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IL COMMENTO

WALTER PRUNER * ELEZIONI 25 SETTEMBRE 2022: « SI METTA SUL TAVOLO LA FORZA POLITICA, SENZA NASCONDERSI A NASCONDINO IN ATTESA CHE SIA L’ALTRO A FARE LA PRIMA MOSSA »

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13.05 - domenica 24 luglio 2022

In attesa di entrare in una dinamica che dal confronto scenderà su un piano di scontro totale, attraverso metodi che giustificheranno tutto nel segno della ricerca comunque e ad ogni costo del consenso, ci prepariamo ad una campagna incendiaria, e non solo per i fuochi da siccità di questi giorni.

Una delle fasi più delicate degli ultimi anni si ridurrà ad una emergenziale campagna elettorale nella quale, al netto di ferragosto e dell’ anemica, storica funzionalità della macchina stato in questo mese estivo, dovrà uscire a costruire, in un tempo ristrettissimo, il meglio che una democrazia per il suo funzionamento è chiamata a produrre: un rinnovo qualitativamente al rialzo del Parlamento.

Il ricorso all’uomo della salvezza è la certificazione che esso è la conseguenza della sconfitta dei Partiti, incapaci di rispondere attraverso le loro risorse interne. Quando l’uomo della salvezza è un bene per la soluzione emergenziale, forse l’unica via possibile, costituisce di contro una foglia di fico su crisi di valori, di proposta, di organizzazione in capo a partiti che nella crisi generale non sono riusciti a rigenerarsi ed a produrre un sistema immunitario efficace.

Non è che adesso, con le elezioni alle porte, si trasformi improvvisamente la situazione di caos pre elezioni in esplosivo ritrovo di competenze e ruoli: quelle e quelli, se non c’erano prima mancano anche adesso. Ricordiamo che il caravanserraglio unì alla causa partiti tra loro inconciliabili, e che le ragioni di quel matrimonio contro natura mise nello stesso serraglio appunto, Lega e Pd, Forza Italia e Cinque Stelle, europeisti ed euroscettici, filo ucraini e putiniani, no vax e quartovaxisti, , sostenitori del reddito di cittadinanza e suoi detrattori, incenitoristi e partito del no, di tutto e di più. Ma anche in politica le incongruenze, seppur giustificate da uno stato di altissima crisi, si pagano.

Ora che dunque il conto è arrivato, deve essere chiaro che, a Roma come a Trento, i guazzabugli indecifrabili e le asimmetrie politiche portano l’uomo di oggi, semplicemente, a domandarsi che senso abbia preferire un partito all’altro, sulla base di programmi diversi e spiriti diversi, se poi rientrano tutti nello stesso caravanserraglio appena oltrepassato il “sacro” emiciclo.
Un ennesimo rifugio giustificativo adducendo le ragioni del bene nazionale o del governo di unità nazionale, o peggio ancora “dei migliori”, é materia indigesta e ormai scaduta.: non sarebbe capito. Un’ altra operazione, incerottata da un’ ennesimo, allora purtroppo inevitabile, Ogm presidenziale , questo Paese ora non la reggerebbe.

Una crisi politica non risolta dalla politica ma da abnormi alchimie da ultima spiaggia, porterebbe dritti dritti verso un esautoramento parlamentare dalle derive imprevedibili. Per evitarlo è indispensabile che chi vince e chi perde viaggino all’ interno della stessa stazione, ma con motrici chiaramente diverse nell’interesse comune.

Occorre oggi mettere in bolla tutto questo mondo, che tranciato di netto nelle sue improbabili radici dalla uscita di scena di Draghi, deve presentare all’elettorato programmi chiari, priorità, perimetri esatti, tempi ed obiettivi. Può non farlo? Può il ceto dirigente politico permettersi il lusso di ignorare questa esigenza di chiarezza? Può al patto di pagare un dazio pesantissimo: un astensionismo superiore al 40% ed una sotto-rappresentazione della platea nazionale che a questo punto vedrebbe il maggiore partito contare, con il 20% di 60% il 12% dell’elettorato. Trattandosi di partito dell’astensione, in questo caso i disaffezionati manifesterebbero il loro stato di fragoroso dissenso attraverso un non voto non rappresentato nel Parlamento ma radicato nella piazza d’Italia: non l’astensionismo dormiente conosciuto, ma il partito “A”, quello dell’astensione, primo partito che di fatto raccoglierebbe la vera protesta anti sistema; la contestazione degli arrabbiati che quando non incontrano valvole di sfogo partitico sono difficilissime da governare.

Quella bomba sociale fatta di nuovi poveri privi di mezzi e dal tema politico netto: disperazione, ferocia e odio. Milioni di lavoratori, regolarmente occupati ma che non hanno uno stipendio capace di riempire il carrello. Con questo latente partito dell’astensione, il partito “A”, la politica, da quella rabberciata a quella di qualità, è meglio non faccia la furba in questa lunga e caldissima estate elettorale.

Secondo aspetto decisivo da qui al 25 settembre è mettere sul tavolo la forza di una politica che non può nascondersi giocando a nascondino in attesa che sia l’altro a fare la prima mossa. Stare fuori dal perimetro di gioco equivale delegare ad altri, con sintonie diverse o addirittura assenti, il sostegno della tua bandiera ideale. Il tema dell’ Autonomia è sicuramente una di queste.

Lasciare che il tema Autonomia venga trattato da chi questo contenuto non possiede o relega nel sottoscala delle priorità può essere una partita di non ritorno che non appartiene ad una o l’altra forza partitica, ma al destino della nostra Terra.

 

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Walter Pruner

Trento

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