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CENTRO SOCIALE BRUNO – ASSEMBLEA TRENTO CON LA PALESTINA * GAZA: « STOP AL GENOCIDIO E PULIZIA ETNICA, CORTEO IN VIA VERDI (15/11 – 18.00) »

Scritto da
17.27 - lunedì 13 novembre 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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Dopo il partecipato incontro a sociologia, l’assemblea “Trento con la Palestina” lancia il corteo contro il genocidio e la pulizia etnica di Gaza. Contro l’occupazione israeliana e i suoi complici occidentali, vi invitiamo a scendere in piazza MERCOLEDI’ 15 NOVEMBRE alle ore 18, in via Verdi a Trento. Costruiamo una mobilitazione ampia, dalle aule dell’università, dai nostri posti di lavoro, alle strade delle nostre città.

Da oltre un mese stiamo assistendo al genocidio della popolazione palestinese di Gaza, costretta dal 2007 a un criminale assedio imposto unilateralmente da Israele e avallato dai suoi alleati occidentali. Il 7 ottobre scorso, un’azione militare condotta da alcuni gruppi armati palestinesi ha provocato 1200 morti, tra civili e militari israeliani, e decine di ostaggi. In risposta, Israele ha dato il via ad una delle rappresaglie più sanguinose della storia moderna, ed oggi è in corso un un massacro di civili senza precedenti. L’aviazione israeliana ha sganciato oltre 25 mila tonnellate di esplosivo, l’equivalente di due bombe atomiche, in una prigione a cielo aperto di 40 chilometri per 7. I bombardamenti hanno causato numerose vittime anche tra gli ostaggi israeliani.

“Combattiamo contro degli animali umani e agiamo di conseguenza”, aveva sottolineato il Ministro della Difesa israeliana, Aluf Yoav Gallant. Un più ampio piano di pulizia etnica è stato svelato dai media israeliani, con la diffusione di un documento dei servizi segreti che prevede la deportazione di 2,3 milioni di persone residenti a Gaza nel deserto del Sinai.

Per accelerare questo processo, il governo israeliano ha ridotto la popolazione allo stremo. Si bombardano gli ospedali, le reti di telecomunicazioni e le panetterie, togliendo l’accesso a acqua ed elettricità.

Fino a questo momento, solo poche decine di convogli umanitari sono riusciti ad entrare a Gaza, grazie alle pressioni della società civile internazionale: una frazione molto limitata rispetto al fabbisogno della popolazione. Inoltre, gli aiuti non riescono ad arrivare alle zone settentrionali della striscia, poiché Israele ha emesso il folle e irrealizzabile ordine di evacuare la regione e trasferirsi al sud, bombardando poi chi ha seguito le indicazioni e scatenando una gravissima crisi umanitaria.

L’occupazione israeliana continua a ostacolare l’accesso al carburante, che è fondamentale per il funzionamento degli ospedali, diventati rifugio per decine di migliaia di persone e apertamente considerati da Israele un target militare. I carri armati hanno circondato tutti gli ospedali del nord, fatto fuoco sulle strutture e sui civili che provavano a uscire. A causa dei bombardamenti e della mancanza di risorse ed energia la maggior parte degli ospedali ha smesso di funzionare. L’ospedale Shifa di Gaza, il più grande della striscia, è stato costretto a interrompere tutte le operazioni a seguito dei numerosi attacchi mirati dell’esercito israeliano. Tutti i pazienti in terapia intensiva sono morti, così come stanno morendo uno dopo l’altro le decine di neonati prematuri che si trovavano nelle incubatrici, messe fuori servizio.
Nella Cisgiordania occupata, intanto, crescono la paura, l’odio e la tensione: bande armate di coloni appoggiati dall’esercito di occupazione irrompono nelle cittadine palestinesi conducendo raid, esecuzioni e devastazioni nell’anno più sanguinoso per i territori palestinesi dai tempi della seconda Intifada.

Fin dall’inizio, i governi occidentali, inclusa l’Italia, si sono schierati senza esitazioni e con assoluta complicità dalla parte di Israele, sostenendo il massacro in corso, fornendo supporto militare, alcuni fingendo di non vedere in questi attacchi il progetto di una nuova Nakba, altri, come il viceministro degli Esteri Cirielli, salutandola addirittura con favore e dichiarando che i palestinesi si aiuterebbero meglio nei campi profughi.

Con la diplomazia internazionale ridotta a fantoccio di se stessa, la mobilitazione internazionale è l’unica cosa che può fermare il governo israeliano, evitare l’allargamento incontrollato del conflitto e che la causa palestinese venga strumentalizzata da regimi e organizzazioni armate islamiste e fasciste.

Non possiamo restare inerti di fronte a un genocidio: esigiamo un cessate il fuoco immediato. Non possiamo permettere che la tragedia di Gaza venga silenziata in nome degli interessi commerciali, militari ed energetici di lobbies e governi. Continuiamo a mobilitarci per chiedere e praticare, a partire dai nostri territori, l’interruzione dei rapporti commerciali, accademici e militari con Israele, per i quali diverse istituzioni trentine hanno forti responsabilità e interessi in gioco.

Impegnamoci per la cessazione dell’occupazione e della colonizzazione dei territori palestinesi; per uscire dalla logica della vendetta e promuovere un processo di pace che sia reale, che coinvolga veramente la popolazione palestinese e non sia imposto unilaterlamente per garantire gli interessi strategici nella regione. Invitiamo tutt* a prendere posizione, a schierarsi e a mobilitarsi dalla parte della popolazione palestinese. Costruiamo una mobilitazione ampia, dalle aule dell’università, dai nostri posti di lavoro, alle strade delle nostre città.

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Assemblea Trento con la Palestina

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