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FLAIM (CAPOLISTA UDC – ELEZIONI TRENTINO) * TASSI BCE: « IL COSTO DELLE MATERIE PRIME È TORNATO ACCETTABILE, MA LE RIDUZIONI NON SONO TRASFERITE AI CONSUMATORI »

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15.15 - lunedì 7 agosto 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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L’altro giorno ho scritto sul PNRR e ho mosso qualche critica, credo motivata. Oggi ho letto qualcosa sui tassi della BCE. Preferirei parlare del caldo torrido, del traffico (di Johnny Stecchino memoria) ma credo che questi continui aumenti di tassi di interesse della BCE siano molto più gravi, penetranti, condizionanti di quanto ci viene detto (o non detto).

Breve storia: in un anno la BCE ha alzato per la nova volta i tassi d’interesse per la nona volta di seguito. Il 27 luglio, l’ultimo aumento dello 0,25%. Ora il tasso principale di rifinanziamento per le banche è al 4,25%, quello sui depositi della liquidità delle banche stesse presso la Bce è al 3,75%.

Ci è stato spiegato che l’aumento dei tassi di interesse era necessario per contrastare l’inflazione. Bene, concetto condivisibile solo se (e sottolineo SOLO SE) le cause dell’inflazione sono legate da domanda eccessiva, se – come nel nostro caso – l’inflazione ha cause non da domanda, allora produce solo danni ed è insufficiente. Bisognerebbe attivare una vera politica fiscale europea e altre misure di intervento pubblico sul piano economico e sociale. E infine si dovrebbe affrontare il tema della crescita e del suo rilancio in UE, senza quest’ultima nessuna misura è efficiente anzi come nel caso del rialzo dei tassi di interesse provoca più danni che benefici.

Cerchiamo di calare nella realtà quotidiana questi “danni”. Le rate dei mutui in un anno sono schizzate alle stelle e probabilmente avremo ancora dei rialzi da qui fino a fine anno. A parità di salari e stipendi – che non sono aumentati – il potere d’aiuto degli italiani e degli europei più in generale è crollato. A poco servono politiche di breve respiro, le cosiddette mance sotto forma di bonus o crediti. Nessuna di queste è in grado di compensare la perdita di potere d’aiuto.

Mi si obbietterà che c’è stato un aumento dei costi dell’energia che ha fatto schizzare l’inflazione. Vero. Però il costo delle materie prime è tornato a livelli accettabili; eppure, le riduzioni non si sono trasferite ai consumatori finali. Perché? Una parte della risposta potrebbe essere legata proprio al rialzo del costo del denaro. Oggi fare impresa significa investire. Investire significa andare a prendere a prestito i denari. Se il costo del denaro è aumentato di ben 9 volte in un anno le aziende avranno solo due possibilità: la prima, riversare il maggiore costo sul consumatore finale, la seconda, smettere di investire in fixed assets e creare le basi per una veloce obsolescenza strutturale.

Proprio il contrario di quello che vogliano e che abbiamo sottoscritto anche a livello europeo. Che fare? Singolarmente poco si può fare ma è fondamentale che si crei un sentimento collettivo di consapevolezza di quello che sta succedendo affinché si vada in Europa con idee e concetti chiari riprendendoci la sovranità che, come in questi mesi sta succedendo, è scippata da burocrati dalle mani libere.Bisogna parlare di crescita e di come rilanciarla in Europa, questo è il problema da affrontare se vogliamo veramente evitare la povertà. Con questa Europa burocrate la democrazia è a rischio

Come si può ritenere, almeno ragionevolmente, che ci sarà in Europa la povertà se non si riconduce l’inflazione al 2 % per cui le mosse della Bce sono giuste? Bisogna distinguere tra l’obiettivo ( ridurre l’inflazione) e gli strumenti che devono essere utilizzati. La politica monetaria restrittiva date le cause dell’inflazione non da domanda produce solo danni, e comunque è
insufficiente

Concordo che in periodi di recessione economica il modello keynesiano possa contrastare la crisi economica e l’intervento statale sia un elemento necessario. Però quello che crea una buona politica di intervento pubblico è la modalità con cui viene adottato.
Le banche centrali (da USA a Cina) hanno immesso enormi quantitativi di liquidità nel mercato, senza, di fatto, indebitarsi.
L’Italia? L’Italia ha preferito un apparente salvagente chiamato PNRR che ha in realtà peggiorato il debito del paese. Questo prestito dovrà essere rimborsato con interessi e secondo le attuali regole europee si esclude la possibilità rinnovarlo.

