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CONSIGLIO PAT * LAVORI AULA: « MANOVRA, INIZIATA LA DISCUSSIONE GENERALE SUL DDL 183 »

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13.42 - martedì 25 luglio 2023

Manovra, iniziata in aula la discussione generale sul ddl 183
Seconda giornata di lavori in aula sulla manovra di assestamento. Dopo la presentazione del presidente della Provincia Fugatti all’aula di ieri, è proseguito questa mattina, con la discussione generale relativa al primo disegno di legge, l’esame dei ddl 183 (rendiconto), 184 (assestamento) e 185 (bilancio di previsione) e del Defp. A prendere la parola Coppola, Tonini, Zeni, Savoi, Marini. Si prosegue nel pomeriggio.

Coppola: la Giunta ha scansato i processi partecipativi
La seconda giornata d’aula di questa sessione di fine luglio dedicata all’assestamento di bilancio è iniziata con la discussione generale sul rendiconto. La prima a intervenire è stata Lucia Coppola (Europa Verde) che ha ricordato come le minoranze abbiano, nel corso della legislatura, mostrato grande senso di responsabilità. L’ultimo bilancio di legislatura, ha aggiunto, contiene necessariamente aspetti che non attengono solo all’anno in corso, ma che riguardano tutti i cinque anni della legislatura: un passaggio importante che non può non tenere conto di tutti gli atti prodotti, anche dei pochissimi condivisi con le minoranze. Le opposizioni hanno però fatto un lavoro poderoso, sono riuscite attraverso le risoluzioni a far arrivare in aula questioni che sarebbero rimaste senza risposta.

Quindi il riferimento all’apporto delle commissioni, un valore aggiunto che ha consegnato ai consiglieri un quadro chiaro sullo stato della provincia. Molto raramente la Giunta ha tenuto conto delle questioni emerse, ha aggiunto Coppola, scansando tutti i processi partecipativi dentro e fuori il Consiglio. Un esempio: il referendum sul biodistretto. Per la consigliera questa legislatura è stata caratterizzata da decisioni molto direttive, spesso autoreferenziali per non dire autoritarie. I cambiamenti climatici impattano troppo sull’ambiente e costringono a ripensare i modelli di consumo e produzione: molto di più per Coppola si sarebbe potuto fare per le persone, per capire e soddisfare i bisogni primari. Tra questi la sopravvivenza fisica: fare la spesa non è più scontato per tutti. Medici e infermieri si sono confrontati con il Covid e sopportato una grande pressione, sono emerse le criticità della sanità. Coppola ha fatto riferimento al tema della medicina territoriale, all’aumento delle patologie psichiatriche dopo la pandemia (andrebbe ripristinata la medicina scolastica). Sarebbe arrivato il momento di definire cosa si farà nelle case della salute, ha detto, bisogna intervenire sulla difficoltà di prenotare appuntamenti al Cup.

Il diritto alla salute e alla casa – 300 persone non hanno un tetto – è previsto dalla Costituzione: 10.000 di appartamenti sfitti a Trento sono una vergogna e richiederebbero un sistema di tassazione che manca. Si sarebbe dovuto intervenire per Coppola anche sugli imballaggi di plastica, sul riuso, sulla qualità della raccolta differenziata; con l’inceneritore a Trento la regione sarà quella italiana con il maggior numero di impianti, troppi. Ancora, bisogna promuovere un uso parsimonioso delle risorse e un’attenzione alla loro rigenerazione; più che parlare di decrescita come una panacea bisogna parlare di una produzione controllata. Sul bypass: la Provincia e le sue istituzioni hanno mantenuto un atteggiamento di distacco e distanza, quasi fossero estranee, ma da subito sono emerse criticità, dall’incauta decisione di far passare il tracciato in destra Adige nonostante la fragilità idrogeologica, agli sfratti, alla movimentazione di materiale potenzialmente pericoloso per la salute umana.

