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DEMAGRI E DALLAPICCOLA (CA.EU) – ZANELLA (FUTURA) * VISITA CASA CIRCONDARIALE SPINI DI GARDOLO: « GESTO DI UMANITÀ E GARANZIA DELLA DIGNITÀ DOVUTA AD OGNI CITTADINO »

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18.18 - sabato 24 dicembre 2022

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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DEMAGRI, DALLAPICCOLA E ZANELLA IN VISITA AL CARCERE. “UN GESTO DI UMANITÀ E GARANZIA DELLA DIGNITÀ DOVUTA AD OGNI CITTADINO”.

La consigliera Demagri, con i Consiglieri Dallapiccola e Zanella, con il collaboratore Avv. Valcanover Fabio hanno fatto visita alla Casa Circondariale di Spini di Gardolo. “Come consiglieri crediamo sia doveroso portare avanti un’attività di controllo e di sprono su questa realtà. La comunità carceraria rimane parte della comunità trentina e ai suoi membri va garantita la stessa attenzione che viene data al resto della cittadinanza”.

Già nella giornata di Ferragosto la consigliera Demagri era stata in visita alla Casa Circondariale di Spini e oggi, sabato 24 dicembre, ha mantenuto la promessa fatta quel giorno di tornare a controllare lo stato della struttura” visita di sindacato ispettivo” , dove già nell’ultimo controllo aveva riscontrato diverse criticità. “La realtà delle carceri è un aspetto tanto importante quanto trascurato della nostra società – spiega Demagri -. Purtroppo ad oggi queste comunità si trovano ad affrontare svariate difficoltà, in particolare legate al sovraffollamento, che rendono complicato, se non impossibile, perseguire il primo e vero scopo delle carceri: rieducare i detenuti e reinserirli all’interno della società. La nostra visita oggi è sì una verifica delle condizioni, ma anche un gesto di umanità e garanzia della dignità dovuta ad ogni cittadino, anche a chi ha sbagliato”.

Il principale problema della Casa Circondariale è il sovraffollamento, che va ad impattare ogni aspetto della vita dei detenuti: dalla condivisione di celle inadeguate al numero di occupanti, alla difficoltà a garantire visite ed esami esterni al carcere per l’ assistenza sanitaria, attività lavorative e percorsi di riabilitazione e reinserimento. “Ad oggi nella struttura di Spini sono presenti 343 detenuti di cui 35 donne e 198 stranieri – spiega la consigliera -. Si tratta di quasi 110 persone in più rispetto a quelle previste dal protocollo firmato da Ministero e PAT. Questo ovviamente si traduce in una serie di gravi problematiche lesive della dignità e del benessere sia dei detenuti che del personale”.

“In primis si riscontra una mancanza di agenti della Polizia penitenziaria, il cui numero è tarato su quello dei carcerati previsti dal protocollo e di conseguenza risulta insufficiente nel contesto sovraffollato della struttura. Questo ha delle ovvie ricadute sulla vita della comunità carceraria: non si riesce più a garantire l’adeguata sorveglianza dei detenuti, l’accompagnamento degli stessi all’esterno e la sorveglianza di percorsi ed attività di rieducazione e riabilitazione, obiettivi primari per la struttura, ed un carico eccessivo di lavoro per gli agenti stessi”. “Oltre a quella degli agenti rimane critica anche la mancanza di educatori, che, anzi, peggiora. Già quest’estate erano rimasti solo 3 educatori, invece che i 6 preventivati, ma oggi in servizio ne rimangono solo 2. Questo ovviamente appesantisce il carico di lavoro dei professionisti, oltre che diminuire le possibilità di accesso dei detenuti al servizio, risultando in frustrazione, insoddisfazione e progetti di rieducazione limitati. Tra questi ultimi spiccano i progetti di lavoro, estremamente utili e desiderati dai detenuti, ma attualmente limitati. Sono solo 162 infatti coloro che possono usufruire del servizio, ovvero appena il 48% della popolazione carceraria”.

“Passando al tema dell’assistenza sanitaria stiamo osservando varie defezioni da parte del personale. Siamo arrivati al punto in cui se un solo medico decidesse di lasciare il posto la struttura non potrebbe più garantire turni di 24 ore, ma l’assistenza dovrebbe fermarsi alle 20. Inoltre quasi tutta l’equipe medica è composta da gettonisti, una scelta sempre più diffusa in Apss, che migliora la condizione economica del medico a scapito di continuità e appartenenza all’organizzazione. Il problema si estende anche alle visite specialistiche, per cui ci sono sempre lunghe liste di attesa. Questi problemi stanno particolarmente a cuore a me e ai consiglieri Dallapiccola e Zanella, in quanto nel decreto ministeriale del 2008 si garantisce al carcerato lo stesso diritto all’assistenza medica di ogni cittadino. Molto positiva la figura della nuova Direttrice Sanitaria che, seppure assunta da pochissimo tempo, ha già chiare le difficoltà del carcere e la necessità di avviare dei progetti che vadano a ridurre l’autolesionismo e l’eccessivo uso di farmaci, oltre che ridurre il numero di visite mediche esterne e svolgere alcune valutazioni cliniche attraverso strumentazione quale l’ecografo e la radio diagnostica”.

“Rimanendo sempre in ambito sanitario ulteriori difficoltà emergono nel trattamento dei problemi psichici. 70 detenuti soffrono di vari disagi psicologici, a cui si aggiungono problemi di tossicodipendenza. Il 90% dei detenuti si sottopone a cure ansiolitiche e psichiatriche, ma l’assistenza non è abbastanza: viste le lunghe attese per il REMS era stata prevista l’apertura del Centro Diurno, che purtroppo però non ha ancora visto la luce. Una mancanza piuttosto grave visto il vertiginoso aumento di casi di autolesionismo, ormai eventi praticamente quotidiani e strettamente legati ad un’insufficiente cura della salute mentale dei detenuti”.

“Tutte queste problematiche sono riconducibili alla mancanza di lavoro e attività, all’isolamento e ad un programma rieducativo troppo lento e spesso latente. Fondamentale in questo senso è il lavoro delle cooperative che quotidianamente si occupano della comunità carceraria, ma ultimamente faticano a causa del costo delle materie prime e avrebbero disperato bisogno di un aiuto provinciale ”.
“Uscendo non può mancare uno sguardo alla struttura, che già nella scorsa visita presentava evidenti segni di crepe e piccoli cedimenti. La presenza di ponteggi suggerisce che alcuni di questi difetti siano stati presi in considerazione, ma la velocità di risoluzione rimane sempre inferiore a quella che si potrebbe considerare ottimale”.

“In conclusione non può mancare una riflessione: nella Vigilia di Natale si è voluta garantire una presenza da parte nostra. Nel nostro ruolo di consiglieri ci è sembrato doveroso effettuare questa visita di controllo, ma soprattutto di sprono laddove ci sia la possibilità di intervenire. Non possiamo chiedere un aumento della Polizia Penitenziaria, non essendo questa facoltà della Provincia, ma possiamo far sentire la nostra voce nel chiedere maggiore assistenza sanitaria o l’istituzione del Provveditorato sul territorio provinciale, per dare più garanzie e possibilità di confronto e di interventi concreti. Quella carceraria rimane comunque una comunità che fa parte della più ampia comunità trentina e ad essa vanno dedicate le stesse cure che si dedicano a tutti i cittadini, soprattutto se l’intenzione, come dovrebbe essere, è quella di dare ai detenuti la possibilità di reinserirsi nella società”.

 

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Cons. Paola Demagri

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