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LANCIO D'AGENZIA

PREMI SAT 2024 * TRENTO FILM FESTIVAL: «PREMIÀTI MARCO ALBINO FERRARI – GIANNANDREA MENCINI – MARIO CURNIS»

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09.13 - sabato 4 maggio 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Si è tenuta venerdì 3 maggio, presso la Casa della SAT a Trento, la 28esima edizione del PREMIO SAT, uno dei riconoscimenti più ambiti del Trento Film Festival e rivolto a coloro che si sono distinti nel tempo in tre categorie: produzione scientifica e letteraria; attività sociale; attività alpinistica.

Quest’anno la giuria del Premio SAT – composta da Claudio Bassetti, presidente di giuria; Anna Facchini, presidente SAT; Palma Baldo, alpinista; Carlo Ancona, consigliere SAT; Marco Benedetti, direttore del bollettino SAT; Ugo Scorza, presidente della Sezione di Trento – ha riconosciuto meritevoli di richiamo per l’attività Scientifico-Storico-Letteraria, Marco Albino Ferrari; per l’attività sociale, Giannandrea Mencini; per l’attività alpinistica Mario Curnis.

Così il presidente della Giuria del Premio, Claudio Bassetti: “Anche quest’anno ritroviamo un filo che lega le persone premiate. Ciascuno nel proprio campo di attività ha evidenziato un atteggiamento di attenzione, rispetto e gratitudine nei confronti della montagna e non solo. I nostri premiati ci ricordano che esiste una crisi profonda globale che consuma presente, ma soprattutto futuro. È una crisi di senso che investe direttamente ognuno di noi e riguarda la collettività, i modelli di vita proposti che subiamo ed alimentiamo, spesso insostenibili per questo Pianeta. La coscienza ci chiede cosa stiamo facendo, come stiamo operando, per cosa siamo disposti a muoverci, a dare il nostro contributo, e infine se davvero siamo disposti a cambiare, se ne siamo convinti. I nostri premiati ci offrono sguardi e dimensioni diverse e soprattutto ci dicono che la partita ci riguarda tutti”.

Nel suo intervento, la presidente SAT, Anna Facchini si è soffermata sulla valenza sociale e concreta del Premio, ringraziando la Fondazione Larcher, guidata da Guido Larcher, discendente dell’omonimo Guido Larcher uno dei primi presidenti di SAT. “Attraverso il Premio SAT anche quest’anno la Fondazione Larcher erogherà un contributo di mille euro per un’associazione o un ente indicati dal vincitore dell’ambito sociale. Verrà assegnato anche un altro contributo di mille euro per contribuire all’acquisto di materiali e attrezzature medico sanitarie, che non vengono fornite dall’Azienda Sanitaria, a favore del Soccorso Alpino impegnato in un’azione di formazione dei propri volontari per gli interventi di emergenza”. Facchini ha poi riportato i saluti di Guido Larcher: “Spiacente di non poter essere presente, alla consegna dei premi di quest’anno. Ricordo che la Fondazione, che quest’anno compie 60 anni di attività ufficiale, era nata allo scopo di riconoscere atti di valore in occasione del soccorso in montagna. Con gli anni, ha ampliato il suo raggio d’azione premiando iniziative di carattere umanitario e solidaristico, in particolare unendosi a quelle individuate dalla SAT. Io credo, che così facendo, essa non tradisca un altro degli scopi essenziali della sua creazione, che era quello di onorare il ricordo di mio nonno, il senatore Guido Larcher, che per lungo tempo, in momenti diversi e cruciali, diresse con mano ferma la SAT, rendendola elemento imprescindibile dell’identità trentina”.

A consegnare il Premio il presidente del CAI, Antonio Montani.; il presidente del Trento Film Festival, Mauro Leveghi; l’assessora all’Ambiente del Comune di Trento, Giulia Casonato. ll Premio SAT, arrivato alla sua 28esima edizione, è stato istituito nel 1997 in collaborazione con Trento Film Festival. Mauro Leveghi, presidente del Trento Film Festival, ha ricordato cosa lega la SAT e il Trento Film Festival. “L’amore per la montagna è ciò che lega non solo la SAT e il Trento Film Festival, ma quella vastissima comunità di donne e uomini che nelle terre alte vive e lavora, o che le frequenta per impegno o per diletto. Amore e rispetto, nella consapevolezza che l’equilibrio tra l’uomo e la natura è un filo sottile che rischia facilmente di rompersi. Nell’istituire questo premio, la SAT ha dimostrato grandissima attenzione e sensibilità, riconoscendo non solo l’alpinismo, ma anche l’attività sociale, la cultura e la ricerca scientifica tra gli elementi necessari per conoscere e vivere la montagna all’insegna di questa consapevolezza. E ogni anno i premiati ne sono una testimonianza evidente”.