Le alte temperature, ha affermato, potrebbero creare una maggiore volatilità del piombo tetraetile, ma su ciò c’è un silenzio assordante e colpevole di fronte a potenziali problematiche per la salute dei cittadini. Coppola ha puntato il dito contro la vicenda legata alla realizzazione del nuovo ospedale di Cavalese, contro la music arena (un problema che non riguarda solo questa Giunta), il consumo di suolo (con la cementificazione dell’area ex Cattoi a Riva del Garda e la questione su Malga Laghetto), la precarietà occupazionale e il gender gap negli stipendi. Il tema della conciliazione resta, i nidi dovrebbero essere gratuiti, serve un cambio culturale. Infine l’auspicio di un’attenzione differente alla scuola e a chi in essa lavora per la prossima legislatura. In agenda Coppola ha collocato pure l’aumento delle piste ciclabili e pedonali che garantiscano sicurezza ai pedoni (non quella del Garda che ha definito una iattura); promuovere un turismo dolce e destagionalizzato; proteggere biotopi e torbiere; avere cura delle risorse idriche diminuendo gli sprechi; incentivare filiere alimentari sostenibili.

 

Tonini: mortificazione dell’autonomia speciale

L’intervento di Giorgio Tonini (Pd) ha preso le mosse dall’intervento di ieri del presidente Fugatti. La legislatura, ha ricordato, si va chiudendo al termine di un quinquennio aperto dalla tempesta Vaia che ha spazzato via le tesi negazioniste sui cambiamenti climatici, che ha visto l’aggressione russa all’Ucraina, il Movimento 5 Stelle al governo in Italia per la prima volta, la Lega alla prima volta alla guida del Trentino, la prima volta di una donna e di una ex missina alla guida del Paese. Avvenimenti da cui l’autonomia trentina esce indebolita: se un’autonomia speciale rinuncia a governare e si limita ad amministrare di fatto si riduce da sola a rango di autonomia ordinaria ed è quello che purtroppo sta accadendo all’autonomia trentina dopo cinque anni di governo del centrodestra. La nave va, ha detto il presidente Fugatti, ha ricordato Tonini, ma l’impressione è che non sappia dove va, che siano le correnti a guidarla. L’impressione è che in questi anni la giunta ci si sia rifiutati di governare, di tracciare una rotta: si è irrisa la programmazione, anche quella definita dalle leggi (il riferimento è al Defp che per il consigliere non propone un programma, ma è ridotto a un accurato e pregevole quadro previsionale). La pandemia? Non ha insegnato a rendere il sistema sanitario resiliente. È nel pieno delle crisi che nasce il futuro, sono tempi in cui bisognerebbe progettare e programmare. L’orizzonte della Giunta, invece ha detto Tonini, si è progressivamente ristretto.

Ci si è specializzati nel fund raising, ma la distribuzione è avvenuta senza riferimento ad alcuna priorità. Pochi i cantieri. Si è agito come pensano le autonomie ordinarie, la specialità si è risolta nell’avere più risorse e competenze degli altri, ma da amministrare e non da governare. In cambio la Provincia si è lanciata nell’occupare tutto l’occupabile, esempio per il consigliere ne è la vicenda del concerto di Vasco Rossi che ha visto la Provincia in competizione con il Comune di Modena. Una mortificazione del carattere quasi statuale dell’autonomia. Il principale e unico strumento di governo è diventata la trimestrale di cassa: una leggina finanziaria che prevede continui assestamenti. Per il consigliere del Pd si è assistito al trionfo dello sguardo a breve termine, dopo cinque anni i problemi di cinque anni fa sono intonsi e indomiti: il tema della difesa dello Statuto, il mismatching tra domanda e offerta nel lavoro, la crisi demografica inseguita con piccoli bonus, la sistemazione dell’Autobrennero e la gestione dei grandi carnivori. Tutti, ha detto Tonini, ci hanno rimesso in autonomia; il prezzo più alto lo ha pagato il Consiglio provinciale, con un bilancio in continua erosione, senza uno strumento di esame e analisi delle leggi. Ancora: alle interrogazioni la Giunta non risponde o lo fa solo in aula in pochi minuti di question time per lo più fungendo da portavoce della struttura tecnica.

