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COORDINAMENTO PROVINCIALE IMPRENDITORI * AMMINISTRATIVE PAT: « PRESENTATO IL DOCUMENTO “UN TRENTINO MODERNO E ATTRATTIVO”, SARÀ DISCUSSO CON I CANDIDÀTI PRESIDENTI IL 15/9 »

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17.51 - giovedì 21 settembre 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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Oggi si è tenuta la conferenza stampa del Coordinamento Provinciale Imprenditori per presentare il documento dal titolo “Un Trentino moderno, sostenibile e attrattivo” che sarà discusso con tutti i Candidati Presidenti durante l’evento di lunedì 25 settembre.

Per il Coordinamento Provinciale Imprenditori erano presenti:

Mauro Paissan, presidente Confesercenti del Trentino nonché presidente del Coordinamento Provinciale Imprenditori

Gianni Battaiola, presidente Associazione Albergatori

Andrea Basso, presidente Ance – Trento

Marco Segatta, presidente Associazione artigiani e piccole imprese – Confartigianato Trentino

Gianni Bort, presidente Confcommercio Imprese per l’Italia Trentino

Fausto Manzana, presidente Confindustria Trento

Italo Monfredini, Vicepresidente Vicario della Cooperazione Trentina

 

 

UN TRENTINO MODERNO, SOSTENIBILE E ATTRATTIVO.

INDICE

1. Il Coordinamento Provinciale Imprenditori e le sfide del futuro Autonomia, sostenibilità e competitività

2. Autonomia e Unione Europea Valorizzare l’Autonomia speciale: una strategia per il benessere socioeconomico provinciale

3. Sostenibilità economica, ambientale e sociale
Sviluppare e preservare il Trentino per le generazioni future, affrontare le sfide per crescere come economia, rispettare l’ambiente e favorire il benessere della comunità

4. Sistema sanitario. Sfide demografiche, equità sociale e soluzioni tecnologiche

5. Infrastrutture
Dal potenziamento ferroviario ai grandi eventi, per la trasformazione e modernizzazione delle reti infrastrutturali e logistiche

6. Imprese e Pubblica Amministrazione. Modernizzazione delle società pubbliche, semplificazione e appalti

1. Il Coordinamento Provinciale Imprenditori e le sfide del futuro. Autonomia, sostenibilità e competitività

Al termine della XVI legislatura, il Trentino è chiamato a rinnovare il Consiglio provinciale, e ad eleggere il Presidente che guiderà la Giunta nel quinquennio 2023-2028.
Anche le organizzazioni che rappresentano il mondo imprenditoriale desiderano dare impulso e sostanza al dibattito politico e al confronto tra candidati ed elettori, come formazioni sociali cui la Costituzione riconosce il ruolo di interpreti di istanze collettive, attraverso cui si svolge la personalità e si attuano prerogative fondamentali dei cittadini. Istanze che tengono conto degli interessi direttamente rappresentati, facendosi però carico anche di una visione di sintesi tra esigenze di categoria e generale interesse della comunità a uno sviluppo armonico ed equo dell’economia e della società.
In quest’ottica, il sistema imprenditoriale ha effettivamente svolto negli anni un ruolo decisivo nell’orientare e sostenere lo sviluppo sociale ed economico del Trentino, contribuendo a renderlo uno dei territori più attrattivi d’Europa, e a connotarlo in modo peculiare attraverso esperienze distintive di ricerca e innovazione, eccellenza imprenditoriale, ed economia inclusiva e solidale. Anche durante le più recenti crisi congiunturali, e nell’emergenza pandemica, le imprese di tutti i settori hanno continuato ad investire, dando un contributo essenziale alla resilienza e alla ripresa del nostro sistema economico.
Questo senso di responsabilità trasversale delle categorie economiche verso il bene comune ha trovato nel Coordinamento Provinciale Imprenditori un luogo di relazione, di confronto, e di elaborazione e di sintesi in grado di agevolare notevolmente il compito della politica nel mediare tra i diversi interessi.
Riteniamo quindi che il Coordinamento Provinciale Imprenditori abbia dato ampia prova di affidabilità, rappresentatività e competenza, guadagnandosi il riconoscimento, da parte della politica e della pubblica amministrazione, del ruolo di interlocutore privilegiato per le grandi scelte strategiche che condizioneranno il futuro del Trentino, con particolare riguardo, naturalmente, a quelle di carattere economico, ambientale, sociale e – nei limiti delle competenze locali – fiscale, ma anche nei confronti del governo centrale per il tramite delle rispettive rappresentanze nazionali.
Siamo certi che anche i prossimi amministratori provinciali riconosceranno questo ruolo, evitando di dare spazio all’interlocuzione con altre entità, che hanno più del sodalizio che dell’organizzazione, ma che recano un danno non soltanto alle organizzazioni maggiormente rappresentative, che operano da anni sul territorio, ma soprattutto al sistema economico nel suo complesso.

Le sfide del futuro
L’attuale contesto locale, nazionale e globale presenta uno scenario di straordinaria complessità su versanti che, nonostante i positivi risultati ottenuti sino ad oggi, appaiono in grado di rimettere in discussione la sostenibilità complessiva del sistema socioeconomico locale, e quindi di incidere profondamente sul livello di benessere e sulla qualità della vita di tutta la popolazione.

