(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Aggiornamento sugli andamenti economici, finanziari e monetari.
Sintesi
Nella riunione del 26 ottobre 2023 il Consiglio direttivo ha deciso di mantenere invariati i tre tassi di interesse di riferimento della BCE. Le nuove informazioni hanno sostanzialmente confermato la precedente valutazione circa le prospettive di inflazione a medio termine. Ci si attende ancora che l’inflazione resti troppo elevata per un periodo di tempo prolungato; le pressioni interne sui prezzi, inoltre, si confermano intense. Al tempo stesso, l’inflazione ha registrato un netto calo a settembre, ascrivibile anche ai forti effetti base, ed è proseguita la diminuzione di gran parte delle misure dell’inflazione di fondo. Gli aumenti dei tassi di interesse stabiliti in precedenza dal Consiglio direttivo seguitano a trasmettersi con vigore alle condizioni di finanziamento, frenando in misura crescente la domanda e contribuendo pertanto alla riduzione dell’inflazione.
Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2 per cento nel medio termine. Sulla base della valutazione corrente, il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse di riferimento della BCE si collochino su livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale al conseguimento di tale obiettivo. Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di riferimento siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché sarà necessario.
Il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati dell’orientamento restrittivo. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria.
L’economia dell’area dell’euro resta debole. I dati recenti indicano che il prodotto del settore manifatturiero ha continuato a contrarsi. La modesta domanda estera e l’inasprimento delle condizioni di finanziamento gravano in misura crescente sugli investimenti e sulla spesa per consumi. Anche il settore dei servizi mostra un’ulteriore perdita di vigore, principalmente riconducibile al propagarsi ad altri settori dell’indebolimento dell’attività industriale, all’attenuarsi dello stimolo derivante dagli effetti delle riaperture e all’ampliarsi dell’impatto dei più elevati tassi di interesse.
È probabile che l’economia rimanga debole nella parte restante del 2023. Tuttavia, con l’ulteriore diminuzione dell’inflazione, la ripresa dei redditi reali delle famiglie e l’aumento della domanda di esportazioni dall’area dell’euro, l’attività dovrebbe rafforzarsi nei prossimi anni.
Inflazione
A settembre l’inflazione è scesa al 4,3 per cento, livello inferiore di quasi un intero punto percentuale rispetto al dato di agosto. Nel breve periodo è probabile che diminuisca ulteriormente, in quanto i bruschi rincari dei beni energetici e alimentari registrati nell’autunno 2022 non saranno più ricompresi nel calcolo dei tassi sul periodo corrispondente. La flessione di settembre è stata generalizzata. L’inflazione dei beni alimentari è scesa ancora, pur rimanendo storicamente elevata. I prezzi dell’energia si sono ridotti del 4,6 per cento sui dodici mesi, ma più di recente sono tornati ad aumentare, divenendo meno prevedibili per effetto delle nuove tensioni geopolitiche.
A settembre l’inflazione al netto dei beni energetici e alimentari è scesa al 4,5 per cento, dal 5,3 di agosto. Il calo è stato favorito dal miglioramento delle condizioni dell’offerta, dalla trasmissione dei precedenti ribassi delle quotazioni dell’energia e dall’impatto della politica monetaria più restrittiva sulla domanda e sul potere di fissazione dei prezzi da parte delle imprese. I tassi di inflazione dei beni e dei servizi hanno registrato una sostanziale contrazione, rispettivamente al 4,1 e al 4,7 per cento, riconducibile, nel caso dei servizi, anche a pronunciati effetti base.
Le pressioni sui prezzi nei settori del turismo e dei viaggi si starebbero attenuando.
La maggior parte delle misure dell’inflazione di fondo continua a scendere.
Allo stesso tempo, le pressioni interne sui prezzi restano forti, anche di riflesso alla crescente importanza dell’incremento delle retribuzioni. Le misure delle aspettative di inflazione a più lungo termine si collocano per la maggior parte intorno al 2 per cento. Nondimeno, alcuni indicatori rimangono elevati e necessitano di un attento monitoraggio.
Valutazione dei rischi
I rischi per la crescita economica restano orientati verso il basso. L’espansione economica potrebbe risultare inferiore se gli effetti della politica monetaria si rivelassero più forti delle attese. Sulla crescita peserebbe anche l’indebolimento dell’economia mondiale. La guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina e il tragico conflitto innescato dagli attacchi terroristici in Israele sono significative fonti di rischio geopolitico. Ciò potrebbe indurre, in imprese e famiglie, una perdita di fiducia e una maggiore incertezza, indebolendo ulteriormente la crescita. Per converso, l’espansione economica potrebbe rivelarsi superiore alle aspettative se, grazie alla perdurante tenuta del mercato del lavoro e all’incremento dei redditi reali, famiglie e imprese incrementassero i propri livelli di fiducia e aumentassero la spesa, oppure se l’economia mondiale crescesse più di quanto atteso.
Rischi al rialzo per l’inflazione potrebbero derivare da un aumento dei costi dei beni energetici e alimentari. Le accresciute tensioni geopolitiche potrebbero sospingere al rialzo i prezzi dell’energia nel breve periodo, rendendo più incerte le prospettive di medio termine. I fenomeni meteorologici estremi, e più in generale il dispiegarsi della crisi climatica, potrebbero far salire i prezzi dei beni alimentari oltre le attese.
Un incremento duraturo delle aspettative di inflazione al di sopra dell’obiettivo del Consiglio direttivo, oppure aumenti delle retribuzioni o dei margini di profitto maggiori rispetto a quanto previsto, potrebbero altresì spingere al rialzo l’inflazione, anche nel medio termine. Per contro, un indebolimento della domanda, attribuibile ad esempio a una più intensa trasmissione della politica monetaria o a un deterioramento del contesto economico nel resto del mondo a fronte dei maggiori rischi geopolitici, allenterebbe le pressioni sui prezzi, soprattutto nel medio periodo.
Condizioni finanziarie e monetarie
I tassi di interesse a più lungo termine sono marcatamente aumentati dalla riunione dello scorso settembre, rispecchiando i forti incrementi osservati nelle altre principali economie. La politica monetaria del Consiglio direttivo continua a trasmettersi con vigore alle condizioni di finanziamento generali. La provvista è divenuta più onerosa per le banche e i tassi di interesse sui prestiti alle imprese e sui mutui ipotecari sono tornati ad aumentare ad agosto, portandosi rispettivamente al 5,0 e al 3,9 per cento.
I più elevati tassi di indebitamento, insieme alla connessa riduzione dei piani di investimento e degli acquisti di abitazioni, hanno determinato un ulteriore brusco calo della domanda di credito nel terzo trimestre, come rilevato dall’indagine sul credito bancario di ottobre 2023. Inoltre, i criteri per la concessione di prestiti a imprese e famiglie hanno registrato un ulteriore irrigidimento. Le banche nutrono maggiori timori circa i rischi cui è esposta la clientela e sono a loro volta meno disposte ad assumere rischi.
Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2 per cento nel medio termine. Sulla base della valutazione corrente, il Consiglio direttivo ritiene che i tassi si collochino su livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale al ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo. Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di riferimento della BCE siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario a garantire tale ritorno tempestivo.
Il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati dell’orientamento restrittivo.
In ogni caso, il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti gli strumenti di cui dispone nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione ritorni sul suo obiettivo di medio termine e per preservare l’ordinata trasmissione della
politica monetaria.