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LANCIO D'AGENZIA

107 FIRMATARI – MANIFESTO “ TRENTINO CHE CAMBIA PASSO“: « L’APPELLO PER UN NUOVO PROGETTO DI SVILUPPO » (IN ALLEGATO TESTO INTEGRALE E FIRME)

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09.41 - mercoledì 17 novembre 2021

Foto Frecce tricolori 2021 – Castello Buonconsiglio – © COPYRIGHT: All rights reserved – Agenzia giornalistica Opinione, Trento (Italia) –

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MANIFESTO DEL TRENTINO CHE CAMBIA PASSO – Recuperare il “senso” della nostra autonomia. Il Trentino si era conquistato la reputazione di vero laboratorio politico, culturale e sociale, capace di valorizzare la propria speciale autonomia per superare povertà storiche, modernizzare in senso solidale e sostenibile il proprio territorio e anche sperimentare soluzioni innovative, interessanti anche a livello nazionale.

Occorre ritrovare quello slancio e sentire ancora la necessità di quel colpo d’ala, di quella intuizione che sa farci guardare oltre gli schemi tradizionali e calati dall’alto. È questa la cifra dell’autonomia che rischia di spegnersi e che deve tornare ad essere il faro della politica e della società.

Un’occasione per l’Italia, da non sprecare. Siamo nel mezzo di una stagione straordinaria per rischi e per opportunità. Le difficoltà di crescita dell’economia italiana sono legate a fattori strutturali, lo sappiamo bene. C’è molto da lavorare per cambiare il modo di fare le cose, la mentalità nel nostro paese. Possiamo però intravedere alcuni primi segnali di un rimbalzo congiunturale legato alla graduale uscita dalla pandemia e a una parziale ripresa economica. Piccoli passi nella direzione giusta, che possono migliorare e rendere finalmente positivo il quadro di riferimento economico-sociale. Questa è una fase storica che per molti aspetti richiama le aspettative dell’immediato dopoguerra: anche allora c’era da ricostruire, da gettare le basi di un nuovo percorso di crescita.

È un’occasione quasi irripetibile per tutti noi. Per l’Italia, che deve dimostrare di saper usare al meglio le risorse del piano Next Generation EU con interventi strutturali e riforme che sappiano restituire competitività, efficienza e maggiore equità al sistema economico e sociale. Sarà una sfida che ci terrà impegnati per anni.

E anche per il Trentino: il rilancio dei risultati raggiunti nell’era pre-pandemia non è più abbastanza. Dobbiamo osare, avere una visione, ripensare il progetto politico, sociale ed economico del nostro territorio. Di più, dobbiamo definirne uno del tutto nuovo. Ecco alcune nostre idee per ripartire assieme.

Un Trentino più unito, più vicino all’Europa, più in sintonia con l’Alto Adige. Lo sviluppo che come Trentino abbiamo raggiunto finora va consolidato e potenziato. Abbiamo bisogno di più coraggio e capacità di innovazione nelle politiche territoriali. Serve un aggancio più forte e convinto con Bruxelles: siamo terra europea per definizione. L’Europa non è “altro da noi”. Serve una rete di alleanze con altri territori, con i quali costruire un’autonomia robusta, solidale, aperta e competitiva. Ci riferiamo in primo luogo alla Provincia autonoma di Bolzano-Südtirol, territorio a cui guardiamo troppo spesso con distinguo e diffidenza, ma che condivide con noi gli interessi e i punti di vista tipici di una comunità autonoma di confine e di montagna. Mai come oggi il “comune sentire” con Bolzano è stato così fragile e incerto, quasi non più coltivato come valore e dimensione essenziale del nostro percorso autonomistico. Lo vediamo nella collaborazione in tema di scelte di governo dei nostri territori. Ad esempio, nella gestione della pandemia e delle rilevanti partite infrastrutturali e finanziarie. Ma anche nella rappresentanza in parlamento e nei rapporti con Roma.