La possibile trasformazione dell’ordinamento regionale italiano, il cambiamento climatico, le dinamiche demografiche negative e l’avvento di forme evolute di intelligenza artificiale rappresentano fattori di rischio che, se non tempestivamente intercettati e affrontati, possono avere un enorme impatto di medio-lungo periodo, aggravando le criticità congiunturali derivanti da ricorrenti perturbazioni geopolitiche (guerre, conflitto tra democrazie occidentali e autocrazie) ed economiche (inflazione e costo del denaro, crisi energetica, eventi meteorologi estremi che incidono sui costi e sulla disponibilità di materie prime essenziali).
La tutela della speciale Autonomia della nostra Regione e delle Province di Trento e Bolzano rappresenta una sfida urgente e di estrema delicatezza, perché l’attuazione frettolosa dell’autonomia differenziata delle regioni ordinarie rischia di sottrarre risorse finanziarie alle Autonomie speciali, e di rendere difficile l’esercizio delle attuali competenze attribuite alla nostra Provincia, trasformando una storica conquista in un peso e in un fattore di svantaggio competitivo.
Il cambiamento climatico e la frequenza crescente di eventi meteorologici estremi possono compromettere irreversibilmente il delicato equilibrio su cui si reggono alcuni settori economici di primaria importanza per il nostro territorio, come l’agricoltura e il turismo; ma impattano anche sulla sostenibilità prospettica degli altri settori, alla luce della crescente attenzione del sistema finanziario, che porta ad incrementare il peso del rischio climatico e ambientale nella valutazione del merito creditizio delle imprese.
La denatalità, l’invecchiamento della popolazione, le crescenti difficoltà e contraddizioni nella gestione dei flussi migratori, e lo squilibrio di genere e di generazioni nel mercato del lavoro, rischiano di compromettere la funzionalità e la sostenibilità del sistema previdenziale, dell’assistenza sanitaria, e di rendere strutturale una carenza di manodopera che già oggi appare come la maggiore emergenza del tessuto imprenditoriale.
L’evoluzione tecnologica e le nuove frontiere di sviluppo dell’intelligenza artificiale costituiscono senza dubbio anche un’opportunità positiva per la competitività delle imprese, e soprattutto per le nuove generazioni. Rischiamo però, di aprire un divario esponenziale con le regioni più avanzate d’Europa, in assenza di investimenti strategici pubblici sull’eccellenza della ricerca, sulla formazione, e sulla rete di infrastrutture materiali e immateriali del territorio.
Queste sfide epocali richiedono uno sforzo straordinario di immaginazione, innovazione, coinvolgimento di tutti gli attori del territorio, qualificazione delle competenze nelle imprese e nella Pubblica Amministrazione, concretezza realizzativa e coraggio nell’assunzione di responsabilità da parte dei decisori politici.
Il mondo imprenditoriale farà la sua parte, e nei capitoli seguenti di questo documento propone già alcune sollecitazioni puntuali, ma soprattutto chiede alla politica e alla Pubblica Amministrazione, e in particolare a chi si candida a guidare il prossimo Governo provinciale, di esplicitare con chiarezza la propria visione sul futuro del Trentino, sulle priorità da affrontare, e sul reperimento delle risorse economiche necessarie a mantenere le promesse.

2. Autonomia e Unione Europea
Valorizzare l’Autonomia speciale: una strategia per il benessere socioeconomico provinciale

L’Autonomia è stata, e continua ad essere, il motore del benessere economico e sociale della nostra provincia. Pertanto, l’Autonomia speciale va difesa con assoluta fermezza e non va intaccata nella struttura che ha garantito lo sviluppo del Trentino negli ultimi 50 anni. In particolare, il futuro governo provinciale dovrà impegnarsi per valorizzare l’Autonomia speciale in maniera proficua e incisiva, sia nelle istituzioni nazionali che europee.
Se da un lato ciò significherà continuare a utilizzare le risorse a disposizione in modo responsabile ed efficiente, dall’altro nel confronto istituzionale – la Conferenza Stato-Regioni costituisce l’organismo principale in cui si armonizzano politiche centrali e territoriali – sarà essenziale sottolineare e salvaguardare il valore e la specificità riconosciuta al nostro territorio dalla previsione costituzionale di Autonomia speciale ancorata agli accordi internazionali del dopoguerra.
Il confronto tra Governo italiano e Unione europea su alcuni temi di portata straordinaria per lo sviluppo nazionale come la ridefinizione del Patto di Stabilità e Crescita, l’introduzione di una nuova forma di autonomia differenziata, o l’adozione della riforma fiscale, porteranno sicuramente ad impatti significativi sull’Autonomia speciale trentina. Queste riforme potrebbero portare a ripercussioni negative sulla finanza provinciale e costituire limiti invalicabili per il nostro sistema autonomistico con un progressivo svuotamento delle prerogative. Questa fase di cambiamento non va subita ma deve essere assolutamente concordata con lo Stato: in tutte le sedi interessate, l’impegno del governo locale, delle forze politiche, indipendentemente dal colore di appartenenza, ma anche delle parti economiche e sociali, dovrebbe essere forte sollecitando, ove necessario, clausole di salvaguardia che tutelino le peculiarità dell’Autonomia speciale e di neutralità fiscale per non compromettere la finanza provinciale.
Ma la consapevolezza della nostra Autonomia speciale va rafforzata in ogni istituzione pure nella trattazione di altre materie di grande rilevanza, come energia, ambiente – tra cui la gestione dei rifiuti – lavoro e innovazione e, complessivamente, su ogni tema di gestione del territorio (la questione dei grandi carnivori può costituire un esempio concreto).
La consapevolezza della vitale importanza dell’Autonomia andrebbe perseguita anche nei confronti della popolazione trentina con un forte messaggio informativo e formativo che contribuisca a mantenere un elevato profilo di cultura autonomistica quale elemento distintivo del patrimonio sociale trentino.
Il rafforzamento della posizione autonomistica non può che passare attraverso la definizione di “patti autonomistici” con le altre Autonomie speciali, in particolare facendo fronte comune con la gemella Provincia Autonoma di Bolzano.
La collaborazione con Bolzano dovrebbe essere incoraggiata per promuovere maggiormente l’autonomia e il dialogo tra i due territori. Questa sinergia potrebbe essere particolarmente efficace nel contrastare le politiche nazionali che tendono a omologare e penalizzare le aree interne, le zone montane e le comunità più piccole rispetto ai grandi agglomerati urbani.