Anche le minoranze hanno qualcosa da rimproverarsi? A Tonini non pare. Qualche passaggio è stato sbagliato, certo, ma l’apporto è sempre stato costruttivo che si è scontrato con la chiusura al dialogo (a cui hanno fatto eccezione la stagione di esplosione della pandemia e i mesi del governo Conte 2). Il nodo Statuto: la proposta di creare una commissione per la revisione è stata bocciata dalla maggioranza regionale. Così come è oggi la Regione non ha un futuro? Tonini si è detto d’accordo, la frontiera è l’Euregio, il terzo Statuto e la prossima fase dell’autonomia è questa. Poi il riferimento all’Autobrennero in continuo regime di prorogatio: abbandonata la via di una società inhouse (strada maestra percorsa da Fedriga per Tonini) si è preferita la via ambiziosa e impervia del partenariato pubblico-privato.

I grandi carnivori: in cinque anni nulla è cambiato nella gestione, sono solo aumentati i numeri di lupi e orsi e con le grida manzoniane della Giunta il Trentino ha dilapidato il patrimonio del credito presso l’opinione pubblica che si era assunto con il progetto Life Ursus. Il fatto di aver salvato l’orso dall’estinzione crea i presupposti oggi per una fase nuova, che passa per un rigoroso controllo della specie anche abbattendo gli esemplari pericolosi. Se si perde però di vista l’obiettivo morale, ha ricordato Tonini, si rimane soli. Ha fatto riferimento poi, parlando del non fatto, ai temi dell’energia, al tasso alto di infortuni sul lavoro, la riforma delle Comunità di valle, la Valdastico. Si è votato in Spagna, ha concluso: un voto che dice che la radicalizzazione dello scontro politico non paga mai (bisogna cercare di costruire il dialogo), che di fronte a noi c’è l’Europa con le elezioni (senza la capacità di dialogo in Europa mancherebbero le risorse su cui questa Giunta ha portato avanti le sue politiche), che ricorda che le forze autonomistiche preferiscono dialogare con il centrosinistra.

 

Zeni: dati forzati nella seconda fase del Covid, macchia della legislatura

Luca Zeni (Pd) ha descritto l’approccio della Giunta Fugatti come quello di un’autonomia rivolta al passato. Limitarsi a vedere l’autonomia come un aspetto formale e istituzionale di rapporti e distribuzione di competenze non va al cuore della questione, è una retorica difensiva che non permette di partire dal punto vero che è il cambiamento della società trentina. Il centro per l’autonomia? Se sarà un obolo da pagare sarà poca cosa, per avere un senso deve partire da uno studio vero della società. Zeni ha poi ricordato il continuo riferimento della Giunta al contesto negativo vissuto (da Vaia alla pandemia): le difficoltà di contesto sono una costante della storia dell’uomo che è costellata di cambiamenti anche impattanti e la politica deve riuscire a reagire con coraggio prendendo decisioni forti senza limitarsi a tamponare la situazione.

Nell’intervento di Fugatti, ha ricordato Zeni, è stato rimarcato l’ascolto: la politica non deve solo accompagnare l’evoluzione, deve rivendicare un ruolo guida e indirizzo della comunità. Poi il riferimento all’elenco delle cose fatte riportato sempre dal presidente della Giunta: manca per Zeni un accenno a come si è stato fatto, quali erano gli obiettivi perseguiti e le attese. Nella legislatura, grazie a fondi Covid e Pnrr, al venir meno del patto di stabilità, non sono mancate le risorse: cosa ci si aspetta però in termini di valore aggiunto dall’elenco delle opere riportato dal presidente? Molti interventi sono stati spot, non strutturali. Zeni ha fatto riferimento ai temi degli appalti, della scuola (al di là del baluardo del mantenere i presidi la politica deve porsi la questione di cosa è meglio per i ragazzi), della mobilità sociale (scarsa).