Serve anche un Trentino più unito. Oggi il governo provinciale pare spesso lavorare per dividere e contrapporre gli uni agli altri. Cresce la divisione tra città e valli; aumenta il conflitto tra le generazioni; non si lavora per comporre la trama comunitaria tra trentini di origine e “nuovi trentini”; il dialogo sociale è declassato a rito e spesso considerato come ostacolo e non come via maestra per far crescere coesione e capacità competitiva del sistema. L’ambizione della nostra autonomia trentina deve essere quella di ripensarsi e di trovare la forza, politica e culturale, per modificare radicalmente l’attuale quadro politico di riferimento. Con audacia, con responsabilità.

L’Autonomia che ci piace e che funziona. Serve un progetto “territoriale”, perché viviamo in una comunità autonoma, che lo Stato nazionale ha “riconosciuto” e non “creato”. La nostra autonomia ha il dovere, oltre che il diritto, di “produrre” modelli politici e non solo di “adottarli”. Ma serve anche che questo progetto sia aperto alla collaborazione

a livello nazionale ed europeo. Lo sviluppo futuro di questo territorio non può nascere per semplice imitazione di schemi adottati in altre regioni, con storia, struttura, cultura diverse dalla nostra.

L’autonomia, se intesa come visione aperta, credibile ed esigente, ci offre gli strumenti per superare questa fase. Dobbiamo usarli in modo responsabile per rilanciare il Trentino. Non solo: in una fase già orientata, a livello nazionale, verso ripiegamenti centralisti e statalisti, dobbiamo difenderla e opporci al rischio che venga omologata, svuotata, percepita come un privilegio, un retaggio di un passato che non c’è più. L’autonomia che funziona è quella che ci aiuta a risolvere i problemi, ad aprire nuove strade e a raggiungere traguardi nuovi.

Siamo tutti protagonisti. La storia ci insegna che il Trentino dell’Autonomia non è un organismo con una gerarchia ma è una comunità con tanti centri. Le nostre realtà urbane non sono piccole metropoli autosufficienti. Vivono in simbiosi con le valli, che custodiscono un territorio fragile. Va ricomposta la frattura tra città e le valli, che sono e devono essere territori pienamente partecipi di un progetto di crescita sociale, culturale, economica ed ambientale. La dialettica città-valli deve tornare ad essere un punto imprescindibile di riferimento, anche sul piano della rappresentanza politica e su quello dei poteri di autogoverno comunale e di valle. È necessario ridare spazio e senso ai processi partecipativi anche nelle piccole comunità locali; dalle Regole feudali alle Magnifiche Comunità, i territori del Trentino hanno costruito la propria autonomia attraverso il governo partecipato del bene comune.

Sostenibile e digitale? Di più, con più energia. La pandemia ha cambiato nettamente il contesto a cui eravamo abituati e ha reso evidenti molte fragilità e debolezze. Ma in questo anno e mezzo abbiamo visto liberarsi nuove energie e aprirsi possibilità impreviste e promettenti. Non possiamo più aspettare. Dobbiamo accelerare la transizione verso un sistema più sostenibile in termini ambientali e cogliere tutte le occasioni offerte dalla rivoluzione tecnologica digitale. Ogni settore, ogni impresa, ogni organizzazione deve sforzarsi di cambiare il proprio modo di funzionare. Vanno sviluppate nuove risorse, va trasformato il modo stesso di pensare e di guardare al futuro.

Viviamo e vivremo, nei prossimi anni, un periodo di mutamenti, di riaggiustamenti, di incertezza. C’è un rischio reale di arretramento, di declino, di impoverimento. Ma potremmo anche cogliere questa occasione per cambiare e raggiungere condizioni di vita migliori, soprattutto per le giovani generazioni. Dipende da noi.

