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ALLEANZA VERDI E SINISTRA * BYPASS FERROVIARIO TRENTO: « FONDI PNRR, QUELLO CHE ABBIAMO SEMPRE DEFINITO UN PROGETTO SCELLERATO RISCHIA DI DIVENTARE UN BUCO NERO »

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17.00 - sabato 18 novembre 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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I giornali di oggi riportano la notizia che i 930 milioni di euro assegnati all’opera del bypass ferroviario di Trento probabilmente spariranno nel quadro della trattativa con l’Europa sulla revisione del PNRR. Il neo-ri-eletto Fugatti, che si era sempre tenuto furbescamente al margine della questione lasciando che ad esporsi fosse il sindaco di Trento, aveva usato in campagna elettorale l’assicurazione da parte del ministro Salvini che il bypass ferroviario sarebbe stato finanziato attraverso i fondi europei del Pnrr e che il ministero avrebbe operato per superare le criticità legate alle bonifiche ambientali del SIN ex Sloi ed ex Carbochimica.

Ma proprio la questione della bonifica, che Sinistra Italiana, assieme alle reti ed associazioni che si occupavano della questione, aveva evidenziato inascoltata già nel 2021, allunga notevolmente i tempi di realizzazione del tracciato ferroviario e quindi impedisce che l’opera sia completata entro il 2026, come prevede l’assegnazione dei fondi del PNRR. Da opera certa ad opera sacrificata per garantire altri interessi il passo è breve. Il ministero garantisce che l’opera si farà ugualmente, ma con quali fondi non è dato sapere.

In questo modo, quello che abbiamo sempre definito un progetto scellerato rischia di diventare un buco nero, un cantiere aperto a tempo indeterminato che avrà sconvolto e messo a rischio la salute dell’ambiente e dei cittadini senza arrivare a conclusione. E come se non bastasse quanto sopra, vogliamo segnalare un’ulteriore possibile causa di ritardo, non ancora sufficientemente considerata.

In questi giorni, al World Landslide Forum del 2023, il professor Crosta, dell’Università di Milano ha portato un caso analogo a quello del monte Marzola, su cui scrivemmo una dettagliata relazione. Si tratta di un tunnel sulla SS36 scavato sotto al monte Legnoncino, interessato anch’esso da una deformazione gravitativa profonda di versante (DGPV). In questo caso il fenomeno di scivolamento del monte era stato valutato nel progetto originale, ma non era stato considerato lo scenario del cambiamento climatico che, con fenomeni piovosi sempre più intensi e concentrati, ha negli anni accelerato il fenomeno, causando danni di entità così importante da aver richiesto numerosi interventi, costati 41 milioni di euro dal 2013 ad oggi, che non hanno ancora risolto la situazione. Non piace mai dire “te lo avevo detto”, ma se fossimo stati ascoltati a suo tempo, si poteva studiare un percorso alternativo ed evitare espropri, abbattimenti e scavi probabilmente resi vani dalla mancanza di fondi.

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Renata Attolini

Alleanza Verdi e Sinistra

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