Va incentivata la promozione delle “buone pratiche” che abbiamo sviluppato e perseguito nel corso degli anni per il consolidamento delle competenze statutarie, l’autonomia fiscale e il rinnovo delle concessioni delle centrali idroelettriche e dell’Autostrada del Brennero.
È infatti fondamentale che il confronto con lo Stato e con l’Europa garantisca un autonomo spazio decisionale sul tema di uno sviluppo a misura di territorio; a questo riguardo l’insufficiente attenzione europea alla realtà economica di montagna costituisce un orientamento da sottolineare ma, soprattutto, da modificare attraverso azioni forti e coese da parte non soltanto di Trento e Bolzano ma di tutte le regioni alpine. In questa direzione la dimensione dell’Euregio può contribuire a rafforzare lo sviluppo autonomista delle singole realtà che, pur mantenendo le proprie peculiarità territoriali, condividono una simile condizione economica e sociale, si fondano su principi analoghi e possono quindi perseguire obiettivi comuni.
Le condizioni speciali della nostra Autonomia dovrebbero essere considerate come strumenti per rilanciare il nostro territorio nella competizione a livello sociale, economico e politico tra le diverse regioni d’Europa. Anche in tale direzione l’Euregio può costituire un ponte tra l’Europa mediterranea e la Mittel-Europa.
Si dovrà mantenere un alto livello di competenza nella gestione delle relazioni istituzionali con Roma e con Bruxelles per sostenere la nostra capacità di dialogo con gli uffici ministeriali e con le Direzioni Generali dell’Unione Europea allo scopo di valorizzare le caratteristiche autonomistiche e, al tempo stesso, sfruttare al meglio le opportunità offerte dallo Statuto speciale e dal quadro normativo europeo. Sul tema delle relazioni europee si dovrà valorizzare sempre più l’Ufficio di collegamento che rappresenta presso le istituzioni dell’Unione Europea gli interessi dei tre territori – Tirolo, Alto Adige e Trentino – a vantaggio delle rispettive popolazioni e per la promozione delle esigenze comuni dell’Euroregione.
L’obiettivo di una maggiore rappresentatività della nostra Provincia deve essere anche accompagnato da una maggiore diffusione di informazioni su politiche e normative europee per migliorare e incrementare l’accesso delle imprese del territorio ai finanziamenti europei.
Se il leitmotiv della prossima legislatura sarà la tutela e il rafforzamento dell’Autonomia speciale non potremo “dimenticarci” che Autonomia significa anche responsabilità e va quindi gestita al meglio per mantenere il livello di qualità e di efficienza dei servizi che le istituzioni nazionali o regionali riconoscono al territorio trentino.

3. Sostenibilità economica, sociale ed ambientale
Sviluppare e preservare il Trentino per le generazioni future, affrontare le sfide per crescere come economia, rispettare l’ambiente e favorire il benessere della comunità

L’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) definisce lo sviluppo sostenibile come “lo sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere le capacità delle future generazioni di soddisfare i propri”. La sostenibilità non è solo una sfida, ma anche un’opportunità straordinaria. È il nostro invito a creare un mondo in cui possiamo prosperare senza pregiudicare il prezioso ambiente in cui viviamo e il futuro delle nostre comunità.

L’ “Agenda 2030” dell’ONU definisce gli obiettivi di sviluppo sostenibile a cui devono tendere tutte le nazioni e i territori che le compongono. Anche la Provincia autonoma di Trento ha elaborato una propria strategia per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, che si possono ricondurre a tre ambiti principali:
• Sostenibilità economica
• Sostenibilità ambientale
• Sostenibilità sociale

La sostenibilità economica
Il concetto di sostenibilità economica, per un territorio come il Trentino, si traduce nella capacità di garantire sviluppo economico e benessere duraturi per la comunità in maniera inclusiva e rispettosa dell’ambiente. Senza sostenibilità economica, quindi senza un sistema economico e sociale in grado di generare le risorse di cui ha bisogno la comunità, difficilmente ci possono essere la sostenibilità sociale e quella ambientale.
Pertanto, nell’ottica di un sistema produttivo che soddisfi queste condizioni, vanno affrontate e risolte alcune sfide principali.
Il tema dell’accesso al credito del costo del denaro è trasversale sia alla componente economica che a quella sociale, seppur con modalità e priorità differenti. Se il ricorso al credito è ancora uno dei principali canali per finanziare lo sviluppo e l’innovazione del tessuto produttivo, è evidente che sia necessario garantire sostegno ai Confidi provinciali affinché supportino, accanto agli istituti di credito, i piani di investimento delle imprese. Appare necessario introdurre sistemi di analisi e valutazione periodici sullo stato di salute finanziaria del sistema creditizio trentino, per intervenire soprattutto sulle imprese più piccole, cioè i soggetti che rischiano di trovarsi in una situazione di debolezza nei processi di negoziazione con gli istituti creditizi.

È anche necessario, accanto alle forme tradizionali di finanziamento, prevedere nuovi strumenti finanziari per il rafforzamento patrimoniale e la crescita delle imprese, come i fondi immobiliari, i mini-bond e altri strumenti finanziari e societari per affiancare le aziende nella gestione delle situazioni di difficoltà, di crescita o di passaggio generazionale.
Si chiede inoltre che vengano riproposte, con il patrocinio e la partecipazione della Provincia e dei Confidi, in collaborazione con le associazioni datoriali, iniziative di formazione sul tema del credito, in favore soprattutto delle piccole e micro imprese, per favorire la diffusione di una cultura finanziaria adeguata.
In materia fiscale, la nostra Autonomia ha ad oggi un margine di intervento limitato. Tuttavia, il Governo provinciale ha dimostrato, nel corso degli anni, di poter dosare attentamente le misure fiscali, cercando un giusto equilibrio tra continuità del gettito per il bilancio pubblico e sostenibilità per i bilanci aziendali, intervenendo soprattutto sulle aliquote di IRAP e IMIS, che rappresentano un onere importante per le imprese.

A ciò si aggiunge l’impatto dei tributi locali che, soprattutto per le piccole e medie imprese, negli ultimi anni è diventato sempre più gravoso. In alcuni casi – come per l’IMIS applicata alle strutture ricettive anche nei periodi di inattività, oppure la TARI calcolata su superfici che non producono rifiuti urbani per la tipologia di attività svolte sulle stesse – tali tributi appaiono, oltre che pesanti, anche iniqui.
Il Trentino è uno dei territori italiani dove si fa più ricerca, con l’1,6% del PIL investito dalla Provincia e dalle imprese in questo ambito. La nostra Provincia è prima in Italia anche per concentrazione di start up innovative. Grazie a politiche volte a stimolare e supportare la crescita del sistema produttivo in ambiti in forte sviluppo – come la sostenibilità, la smart industry e le scienze della vita – il Trentino oggi si distingue nel panorama nazionale per essere un territorio vocato all’innovazione e alla ricerca. Riteniamo che sia necessario proseguire in questa direzione, dal momento che è evidente che è soprattutto attraverso l’innovazione che si può incrementare la competitività delle imprese.
Viviamo un’epoca di cambiamenti radicali e repentini. Basti pensare ai passi da gigante fatti negli ultimi mesi dall’intelligenza artificiale generativa. Le imprese vanno accompagnate in questo processo di trasformazione, attraverso attività di sensibilizzazione e formazione, per comprendere i cambiamenti in atto e per cogliere le opportunità di queste innovazioni, senza subirle.
Nel luglio 2023 la Provincia ha approvato il Piano strategico per l’internazionalizzazione, con lo scopo di dare una spinta all’export delle imprese, valorizzando il marchio Trentino e offrendo una serie di iniziative di supporto nel medio e lungo termine.
Il Piano strategico nasce dopo mesi di confronto fra le istituzioni, gli imprenditori e gli stakeholder coinvolti nell’internazionalizzazione delle aziende, in primis le associazioni di categoria e la Camera di Commercio di Trento.
È necessario che le aziende siano messe in condizione di affrontare mercati internazionali sempre più competitivi, attraverso la riorganizzazione dei propri modelli produttivi e il rafforzamento della struttura aziendale in termini organizzativi e patrimoniali.

