Nulla di nuovo, purtroppo, nell’improvvisa tirata anti-autonomistica di alcuni interventi alla Camera, durante l’audizione del nuovo ministro Boccia. L’ha segnalata con preoccupazione l’onorevole Vanessa Cattoi e bene ha fatto.
È un fenomeno trasversale ai Governi che si succedono, questo degli attacchi alle autonomie. E’ capitato ripetutamente negli ultimi anni e si spiega con la conoscenza gravemente superficiale della storia, delle radici, dell’attualità che contraddistinguono realtà istituzionali come la nostra, come quella altoatesina, come quelle dove gli Statuti speciali riconosciuti dalla Costituzione hanno consentito crescita, coesione sociale, saggio autogoverno e anche compartecipazione alle difficoltà del bilancio statale.
Lo stesso presidente della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi, nella sua lectio di ieri al teatro Sociale, ha espresso perplessità di fronte agli atteggiamenti ondivaghi della politica italiana verso il regionalismo e l’autonomismo: fino a pochi anni si demonizzavano a senso unico i territori speciali, oggi si tende a celebrare il regionalismo differenziato e si vuole esportare ed allargare il modello a tutto il Paese. La verità è che è ancora carente la cultura regionalistica e autonomistica, nonostante i chiari e illuminati riferimenti costituzionali, nonostante una lunga storia che merita rispetto.
Invito chi ha preso la parola a Montecitorio a venire a Trento, perché occorre toccare con mano e vedere, prima di rinnovare giudizi affrettati, tanto infondati quanto dannosi per l’immagine di territori come il nostro, seriamente impegnati in un autogoverno responsabile e solidale.