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PAT * QUINTA COMMISSIONE: « CONTINUANO LE AUDIZIONI SUL DDL CIA-GUGLIELMI SULLA LIBERÀ EDUCATIVA, LA PETIZIONE POPOLARE PROMOSSA DA “PRO VITA” »

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16.55 - mercoledì 1 marzo 2023

Quinta commissione, continuano le audizioni sul ddl Cia – Guglielmi sulla liberà educativa.

Sono proseguite questo pomeriggio in Quinta commissione, presieduta da Mara Dalzocchio (Lega), le audizioni (iniziate lo scorso 22 febbraio) sul ddl 148 di Cia, Ambrosi, Rossato (FdI) e Guglielmi (Lista Fassa) sulla libertà educativa e sulla petizione popolare numero n. 20 promossa da Pro Vita. Critiche le posizioni della Commissione pari opportunità tra donna e uomo (Cpo); del Forum trentino per la pace e i diritti umani e dell’Associazione nazionale dirigenti pubblici. Mentre i rappresentanti dell’Ordine degli psicologi della provincia di Trento hanno approfondito alcuni temi scientifici legati all’informazione di genere e sessuale.

 

La Cpo: Il ddl porta indietro le lancette della storia
I primi ad essere ascoltati sono stati i rappresentanti della Cpo. La presidente Paola Maria Taufer ha espresso la preoccupazione e la contrarietà al ddl che, ha detto, sembra andare in direzione contraria alla cultura della parità. In realtà, ha aggiunto la presidente, la proposta va ad imbrigliare la libertà scolastica che dice invece di difendere. Carla Reale, componente della Cpo, ha affermato che il disegno di legge risulta avulso al robusto sistema giuridico nazionale e internazionale che tende a rafforzare le tematiche di genere. Rappresenterebbe, insomma, secondo la Cpo, un’involuzione.

La dottoressa Reale si è concentrata sul consenso genitoriale previsto dall’articolo 3 che sembra macchinoso e che inserisce un meccanismo di controllo che può impedire l’ingresso di alcuni argomenti nella scuola, e la formazione del pensiero critico. Il ddl, in sintesi, secondo Reale, il ddl non preserva la libertà educativa, ma andrebbe contro i dettami costituzionali e impedirebbe alla scuola di adempiere ai propri compiti. L’educazione di genere e contro le discriminazione delle persone Lgbt, ha detto ancora, non ha nulla di ideologico. Insomma, la proposta di legge Cia – Guglielmi sembra portare indietro le lancette dell’orologio della storia. Lucia Coppola (Europa Verde) ha condiviso la posizione della Cpo; mentre Guglielmi ha ricordato alle due rappresentanti della Commissione pari opportunità, che il disegno di legge non parla di ragazzi e ragazze ma bambini e bambine.

 

Il Forum: il diritto dei genitori non può prevalere sul diritto all’informazione
Massimiliano Pilati, presidente del Forum trentino per la pace e i diritti umani ha ricordato che da nessuna parte è scritto che il diritto dei genitori debba prevalere sul diritto formativo. Il rapporto scuola – famiglia è centrale, ma va visto in un’ottica di collaborazione reciproca e non in quella di censura o ostruzionismo. Il vincolo previsto dal ddl, secondo Pilati, provocherebbe solo un intoppo burocratico. I genitori, inoltre, hanno già un ruolo importante nella scuola ed è già previsto che possano esprimersi nei vari consigli. Il ddl, poi, non tiene presente che le scuole hanno un progetto di istituto, discusso con i genitori, che rappresenta la loro la carta d’identità. Insomma, per il Forum il ddl rischia di intaccare il diritto anche all’informazione e all’educazione al rispetto alle identità e alle differenze sessuale. Rispetto fondamentale in una società democratica e inclusiva.

Infine, la scuola non deve essere vista come uno strumento di indottrinamento, ma come luogo di risposta alle curiosità dei ragazzi. Per Pilati, inoltre, il focus va posto sui ragazzi e non sui genitori e quindi il divieto esplicito di parlare di certi temi sarebbe un grave errore. Sulla petizione di Pro Vita, il presidente del Forum, ha posto in dubbio che questa rappresenti la maggioranza delle persone che ruotano attorno alla scuola. Rispondendo a Paolo Zanella (Futura), Pilati ha affermato che la dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1948 prevede la libertà educativa dei genitori, intesa come difesa del diritto dei figli ad avere un’educazione e un’istruzione diversa da quella dei regimi totalitari. Insomma, la famiglia è vista come un baluardo di libertà, ma senza consegnarle il monopolio della scelta. Ma non la dichiarazione non contempla il principio che i genitori debbano avere il diritto di scelta primaria.

 

Gli psicologi: l’informazione ai bambini va fatta dagli esperti
Gianluigi Carta, vicepresidente dell’Ordine degli psicologi, ha detto che il concetto di identità è composto da elementi come il sesso biologico, l’auto percezione di genere, l’orientamento sessuale. Sesso e auto percezione possono essere disgiunti e ciò non è più percepito dalla psicologia moderna come una patologia, ad di là delle sofferenze che possono essere causate dalla disforia di genere. Nel merito del ddl, Carta, ha affermato che, contrariamente al testo della legge, non risulta possibile promuovere l’identità o la fluidità sessuale. Si possono solo offrire informazioni. Il dottor Enrico Scappatura, ha aggiunto che la creazione di una consapevolezza che può favorire sistemi di protezione psicologica nei confronti di temi così complicati. Si possono creare percorsi per studenti, genitori e insegnanti, che possono evitare la sofferenza emotiva. Va poi ricordato, ha concluso Scappatura, che non sono infrequenti i casi di suicidio legati alla disforia di genere.