L’obiettivo deve essere l’incremento della quota di aziende esportatrici, oggi ancora limitata (le prime 100 aziende esportatrici rappresentano l’80% dell’export provinciale), per consentire all’economia trentina di intercettare le traiettorie di crescita che sono presenti a livello internazionale. La proiezione estera può essere perseguita anche attraverso la vendita online dei propri prodotti, per realizzare la quale servono attività di formazione e assistenza qualificata.
Va infine sviluppata un’immagine del Trentino, attraverso lo sviluppo e la promozione del brand territoriale, che renda riconoscibile a livello internazionale la qualità dei prodotti trentini, come viene fatto ormai da molti anni per attrarre turisti.
Anche il comparto turistico, da questo punto di vista, va riconosciuto come importante attore dell’internazionalizzazione del territorio, per cui le aziende del settore vanno accompagnate nelle loro azioni commerciali con l’estero in termini di conoscenza dei mercati e affiancamento nell’esplorazione degli stessi.

La sostenibilità ambientale
L’impronta climatica e ambientale derivante dalle attività umane è un fatto oggettivo su cui vi è consenso unanime nella comunità scientifica mondiale. Per affrontare questa sfida è necessario muoversi con competenza, pragmatismo e saggezza adottando strategie di mitigazione e adattamento. Sono necessari importanti investimenti in formazione, ricerca, e tecnologia che rappresentano una straordinaria opportunità di sviluppo economico e sociale.
Le imprese sono pronte a fare la loro parte e stanno già investendo risorse significative nella transizione ecologica. La politica deve accreditare e riconoscere questo percorso impegnativo anche di fronte all’opinione pubblica, impegnando a sua volta una quota rilevante di risorse economiche negli incentivi alle imprese.
La nostra Provincia deve affrontare e risolvere in tempi brevi alcune questioni che si trascinano da molto tempo. Citiamo alcuni esempi di un elenco più ampio: la chiusura del ciclo di gestione dei rifiuti non riciclabili, con la realizzazione di impianto di termovalorizzazione/gassificazione che assicuri il massimo grado di sicurezza sia alle persone che all’ambiente; la realizzazione di un’infrastruttura capillare di bacini di raccolta d’acqua con finalità plurime; il recupero e la riqualificazione energetica degli immobili privati e pubblici; il sostegno alla diffusione delle varie forme di autoproduzione e autoconsumo collettivo di energia da fonti rinnovabili, valorizzando l’esperienza delle comunità energetiche; la realizzazione di un’infrastruttura diffusa per la ricarica veloce dei veicoli elettrici e il completamento della rete distributiva del metano sul territorio provinciale.
In Trentino il legno rappresenta un’importante fonte di energia rinnovabile. Negli scorsi anni il patrimonio boschivo è stato profondamente colpito da eventi atmosferici catastrofici: ora, ai danni diretti causati da Vaia si aggiungono quelli derivanti dall’emergenza bostrico. È prioritario ridurne l’impatto, aumentando gli sforzi di rimboschimento con priorità alle essenze lignee a maggior valore produttivo, e riportando al centro del dibattito energetico la valorizzazione del cippato e degli scarti boschivi.

A livello nazionale, l’approccio utilizzato per perseguire gli obiettivi di Agenda 2030 è basato sull’adozione dei principi ESG, quali misura dell’impegno delle imprese verso la sostenibilità e la responsabilità sociale. Tali criteri stanno assumendo un peso sempre più rilevante nell’aggiudicazione di appalti pubblici, nella valutazione da parte delle banche per la misurazione del rischio “non finanziario”, e saranno utilizzati dell’ente pubblico per selezionare il sostegno ad alcune tipologie di investimento. Le piccole imprese difficilmente riusciranno ad adottare queste procedure e modelli.
Servono quindi strumenti di valutazione semplici e non meramente burocratici: pensiamo che una buona base di lavoro sia rappresentata dalla Prassi di Riferimento sostenuta dalla Provincia Autonoma di Trento e realizzata in collaborazione con UNI, a cui hanno contribuito, tra gli altri la CCIAA di Trento, le associazioni di categoria e Trentino Sviluppo. Questo modello di autovalutazione ha l’obiettivo di aiutare le piccole aziende nel prendere consapevolezza del proprio ruolo e del proprio impatto su ambiente, territorio e società. Chiediamo alla Provincia l’impegno a continuare a lavorare assieme a tutti i soggetti di rappresentanza interessati per testare e affinare questo modello di valutazione.
Lo sviluppo dei territori montani e del turismo sostenibile sono un’opportunità di crescita e di rilancio per l’intera economia del Trentino. La valorizzazione della cultura e delle produzioni locali rappresentano una