Ad intervenire anche l’assessora comunale all’Ambiente di Trento, Giulia Casonato che ha portato i saluti del Sindaco e dell’Amministrazione. “Anche quest’anno i vincitori del Premio SAT illuminano aspetti della cultura di montagna che hanno un valore universale. Con la letteratura, l’inchiesta giornalistica o con le imprese alpinistiche, i tre premiati ci parlano di una montagna che diventa paradigma: la montagna non come mondo a parte, ma come frontiera della fragilità e della bellezza, come esperienza che ci invita a correggere le storture dello sviluppo e trovare anche qui, in città, equilibri più rispettosi dell’ambiente, più lenti, più umani”.

Durante la cerimonia sono state sottolineate le motivazioni della giuria del Premio. Secondo il giudizio dei giudici, Marco Albino Ferrari “si è distinto come una delle voci più autorevoli e ascoltate della cultura delle terre alte, spendendosi costantemente per la loro difesa dalla banalizzazione e dall’omologazione”. Al giornalista, scrittore, sceneggiatore, divulgatore è stata riconosciuta “la capacità di adattare il linguaggio e di adottare nuovi strumenti comunicativi per raggiungere i più diversi pubblici”.

Al giornalista d’inchiesta Giannandrea Mencini è stato riconosciuto “il non conformismo, il coraggio nelle scelte, il dovere della sobria coerenza con i fatti”. La Giuria ha voluto mettere in evidenza il libro “Pascoli di carta”, “dedicato al tema delle distorsioni burocratiche e talvolta criminali che hanno trasformato le misure di assistenza della politica europea in un delitto consumato contro la montagna e chi vive in essa”.

A ritirare il premio per Mario Curnis, non presente per motivi di salute, è stato l’amico Alessandro Filippini che ha ricordato l’alpinista nelle parole e con un breve video. A Mario Curnis, grande scalatore di Ande e Himalaya dove spicca la salita dell’Everest a 66 anni, è stata riconosciuta “la sua condotta esemplare di ‘uomo verticale’”. “Il suo – ha evidenziato la giuria – è sempre stato un inno all’amore per la montagna nei confronti della quale più volte s’è scusato per i problemi causati ad essa anche dagli alpinisti. Mario Curnis è persona autentica ed esemplare, a cui siamo orgogliosi di consegnare il premio SAT”.

Ai vincitori è stata consegnata un’opera d’arte unica e non riproducibile: un’incisione di Remo Wolf, prestigioso artista trentino, che insieme a Mario Rigoni Stern tenne a battesimo la Biblioteca della Montagna SAT e autore dell’“ex libris” della Biblioteca stessa.

A seguire, immancabile ed emozionante, il CORO DELLA SAT. Otto canzoni in repertorio, un viaggio musicale tra Friuli e Trentino.

 

 

Nelle foto, dall’alto in basso: MARCO ALBINO FERRARI – GIANNANDREA MENCINI – MARIO CURNIS»

 

 

LE MOTIVAZIONI INTEGRALI DELLA GIURIA

Categoria cultura e ricerca scientifica
Giornalista professionista, scrittore, sceneggiatore, divulgatore. Marco Albino Ferrari dice di “aver sempre sentito le Alpi come una patria adottiva”. Non per nulla le racconta da 30 anni ed è diventato una delle voci più autorevoli e ascoltate della cultura delle terre alte e che si spende per la loro difesa dalla banalizzazione e dall’omologazione. È in questa continuità, ma anche nella capacità di adattare il linguaggio e di adottare nuovi strumenti comunicativi per raggiungere i più diversi tra i pubblici che si ritrovano le motivazioni per assegnare a Marco Albino Ferrari il Premio SAT.
Negli anni ’90 collaboratore prima e poi direttore della rivista ALP pubblicata da Vivalda Editori, per la quale ha curato la prestigiosa collana I Licheni. Nel 2002 ha fondato la rivista Meridiani Montagne, edita da Edidomus. È stato Direttore Editoriale e Responsabile Attività Culturali per il Club Alpino Italiano. Dirige la collana “Stelle Alpine” dell’Editore Hoepli ed è componente del comitato scientifico del portale “L’AltraMontagna”, spazio dove si promuove una rinnovata narrazione delle terre alte, dal punto di vista di chi le vive o le studia. I suoi libri hanno raccolto importanti riconoscimenti: Premio Gambrinus (due edizioni), Premio Cortina, Premio Majella e Pelmo d’Oro. Con Mia sconosciuta (Ponte alle Grazie), delicato e intimo omaggio alla madre, ha vinto nel 2021 il Premio ITAS del Libro di Montagna ed è stato candidato al Premio Strega. Ci ha fatto riscoprire la figura dell’alpinista antifascista Ettore Castiglioni, di cui ha curato la pubblicazione dei diari nel libro Il giorno delle Mèsules, rivivere nella sua cruda tragicità il drammatico tentativo di salire il Pilone del Freney nel 1961 di Bonatti, Mazeaud e compagni
Come per il volume Il sentiero degli eroi (Rizzoli, 2016), sulle storie dei partigiani guidati dall’esploratore himalayano Bill Tilman nelle Dolomiti bellunesi, anche Assalto alle Alpi, suo ultimo libro uscito nella collana Le Vele di Einaudi, è diventato un appassionato monologo teatrale che porta in giro per l’Italia sulla difesa delle terre alte. Una documentata denuncia nei confronti di certi modelli di sviluppo e valorizzazione reiterati in tanti angoli dell’arco alpino, seppur nati in un’epoca lontana e diversa, efficacemente sostenuti dall’argomentazione “si è sempre fatto così”, per ingessare qualunque cambiamento.

