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BILANCIO PROVINCIA TRENTO: CIA, DATI REALI DIVERSI DA QUELLI CHE CI RACCONTANO

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13.07 - martedì 25 luglio 2017

(Fonte: Claudio Cia) – Intervento del Cons. Claudio Cia sull’assestamento di bilancio della Provincia.

Anche quest’anno nella relazione del Presidente e nelle dichiarazioni del suo codazzo abbiamo dovuto sorbirci la solita solfa: mi riferisco ai complimenti che il centrosinistra sedicente autonomista rivolge a se stesso su come sa utilizzare le risorse.

Come ogni anno, ad ogni manovra di bilancio, Rossi e compagnia si cantano vicendevolmente le lodi. Fin qui nulla di strano. Patetico ma non strano. La cosa che però mi fa arrabbiare è il totale ed evidente contrasto tra ciò che la giunta rossa di Rossi dice e la situazione reale del Trentino, drammaticamente evidenziata dai dati economici, occupazionali e sociali.

 

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OCCUPAZIONE

Dicevo, i dati reali del Trentino sono, ahinoi, ben diversi da quelli “idilliaci” che ci raccontano i vari parolai Rossi, compresi quelli in loden.

Ma non voglio ribadire i magri risultati delle politiche del centrosinistra, talvolta addirittura “sovrapponibili” per incapacità a quelli nazionali (il tema dell’insicurezza della città di Trento, e non solo, la dice lunga sull’abilità “gestionale” del centrosinistra trentino, che sgoverna a pochi metri dal principale luogo di spaccio e delinquenza del Trentino).

In quest’occasione, mi limito a riportare alcuni dati: nel 1° trimestre 2017, l’occupazione cresce dello 0,6 % mentre, nello stesso periodo, il vicino Alto Adige ma anche il Veneto segnano crescite ben maggiori, altro che zerovirgola.

Si confermano preoccupanti dati negativi sul versante del lavoro: cala ulteriormente l’occupazione sia nel comparto estrattivo che in quello delle costruzioni, che in quello del commercio al dettaglio, e permane negativo l’andamento occupazionale delle piccole imprese trentine (fino a 10 addetti), cuore pulsante dell’economia trentina, completamente abbandonate dalla politica provinciale degli ultimi decenni.

Nella Relazione illustrativa alla manovra di assestamento, al punto 3, Salvaguardia dell’occupazione, la Giunta provinciale afferma che:

«La tutela dei posti di lavoro rappresenta lo strumento primario per limitare l’emergere di nuovi rischi sociali, a fianco di un articolato sistema di politiche attive del lavoro per l’ingresso dei giovani e il reingresso di lavoratori adulti espulsi dal mercato del lavoro, con particolare attenzione alle persone in condizioni di fragilità.

L’assestamento destina agli interventi in esame 10,4 milioni di euro sul 2017, dei quali 5,9 milioni per l’assunzione di personale sul Progettone, anche grazie allo specifico finanziamento di 4,4 milioni di euro messo a disposizione dal Bim dell’Adige.»

Praticamente il Progettone è diventato il principale canale di occupazione del Trentino! A tale riguardo, non posso non condividere le parole del coordinamento lavoratori del progettone, che un paio di settimane fa ha pubblicato un bell’intervento su un quotidiano locale, intitolato “Progettone, contratto che non ci tutela”.

Colgo l’occasione della discussione generale per dire che è una vergogna, oltre che un’evidente contraddizione, che si finanzino aumenti di risorse per il progettone e contestualmente si accetti che i lavoratori vengano penalizzati con riduzioni salariali che, come dovreste sapere, si ripercuotono sui contributi e quindi anche sulla futura pensione.

Scaricare i costi di operazioni opache sui lavoratori è cosa indegna, per di più con la complicità delle organizzazioni sindacali capeggiate dal rappresentante della Cgil che ha addirittura parlato di “socialismo realizzato”. Realizzato, sì, sacrificando le retribuzioni e le future pensioni dei lavoratori! Troppo facile, caro compagno segretario della Cgil, che tra parentesi percepisce il triplo se non il quadruplo dello stipendio dei lavoratori del progettone.

La verità è che ci sono 1700 persone che lavorano col Progettone, e che hanno diritto ad un equa retribuzione, per il lavoro che fanno ed anche per la dignità che deve essere loro riconosciuta.

Da questo punto di vista, invito la Giunta provinciale a dare indicazioni alla propria rappresentanza negoziale affinché venga ridiscussa questa scellerata decisione sindacale, e venga ripristinato lo stipendio pieno come era previsto all’inizio. Non possiamo farci complici di chi vorrebbe sdoganarel’idea di lavoro dove si chiede di dare il massimo per essere pagati il minimo.

E permettetemi un ulteriore riflessione sul lavoro. Va bene il progettone per coloro che hanno perso il lavoro e che con questo strumento vengono aiutati ad avvicinarsi all’età da pensione (anche se con le nuove proposte di Renzi e Gentiloni sembra che vogliano innalzare ulteriormente l’età di pensionamento… arriveranno a 100 anni!), ma compito della Giunta dovrebbe essere quello di favorire opportunità lavorative uguali per tutti e non scorciatoie ad personam.

Creare le condizioni per consentire ai giovani di trovare o di crearsi un lavoro. Serve un censimento dei giovani disoccupati che consenta di conoscere le caratteristiche, le professionalità/qualifiche, le aspirazioni dei giovani non occupati, e partendo da queste si dovrebbe provare a dare qualche aiuto iniziale che consenta a questi giovani di partire, magari con la costituzione di una nuova impresa.