Sarebbe bello che sul tema dell’ambiente ci fosse un tentativo di scoprire nuovi percorsi che pongano il Trentino in una posizione di innovatore (anche in termini di impresa), ha proseguito il consigliere. San Vincenzo: c’è confusione in questo momento tra stadio, campi da calcio (che non si sono visti dopo un anno), musica. È anche in questo caso un problema di coerenza sull’immagine che si vuole dare del Trentino: i grandi concerti sono coerenti con la vocazione che il Trentino si vuole dare? Zeni in merito ha espresso dei dubbi sull’utilizzo per ciò di un’area così ampia. La più grande macchia che rimarrà sulla legislatura per il consigliere del Pd sarà la seconda fase del Covid, quando per mantenere la zona gialla e mirando alla riapertura delle piste si usò l’escamotage sui dati, una forzatura che causò alcune centinaia di morti in più. Ha quindi proseguito sulla sanità: sono stati rimessi i distretti del passato e si è chiamato ospedale policentrico.

La forte crisi della sanità trentina per Zeni ha visto il problema della destrutturazione, ha subito il fatto di voler sostituire le persone e i vertici (ora tutti veneti) per motivi politici e si è riverberato nella scarsa attrattività di oggi per il personale e su un abbassamento della qualità. Il tema anziani: è una priorità riconoscere l’invecchiamento della popolazione con tutto ciò che comporta (il peso sul sistema sanitario con la riforma inattuata che dovrà essere una priorità). La sintesi della legislatura per Zeni è di una politica di poca strategia; si è rammaricato di non essere riuscito a far comprendere a chi governa quanto sia importante una visione di una società dove il progetto di autonomia sia di un’autonomia non difensiva da qualcosa di esterno ma per qualcosa, di realizzazione delle persone.

 

Savoi: legislatura difficile, fatta di ostacoli

Alessandro Savoi (Lega) ha parlato di una legislatura difficile, costellata di fatti che hanno condizionato pesantemente ciò che la Giunta voleva fare. Nei momenti difficili della pandemia, ha dichiarato, si è dovuto intervenire con provvedimenti urgenti, è normale che i provvedimenti finanziari si susseguano soprattutto in momenti particolari e di emergenza che bloccano la normale attività. Savoi ha quindi puntato il dito contro il modo di fare opposizione, bloccando tutto in aula: certo, fa parte del gioco delle parti per la minoranza il ruolo di criticare tutti, saranno comunque gli elettori a decidere se la Giunta Fugatti merita di governare ancora.

Si è fatto tanto, ma ogni volta che è stata approvata una legge, a prescindere dal tipo di governo di Roma, c’è stata un’impugnativa, una richesta di spiegazione, la necessità di negoziare. Un contesto in cui è difficile governare e portare a casa qualcosa, ad esempio sul tema lupi e orsi. In questo senso si è fatta una legge che permette l’abbattimento e poi le ordinanze del presidente vengono sospese: cosa si deve fare? È una vergogna. Di cosa si parla quando si parla di autonomia? ha chiesto Savoi. Ciò che vogliamo è la competenza totale sul tema orso, questa è l’autonomia che vogliamo.

La revisione dello Statuto, è vero, si è arenata, ma lo ha fatto per un contesto di difficoltà in cui la politica ha dovuto tamponare le difficoltà, mettere le risorse sulle necessità. La sanità? Era già in crisi prima della pandemia. Servono investimenti, è vero, ma ci vuole tempo per portarli a termine (5-6 anni anche per una media opera), ci sono un sacco di interventi programmati e finanziati che vedranno la luce tra diversi anni, questi sono i tempi biblici di cui si parla. La legislatura, ha proseguito Savoi, è iniziata con difficoltà nel primo tempo ed è proseguita con altre difficoltà (e con i sindacati che hanno bocciato la Giunta Fugatti già a maggio 2019). Savoi ha ricordato ancora la difesa da parte della Giunta dell’autonomia regionale, l’importanza del collegamento con Bolzano e della collaborazione Innsbruck.