Categoria Sociale e Solidarietà
Molte potrebbero essere le ragioni di un premio a Giannandrea Mencini, un giornalista d’inchiesta che non è solo un appassionato di montagna, ma che dell’alpinismo mette in campo le caratteristiche migliori, il non conformismo, il coraggio nelle scelte, il dovere della sobria coerenza con i fatti. Da ultimo, lo ha dimostrato con il suo libro sulla perdita di biodiversità nella agricoltura di montagna, causata dalla monocultura della vite. Ma qui si vuole mettere a fuoco un’opera precedente, “Pascoli di carta”, dedicato al tema delle distorsioni burocratiche e talvolta criminali che hanno trasformato le misure di assistenza della politica europea in un delitto consumato contro la montagna e chi vive in essa: aiuto alla speculazione ed alla criminalità organizzata, invece che sostegno alla presenza dell’uomo nelle terre alte. Mali e delitti del nostro tempo, contro cui egli combatte con la sola arma della parola, e con la quale dà voce anche ai tanti con il loro piccolo contributo cercano ogni giorno di portare l’esempio di come possa essere possibile una via diversa, insieme tradizionale e nuova, di vivere e far vivere la montagna in armonia con l’uomo.

Categoria Alpinismo
Il premio SAT al bergamasco Mario Curnis, numerose spedizioni nelle Ande e in Himalaya, dove spicca la salita dell’Everest a 66 anni, è il riconoscimento a un alpinista che prima di ogni cosa è stato nella sua lunga vita un uomo verticale. Sia nel salire le montagne di casa e di terre lontane, sia nel confronto con se stesso, con gli altri, con l’ambiente naturale. Quella natura incontrata in mille imprese e quella in cui ora vive in modo intenso, profondo, esemplare. Mario è stato alpinista per passione, per il piacere di farlo, non di mostrarlo agli altri. Ha sempre rifiutato l’esposizione mediatica, la platea, il mettersi in mostra; il racconto delle imprese è scaturito solo dopo averle compiute. La sua forza, fisica e morale, il valore dato alle parole, anche quelle dure, vere, pagate talvolta a caro prezzo, hanno determinato la stima e il rispetto di alcuni grandi che hanno fatto la storia dell’alpinismo. Mario ha frequentato nella sua vita tre generazioni di alpinisti, con le quali ha condiviso sogni, fatiche, ruoli significativi e risultati straordinari; a cominciare da Cassin, poi Bonatti e Messner, infine Moro. Da ognuno di essi ha ottenuto attestazioni importanti. Ma altrettanto rilevante è inquadrare ogni sua impresa nella corretta gerarchia di valori, che pone al primo posto la responsabilità verso gli altri, tanto i compagni di cordata da riportare sani e salvi a casa, quanto le persone in palese difficoltà incontrate nel corso della vita. “L’impresa più grande non è arrivare in cima all’Everest, è stare al mondo”, scrive Mario nel suo libro ‘Le diciotto castagne’, straordinario inno all’amore per la montagna e profondo saggio della ricerca equilibrata di sé stessi, senza dimenticare i propri cari, le persone vicine e lontane, e i viventi tutti di questa magnifica e maltrattata Terra. Nei confronti della quale più volte siè scusato per i problemi causati ad essa anche dagli alpinisti. Tutti questi tasselli preziosi completano il mosaico di una persona autentica ed esemplare, a cui siamo orgogliosi di consegnare il premio SAT.

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