LINK FACEBOOK
Dopo la diffusione delle immagini degli orsi rinchiusi in gabbie di acciaio e cemento nella struttura del Casteller, Assemblea Antispecista e Centro Sociale Bruno, in vista del corteo nazionale del 10 aprile a Trento, hanno organizzato un evento online di approfondimento dal titolo “Non è un paese per orsi”.
Nel corso dell’incontro, promosso all’interno della campagna #stopcasteller, è stato illustrato il Progetto Life Ursus che ha reintrodotto l’orso Bruno in Trentino partendo dalla sua origine e dalle sue finalità, fino ad arrivare alla sua realizzazione attuale per indagare “le cause del fallimento del modello trentino – hanno spiegato gli attivisti – e dell’inadeguatezza delle soluzioni recentemente proposte da Brigitte Bardot”.
Attraverso l’intervento di esperti, sono state presentate alcune best practice del rapporto uomo-selvatico. Dario Febbo, ex direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, ha parlato dell’efficacia delle soluzioni di convivenza tra uomo ed orsi messe in atto in Abruzzo con l’orso marsicano. Insieme a Gabriele Bertacchini, naturalista trentino che da anni diffonde la cultura della convivenza nelle scuole, è stato affrontato il tema dell’accettazione dell’orso da parte della popolazione e del ruolo che politica e organi di stampa hanno avuto nel presentare la questione.
L’avvocato Michele Pezone ha spiegato la situazione attuale degli orsi dal punto di vista legale, in base alla recente sentenza contro M49. Infine Roberto Piana della LAC, alla luce della recente elezione di Walter Ferrazza a presidente del Parco naturale Adamello Brenta, ha affrontato il tema della compatibilità dei cacciatori con le cariche amministrative di gestione degli animali selvatici e, più in generale, la relazione dei gruppi venatori con gli uffici caccia e pesca di regioni e province, che invece dovrebbero tutelare la fauna selvatica.