Il benessere che il Trentino con fatica e tenacia ha raggiunto del secondo dopoguerra non può essere dato per scontato anche per il futuro. Per restare un territorio prospero anche negli anni a venire dobbiamo impegnarci, evolvere, stare al passo con i tempi e, se possibile, anticipare i cambiamenti.

La pioggia ci ha stancato. Il Trentino di domani deve tornare a essere laboratorio sociale ed economico. Le politiche pubbliche devono creare un contesto favorevole alla trasformazione e devono tutelare chi subisce i costi sociali di una fase di cambiamento dal vecchio al nuovo. Ma è chiaro che il motore della crescita non può soltanto essere la spesa pubblica che, comunque, deve uscire dalla logica dell’assistenzialismo a tutti i costi, per essere più efficiente, più trasparente e legata agli obiettivi strategici che ci diamo. Basta dunque con i sostegni generalizzati a pioggia: servono scelte coraggiose e progetti che portino ritorni concreti sulla collettività. Essenziale, in una fase come questa, è stimolare lo spirito di impresa. Dobbiamo ricominciare a dare valore alle competenze, a diffondere conoscenza per rendere le persone davvero libere di scegliere. Vogliamo disegnare nuovi modelli organizzativi, nuove tecnologie, nuovi prodotti, nuovi processi.

Colmare i divari. I cambiamenti in corso, soprattutto quello tecnologico ma anche quello verso un’economia sostenibile possono generare ineguaglianze significative. Le nuove tecnologie infatti premiano i lavoratori a maggiore istruzione e qualificazione e penalizzano le figure a minore qualificazione. Si osserva un pericolo reale di emarginazione per fasce rilevanti di popolazione che al momento non sono in grado di cogliere le opportunità nuove aperte dal digitale e dal green. E’ essenziale che la politica progetti nuovi interventi sulla scuola ma anche sulla formazione permanente, sul re-skilling e sulle tutele per chi non è ancora in possesso di competenze adeguate per il nuovo scenario tecnologico e sociale. Serve un lavoro meticoloso di ricucitura sociale che colmi i divari di istruzione e di formazione che aiuti chi è rimasto indietro.

Per una politica credibile e più coraggiosa. Lo stato della politica oggi ci preoccupa. Negli ultimi anni, anche in Trentino, la classe politica ha perso credibilità, capacità di guida, efficacia nell’azione. È mancata soprattutto la disponibilità e la lungimiranza di saper proporre una visione per il futuro che superasse la mera scadenza elettorale. Basta temporeggiare, basta cercare a tutti i costi il consenso. Fa male alla politica, fa male a tutti noi. Possiamo avere crescita economica e progresso sociale solo se la politica è in sintonia con la comunità e se è capace di interpretarne i bisogni. Solo se la politica ritrova il coraggio di prendere decisioni e di scegliere.

Generiamo fiducia, combattiamo le paure. Anche in Trentino, ampie parti della comunità sperimentano una paura crescente del futuro e di ciò che è “altro”. A questi timori, le forze politiche della destra rispondono proponendo chiusura e soluzioni temporanee. Sono risposte del tutto inadeguate, ma che alimentano disinformazione e populismo. Non è questa la strada se vogliamo far crescere la coesione sociale e dare un futuro più sereno e sicuro alle nostre comunità. Le paure, il disagio e le difficoltà delle persone non possono essere strumentalizzate per costruire il consenso ma devono essere governate e messe al centro di politiche capaci di ridare centralità alla dignità della persona. I cittadini e le cittadine meritano rispetto e risposte sincere ed efficaci. Dobbiamo alimentare la fiducia. Possiamo farcela, abbiamo le capacità. Siamo una terra piena di risorse positive.

