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GHEZZI (FUTURA) – INTERROGAZIONE * CARENZA MEDICI E SOSTEGNO SPECIALIZZANDI: « SI RITIENE DI ADOTTARE DELLE MISURE PROGRAMMATICHE AL FINE DI RIFORMARE IL SOSTEGNO PROVINCIALE? »

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13.10 - martedì 26 febbraio 2019

Interrogazione a risposta scritta. Premesso che: il recente dibattito sui lunghi tempi d’attesa per l’accesso a prestazioni specialistiche e di diagnostica strumentale in Trentino pone l’annoso problema della mancanza di medici e la necessità di una riflessione sulla creazione di nuovi posti di lavoro nel settore sanitario e sulla formazione di nuovi medici;

se riguardo alle criticità del numero chiuso e del test d’ingresso alla facoltà di medicina, la necessità di spazi e docenti sufficienti per garantire una formazione di qualità, l’ “imbuto formativo” tra laurea e formazione post-laurea (scuole di specializzazione), la Provincia non ha potere decisionale autonomo (tuttavia la forza politica di maggioranza a livello provinciale può rivendicare una linea di dialogo diretta con il suo equivalente nazionale, ricordando che il presidente della Provincia è stato sottosegretario alla salute dell’attuale governo), molto può fare per migliorare la condizione dei medici in Trentino;

non è infatti il numero dei medici in senso assoluto a destare preoccupazione (in Trentino, poco meno di 6 medici per 1000 abitanti), soprattutto se in rapporto agli altri Stati europei (https://www.infodata.ilsole24ore.com/2018/02/21/medici-italiani-quanti-oggi-quanti-saranno-fra-10-anni/) almeno fino ad ora, bensì il graduale e sempre più rapido invecchiamento del personale medico, associato ad un insufficiente ricambio generazionale, a cui si aggiunge l’invecchiamento dell’intera popolazione e il conseguente aumento della richiesta di personale medico e sanitario;

la Provincia ha messo in atto una serie di misure strategiche per sostenere la formazione di nuovi medici, tra le quali si ricordano il finanziamento di borse di studio a favore degli studenti trentini iscritti al corso di laurea specialistica, il finanziamento di tirocini extra-curriculari, l’istituzione di borse di studio a favore dei medici trentini iscritti alla Scuola di formazione specifica in medicina generale di Trento, il finanziamento dei contratti di formazione specialistica aggiuntivi a favore di medici trentini (e proprio tale ultima misura sembra necessitare più di tutte di una revisione);

in primo luogo, la facoltà spettante a Regione e Province autonome (D.Lgs. n. 368/1999, art. 35, c. 1) di finanziare con risorse proprie contratti di formazione specialistica aggiuntivi rispetto alle borse di studio ministeriali si basa sul fabbisogno locale calcolato dalla Provincia, comunicato nel “Piano triennale della formazione degli operatori del sistema sanitario provinciale, 1° ottobre 2017 – 30 settembre 2020”. Tali contratti aggiuntivi sono finanziati presso le Università con le quali la Provincia ha stipulato protocolli d’intesa per favorire la formazione specialistica dei medici. I numeri del fabbisogno espresso nel “Piano triennale” sono però passibili di modifiche, “determinate anche dalle indicazioni delle Università convenzionate in ordine ai contratti statali assegnati e alla capacità ricettiva delle singole scuole di specializzazione”. Si comprende quindi come la semplice previsione di contratti aggiuntivi non sia sufficiente a garantire la soddisfazione del fabbisogno locale trentino e di come questo sia dipendente da variabili esterne, senza possibilità di controllo da parte della Provincia stessa;

la limitatezza della misura la rende inoltre poco attrattiva per i medici trentini: gli atenei coinvolti (Verona, Padova, Udine, Pavia, Trieste) sono pochi per fornire un’offerta formativa sufficientemente adeguata e stimolante per i medici trentini che vogliano sottoscrivere un contratto aggiuntivo, la stretta dipendenza dal fabbisogno locale non permette una libera scelta (il fabbisogno 2019/20 è di zero unità per: anatomia patologica, cardiochirurgia, chirurgia maxillo facciale, chirurgia pediatrica, chirurgia plastica e ristruttiva/estetica, dermatologia e venerologia, endocrinologia e malattie del metabolismo, genetica medica, malattie infettive e tropicali, medicina del lavoro, medicina di comunità e delle cure primarie, medicina legale, microbiologia e virologia, neurochirurgia, neuropsichiatria infantile, oncologia medica, otorinolaringoiatria, radioterapia, reumatologia, scienza dell’alimentazione), l’obbligo ex art. 4, c. 2, L.P. 4/1991 s.m., in caso di accettazione del contratto aggiuntivo di “collaborare nel servizio sanitario provinciale per un periodo fino a due anni” qualora si venga chiamati a collaborare dall’Azienda entro 60 giorni dal conseguimento della specializzazione. Tale previsione, oltre che miope, limitata e limitante, è controproducente per le finanze della Provincia, in quanto rischia di perdere l’investimento sul medico ormai specializzato (a tal proposito si ricorda che la spesa per i circa 90 medici trentini in formazione per anno accademico ammonta a circa € 2.400.000,00), se non crea le condizioni affinché questo rimanga sul territorio trentino. Tali condizioni dipendono, secondo Marco Ioppi, presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Trento (“Trentino”, 18.02.2019), da un maggiore “coinvolgimento e valorizzazione dei professionisti” creato tramite un “posto di lavoro qualificante che produca titoli di servizio, che preveda ricerca e un iter di crescita culturale e professionale”;

