(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Vetri speciali: libertà di ridursi il salario o di perdere il lavoro. Questo è il dilemma (meglio chiamarlo con il suo nome “ricatto”) al quale un gruppo di lavoratori della Vetri Speciali si rifiutano di subire e rispondono con una mobilitazione a difesa dei loro diritti e della loro dignità.
Diritti e dignità di questi lavoratori che sembra interessi poco le sigle sindacali di Cgil, Cisl e Uil le quali sembrano limitarsi alla politica della “riduzione del danno” o ben che vada della politica del meno peggio. La Vetri speciali vuole trasferire l’intera produzione da Ciré (Pergine), dove lavorano circa 100 operai, a Gardolo, dove ne lavorano circa 150.
A metà settembre scorso comincia una trattativa sulle condizioni salariali e normative di questo trasferimento. La trattativa salta perché gli operai di Pergine rispondono con quattro giorni di sciopero al ricatto aziendale di imporre la riduzione dei salari.
L’azienda convoca individualmente i lavoratori per costringerli a “scegliere”: o il trasferimento a Gardolo con una perdita in busta paga tra i 200 e i 300 euro mensili o il licenziamento con un incentivo tra i 4 e gli 8 mila euro. Il primo ottobre comincia il trasferimento a Gardolo per i circa cinquanta lavoratori che hanno subìto il ricatto.
Una ventina “opta” per il licenziamento incentivato da pochi euro, mentre una trentina di operai non intendono cedere e continuano a battersi per i loro diritti. Il 2 dicembre Cgil, Cisl e Uil firmano un accordo che accetta il ricatto e “liquida” gli operai con una cassa integrazione di circa 1000 euro al mese senza anticipo da parte dell’azienda.
Dato che l’eventuale autorizzazione ministeriale della cassa integrazione avverrà, se tutto va bene, fra 4/6 mesi l’aver firmato la CIGS senza l’anticipo significa aver accettato, come sindacato, un ulteriore elemento di coercizione verso questi lavoratori.
Non vuoi ridurti il salario, rimani senza paga per 4/6 mesi. Ed è grave che questo avvenga con la complicità dei confederali, del Servizio lavoro e della PAT.
Nell’incontro di oggi pomeriggio con la Dirigente dell’Assessorato alle attività economiche di Spinelli abbiamo denunciato questa situazione e abbiamo chiesto cosa intende fare la PAT per questi lavoratori.
Non si può accettare che un’azienda possa, con la complicità dei confederali e dei vari Enti Istituzionali, costringere i lavoratori ad abbassarsi la paga per poter lavorare.
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CUB Trento