scelta strategica per sostenere un’economia locale, rispettosa del paesaggio e delle comunità, incentivando allo stesso tempo “la produttività del territorio” con le conseguenti ricadute socioeconomiche positive.
C’è bisogno di un indirizzo strategico che consenta alle attività economiche nel rispetto delle componenti ambientali e paesaggistiche, di poter crescere; va supportata la micro imprenditorialità diffusa come strumento di presidio territoriale; il numero di imprese commerciali, artigiane, industriali, turistiche e agricole è un indicatore del benessere di una comunità.
I territori necessitano di una presenza stabile dei residenti per essere vivi ed autentici: è necessario un equilibrio che può passare solo dalla pianificazione urbanistica a livello locale. Pur considerando la richiesta turistica in evoluzione e quindi l’importante presenza dell’offerta ricettiva degli alloggi turistici, occorre valutarne gli effetti sui centri storici e sulla possibilità di alloggio dei residenti.
Per contrastare lo spopolamento delle comunità più periferiche e un impoverimento senza ritorno del tessuto economico di montagna, bisogna investire molto su politiche della casa e servizi essenziali quali l’istruzione, il presidio sanitario e i trasporti, prevedendo agevolazioni per i residenti e forme di vantaggio, come ad esempio una fiscalità differenziata, per le imprese insediate in questi territori.
Tutte le politiche e gli strumenti incentivanti a sostegno della riqualificazione energetica e strutturale del patrimonio edilizio sono stati ampiamente utilizzati nella nostra Provincia; tuttavia, l’effetto traino generato dalla straordinarietà dei Bonus nazionali si sta esaurendo e, all’orizzonte, si profila una nuova fase di riammodernamento in chiave energetica del patrimonio edilizio esistente (rif. agli obiettivi della Direttiva europea “Case Green”). Sarebbe opportuno attivare da subito un percorso condiviso riattivando il “Tavolo condomìni” che individui nuovi strumenti di incentivazione e semplificazione per imprese e cittadini.

Particolare attenzione e una politica di sostegno dedicata andrebbe rivolta all’ingente patrimonio di seconde case, un patrimonio edilizio poco utilizzato, energivoro e bisognoso di manutenzioni. Analoghe valutazioni possono e devono essere fatte per quanto concerne gli immobili alberghieri dismessi, che potrebbero essere rifunzionalizzati come foresterie per lavoratori o ai fini di edilizia pubblica a canone moderato.

La sostenibilità sociale
L’ente pubblico, le imprese e la società civile sono impegnati costantemente a supportare le comunità locali e a garantire una migliore qualità di vita a tutti coloro che compongono, a vario titolo, dette comunità.
Il mercato del lavoro sta attraversando – anche a livello locale – una fase preoccupante di squilibrio tra domanda e offerta. Le imprese faticano a trovare manodopera qualificata, sia per l’intero anno, che per occupazioni stagionali.
È necessario, pertanto, dar corso ad iniziative urgenti per rafforzare il collegamento tra scuola e mondo del lavoro, valorizzando gli strumenti di collaborazione attiva tra aziende ed istituti formativi, sia professionali che di altro genere. Per far crescere l’occupazione è altresì necessario dar corso ad una

profonda riforma della formazione professionale trentina, in modo da rendere evidente ai giovani e alle loro alle famiglie il potenziale in termini di realizzazione personale e professionale per i loro figli, in qualità di dipendenti di imprese terze, o come neo imprenditori.
Particolare attenzione dovrà essere riservata all’emigrazione di tanti giovani che crescono, studiano e si formano, professionalmente e personalmente, in Trentino per poi lasciare la nostra realtà e trovare spesso all’estero migliori occasioni e prospettive: rendendo, pertanto, vani tutti gli investimenti fatti sia dallo Stato che dalla Provincia, per garantire loro una adeguata istruzione.
Altra criticità presente in Trentino, come nel resto del Paese è il basso tasso di occupazione femminile, considerando che il lavoro femminile potrebbe rappresentare un importante fattore di crescita e di sviluppo, sia economica che sociale. Per raggiungere l’obiettivo della piena occupazione femminile è necessario, innanzitutto, mettere in atto politiche familiari in grado di aumentare sensibilmente il livello di conciliazione lavoro-famiglia.
Il sistema di welfare trentino è condizionato dai fenomeni del basso tasso di natalità, dell’invecchiamento della popolazione e conseguente aumento della non autosufficienza, della riduzione in termini assoluti della forza lavoro attiva, della contrazione delle risorse economiche pubbliche. Per questo deve affrontare la sfida della sua sostenibilità, alla luce dell’esplosione dei bisogni sociali e della nuova domanda di servizi che emergerà nel prossimo futuro. Le parole chiave sono dunque sussidiarietà, solidarietà, mutualità, auto organizzazione e nuova cittadinanza.

Per investire in sussidiarietà, bisogna dotare il sistema di strumenti normativi, finanziari e di relazione che permettano di sviluppare la capacità dei cittadini e delle formazioni intermedie di rispondere ai bisogni sociali, esercitando, così, funzioni pubbliche. Investire in sussidiarietà vuol dire anche sostenere l’iniziativa del Terzo Settore e del privato sociale, riconoscendo ad essi un’autonomia esplicita in termini di gestione ed innovazione delle prassi di servizio; significa integrare ambiti di azione diversi per razionalizzare ed ottimizzare investimenti e reti già presenti ed operative, che con uno sforzo contenuto possono ampliare significativamente il rispettivo spettro di azione.
Per co-partecipare e co-costruire il sistema, vanno quindi sostenute partnership tra cittadini, comunità, associazioni di categoria, enti pubblici e privati, superando il dualismo pubblico-privato e valorizzando le buone pratiche esistenti. In tale direzione sono state realizzate iniziative (quali Laborfonds, Sanifonds e Fondo territoriale di solidarietà) che hanno visto il coinvolgimento delle parti sociali e delle istituzioni.
Il tema dell’immigrazione non può e non deve costituire un tabù: proprio le dinamiche demografiche, congiuntamente alle gravi difficoltà che si registrano nel riuscire a trovare manodopera in molti – se non tutti – i settori economici impongono una rivalutazione delle politiche attuali, introducendo strumenti nuovi e snelli attraverso i quali favorire l’ingresso in Italia – o la regolarizzazione – di persone che possano dimostrare di disporre di un’occupazione.
In quest’ambito, il compito della politica è quello di un soggetto “facilitatore”, che deve rispettare la libertà individuale e contrastare ogni forma di discriminazione ideologica e fattuale. Senza il coraggio di sperimentare e lasciar sperimentare, sarà ben difficile invertire le attuali tendenze.

