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ALTROCONSUMO * ASILI NIDO: « POCHI POSTI DISPONIBILI IN QUELLI COMUNALI, RETTE OLTRE GLI 800 EURO NEI PRIVATI »

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12.58 - martedì 13 febbraio 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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Pochi asili nido e rette salate: l’Italia, una Repubblica fondata sui nonni. L’inchiesta di Altroconsumo in 8 grandi città italiane.. Altroconsumo ha fotografato la situazione relativa alle rette degli asili nido nel nostro Paese, il quadro è sconfortante rispetto agli standard europei.

I divari territoriali in termini di copertura di posti sono ampi: Centro-Italia, Nord-Est e Nord-Ovest, superiori al 31%, il Sud e le Isole registrano una copertura del 16%.

Oggi i posti al nido bastano solo per il 28% dei bambini. E nel periodo estivo il 93% delle strutture è chiusa. Dopo l’indagine condotta nel 2022 Altroconsumo torna sul tema per monitorare lo stato dei sistemi di welfare per le famiglie in Italia, coinvolgendo gli asili nido comunali, 285 privati in otto città (Milano, Roma, Torino, Firenze, Bologna, Genova, Napoli e Palermo) e mille intervistati della community di ACmakers.

Rispetto all’inchiesta sulle tariffe dei nido privati di due anni fa per le città considerate le tariffe orarie sono aumentate in media dell’8,8%. A Roma, Milano e Genova l’aumento è stato più elevato, sopra l’11%. Torino e Bologna stabili.

Negli asili comunali è difficile trovare un posto, e le rette sono molto salate, considerando il rapporto con i redditi medi. La retta media mensile per una famiglia con un Isee di 30 mila euro si aggira sui 500 euro a Milano e Torino, poco meno a Firenze. Nei nidi privati gli orari sono maggiormente flessibili, ma la retta media sale: 640 euro, tranne a Milano che raggiunge gli 800 euro mensili.

 

IL CONFRONTO EUROPEO E GLI INVESTIMENTI DEL PNRR.
Il nostro Paese non garantisce un numero di posti nei servizi per l’infanzia adeguato allo standard europeo, fissato dal Consiglio Europeo di Barcellona del 2002 (un posto per almeno il 33% dei bambini entro il 2010). Nel frattempo, l’Europa si è, però, data nuovi obiettivi: il 45% di bambini frequentanti servizi educativi di qualità entro il 2030.

L’Italia, con una copertura del 28%, è in netto ritardo se si considera la media UE del 37,9%, nello specifico, tra i Paesi più virtuosi troviamo l’Olanda con una copertura del 74%, la Danimarca con il 69,1%, Francia e Spagna con una copertura di oltre il 50%.

Inoltre, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) l’Italia si è impegnata a realizzare 150 mila nuovi posti nei nidi, centomila in meno rispetto ai 250 mila che erano stati ipotizzati anche per ridurre il divario territoriale aumentando i posti al Sud. L’obiettivo di portare la copertura dei nido al 33% non può bastare. È necessario garantire a tutti i bambini l’accesso ai servizi per l’infanzia ad un costo sostenibile.

Altroconsumo si è rivolto alla community di ACmakers coinvolgendo mille intervistati, dai quali è emersa la necessità di ripensare i sistemi di welfare per le famiglie tenendo conto delle reali esigenze dei genitori italiani. Viste le politiche che allungano sempre di più la permanenza a lavoro, mamme e papà richiedono di investire per aumentare le strutture e i posti disponibili, norme che diano maggiore flessibilità lavorativa (congedi, permessi…) e un contributo diretto da parte dello Stato nel pagamento della retta, almeno in parte, per tutti. Oltre che la possibilità di essere supportati anche nel periodo estivo: dall’indagine condotta emerge che a luglio solo il 2% dei nido chiude del tutto, il 12% per qualche settimana, l’86% rimane aperto. Situazione completamente differente nel mese di agosto, durante il quale il 93% degli asili nido risulta essere chiuso.

 

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