Pur di conseguire il record del mondo in altezza, una croce in vetroresina alta ben 18 metri, come un palazzo di 6 piani, sarà collocata nell’area protetta del Monte Baldo, dove già persiste un ben più blasonato valore mondiale la sua endemica dote botanica.
Caldeggiata dalla diocesi di Verona e Trento e sostenuta dal comune di Malcesine, le associazioni alpinistiche dei due versanti, Cai del Veneto e Sat del Trentino , si sono pubblicamente espresse criticando pesantemente l’ecomostro.
Le cime delle montagne hanno un valore estetico naturale assoluto e insuperabile, sono di una bellezza compulsiva, la salita, l’attesa della vetta, la fatica per poi esplodere di immensa gioia al raggiungimento della sommità, queste emozioni vanno protette e non possono, ogniqualvolta, essere limitate da un elemento estraneo: la croce.
L’impropria marcatura, come fosse un cimitero cattolico rappresenta un elemento estraneo e degradante nella salvaguardia ambientale, dispiace verificare che il nostro patrimonio con la certificazione dell’ unesco ( dolomiti ), cioè di tutta l’umanità, subisca l’imposizione aggressiva di una convinzione religiosa con il proprio segno inconfondibile, che è bene ricordarlo non si è certo distinto nel passato per missioni di pace o di sconfiggere l’odio.
Si è soliti rammentare che la croce è un simbolo che unisce, lasciateci dubitare, è sufficiente ricordare che è ancora in atto la diatriba tra alpini e schuetzen, gli stessi hanno crivellato le montagne posizionando croci in ricordo dei Trentini morti con la divisa dell’imperatore Francesco Giuseppe, quindi la stessa divide e non unisce, riporta in auge nazionalismi che hanno prodotto guerre e tragedie.
Il crocifisso è il simbolo della religione cristiana, ma come ogni simbolo è destinato a dividere e non a unire, divide alpini e schuetzen , divide in qualsiasi luogo ove credenti, agnostici, di altre fedi o non credenti si dividono gli spazi pubblici.
Le cime delle montagne devono essere libere e neutre da qualsiasi simbolo, non possiamo permettere a nessuno di strumentalizzarle, c’è un concreto rischio che chi ama la montagna ogni qualvolta arrivi in cima ad una vetta abbia la chiara sensazione di essere un ospite.
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Alessandro Giacomini
Responsabile UAAR Trentino Alto Adige – Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti