Il medico, la studentessa e l’insegnante che aiutano i ragazzini a fare i compiti.Ivo, Simona e Carolina, volontari al Centro Alisei , raccontano la loro esperienza. Chi con il volontariato ha superato un momento di crisi personale, chi ha riempito il proprio tempo dopo la pensione: “Ci sentiamo utili, arricchiti e appagati”.
Ivo, 67 anni, medico in pensione; Simona, 18 anni, all’ultimo anno di liceo scientifico; Carolina, 59 anni, insegnante. Diversi percorsi e diverse occupazioni, ma quello che accomuna i tre volontari del Centro Alisei è la passione per il volontariato e la volontà di donare il proprio tempo per aiutare gli altri.
Come avete iniziato la vostra attività di volontariato?
Ivo: Ho seguito le orme delle mie due figlie che durante gli anni delle scuole medie e superiori hanno fatto volontariato proprio qui, nella stessa realtà. Da qualche anno lavoro solo part-time e ho più tempo a disposizione, quindi ho deciso di fare volontariato e di farlo qui, anche perché la mia formazione iniziale è stata alle Magistrali, ho cominciato come insegnante alle elementari, e l’idea di aiutare a fare i compiti mi fa tornare indietro nel tempo.
Carolina: Mi sono avvicinata al volontariato tre anni fa, da quando ho più tempo libero perché i miei figli sono ormai grandi. Sono volontaria sia qui al Centro Alisei, due/tre volte alla settimana, sia alla mensa dei Cappuccini.
Simona: Faccio volontariato da circa tre anni, da quanto ne avevo sedici. Mi ci sono avvicinata perché ero in un momento di difficoltà personale e ho preso questa attività come una valvola di sfogo, per concentrare i pensieri su qualcos’altro. Mi è piaciuto molto ed eccomi ancora qui, non ho mai smesso.
In che cosa consiste l’attività?
Carolina: Principalmente è attività di aiuto compiti a casa per ragazzini delle scuole medie, quindi dagli undici ai tredici anni. Loro arrivano qui finita la mattinata a scuola, pranzano, hanno un momento per le attività libere, poi alle 15 si ritirano tutti i cellulari e si fanno i compiti. Dopo, c’è l’importantissimo momento merenda e poi attività ricreative, che consistono in giochi di squadra, anche all’aria aperta, giochi da tavolo, visione e commento di film, laboratori di cucina, disegno…
Solitamente un volontario segue nei compiti un paio di ragazzini, quindi si ha un rapporto personale, uno a due, o anche uno a uno, in cui puoi conoscere le eventuali difficoltà del ragazzo o della ragazza e aiutarlo/a. In questa attività scolastica ti rendi proprio conto di quanto puoi aiutare nelle difficoltà di studio e apprendimento e per questo è molto gratificante.
Un episodio, un ricordo, una persona incontrata durante l’attività che ci tenete a raccontare?
Simona: Appena ho iniziato a fare volontariato i ragazzi erano molto diffidenti e si vedeva che facevano fatica a rapportarsi con me che ero una figura nuova. All’inizio anche io non sapevo molto bene come approcciarmi. Mi ricorderò sempre questa ragazza che è stata proprio la prima a sorprendersi della mia presenza, ma è venuta a parlarmi. Abbiamo chiacchierato un po’, mi ha raccontato la sua storia, che è particolare e mi è rimasta molto impressa. Da quel momento si è creato un forte legame, tanto che ci sentiamo ancora dopo anni anche se lei non è più in questo centro. Credo che le nostre storie si siano incrociate.
Cosa vi dà il fatto di impiegare il vostro tempo per un’attività del tutto gratuita?
Carolina: A me gratifica dal punto di vista emotivo e come persona. Facendo volontariato vedo che se posso fare del bene e aiutare le persone che hanno bisogno la mia autostima migliora.
Ivo: Mi fa sentire utile e sentirsi utili fa bene.
La vostra vita è cambiata da quando avete iniziato a fare volontariato?
Simona: Io direi di sì, grazie al confronto con ragazzi, educatori e volontari ho imparato a vedere e analizzare le cose da altri punti di vista.
Le vite di tutti sono sempre più frenetiche, come fate a trovare il tempo?
Simona: Per me è faticoso, frequentando l’ultimo anno di liceo e preparando il test d’ingresso all’università, ci sono un sacco di cose in ballo. Ma mi piace molto e quindi il tempo lo trovo. Cerco di organizzare lo studio sempre in funzione di questo impegno, altrimenti diventa difficile incastrare.
Ivo: Per me invece è diverso, come penso per Carolina. Ora ho il tempo che si è liberato da altri impegni.
Qualche suggerimento per i volontari o per invitare a diventare volontari?
Ivo: Credo che oggi si abbia un po’ di paura a parlare di gratuità, sembra che nulla esista gratuitamente. Manca la consapevolezza che nel volontariato non sei solo tu a dare, ti restituisce delle cose importanti.
Avete stretto nuove amicizie facendo volontariato?
Simona: Sì, ho varie amicizie nate qui, con alcuni partecipanti, con altri volontari e con ragazzi in servizio civile.
Fare volontariato mi rende felice perché…
Ivo: Perché sentirsi utili rende felici e perché amplia il confronto con ciò che è fuori e diverso da te.
Carolina: Perché aiutare gli altri ti aiuta e appaga dal punto di vista delle emozioni, aiutare gli altri aiuta te stesso ad avere un’immagine di te più completa e gratificante. Ma anche perché ti offre un confronto molto arricchente con culture diverse e ti apre gli occhi sulle differenze.
Simona: Perché è uno scambio di idee e opinioni che ti arricchisce e arricchisce anche gli altri.