Gli squilibri generati dall’azione combinata della bassa natalità e dell’invecchiamento della popolazione hanno determinato e determineranno ancora di più nel prossimo futuro profonde modificazioni delle dinamiche sociali. Una politica a favore della natalità deve considerare anche i nuovi e sempre più incidenti carichi assistenziali che attualmente, non trovando risposte adeguate nei servizi socioassistenziali territoriali, incidono negativamente sulle famiglie. È necessario programmare e pensare azioni forti e di effettivo sostegno per le famiglie con familiari e anziani fragili; la spesa e il carico assistenziale incidono eccessivamente e quasi totalmente sul cittadino, ripercuotendosi anche sulle scelte individuali e lavorative.
Nell’ambito delle politiche di welfare è bene aver presente che la povertà è un problema crescente anche in Trentino, influenzato da fattori come la pandemia, i cambiamenti climatici, i conflitti in corso, non solo in Europa, la crisi energetica e il caro vita.
Infine, con riferimento al tema della sicurezza e coesione sociale, il Trentino si è sempre posizionato tra le prime province italiane. Tuttavia, in questi ultimi tempi, si è assistito ad eventi che non contribuiscono a mantenere la percezione di un clima di sicurezza. Non ci si riferisce esclusivamente ai fatti più eclatanti, ma anche a latenti situazioni di degrado soprattutto nei centri maggiori dei territori.

Anche la convivenza con i grandi carnivori è fonte di grave e comprensibile preoccupazione per la popolazione residente e per gli operatori economici di settori cruciali per le vallate alpine (alpeggi e turismo). È necessario applicare le misure esistenti e definirne di aggiuntive ove necessario per riportare la situazione in una condizione di sostenibilità.

4. Sistema sanitario
Sfide demografiche, equità sociale e soluzioni tecnologiche

Le attuali dinamiche demografiche acuiscono le criticità del sistema sanitario provinciale e in particolare dell’assistenza alle persone anziane. Anche alla luce delle sempre maggiori esigenze della popolazione, si percepisce una lenta ma inesorabile riduzione della qualità, tempestività e della stessa disponibilità del servizio pubblico, rispetto a una molteplicità di bisogni.
I cittadini, sempre più spesso, sono costretti a rivolgersi alla sanità e al welfare privato, non in una logica virtuosa di complementarità e sussidiarietà, ma in un’ottica di alternativa obbligata al servizio pubblico, che acuisce le disuguaglianze sociali ed economiche.
La sanità deve restare incardinata su un servizio pubblico di qualità, dalla medicina di base a quella specialistica. Il rapporto tra sanità pubblica e privata deve svilupparsi in una logica virtuosa di complementarità e sussidiarietà, con il settore privato che va in supporto di quello pubblico per garantire prestazioni di alto livello in tempi rapidi.

Risulta evidente che il tema delle risorse è determinante per quanto concerne la possibilità di garantire alti livelli di servizio: per questa ragione non sono più procrastinabili scelte organizzative chiare rispetto al servizio sanitario provinciale che privilegino la garanzia di effettività del diritto alla salute sulla scorta di una ricognizione di fabbisogni e risorse.
La realizzazione del nuovo ospedale di Trento deve essere un’occasione da non sprecare per scegliere il modello di sanità trentina del futuro, così come un’attuazione coerente con il territorio del Piano Operativo Provinciale da realizzare nell’ambito della Missione 6 del PNRR.
La duplicazione delle strutture, con specializzazioni presenti in più ospedali del territorio, non è più compatibile né con il quadro economico, né con la possibilità di trovare personale – medico in primis – disponibile a prendere servizio in contesti poco attrattivi sotto il profilo professionale.
Vanno valorizzati contemporaneamente tutti gli strumenti che la tecnologia oggi offre: tra questi la telemedicina, che permette di costruire una rete di professionalità in grado di elevare la qualità del servizio offerto, distribuirne l’erogazione ed ottimizzare l’impiego delle risorse.

Una prima criticità da risolvere riguarda il ruolo del privato accreditato che opera erogando prestazioni nell’ambito del servizio sanitario provinciale: la capacità di integrare tempestivamente le risposte delle strutture pubbliche (per esempio abbattendo le liste di attesa) va resa efficiente attraverso un’adeguata politica tariffaria, aggiornata al contesto economico generale.
Una seconda criticità, già segnalata in passato, è la mancata attivazione nelle scorse stagioni, della guardia medica turistica, a causa della carenza di professionisti sanitari. Si tratta senza dubbio di un problema rilevante con ripercussioni negative sia a carico del sistema sanitario che d’immagine per il nostro territorio. Il servizio di guardia medica turistica non si rivolge solo ai turisti, ma a tutti i cittadini e lavoratori stagionali, che per le svariate ragioni spostano il proprio domicilio in Trentino nei periodi di maggior affluenza turistica.

5. Infrastrutture
Dal potenziamento ferroviario ai grandi eventi, per la trasformazione e modernizzazione delle reti infrastrutturali e logistiche

Sia il mondo politico, che imprenditoriale è concorde nel sostenere che il Trentino ha la necessità di costruire e completare importanti opere che sono necessarie per mantenere e migliorare l’accessibilità del territorio, che si colloca in una posizione fortemente strategica all’interno delle reti di trasporto transeuropeo.
Quello attuale, d’altra parte, è anche un contesto di grandi opportunità segnato dalla presenza di importanti risorse finanziarie come quelle previste nel PNRR.
Opere prioritarie sono: il potenziamento delle opere di accesso al Brennero, elettrificazione della Ferrovia Trento – Bassano, prolungamento dell’Autostrada Valdastico Nord, potenziamento Autostrada del Brennero (terza corsia dinamica), sviluppo della viabilità dell’Alto Garda, miglioramento della circonvallazione di Trento, la nuova stazione ferroviaria di Trento, adeguamento infrastrutturale del Ponte Caffaro, potenziamento della viabilità della Valsugana, miglioramento viabilità SS12.
Eppure, nonostante se ne discuta da anni, aleggia ancora molta incertezza sui tempi di realizzazione di queste come di altre opere infrastrutturali attese da tempo e ancora in gran parte sulla carta (citiamo il NOT, le circonvallazioni di numerosi centri minori, l’ammodernamento della stessa Valsugana), come pure la Valdastico, per la quale sollecitiamo un’ulteriore riflessione circa il migliore percorso da realizzare. Si auspica inoltre il completamento della metanizzazione di alcuni ambiti territoriali.
Alle necessarie infrastrutture è indispensabile, affiancare un efficiente trasporto pubblico, dal centro alle valli e tra le valli, sostenibile, esteso, intermodale e cadenzato che tenga conto delle esigenze dei residenti e dei turisti, che vi hanno libero accesso grazie alla Trentino Guest Card, per ridurre le emissioni inquinanti, ma anche come soluzione ai rincari del prezzo del carburante che incide profondamente sul costo degli spostamenti.

