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DOTT. DEVIGILI (CAMPOBASE) * OSPEDALI: « PER RIDURRE I TEMPI DI ATTESA DOVREBBE ESSERE ABOLITA LA LIBERA PROFESSIONE DEI MEDICI, NELLE STRUTTURE PUBBLICHE »

Scritto da
10.25 - mercoledì 27 settembre 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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SANITÀ E LISTE DI ATTESA: ABOLIRE LA LIBERA PROFESSIONE NEGLI OSPEDALI.

Anche in Trentino i problemi della sanità sono parecchi e complessi. Vorrei qui proporre all’attenzione della politica uno di questi problemi, forse quello che i cittadini e pazienti sentono di più sulla loro pelle. Parlo delle liste di attesa per avere una visita in una struttura sanitaria pubblica. Non è possibile dover attendere mesi per una prestazione erogata dal servizio pubblico o dover scegliere di pagare privatamente per averla, magari, il giorno dopo con lo stesso medico e nella medesima struttura. In pratica, chi ha denaro può permettersi di saltare le liste di attesa ed ottenere cure immediate.

È il paradosso del Sistema Sanitario Nazionale e dell’intramoenia (la libera professione dei medici dipendenti, in ospedale) che, lasciando decadere il rapporto esclusivo del medico, incentiva il sanitario a ripagarsi con la pratica privata, ossia con prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro, utilizzando ambulatori e diagnostiche dell’ospedale, a fronte del pagamento da parte del paziente di una tariffa.

È evidente che una simile opzione intramoenia maschera le inefficienze e le carenze di servizi e delle strutture sanitarie pubbliche, creando uno sbilanciamento tra le tasse pagate dei cittadini per la sanità e l’ampio finanziamento assegnato al servizio sanitario nazionale, da cui derivano i diritti e i tempi per la salute. Vanno, inoltre, considerati in questo ritardo indotto dalle liste d’attesa i danni per il rinvio di diagnosi e trattamenti, costretti dai costi delle prestazioni in libera professione e il meccanismo sotteso e sfruttato dei “timori ipocondriaci” dei cittadini che, per ansie o per eccessivi ritardi, sono incentivati a correre a controllare sintomi e malattie, ad ogni costo.

E che dire poi dei grandissimi utili delle “ditte sanitarie” che, cresciute grazie alle liste d’attesa, sono oggi in posizione talmente forte e sazia da avere anche loro delle liste d’attesa (anche a pagamento spesso non hai più accessi tempestivi). Ora, per ridurre i tempi di attesa, la libera professione dei medici che lavorano negli ospedali pubblici, dovrebbe essere abolita con coraggio, poiché questa doppia attività rappresenta un impedimento al raggiungimento delle prestazioni ottimali nei servizi sanitari pubblici. Inoltre, questo ci consentirebbe di riconoscere ed apprezzare l’impegno di numerosi professionisti sanitari che hanno scelto da sempre di lavorare nel settore pubblico, spesso trascurati e dimenticati, con un carico di lavoro elevato, sacrifici personali e stipendi inadeguati, perché credono anche nel dovere deontologico di fornire cure dovute, legittime e quindi accessibili a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro situazione economica.

Oggi, purtroppo, i pochi fedeli non salvano il pregio del servizio sanitario pubblico che rischia di scomparire, lasciandolo un concetto idealizzato come tanti altri, la giustizia, il lavoro, la solidarietà e consentendo in realtà il business di grandi e piccini. L’intera vicenda vista da una certa parte, quella dei malati, delinea una povera vita per bisogni emotivi, ancorché medici, del tutto ignorati e ricondotti ad un’agenda di prenotazione già esaurita. Almeno per quest’anno.

 

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Giorgio Devigili
Medico cardiologo – Candidato alle provinciali nella lista Campobase

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