Più spazio alle persone che hanno passione e che hanno competenze. Se intendiamo l’autonomia come pura amministrazione del quotidiano non possiamo andare lontani. Ne abbiamo abbastanza dell’occupazione sistematica delle posizioni di potere con l’unico criterio della “fedeltà”. Questa logica ci divide, ci contrappone e provoca danni anche all’interno del nostro territorio. Se vogliamo cambiare e crescere serve una visione e ci servono persone capaci e motivate per raggiungere i nostri obiettivi. Vogliamo che la politica torni ad essere un impegno scelto per passione e non per sola ambizione. Vogliamo che in questo nostro progetto siano protagoniste tante donne e tanti giovani. Vogliamo che le tante famiglie che oggi sono impegnate nella difficile attività di cura dei figli e degli anziani abbiano una voce.

Basta autoreferenzialità. Ritroviamoci e lavoriamo insieme. La capacità di fare squadra, lo spirito di impegno civile, la cooperazione, i legami orizzontali che sono parte fondante del Trentino non devono più essere solo slogan da usare per calcolo politico. Sono valori da riportare al centro dell’azione politica e per farlo si deve ripartire proprio dalle comunità. Serve una nuova stagione autonomista e riformatrice che nasca dal basso, che faccia leva sulle risorse diffuse. Ma abbiamo anche bisogno di un lavoro culturale, nel senso più alto e ampio del termine, che sappia unificare, includere, costruire idee.

Coltivare posizioni diverse è una ricchezza. Ma c’è un momento per il confronto e un momento in cui invece è necessario riunirsi attorno a valori comuni. Quel momento è adesso. Le divisioni interne che da troppo tempo si agitano tra chi ha una visione riformatrice e aperta dell’autonomia sono ormai obsolete e dannose. La politica deve saper unire e diffondere fiducia.

Abbiamo accumulato un grande ritardo. Oggi più che mai è indispensabile mobilitare nuovi soggetti politici che portino credibilità, competenze, valori, legami.

Scriviamo la nuova politica, qui e ora. Vogliamo chiamare a raccolta persone con entusiasmo e competenze. Donne e uomini capaci che hanno fiducia nel futuro, che non si accontentano, che hanno il coraggio di scegliere strade nuove, che sanno guardare oltre la logica dell’assistenzialismo, che non si dimenticano di chi è più debole. Pronti a impegnarsi per un grande sforzo collettivo.

Una nuova, bella stagione politica per il Trentino. Il momento richiede un impegno particolare di ognuno di noi come cittadine e cittadini, forze civili, sociali ed economiche. Non soltanto dalle istituzioni pubbliche: il futuro della nostra comunità autonoma dipende da noi. Come in altre stagioni della nostra storia locale, anche in questo momento le forze vitali della comunità trentina possono e devono svolgere un ruolo fondamentale.

Ma ci serve discontinuità rispetto al passato e questo riguarda anche la politica.

 

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Non per criticare, ma per costruire. Vogliamo aprire una fase costituente e lanciare un appello a tutte le anime riformatrici e a tutte le persone preoccupate del futuro del nostro territorio.

Abbiamo bisogno di un luogo di incontro per chi ritiene giunto il tempo di una nuova forma di rappresentanza delle culture popolari, liberal- democratiche, ecologiste; per chi ha a cuore l’idea di un Trentino moderno, aperto, accogliente.

Vogliamo favorire la nascita di una nuova esperienza politica, che dia voce a quella larga parte di comunità che oggi fatica a riconoscersi nelle formazioni partitiche esistenti, che pure rispettiamo e con le quali intendiamo ricercare una leale e sincera cooperazione.

Un nuovo soggetto politico che sappia guidare una stagione di rilancio dell’autonomia e del Trentino. Sentiamo l’esigenza di un progetto politico costruito in modo partecipativo, adeguato ai cambiamenti radicali intervenuti anche nella società trentina. Un progetto politico supportato da strumenti innovativi di rappresentanza, dialogo e partecipazione, che sia alternativo a ogni populismo, europeista e dunque contrario ad ogni pulsione sovranista. Che sia coraggioso nei contenuti e moderato nel rispetto delle istituzioni e di chi la pensa diversamente, che sia interpretato da leadership nuove.

