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MASCHIO (ONDA) * MOVIDA TRENTO: « IL SINDACO COSA INTENDE FARE PER PORRE FINE AL DISTURBO ALLA QUIETE PUBBLICA NOTTURNA? »

Scritto da
08.56 - mercoledì 7 giugno 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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Movida, la condanna della Cassazione. Ritengo inaccettabili le risposte del Sindaco alla lettera di Antonio Girardi, Presidente Ente Gestore Scuola dell’Infanzia A. Tambosi di via F. Ferruccio e componente del Comitato Antidegrado Città di Trento, per semplici 5 motivi:

1. Questione diritti

Per l’ennesima volta le ricordo che il diritto al riposo è normato giuridicamente, sia in sede amministrativa, civile che penale. Paragonare questo diritto a quello del divertimento è fuori luogo e offensivo per tutte quelle famiglie che perdono il sonno, la salute oltreché il valore patrimoniale delle proprie proprietà. Le rammento, e dovrebbe pretenderlo Lei quale sindaco, che il diritto di qualcuno dovrebbe valere fino a dove non lede quello degli altri, e fra residenti, commercianti e disturbanti, sicuramente gli unici a non ledere il diritto di altri sono esclusivamente e solo i primi.

2. Questione lockdown: altra cosa offensiva che lei tira fuori per giustificare il suo modo di (non) agire seriamente. Chi mai ha detto che vorrebbe quella situazione, chi mai se lo augura, chi mai pretende il silenzio assoluto a tutte le ore, solo lei ha tirato fuori questa cosa. Qui caro sindaco si parla di schiamazzi continui oltre un certo orario notturno.

3. Questione giudizio della magistratura: altra cosa che mi lascia perplesso è questo giudizio diretto al legislatore ed alla magistratura che hanno creato un cortocircuito. Mi pare tuttavia che le norme e le armi del Sindaco per agire in modo forte e risolutivo ci sono eccome, tanto che lei oggi ha ripetuto un’ordinanza molto forte in Santa Maria Maddalena. Ma come sa, se non si mandano le forze dell’ordine a controllarne il rispetto in modo costante, serve tutto a poco.

4. Questione equilibrio: io non credo lei abbia il diritto di stabilire che serve un equilibrio tra un diritto giuridico e un’esigenza al divertimento. A lei spetta il dovere di far rispettare le legge, non di farla aggirare.

5. Questione condanna: lei dice in sostanza di non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso. Ma è davvero sicuro che si debba arrivare ad un giudizio per agire al fine di risolvere questo problema da troppo tempo sul piatto?

Per questo ho inviato un interrogazione ai fini di sapere cosa intenda fare in modo rapido, significativo ed efficace per porre fine al disturbo alla quiete pubblica notturna, anche per evitare una possibile condanna risarcitoria e se non ritenga che la concessione di plateatico, senza un limite di utilizzo nell’orario notturno, sia in contrasto al diritto alla salute e alla tutela della quiete pubblica notturna.

 

 

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Interrogazione a risposta orale presentata dal gruppo consigliare comunale ONDA CIVICA TRENTINO

Oggetto: Movida, la condanna della Cassazione

Riporto la lettera di Antonio Girardi, Presidente Ente Gestore Scuola dell’Infanzia A. Tambosi di via F. Ferruccio e componente del Comitato Antidegrado Città di Trento

“Movida selvaggia e condanna in Cassazione. Qual è la posizione del Comune di Trento?

Ritengo molto importante e urgente, in quanto di interesse generale, che il sindaco, il vicesindaco (e magari anche la sindaca della notte) di Trento, commentino la sentenza numero 14209 appena depositata dalla Corte di Cassazione, della quale hanno dato notizia tutti gli organi di informazione nazionali, che impone al Comune sia di far cessare i rumori molesti causati in strada dalla movida selvaggia (la cosiddetta “malamovida”) dopo la chiusura dei locali, quando le persone si attardano sotto le abitazioni, sia a risarcire i cittadini residenti per il danno arrecato alla loro salute.

Non si tratta dell’unica sentenza rintracciabile di questo tipo, ma certo questa ha un particolare valore perché conclude una vicenda giudiziaria iniziata nel 2012 e ha una risonanza talmente forte da rendere impossibile non prendere posizione. La Cassazione ha infatti accolto il ricorso in giudizio presentato contro il Comune di Brescia da una coppia di coniugi abitanti nel centro storico della città lombarda, esasperati dal protrarsi notturno delle immissioni di rumore in casa loro.

Lo stesso problema, correlato a quello del degrado urbano, affligge ormai da alcuni anni decine e decine di cittadini residenti nel centro storico di Trento. I loro reiterati appelli rivolti sia direttamente sia a mezzo stampa all’amministrazione comunale e alle forze dell’ordine perché intervengano a tutela dei diritti fondamentali delle persone danneggiate dalla movida selvaggia e per contrastare il degrado urbano, non hanno finora sortito risultati significativi, né hanno indotto le autorità competenti a adottare misure capaci di ripristinare condizioni sostenibili e accettabili.

Negli ultimi anni questo profondo e costante disagio ha costretto alcune famiglie residenti, specialmente con bambini, ad andarsene da un centro storico sempre più spopolato, vendendo l’abitazione mentre il valore degli immobili ha subito una notevole flessione.