 

Lucia Coppola ha ringraziato gli psicologi che hanno richiamato la necessità di un approccio scientifico a questi temi e ha chiesto quanto incida la presenza di un ambiente informato su questi temi. Carta ha risposto che la creazione di un contesto informato è sempre positivo e tutelante per chi vive, ragazzi e famiglie, una situazione di difficoltà. Guglielmi ha chiesto se nelle scuole primarie siamo emersi problemi di orientamento sessuale. Il dottor Carta ha detto che l’informazione va modulata in base all’ età e alle domande che i piccoli di pongono. Per i più piccoli ci si deve concentrare sull’affettività e all’accoglienza. Quindi, non ci sono rischi derivanti da un’informazione fatta bene e da esperti. Comunque, ha affermato il presidente dell’Ordine, la disforia di genere, in base alla letteratura, si manifesta anche nell’età infantile.

La presidente Mara Dalzocchio ha detto che risulta evidente che questa materia delicatissima va consegnata nelle mani degli esperti, quindi ha chiesto se interventi nelle materne da parti di non esperti possono creare disagi nei bambini. Scappatura ha detto che tutte le azione di carattere psicologico vanno fatti su una base e una cornice scientifica. Carta ha sottolineato che gli argomenti sessuali possono mettere in difficoltà tutti, quindi il linguaggio va tarato sul linguaggio dei bambini e sulle domande che pongono. Zanella ha chiesto se la teoria del contagio sociale sia fondata. Guglielmi a quanti anni un bambino normalmente formula domande del tipo “come nascono i bambini”. Carta ha detto che molto dipende dall’esperienza del piccolo e comunque ha ribadito che l’importante è modulare le risposte sull’età e parendo dall’affettività. E soprattutto, in particolare all’interno delle classi, partendo dalle esperienze degli alunni. A Zanella ha lo psicologo ha risposto che non risulta che possano verificarsi “contagi” sull’identità di genere fornendo informazioni.

 

Pendenza: il ddl finirebbe per appesantire la burocrazia nelle scuole
Ultima audizione quella del preside Paolo Pendenza, presidente dell’associazione nazionale dirigenti scolastici. Pendenza ha affermato che è apprezzabile la sensibilità nei confronti del tema, ma dal punto di vista della scuola le modalità previste dal ddl non sembrano adeguate. Problemi porrebbe la questione del curriculum obbligatorio, previsto dalla proposta Cia – Guglielmi, che non è previsto dalla normativa trentina o nazionale. Ci sono solo linee guida provinciali sui piani di studio di istituto che si muovo nel rispetto dell’autonomia scolastica prevista dalla legge Bassanini del 1994. La necessità di informare i genitori, inoltre, incrementerebbe il peso burocratico nelle scuole di cui certo non si sente la necessità. Il fatto poi che sulla segnalazione di un genitore, dirigente e consiglio scolastico dovrebbero occuparsi della problemi sollevati dal corso, risulta complicato perché si dovrebbe tener conto anche dell’opinione degli insegnanti, degli studenti e degli altri genitori. La tutela della libertà educativa, così come formulata nel ddl, ha detto il prof. Pendenza, significherebbe aprire la porta alla scuola supermercato: io prendo solo quello che mi interessa o ritengo giusto.

Inoltre, sempre secondo il presidente, nessuna norma prevede che ci possano essere tematiche che non possono essere affrontate e si darebbe via alla possibilità, per qualsiasi governo, di censurare ideologicamente le materie trattate a scuola. Non si potrebbero affrontare temi come la parità di stipendio tra lavoratori e lavoratrici, o parlare di opere classiche che trattano di amori omosessuali. Il tema dell’identità sessuale, inoltre, riguarda molti ragazzi che, senza l’intervento scolastico, rischiano di rimanere da soli. La questione centrale, quindi, si incentra su come si affrontano queste tematiche. La petizione, ha ricordato Pendenza, poi riguarda un evento organizzato dal Muse e non era rivolto anche ai giovanissimi. Tra l’altro il ddl non impedirebbe ad un museo di organizzare eventi come quello citato. Va trovato, in sintesi, un equilibrio che non intacchi il pluralismo e la libertà della scuola. Rispondendo a Guglielmi il presidente dell’Associazione dei dirigenti scolastici ha detto che si può discutere sull’opportunità di una scuola di segnalare eventi esterni, ma ciò non c’entra con il ddl perché questo parla di educazione affettiva e sessuale nella scuola.

 

Durante i lavori della Quinta commissione del 22 febbraio erano stati sentiti i rappresentanti di Arcigay, Agedo, Rete Elgbtqi, Genderlens e di Associazione genitori scuole cattoliche Agesc, ProVita e della Consulta provinciale genitori e la prorettrice alle politiche di equità e diversità dell’Università di Trento. Durante l’intervento di quest’ultima il consigliere Luca Guglielmi (Fassa) aveva lasciato i lavori per protesta.

 

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