Oltre al lato puramente economico (è un prestito oneroso) il PNRR ha imposto obiettivi che, pur volendo essere ottimisti, sono fin troppo “sfidanti” e per perseguire questi obiettivi si stanno tralasciando altre aree (istruzione e sanità) che sono state pesantemente colpite dalla recessione ex-covid. Facciamo un esempio? Si possono acquistare attrezzatura high tech ma non si può assumere docenti che sappiano valorizzare l’investimento. Il fatto che fondi del PNRR non possono essere destinati per assumere o formare lavoratori, è il vero vulnus per la ripresa economica e sociale di un paese. Non investire nel fattore umano per una economia come quella italiana basata sulla creatività delle persone è privare la nazione di un vero strumento di ripresa. Abbiamo distrutto nel corso degli anni quello che di positivo poteva dare la Pubblica Amministrazione. Oggi ci lamentiamo per le lentezze, i blocchi, le non decisioni della P.A. ma non abbiamo il coraggio di dire che questa situazione è stata creata con il sistematico depauperamento della macchina statale.

Facciamo un altro esempio di incoerenza operativa? Il rispetto delle tempistiche imposte è incompatibile con i tempi legati alle gara d’appalto. Mi si potrebbe obiettare che si snelliranno le procedure, abbassando i limiti richiesti per indire le gara d’appalto. Questa mossa quanto sarà apprezzata da infiltrazioni malavitose? Gli altri in UE c’è chi dice NO c’è chi dice NI.

La Germania ha scelto di sostenere le proprie imprese attraverso debiti non vincolati, ignorando il PNRR. Ha fornito dieci miliardi di euro di denaro pubblico a Lufthansa e ha nazionalizzato la sua più grande azienda energetica. Inoltre, ha sostenuto le piccole e medie imprese con obbligazioni statali, un approccio che l’UE ha generalmente proibito, ma che la Germania ha aggirato trasferendo le obbligazioni sulle aziende di stato, creando così “obbligazioni aziendali”. La Francia ha adottato il PNRR ma di fatto ha esercitato riforme a debito e gli accordi privilegiati con paesi ex coloniali ricchi di metalli preziosi della sua area I francesi non hanno fatto altro che sforare il patto di stabilità, investendo come non ci fossero vincoli.

La Polonia (nota: attualmente ha ancora una propria moneta) ha più o meno fatto interventi come Usa e Cina, peccato che il mercato comunitario di cui fa parte non sia tarato per queste operazioni.La Spagna ha mantenuto i flussi dei finanziamenti Ue di fatto non utilizzando il PNRR nonostante le difficoltà dell’economia spagnola (crollo del settore manifatturiero).La Grecia ha preferito utilizzare fondi stranieri in cambio di infrastrutture, si veda la realizzazione del porto con denari della Cina. Nonostante l’economia greca paia tra le più bisognose di risorse per nuovi investimenti, ha preferito non ripetere gli errori del passato e restate in scacco dell’UE.

Paesi area EST Romania e Bulgaria, nonostante le economie fragili che potrebbero far pensare ad un uso massiccio del PNRR, ad oggi hanno preferito continuare ad usare i finanziamenti normali UE e non attivare i fondi del PNRR. I Paesi Bassi – come anche Portogallo e molti altri – hanno invece cercato di recuperare solo i finanziamenti (minimi) a fondo perduto per sistemare infrastrutture e comprare materiali.

Mi domando, questo PNRR è davvero necessario? E, se sì, come si potrebbe sfruttarlo per far sì che non diventi un nuovo debito da regalare alle generazioni future?

 

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Cristina Flaim

Capolista dell’Udc per il Trentino (elezioni amministrative ottobre 2023)

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