Ha fatto riferimento al Dreier Landtag di Riva del Garda dello scorso giugno: si è visto che non è facile fare una sintesi di visioni differenti in vista di un obiettivo, ma ci si riesce se ci si crede. La Lega è nata per l’autonomia, ha ribadito Savoi. Quindi ha ricordato che la maggioranza si è presa tutte le responsabilità, pur nelle difficoltà: ha espresso orgoglio per quanto fatto (anche con interventi puntuali per tamponare le emergenze) per programmare e governare e che si è rispecchiato nella relazione del presidente Fugatti. Ultimi a giudicare, comunque, saranno gli elettori il 22 ottobre.

 

Marini: servono prassi democratiche. Più controllo sulle partecipate

Alex Marini (5 Stelle) è tornato sul tema delle risposte alle interrogazioni (non si risponde e se lo si fa si fa in maniera vaga) e parlato dell’attività del Consiglio: l’assemblea legislativa, ha affermato, non sconta solo lo svilimento degli strumenti a disposizione, ma ha anche spesso poteri limitati in relazione a funzioni di controllo rispetto a operazioni che potrebbero facilitare il lavoro di controllo sull’operato (l’esempio è l’accesso agli atti). Molto spesso, ha aggiunto, si usa il termine autonomia senza interrogarsi sul vero significato, su cosa essa potrebbe rappresentare: in questo senso Marini ha detto di aver visto davvero poco, nessuna proposta dai banchi di maggioranza sulla riforma dello Statuto e rigetto di proposte di introduzione di nuovi strumenti che riguardano le prassi democratiche all’interno delle istituzioni.

Ad esempio l’operatività della Commissione dei Dodici: potrebbe essere un nuovo strumento, ma non vi è stato alcun tentativo di miglioramento di trasparenza e accesso al lavoro degli atti. Ha ricordato le difficoltà nel reperire i dati (virtuosi) sull’ecobonus (che ha visto come sono stati i privati ad attivarsi). Poi il riferimento ad Itea: c’è una sofferenza delle famiglie, ci sono le risorse per la riqualificazione del patrimonio edilizio e la presidente, invece che rimanere nel suo ufficio 24 ore al giorno per capire cosa fare, fa campagna elettorale. Un ruolo che andrebbe revocato e sostituito con una persona che svolga il suo lavoro in maniera mirata: i cittadini hanno bisogno di risposte.

C’è ancora tempo, ci sono tre mesi per lavorare. Marini ha auspicato anche di avere relazioni, a fine legislatura, anche in questo ambito: in Enea non c’è il codice fiscale di Itea, sono state presentate asseverazioni? Poi il controllo politico sulle società partecipate: è zero, non si sono mai ascoltati i vertici di Itea, di Trentino Sviluppo, di Trentino Digitale, servirebbe invece un confronto costante. Per assicurare un controllo strategico bisognerebbe poter monitorare il raggiungimento degli obiettivi perseguiti con i conti pubblici. Si dovrebbe agire per valutare ex post l’applicazione delle leggi, agire in termine di manutenzione e aggiustamento delle norme esistenti, non solo producendo continuamente nuove leggi.

Non si è poi così coraggiosi nel mantenere le relazioni con Europa e Stato Italiano, ma ci sarebbe l’opportunità di costruire dei canali e mantenerli: in Europa non ci siamo, si fa poco e quando lo si fa non lo si fa in maniera trasparente. Marini ha citato la manifestazione sulla scuola in corso sotto il palazzo della Regione: bisogna pensare a come organizzare la scuola e aumentare la qualità dei servizi scolastici per formare nuovi cittadini in grado di affrontare le sfide del tempo (bisogna conoscere le lingue, essere flessibili, ragionare in una logica multidisciplinare). La popolazione invecchia e servono risposte anche dal punto di vista sociale, dell’inclusione delle nuove generazioni. Sfide complesse, rispetto alle quali manca la volontà di dare una risposta complessa.

La discussione generale proseguirà nel pomeriggio.

 

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