moglie e mia figlia pensano di essere in carcere per colpa mia. E poi ci sono stati tutti quei falsi testimoni… ma quel pomeriggio non c’era nessuno. Sono usciti dopo, come formiche…».

 

Cosa è successo quel giorno?

«Ricordo che mia moglie aveva messo il citofono in camera: le dissi di toglierlo, altrimenti ogni volta che suonava si sarebbe svegliata. Quel giorno ero in garage e dovevo andare a lavorare. Mia moglie e mia figlia invece erano a letto. Il trattore era parcheggiato sulla rampa e non partiva. Ero incavolato… A quel punto è arrivata Sarah, che forse cercava sua zia: le ho detto di andarsene…l’ho sollevata, perché pesava pochissimo, e lei a quel punto mi ha dato un calcio nelle parti intime… forse perché le avevo fatto male al seno o perché l’avevo alzata da terra. Il dolore è partito da sotto ed è arrivato alla testa… non ho più visto niente. Ho preso una corda, che era sul trattore, ma non ricordo come l’abbia stretta (al collo di Sarah, ndr). Ed è qui che (gli inquirenti, ndr) hanno detto, che era impossibile l’avessi uccisa io».

 

Tu però hai cambiato tantissime volte le versioni. Prima hai detto che l’avevi violentata e poi che invece eri tu che avevi avuto un malessere quel giorno e lei era venuta a disturbarti

«Ho detto tante di quelle cose, che non ricordo neanche. Ero tutto imbambolato».

 

Da quello che mi dici, mi fa effetto sapere di essere accanto a un assassino…

«Mi rendo conto di essere un assassino… ma mai avrei potuto immaginare che una cosa del genere succedesse a me. Non volevo nemmeno vivere… mi volevo avvelenare… ma poi non l’ho fatto… perché se lo avessi fatto, non avrebbero più ritrovato Sarah».

 

Quante volte hai sognato Sarah in questi anni?

«La prima volta che l’ho sognata è stato proprio quel giorno: mi diceva: “Zio… ho freddo”. La mattina dopo dovevo andare al lavoro, ma non sono andato. Sono andato al pozzo… ho preso una corda… volevo scendere giù per tirarla fuori, ma non sono riuscito a entrare… era troppo stretto. Poi l’ho sognata un’altra volta: ero in metropolitana, in Germania… la chiamavo e lei correva senza fermarsi. Poi l’ho sognata in chiesa… piangeva… sembrava reale… era vestita come quel giorno… Non credo la sognerò da grande… forse in quei sogni voleva dirmi che mi aveva perdonato. Sono le altre, che non mi hanno perdonato».

 

Dopo ti sei liberato dei vestiti. Come hai vissuto i giorni seguenti l’accaduto?

«Ho pensato che per colpa mia, la famiglia era distrutta. Dopo che eravamo andati in Germania abbiamo comprato i terreni, la casa, abbiamo fatto studiare i nostri figli… e poi, in due minuti, ho bruciato tutto. Sapevo che sarei finito in carcere, ma non avevo il coraggio di costituirmi perché mi vergognavo di tutti. Ad Avetrana mi conoscevano tutti, avevo un sacco di amici. Adesso non so quanti me ne siano rimasti, a parte tre con cui ci scriviamo sempre».

 

Qual era il rapporto tra tua figlia Sabrina e Ivano?

«Più di qualche volta ho chiesto a Sabrina se fossero fidanzati, ma lei mi rispondeva sempre che erano solo amici. Poi, se si sono appartati qualche volta non lo so».

 

Molti dicono che c’erano spesso delle discussioni tra le cugine….

«A casa erano come sorelle. Perché Sarah era sempre a casa nostra? Perché Sabrina era come una sorella maggiore. E perché Sabrina avrebbe dovuto ucciderla, il giorno in cui dovevano andare al mare insieme? Perché?».

 

Cosa vuoi dire all’altra tua figlia Valentina?

«Devo ringraziare Valentina, perché non mi ha mai abbandonato. Mai. Lei ha sofferto più di me, perché aveva un padre in carcere. Ma non sono mai stato un pedofilo, come è stato detto. La ringrazio, perché mi ha sempre sostenuto. Fin dall’inizio ho sempre detto che non sapevo se ce l’avrei fatta, una volta uscito… forse la farò finita…».

 

Che rapporto avevi con Sarah?

«Voleva essere adottata dalla nostra famiglia. Fin da piccolissima era sempre a casa nostra. Mi fa ancora più male, perché l’ho cresciuta e l’ho ammazzata».

 

Cosa vorresti dire a Sabrina che ha appena compiuto da poco 36 anni?

«Mi dispiace non averle fatto gli auguri per il compleanno… nemmeno a Valentina. Ero troppo frastornato… pensavo a cosa mi sarebbe successo una volta fuori. La mia carcerazione inizia adesso, perché penso a voi: io, colpevole, fuori; voi, innocenti, in carcere. Ma la mia battaglia andrà avanti… magari non mi crederà nessuno. Dio mi ha perdonato, voi non lo so. Ma ora, per l’ultima volta, vi chiedo di perdonarmi. Ho distrutto tutto il mio mondo… purtroppo ho detto tante bugie e mi rendo conto di aver sbagliato. Non sapevo che Sarah non aveva soldi sul telefonino… quel giorno ero arrabbiato. La storia la sapete, l’ho raccontata tante volte. Se volete credermi OK, se non volete credermi, va bene uguale. Tanto la mia prigionia inizia adesso, che sono fuori. Dentro stavo molto meglio rispetto ad adesso. Mi vergogno di andare ovunque… ho fatto la spesa dal carcere, per portatemela a casa. Non ho nemmeno il coraggio di venirvi a trovare. Vorrei… non so se mi accetterete, ma se lo farete ve lo dirò in faccia: perdonatemi, una volta per sempre. Vi ho scritto e continuerò a scrivervi. Mi piacerebbe ricevere solo una volta una lettera o una cartolina».

 

E a tua moglie Cosima cosa vorresti dire?

«Cosima, tu lo sai: io non ti ho mai messo in mezzo. Gli altri l’hanno fatto. Non ti ho mai nominata, perché non c’entravi niente… così come non c’entrava niente Sabrina. Perché non mi vuoi perdonare? Ti ho sempre scritto: so che ce l’hai con me. In quel periodo non stavamo tanto bene: io russavo… non ti facevo dormire e dovevi svegliarti presto per andare a lavorare nei campi, sotto il sole. Poi hanno detto che quel giorno Cosima ha soccorso Sarah, con la macchina. Perché Sabrina non è scesa? Sarah era veloce quando camminava… Cosima non avrebbe mai potuto soccorrerla, era troppo più lenta. Sono state dette un sacco di menzogne, altro che le mie! Menzogne su menzogne».

 

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