(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –
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A comporre il SIN di Trento nord ci sono anche le rogge. La Fossa primaria di Campotrentino, la Fossa degli Armanelli, il Rio Lavisotto e la Fossa SLOI, tutte convergenti nel Canale dell’Adigetto, formano quell’insieme di corsi d’acqua sinteticamente detti “Rogge di Trento”, che hanno una lunghezza di circa 6,5 Km ed una estensione di circa 14 ettari. Esse si trovano a diretto contatto con le aree industriali di Carbochimica e SLOI e presentano una notevole contaminazione.
Sappiamo che gli scavi per la realizzazione della Circonvallazione ferroviaria di Trento nell’area ex Sloi – Carbochimica iniziaranno dopo la bonifica del rio Lavisotto, il quale va considerato in tre tratti. Il primo, lato ex Carbochimica, presenta contaminazione da Piombo, Piombo tetraetile, Idrocarburi aromatici policiclici (IPA), Pirene, Benzoantracene, Crisene, Benzoapirene fino a 11 metri dal fondo roggia per alcuni di queste sostanze. Il secondo tratto, lato campo Coni, presenta contaminazione da Piombo, Piombo tetraetile, fino a 2,4 metri di profondità, con la presenza, in alcuni tratti, di Pirene, Benzoantracene, Benzofluorantene, Benzopirene, Dibenzopirene. A queste sostanze si sommano gli IPA fino alla profondità di 8,4 metri. Nei 100 metri precedenti al tratto tombinato si ha un innalzamento della contaminazione ed una consistenza catramosa del terreno. Il terzo tratto corre tombato sotto la città seguendo il vecchio tracciato dell’Adige e presenta contaminazione da IPA, Piombo, Piombo Organico, che per via delle condizioni locali non hanno fenomeni di degradazione nel tempo.
Da un lato Appa dichiara che le analisi effettuate non hanno evidenziato particolari criticità: «una corretta lettura esclude che vi siano, o vi siano state, situazioni o momenti durante i quali i valori di concentrazione di tutti gli inquinanti analizzati abbiano anche solo avvicinato livelli potenzialmente dannosi per la salute di lavoratori, residenti e in generale per l’ambiente».
I Comitati, supportati da esperti, affermano ben altro e cioè che gli sforamenti dei valori di riferimento e sicurezza registrati in zona sono frequenti. Il superamento delle soglie di sicurezza sono stati registrati costantemente a partire dall’ottobre 2022, fino agli ultimi prelievi del gennaio scorso e riguardano sostanze tossiche e cancerogene. I Comitati riferiscono che la maggior parte degli sforamenti riguarderebbero sia le acque sotterranee sia l’aria. Riportano inoltre che le analisi eseguite in aria e acqua sono state fatte in periodi diversi, con temperature diverse. Nello specifico i parametri di riferimento sono stati presi in estate, con livelli più alti a causa del caldo, i prelievi per il confronto in inverno, con il freddo che aiuta a tenerli bassi.
Una cosa è certa: la bonifica deve essere fermata fino a quando non ci saranno garanzie reali per la salute pubblica: la zona è densamente popolata, ci sono scuole, attività commerciali e ricreative. Se tale è la situazione del rio Lavisotto, non è difficile immaginare quale sia la situazione nell’area ex Sloi-Carbochimica, dove si trova tra l’altro anche il pericolosissimo piombo tetraetile che si troverebbe anche sotto i binari della linea ferroviaria del Brennero.
Ciò premesso interrogo il Presidente della Provincia di Trento per sapere:
se non ritenga prioritario lo stop alla bonifica del rio Lavisotto e di conseguenza agli scavi nella zona ex Sloi/Carbochimica, fino a quando non verrà accertato, senza ombra di dubbio alcuno, che i lavori non metteranno a rischio la salute pubblica;
se intenda utilizzare i due milioni di euro stanziati dallo Stato per un’ulteriore analisi delle aree ex Sloi e Carbochimica, avviando interventi di progettazione ed esecuzione della campagna di sondaggi geognostici volti ad individuare con precisione estensione e profondità delle sostanze inquinanti presenti in quelle aree e sotto i binari della ferrovia del Brennero.
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Cons. Lucia Coppola
Consigliera provinciale/regionale-Gruppo Misto/Europa Verde