News immediate,
non mediate!
Categoria news:
LETTERE AL DIRETTORE

SIMONE MARCHIORI (PATT) – REPLICA A LETTORE “IL T”: « CARO GRAIFF, LA RINGRAZIO PER DARMI L’OCCASIONE DI RIBADIRE CHE LA POLITICA TRENTINA NON GENERA PROGETTI LUNGIMIRANTI »

Scritto da
10.27 - sabato 21 gennaio 2023

Devo ringraziare Stefano Graiff per la sua lettera aperta che mi ha rivolto nei giorni scorsi dalle pagine di questo giornale.

Lo ringrazio perché, partendo dalle frecciate che ha lanciato al PATT attraverso il suo ragionamento, da modo di tornare nuovamente sull’argomento in questione per ribadire come, in realtà, io non abbia minimamente provato ad ergermi a censore o giudice degli altri partiti, ma abbia portato alla luce una situazione che è sotto gli occhi di tutti. Una situazione, quella della politica trentina, che è desolante nella sua incapacità di generare progetti lungimiranti o proposte chiare in grado di dare risposte ai trentini.

Sí, perché se è vero che il primo passaggio nell’elaborazione politica deve essere l’analisi del terreno su cui ci si trova a muoversi, è altrettanto evidente come il PATT questo passaggio l’abbia compiuto e le conclusioni contestate da Graiff sono proprio la fotografia di questo terreno in cui nessun attore politico, di destra e di sinistra, può assumere patenti di superiorità morale o di capacità di scelta o amministrazione della nostra provincia superiore agli altri.

Lo stesso Graiff, infatti, afferma che i problemi del Trentino sono nati negli ultimi 10 anni, chiamando in causa, di conseguenza, sia il centrodestra attuale che il fu centrosinistra autonomista. Così come non si può pensare di appuntare al petto di qualcuno patenti di superiorità morale o politica e, ancor meno, di territorialità.

E’ palese, infatti, come i principali partiti dei due poli, partiti nazionali, debbano rimettere ogni loro decisione al piano nazionale. Lo devono fare FDI e Lega, ma anche il PD che, nella querelle sulla proroga o meno del proprio congresso ha visto sbarcare in città il delegato di Roma per dirimere la questione.

Insomma, il ragionamento di Graiff, che a ben guardare assume contorni manichei dato che la destra, secondo lui, ha sempre torto e la sinistra (o comunque chi è diverso dalla destra) sempre ragione, non mi convince. Soprattutto in una realtà come la nostra che, con un’Autonomia avanzata e una tradizione secolare di autogoverno, non può permettersi di farne una questione di parte politica, ma deve necessariamente essere intesa come propensione continua a lavorare per il bene dei trentini e lo sviluppo delle comunità. Questo è l’obiettivo supremo a cui mirare.

Certo, se andiamo a prendere le singole questioni appare ovvio che il PATT è contrario a qualsiasi idea che sposti l’asse strategico delle relazioni e delle decisioni da Bolzano a quello della Macroregione del Nord-Est. La storia del PATT e, prima ancora, quella della nostra terra, parlano chiaro. Ma non ci si può sottrarre dal tema più ampio del modo in cui siamo visti al di fuori del nostro territorio e dalla necessità di rapportarsi con le istituzioni romane. Perché da destra a sinistra (il progetto della macroregione fu presentato sotto forma di Disegno di Legge da alcuni deputati PD) manca una conoscenza e una consapevolezza di cosa sia la specialità di alcune Regioni e di come sia diversa da quella di altre. E questo perché troppo spesso il voto Trentino è omologabile agli schemi nazionali senza alcuna differenziazione. Non emerge in alcun modo la diversità che rimane, così, solo sulla carta. A differenza di Bolzano che può, oltre che con il voto alla SVP, evidenziarla tramite la differenza linguistica.

Ma potrei continuare anche con gli altri esempi di Graiff, soprattutto quello delle Comunità. Concordo con lui che la prima riforma, quella del 2006, fosse la più completa e condivisibile. Ma, al di là che a ridimensionarla ci ha pensato una sentenza, le due riforma successive sono state votate da maggioranze di colore e segno opposto, in una delle quali militavano gli stessi che ora vorrebbero proporsi come gli interpreti del cambiamento.

Ecco perchè il PATT sostiene (e personalmente ne sono assolutamente convinto) la necessità di un progetto nuovo, più che alternativo. Non importa che al potere salgano quelli di prima, ma che la nostra Provincia venga amministrata con una visione chiara, fortemente territoriale ed autonomista, slegata il più possibile dalle logiche romane e, cosa più importante, in grado di dare risposte ai cittadini.

Il problema più grosso, a questo progetto, non sono i “bazzicanti” come Graiff si autodefinisce. Non ne ho mai fatto, personalmente, un discorso di età, ma di anni di militanza nelle Istituzioni autonomistiche. Chi in Consiglio provinciale vi ha trascorso una quindicina d’anni, assumendosi la responsabilità di scelte più o meno giuste ed efficaci, può certamente dare consigli a chi, più o meno giovane, vuole proporre le sue idee e il suo impegno per il bene della collettività. Quello che non può fare, semmai, è spacciarsi per il nuovo, quando, in realtà, dalle scelte di queste persone dipendono alcune fortune della nostra terra, ma soprattutto anche le sfortune.

Come fa chi ha spianato la strada 5 anni fa ad una nuova maggioranza, proporsi ora come il salvatore della patria?

Ecco, forse su questo Graiff potrà illuminarmi. Ma per il momento rimango della mia triste opinione.

 

 

*

Simone Marchiori

Segretario politico Patt – Partito autonomista trentino tirolese

 

Categoria news:
LETTERE AL DIRETTORE
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DELLA FONTE TITOLARE DELLA NOTIZIA E/O COMUNICATO STAMPA

È consentito a terzi (ed a testate giornalistiche) l’utilizzo integrale o parziale del presente contenuto, ma con l’obbligo di Legge di citare la fonte: “Agenzia giornalistica Opinione”.
È comunque sempre vietata la riproduzione delle immagini.

I commenti sono chiusi.