Per attrarre in Trentino sempre più turisti dall’estero, provenienti anche da paesi lontani, è necessario potenziare l’offerta di trasporto strutturato dagli aeroporti alle località turistiche.
La scelta di procedere alla realizzazione di un bypass ferroviario della città di Trento data ormai più di un decennio e ha coinvolto in un processo di confronto, non solo tecnico ma anche di partecipazione istituzionale e democratica. L’opera, oltre a togliere il traffico ferroviario di attraversamento, consente un significativo spostamento delle merci dalla strada alla ferrovia ed è inoltre propedeutica alla rivisitazione di tutta l’area attualmente occupata dalla stazione ferroviaria, che in un prossimo futuro, non lontano, dovrebbe essere interrata, riqualificando tale zona e ricongiungendo la città al fiume Adige. La realizzazione del bypass ferroviario attinge poi a importantissime risorse economiche e finanziarie del Piano nazionale di ripresa e resilienza. È forse l’intervento economico più consistente a memoria della comunità trentina, per il quale si avranno importanti ricadute economiche nell’immediato ma soprattutto nel futuro.

Non appare però comprensibile, e sinceramente in taluni casi risulta fortemente ideologica e preconcetta l’opposizione di gruppi di persone che anche di fronte a disponibilità e proposte rispetto ai problemi evidenziati proseguono in un’azione di contrasto totale e di continuo rilancio di negatività contro il progetto del bypass ferroviario.
Il Coordinamento provinciale imprenditori ha già espresso perplessità e preoccupazione rispetto a questo atteggiamento pregiudiziale ed afferma il proprio convinto consenso e sostegno alla realizzazione di questa opera.
È confermata l’assoluta necessità di dotare il Trentino di una rete telematica adeguata rispetto agli standard attuali di riferimento. Scoprire che tanto nelle aree più lontane della nostra provincia quanto nel circondario del capoluogo non si possa contare ancora sulla possibilità di connettersi alla rete in fibra conferma il grave ritardo che il Trentino sconta su questo fronte. Ciò risulta ancor più incomprensibile ove sì analizzino i rilevanti investimenti posti in essere per la posa di oltre 1.800 km di dorsale che ad oggi hanno permesso l’allacciamento di oltre 600 sedi pubbliche, ma hanno offerto pochissime opportunità di connessione ad aziende e famiglie.

Il Trentino ospiterà, unitamente a Lombardia e Veneto il più grande evento sportivo invernale: i Giochi Olimpici Milano Cortina 2026. Oltre ad essere un momento di grande visibilità internazionale, sarà un’opportunità di sviluppo e crescita economica e sociale di lungo periodo. Il Trentino verrà posizionato turisticamente e mediaticamente a livello mondiale anche rispetto a mercati che ancora non ci conoscono. A questa sfida la Provincia e il suo tessuto economico dovranno arrivare preparati.
Pertanto, riteniamo necessario che vengano sostenuti con provvedimenti specifici e con criteri e tempistiche semplificate gli interventi di riqualificazione delle strutture ricettive, per rendere la nostra offerta turistica e i nostri territori maggiormente “smart”, efficienti, sostenibili e attrattivi. A questo proposito è fondamentale che il prossimo governo provinciale si faccia portavoce della necessità di elevare la soglia comunitaria degli aiuti in de minimis.

Le Paralimpiadi invernali, che affiancheranno le Olimpiadi, costituiranno un’occasione ulteriore per qualificare l’offerta del nostro territorio in termini di accessibilità e inclusione sociale. È quindi opportuno prevedere una progettualità dedicata a questa attività sportiva che ha una valenza non solo agonistica, ma anche di rilevanza sociale.

6. Imprese e Pubblica Amministrazione
Modernizzazione delle società pubbliche, semplificazione e appalti

Come Associazioni di categoria riteniamo necessaria un’azione di razionalizzazione delle società controllate dalla Provincia che sia focalizzata sull’aggregazione delle stesse per poli specialistici e tematici, sulla dismissione di rami di attività in aree già aperte al mercato e sull’eliminazione di partecipazioni in aree non strategiche.
Chiediamo di individuare ed eliminare tutte le sovrapposizioni di servizi erogati dalle società di sistema pubbliche e da Trentino Sviluppo in particolare, anche in concorrenza rispetto all’offerta del mercato privato e in special modo delle società o strutture facenti capo alle categorie economiche.
Nel merito si tratta di attivare – come richiesto da tempo dalle Associazioni di categoria – modalità diverse di collaborazione con le società del sistema pubblico attraverso un pieno coinvolgimento e sistematici rapporti di confronto.
Appare essenziale un forte coinvolgimento delle rappresentanze economiche: le Associazioni di categoria, al di là delle singole imprese, dovrebbero diventare interlocutori privilegiati in via permanente delle iniziative che vengono proposte. A queste e alle loro società di servizi tipicamente appartiene la funzione di prima interfaccia sui bisogni e sulle prospettive delle imprese (è infatti nel loro patrimonio fondamentale) mentre è ragionevole, ad esempio, che all’interno di Trentino Sviluppo si trovi un interlocutore di alta specializzazione, non un semplice sportello informativo generalista.

Si torna perciò a proporre di costituire all’interno di Trentino Sviluppo un comitato di indirizzo specifico per le piccole imprese, in grado di orientare e calare sulle piccole realtà alcune scelte strategiche fin dalla loro elaborazione. Il lavoro di tale comitato potrebbe altresì dar corpo ad un polo di eccellenza delle PMI, promuovendo per il tramite delle Associazioni (anche attraverso i loro CAT-Centri di Assistenza Tecnica che hanno accumulato in questi anni un significativo know-how al fianco delle imprese) la cultura, la conoscenza e le competenze sull’innovazione in ogni sua declinazione (organizzativa, produttiva o di mercato) e coordinando le diverse e crescenti proposte di servizio sul tema specifico mirate alle necessità della piccola impresa. Il comitato di indirizzo potrebbe avere anche il compito di favorire il partenariato con i poli di specializzazione (Meccatronica e Manifattura in primis) o con i centri di ricerca locali, garantendo che siano questi ultimi a rispondere alle esigenze di base delle micro e piccole imprese e non viceversa.

