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IL COMMENTO

WALTER PRUNER * CONCERTO VASCO ROSSI A TRENTO: « PERCHÉ DENARO PUBBLICO AL ROCKER PIÙ PAGATO D’ITALIA E CLAUSOLA DI PROTEZIONE PUBBLICA IN CASO DI DEFICIT AL BOTTEGHINO? »

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11.12 - sabato 5 febbraio 2022

Con l’uscita dalla fase critica della pandemia, speriamo definitiva, arriva forte la esigenza di affermare uno stato di normalità. Stato di normalità che può passare anche attraverso la necessaria e comprensibile programmazione di eventi musicali e sportivi. Le Olimpiadi antiche prevedevano addirittura la sospensione degli eventi bellici, a dimostrazione della doppia faccia di un’unica medaglia in tema di spettacolo e politica.

Si pensi pure a queste Olimpiadi invernali in Cina, che stanno lì a dimostrare quanta attenzione un evento sportivo mondiale possa generare non solo a livello mediatico e atletico, ma anche politico. Un Paese, la Cina, che tenta di utilizzare la macroscopica occasione di questo grandangolo internazionale aperto su Pechino, per offrire al mondo un’immagine normalizzata in cui edulcorare, nascondere, celare ogni qualsivoglia deficit in tema di diritti civili e libertà mostrando un quadro il più distante possibile da quello reale.

Pensiamo ai giochi olimpici di Berlino 1936; o all’impresa di Gino Bartali che contribuì a “salvare” l’Italia dalla guerra civile dopo l’attentato a Palmiro Togliatti. Nessuna meraviglia dunque e nessuno scandalo. Tutto fa politica e la politica non è per fortuna solo Partito, ma basilarmente contributo alla gestione ed alla cura della res publica.

Il concerto di Vasco Rossi della primavera prossima vale per il Trentino quello che per Genova può essere la Fiera del salone nautico o per Londra il torneo di Wimbledon. Detto questo, i fiumi polemici che speriamo non esondino provocando alluvioni e veleni di cui francamente nessuno sente la necessità, sono lì però al limite di guardia. La novità è che stanno montando qui e non altrove dove le collaudate, autonome tournée del Blasco nazionale non solo non creano disagi, ma montano fiumi di indotti reali letteralmente anelati da città che fanno salti mortali per accaparrarsi la presenza del Blasco nazionale. Da noi, polemiche.

Non credo che il Trentino si riscopra improvvisamente chiuso, campanilista, avvitato su sé stesso, gretto ed incapace di scommesse. Sono anche certo che il successo dell’evento sarà strepitoso. Strepitoso perché strepitoso è l’apparato organizzativo che il rocker modenese possiede e perché stiamo qui parlando non solo di uno tra i maggiori artisti europei nel suo genere, ma di uno dei maggiori manager artistici nel panorama internazionale, in grado di muovere folle di fans da capogiro.

È dunque evidente che qualche cosa non ha funzionato e non ha senso destinare inopinatamente la massa crescente di interroganti di incompetenza musicale. Questa centra nulla. Il dato politico che a questo punto rileva, è se questo costoso e sofisticato giocattolino messo in campo in una fase di massima crisi può essere considerato un’arma di distrazione di massa, o rientra in un progetto artistico culturale che prelude a conseguenti scelte future in tema di macro eventi.

La gente comune che non frequenta il Palazzo ma che al Palazzo guarda con quel rigore istituzionale che desidererebbe reciproco, non è pregiudizialmente contro. Direi che probabilmente apprezza il risultato ma non la ragione. Quale la ragione di un coinvolgimento pubblico tanto oneroso in un’operazione capace di autogestirsi molto bene per livello di professionalità espressa? Perché denaro pubblico al rocker più pagato d’Italia e clausola di protezione pubblica in caso di deficit al botteghino? Quale la ragione di un mancato coinvolgimento politico di tutte le forze consiliari e degli attori sociali almeno a livello informativo?

È lecito cioè che la gente sappia se al di là dell’indotto riferito a quel circoscritto segmento temporale, vi sia una precisa scelta politica a favore di mega eventi e grandi nomi a scapito di realtà più dimensionate e locali, oggi alloggiate nei sottoscala delle priorità artistiche? Si tratta di questioni che toccano anche aspetti programmatori sui quali sarebbe interessante conoscere delle risposte.

Al netto del fatto che de è più che legittimo avere e preferire visioni diverse ed anche coraggiosamente originali, non è sopportabile l’idea di una indecifrabilità, di una opacità, di una infine imposizione probabilmente vincente che non si sa da chi è partita, perché e con quali obiettivi. Trattandosi di un evento privato con il denaro pubblico credo gli interrogativi possano legittimamente nascere.

È proprio questa assenza di chiarimento e condivisione che sta ingenerando dubbi e confusione. Un metodo che forse non appartiene all’uomo comune che è abituato a programmare e a fare dell’Autonomia una sana ed oculata gestione del bene comune. Un’Autonomia che si aspetta dalla politica un ordine di parole, non parole d’ordine.

La qualità del prodotto, che può piacere o meno, non è certamente in discussione. Novità e “Vita spericolata”, tutto bene, tutto necessario, per carità. Ma non è sempre “Colpa d’Alfredo”.
Ci vuole certamente il coraggio di osare; ma anche quello di informare. In caso contrario passare dal Vasco nazionale al Fiasco nazionale il passo è breve.

 

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Walter Pruner

 

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