Per una più efficace sensibilizzazione pubblica e una più incisiva interlocuzione con l’amministrazione comunale e le forze dell’ordine, i cittadini e le attività economiche vittime della “malamovida” hanno costituito qualche anno fa il Comitato Antidegrado Città di Trento, divenuto punto di riferimento in merito a questa problematica. Fin dall’inizio della sua attività il Comitato ha raccolto e documentato sistematicamente con foto, video, strumenti di rilevazione dell’inquinamento acustico – trasmettendo ogni settimana dati e materiali alle autorità competenti (senza mai ottenere riscontro) – le inaccettabili molestie e i danni prodotti dai vandali e dai teppisti che a notte fonda si trattengono (ben oltre gli orari serali della movida normale, lecita e apprezzata) nelle vie e piazzette del centro. Vandali e teppisti che con i loro schiamazzi, suoni e rumori fino alle ore piccole impediscono il diritto al riposo dei residenti danneggiando la qualità della vita e la salute di questi ultimi. Vandali e teppisti i cui comportamenti incivili (deiezioni ovunque all’aperto anche su pavimentazioni pubbliche di pregio; abbandono di bottiglie e rifiuti di ogni tipo in strada; graffi alle auto parcheggiate e usate come tavolini, i cui specchietti vengono distrutti a pedate; imbrattamento continuo dei muri degli edifici successivamente ritinteggiati a spese del Comune – cioè di tutti – e poi nuovamente insozzati dagli stessi autori), provocano un pesante impatto impunito sul paesaggio urbano con pessimi effetti sul turismo culturale vantato dagli amministratori della città.

In questo contesto il Comitato Antidegrado ha ovviamente salutato con favore la sentenza di condanna emessa dalla Cassazione, che costituisce un precedente di grande valore giuridico in tutto il Paese (sono molte le città afflitte da questa “patologia”), rispetto al quale le autorità comunali di Trento dovrebbero pronunciarsi al più presto con estrema chiarezza. Cosa che finora non risulta abbiano fatto. Perché è evidente che in seguito agli inconcludenti tentativi compiuti dall’amministrazione in questi ultimi anni di trovare, sollecitata dai cittadini, un impossibile equilibrio, di promuovere un improduttivo dialogo e di cercare un illogico compromesso tra i presunti diritti dei facinorosi protagonisti della malamovida notturna (radicalmente diversa – va ripetuto a scanso di equivoci – dalla movida serale da tutti pacificamente accettata e apprezzata per dar vita alla città) e i diritti dei residenti (al riposo e al rispetto dell’ambiente urbano), l’azione giudiziaria già a lungo rinviata in attesa di interventi riparatori, per il Comitato è a questo punto irrinunciabile.”

Trovo davvero sempre preoccupanti ed inaccettabili le parole del sindaco:

“Non possiamo pensare che la città ideale fosse quella vista tre anni fa, durante i mesi del lockdown. Poi, ovviamente, è necessario trovare un equilibrio tra le esigenze e i diritti di tutti. Credo emerga subito una contraddizione: prima c’è stata la liberalizzazione di orari e aperture per gli esercenti, che ha di fatto impedito ai comuni di poter controllare la situazione. Ora la magistratura dice che i comuni sono responsabili, anche a livello risarcitorio. Tornando alla sentenza, va sottolineato che tra richiesta danni ed eventuale condanna c’è tutta la fase di accertamento. Ho sempre detto che esistono tre punti di vista: il diritto al riposo, il diritto alla socialità e il diritto a fare impresa. Noi abbiamo agito con una serie di iniziative per trovare un equilibrio”

Perché? Presto detto:

  1. Questione dirittiPer l’ennesima volta le ricordo che il diritto al riposo è normato giuridicamente, sia in sede amministrativa, civile che penale. Paragonare questo diritto a quello del divertimento è fuori luogo e offensivo per tutte quelle famiglie che perdono il sonno, la salute oltreché il valore patrimoniale delle proprie proprietà. Le rammento, e dovrebbe pretenderlo Lei quale sindaco, che il diritto di qualcuno dovrebbe valere fino a dove non lede quello degli altri, e fra residenti, commercianti e disturbanti, sicuramente gli unici a non ledere il diritto di altri sono esclusivamente e solo i primi.
  2. Questione lockdown: altra cosa offensiva che lei tira fuori per giustificare il suo modo di (non) agire seriamente. Chi mai ha detto che vorrebbe quella situazione, chi mai se lo augura, chi mai pretende il silenzio assoluto a tutte le ore, solo lei ha tirato fuori questa cosa. Qui caro sindaco si parla di schiamazzi continui oltre un certo orario notturno.
  3. Questione giudizio della magistratura: altra cosa che mi lascia perplesso è questo giudizio diretto al legislatore ed alla magistratura che hanno creato un cortocircuito. Mi pare tuttavia che le norme e le armi del Sindaco per agire in modo forte e risolutivo ci sono eccome, tanto che lei oggi ha ripetuto un’ordinanza molto forte in Santa Maria Maddalena. Ma come sa, se non si mandano le forze dell’ordine a controllarne il rispetto in modo costante, serve tutto a poco.
  4. Questione equilibrio: io non credo lei abbia il diritto di stabilire che serve un equilibrio tra un diritto giuridico e un’esigenza al divertimento. A lei spetta il dovere di far rispettare le legge, non di farla aggirare.
  5. Questione condanna: lei dice in sostanza di non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso. Ma è davvero sicuro che si debba arrivare ad un giudizio per agire al fine di risolvere questo problema da troppo tempo sul piatto?

Tutto ciò premesso

 

si interrogano pertanto il Sindaco e la Giunta ai fini di conoscere:

  1. Cosa intendete fare in modo rapido, significativo ed efficace per porre fine al disturbo alla quiete pubblica notturna, anche per evitare una possibile condanna risarcitoria.
  2. Se non riteniate che la concessione di plateatico, senza un limite di utilizzo nell’orario notturno, sia in contrasto al diritto alla salute e alla tutela della quiete pubblica notturna.

Colgo l’occasione per porgere i più cordiali saluti.

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Consigliere comunale ONDA
Andrea Maschio

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