Un profilo che rimane sempre al centro del rapporto tra le imprese e le Pubbliche Amministrazioni (P.A.) riguarda la semplificazione: infatti la semplificazione dell’attività amministrativa è un fattore determinante di crescita economica e sostenibile della nostra Provincia, in coerenza con i futuri obiettivi europei di crescita e rilancio economico.
È indubbio, infatti, che la competizione avviene oggi anche fra territori: pertanto le imprese, ubicate in territori nei quali il dialogo con la P.A. è più agevole, il confronto utile e fruttuoso, i tempi di risposta della P.A. alle istanze delle imprese rapidi e snelli, risultano essere più concorrenziali e performanti rispetto ad altre che invece hanno come interlocutore una pubblica amministrazione “burocratizzata” e lenta.

L’OCSE attesta che la produttività media del lavoro delle imprese italiane è più elevata nelle zone dove la P.A. è più efficiente; per contro, dove invece è più bassa, la produttività del settore privato ne risente negativamente. Nonostante gli sforzi degli ultimi anni per semplificare la burocrazia il suo costo in Italia continua a crescere a ritmi esponenziali, attestandosi – secondo stime recenti di The European House – Ambrosetti e di Deloitte – a 57 miliardi di euro.
È dunque doveroso proseguire nell’opera di semplificazione e snellimento effettivo dei procedimenti amministrativi, che a nostro avviso si ottiene:
• attraverso un’ampia digitalizzazione del rapporto tra P.A. e imprese, sulla base di una reale interconnessione tra le banche dati pubbliche;
• per mezzo della omogeneizzazione dei procedimenti e della modulistica;
• attraverso una riorganizzazione delle competenze e la riduzione del numero di enti pubblici coinvolti nel medesimo procedimento.
Solo in tal modo si raggiungeranno le condizioni per giungere concretamente alla piena attuazione del principio dell”once only”, in base al quale le P.A. non possono chiedere all’impresa i dati già in loro possesso.

Una sollecitazione particolare merita il tema degli appalti pubblici: in conseguenza del naturale rallentamento della domanda privata legata alla stretta sulle incentivazioni statali, nei prossimi anni assumeranno sempre maggiore importanza, anche per le piccole imprese della filiera edilizia, i lavori pubblici che si andranno ad attivare sul territorio provinciale. Alcune azioni appaiono prioritarie.
Adeguare pienamente il prezziario provinciale per le opere pubbliche ai Criteri Ambientali Minimi-CAM e al rispetto del principio di derivazione comunitaria del DNSH (Do Not Significant Harm), anche eventualmente attraverso un adeguamento della percentuale delle spese generali riconosciute all’appaltatore.
Promuovere la riqualificazione strutturale ed energetica di scuole, edifici pubblici, immobili di proprietà di ITEA, seconde case, anche eventualmente prevedendone il cambio di destinazione d’uso, da destinare ad alloggi a canone moderato per lavoratori e famiglie.

Adottare logiche di piccoli appalti a cui possono accedere anche le imprese di minori dimensioni con l’obiettivo primario di trattenere tutti i lavori sul territorio, sempre perseguendo una strategia di efficienza complessiva.
Mettere a regime i fondi provinciali, a favore anche delle Amministrazioni locali, per l’adeguamento dei prezzi di appalto relativi a opere pubbliche in conseguenza del caro materiali, migliorando e velocizzando la procedura di accesso ai fondi stessi; si tratta anche di estendere temporalmente la possibilità di richiedere la rinegoziazione dei prezzi (fino al termine di realizzazione delle opere), di rendere maggiormente agibile la possibilità per gli appaltatori di richiedere ed ottenere la rinegoziazione, limitando i casi in cui l’Amministrazione aggiudicatrice può negarla; occorre altresì prevedere la possibilità per l’impresa di sospendere i lavori, alla scadenza dei termini fissati dalle Linee guida sulle rinegoziazioni, finché l’Amministrazione non si sia pronunciata definitivamente rispetto alla richiesta di rinegoziazione del contratto avanzata dall’appaltatore.
Promuovere la valorizzazione del tessuto produttivo locale nell’accesso alle procedure di appalto, sia nell’ambito delle procedure negoziate ad invito, sia negli appalti sopra soglia, concedendo la possibilità concreta alle imprese locali di promuovere eventuali forme di aggregazione per affrontare anche i lavori di importo più rilevante e ponendo attenzione ai valori posti a base di gara, anche in termini funzionali e/o prestazionali, per evitare che le imprese del territorio siano aprioristicamente tagliate fuori dalla possibilità di formulare offerta.
Promuovere una politica di rilancio degli istituti professionali, con particolare riferimento al settore edile, valorizzandone in maniera diffusa l’immagine e l’attrattività presso i giovani e le loro famiglie.
Valorizzare il ruolo del Tavolo Appalti quale sede di effettiva concertazione delle iniziative in materia di contratti pubblici, incrementando la frequenza degli incontri e prevedendo una costante condivisione con i partecipanti al Tavolo dei dati aggiornati riferiti alle procedure bandite e assegnate; si propone altresì di estendere le attività del Tavolo alla fase esecutiva degli appalti pubblici, prevedendo un confronto sui dati e una standardizzazione dei sistemi di verifica delle stazioni appaltanti.
Si chiede di affrontare in termini organici il tema della determinazione degli importi a base d’asta per gli appalti di servizi. Nell’ambito dei servizi si registra la prassi, spesso consolidata, di ribassare costantemente le basi, senza considerare inflazione, aumento del costo della manodopera, incremento dei prezzi dei materiali. Alcune importanti gare per l’affidamento di servizi di assistenza domiciliare sono andate deserte e criticità analoghe sono presenti in molti altri settori, dai servizi alla prima infanzia alle pulizie, dalla ristorazione ai servizi di accompagnamento.
Occorre pertanto condividere, all’interno del Tavolo Appalti, strumenti vincolanti per le stazioni appaltanti che impongano un’analisi documentata del prezzo posto a base di gara, che deve essere determinato considerando tutte le variabili nel tempo intervenute e non semplicemente ripreso dall’affidamento precedente, certificandone la congruità.

 

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