In altri momenti di grande incertezza, le migliori risorse del Trentino del tempo non rimasero prigioniere delle paure e neppure delle formule del tempo precedente. Seppero aprire stagioni nuove.

Il Trentino di domani avrà una guida politica riformata e più efficace.

Rivolgiamo un appello a tutte le energie intellettuali, morali, sociali, civili ed economiche della nostra comunità: lavoriamo insieme per costruire e sostenere un progetto di sviluppo del Trentino, che abbia un ampio respiro, che parta dai vantaggi e dalle responsabilità che l’autonomia ci offre e che superi le appartenenze partitiche.

Non sarà un percorso facile. Serviranno umiltà e coraggio. Servirà soprattutto uno sforzo straordinario di dialogo e di pensiero.

È ciò che serve anche adesso. È ciò che noi vogliamo provare a fare.

 

 

LE PROMOTRICI E I PROMOTORI

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Eccoli qui, in rigoroso ordine alfabetico, i 107 firmatari dell’ “Appello per un nuovo progetto di sviluppo del Trentino”: Giancarlo Abram, Graziella Anesi, Emanuela Bartolomucci, Lino Benassi, Alessandra Bergamo, Ivo Bernard, Michela Bernardi, Andrea Bernardis, Massimo Bertamini, Andrea Bisegna, Stefano Bisoffi, Remo Bonadiman, Gianni Bonvicini, Claudio Bortolotti, Carlo Bridi, Marco Brunazzo, Carlo Buongiovanni, Massimo Caldera, Manuela Camin, Loredana Camin, Paolo Candioli, Pierino Caresia, Alberto Carli, Marcello Carli, Daniele Pierre Castellan, Cesare Castelpietra, Nicola Cattoi, Annalisa Caumo, Claudio Cemin, Gio vanna Chiozzi, Francesco Cimmino, Laura Cirelli, Albino Collini, Annamaria Curzel, Pier Dal Ri, Emanuela Dandrea, Giorgio Devigili, Paola Di Liello, Paolo Dorigotti, Roberto Endrizzi, Youness Et Tahiri, Vittorio Fravezzi, Alberto Frisanco, Gianna Frizzera, Roberto Frizzi, Gianluca Frizzi, Andrea Gentilini, Guido Ghirardini, Maurizio Gianordoli, Alessandro Giori, Stefano Graiff, Daniela Gruber, Giovanna Gruber, Marco Gruber, Sara Guelmi, Alberto Ianes, Bruno Ianes, Fabrizio Inama, Arta Isufi, Paolo Lochner, Antonio Maini, Chiara Maule, Luigi Menestrina, Stefano Miori, Mirko Montibeller, Ruggero Morandi, Sara Morolli, Marcello Ongari, Roberto Oss Emer, Giovanni Pancheri, Alessandro Passardi, Laura Pedrotti, Costantino Pellegrini, Alberto Penasa, Christian Perenzoni, Zeno Perinelli, Massimo Plazzer, Roberto Pradel, Flavio Predotti, Alessio Rauzi, Michael Rech, Flavio Riccadonna, Tomaso Ricci, Alessandro Rigatti, Lorenzo Rizzoli, Lally Salvetti, Simone Santuari, Diego Schelfi, Valerio Sciacca, Piera Seiser, Manuela Seraglio Forti, Salvatore Smeraglia, Paolo Stefenelli, Carlo Stefenelli, Cinzia Tartarotti, Flavio Tosi, Lucia Trainotti, Sandro Trento, Cristian Uez, Armando Vadagnini, Francesco Valduga, Umberto Zamboni, Roberto Zampiccoli, Sergio Zanella, Giovanni Zanon, Massimo Zenatti, Ivo Zucal.

 

 

 

 

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