prima ancora di investire sul futuro del medico specializzato, la Provincia dovrebbe inoltre puntare le proprie risorse sulla formazione del medico specializzando cercando di tutelare il suo diritto allo studio, non ancorandolo esclusivamente al criterio del fabbisogno locale, affinché la scelta di accettare di rimanere a lavorare in Trentino accettando le condizioni (da rivedere) che il contratto aggiuntivo prescrive sia motivata da reale interesse e non sia una scelta di ripiego;

la definizione del fabbisogno locale utilizzata al fine di individuare i contratti aggiuntivi che saranno finanziati dalla Provincia autonoma di Trento tiene conto dell’età anagrafica dei dirigenti sanitari, per disciplina, in servizio nel Sistema sanitario trentino, dei contratti attualmente finanziati dalla Provincia nelle diverse Scuole di specializzazione nonché delle previste riorganizzazioni dei servizi e delle disponibilità finanziarie. Sarebbe auspicabile includere in tale definizione anche i tempi di attesa in modo da meglio rispondere alle esigenze dei pazienti. A poco infatti servono i confronti con il resto d’Italia di cui spesso ci si fregia, quasi dimenticando la peculiarità dell’autonomia trentina come “laboratorio” dove sperimentare metodi alternativi di risoluzione delle sfide economiche e sociali, e dove magari trovare qualche soluzione da condividere a livello nazionale. E quasi dimenticando che quando la popolazione trentina richiede una sanità più rapida ed efficiente, dando voce ad un’insoddisfazione diffusa, i confronti con i numeri e le altre Regioni sono inutili e controproducenti;

la via spesso accennata dell’istituzione di una facoltà di medicina regionale avrebbe il merito non solo di fornire una reale opportunità agli studenti trentini che vogliano diventare medici senza essere onerati dei costi dei “fuori sede” ma potrebbe costituire fonte di richiamo per studenti, medici e professori provenienti da altre regioni e internazionali, contribuendo a quel percorso professionalizzante, “iter di crescita”, auspicato dal presidente dell’Ordine Ioppi. Se istituire una facoltà di medicina ex novo è un’impresa ardua, si potrebbe pensare ad un coordinamento all’interno dell’Euregio, cercando la collaborazione di Bolzano e della vicina clinica universitaria di Innsbruck da un lato, e l’Università di Verona dall’altro, prevedendo idonee strutture all’interno del NOT. Più in piccolo, si potrebbe pensare all’apertura di singole Scuole di specializzazione nelle strutture dell’APSS (già ora infatti il piano formativo individuale previsto nei singoli Protocolli d’intesa prescrive la frequenza delle attività pratiche presso le strutture trentine per almeno 4 mesi e al massimo 18 presso le strutture accreditate dall’APSS);

la garanzia di contratti di formazione specialistica aggiuntivi deve quindi essere accompagnata da una riforma sistematica che preveda incrementi in termini di quantità e soprattutto qualità tramite la promozione di rapporti con altre università, anche straniere e la possibilità di una formazione eccellente locale sia per i medici già formati sia per gli specializzandi;

 

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Si interroga il Presidente della Provincia per sapere:

 

1. se abbia intenzione di adottare delle misure programmatiche al fine di riformare il sostegno provinciale al conseguimento della specializzazione da parte dei medici specializzandi e se sì, quali ed entro quando;

2. se abbia intenzione di ridefinire i parametri che costituiscono il fabbisogno locale al fine di migliorare l’offerta dei contratti aggiuntivi;

3. se abbia intenzione di ampliare il numero delle Università partner con le quali stipulare Protocolli d’intesa aggiuntivi, anche all’estero;

4. se abbia intenzione di promuovere iniziative di formazione per i medici, sia in specializzazione che non, sul territorio trentino.

 

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Paolo Ghezzi

consigliere provinciale Futura 2018

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