Invece abbiamo avallato un moderno sfruttamento di giovani in cerca di occupazione, lusingati da progetti per la lotta alla disoccupazione giovanile, oggi arrivata al 27%, finanziati con denaro pubblico, giovani non di rado sfruttati come manodopera a costo zero.

 

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SANITÀ

Per non parlare poi della sanità trentina, sonoramente bocciata dall’autorevole studio del Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in Sanità (Crea), ente indipendente promosso dall’Università di “Tor Vergata” e dalla Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (Fimmg).

Lo studio CREA sulle performance dei sistemi sanitari regionali, inserisce la sanità trentina nella parte bassa della classifica (15a su 21), appena prima delle regioni in “area critica”, quelle regioni, tanto per capirci, che non di rado troviamo sui giornali per fatti di malasanità.

Tanto per essere chiari, lo studio ci dice che fanno meglio del Trentino anche la Regione Campania e la Sicilia, mentre le regioni a noi vicine come Veneto, Lombardia e Liguria (governate dal centrodestra) sono le prime della classifica, a distanza siderale dalla sanità trentina.

Ultimo dato utile di confronto: la sanità altoatesina è nella parte alta della classifica… tanto per rispondere all’assessore Zeni che giustifica il dato fallimentare della Giunta Rossi dicendo che la sanità nelle regioni di montagna costa di più.

Ma caro assessore, le risulta che Bolzano non sia territorio di montagna? Ma i dati li conosciamo e non serve tornarci sopra. Oramai i trentini hanno capito l’imbroglio.

 

 

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FONDI EUROPEO DI SVILUPPO

A proposito di credibilità, un altro dato mi ha sorpreso (poco) e scandalizzato (molto). Nonostante i dati reali descrivano una situazione molto diversa, la maggioranza di centrosinistra continua a vantarsi dei risultati della propria programmazione finanziaria, e talvolta, come nel caso che mi accingo a raccontare, trasforma in successo ciò che, ad un’analisi un poco più attenta, risulta essere un fallimento epocale, tanto grave da portare il Trentino ad essere la peggior regione d’Italia. Avete capito bene, la peggior regione d’Italia.

Qualche settimana fa sono incappato in un comunicato stampa della Pat intitolato “Fondi comunitari, un’opportunità concreta di sviluppo del Trentino”. In tale comunicato, pubblicato sul sito internet della Pat quindi ufficiale, prima si afferma che la gestione dei fondi europei negli anni dal 2007 al 2013 rappresenta un ” bilancio positivo”, ma poi si dice, cito parole testuali: “Nonostante le risorse complessivamente impegnate e concesse dall’amministrazione provinciale per il finanziamento dei progetti di investimento siano state superiori a 76 milioni di euro, il rapporto finale di esecuzione mostra un tasso di attuazione finanziaria del programma operativo pari a circa l’89% per un totale di spesa certificata di euro 55.418.864,37.”

Ora, l’ufficio propaganda della Pat, al secolo l’ufficio stampa, prima riferisce che la gestione delle risorse europee è un successo, poi, nascosto tra mille numeri, non può fare a meno di confermare “un piccolo dettaglio”.

Il piccolo dettaglio sta nel fatto che, a fronte di 62.477.778 euro assegnati dall’Unione Europea attraverso il Fondo Europeo di sviluppo regionale (Fesr), la Provincia di Trento ne ha utilizzati 55.418.864,37.

Il dato è “certificato” dal fantomatico Comitato di sorveglianza dei Programmi operativi (e sottolineo, “di sorveglianza”… nel senso che doveva sorvegliare), il quale Comitato accerta che ci sono oltre 7 milioni di euro che la PAT non è stata in grado di utilizzare in 7 anni e che quindi, dovrà restituire all’Unione Europea!

Le ragioni di tale incapacità, che per inciso la Pat continua a definire “bilancio positivo”, sono ascritte (come al solito) alle “difficoltà del sistema economico trentino”. Proprio così. Per la Giunta Rossi, la propria incapacità di utilizzare le risorse europee è colpa delle aziende trentine, non certo del Presidente e degli assessori provinciali che sono pagati per gestirle, magari bene.

Strano davvero: anche le altre regioni d’Italia vivono un momento di difficoltà economica, in molti casi anche peggiore del nostro, ma proprio per questo non si sognano nemmeno di sprecare risorse economiche, tantomeno quelle europee.

E loro hanno pure la sfrontatezza di andare sui giornali a vantarsi dei presunti successi, come nelle parole pronunciate dall’assessore Daldoss alla giornata dell’Europa (riportate dal il Trentino del 13 maggio): “Oggi (dice Daldoss) l’Europa è un’opportunità di finanziamento che dovremo considerare più che in passato, stante la crisi dei finanziamenti ordinari”. Belle parole, peccato che nei fatti la giunta vada nella direzione opposta. Bravi a ciacere, specie sui giornali, incapaci nei fatti.

E poi la Giunta Rossi dice ai cittadini che non ci sono soldi e che bisogna chiudere i punti nascita, decimare le guardie mediche, tagliare i servizi sociali e bloccare i contratti ai dipendenti.

Ebbene, caro Presidente, con la metà di quei soldi europei sprecati, si potevano tenere aperte le guardie mediche, si potevano dotare tutti gli ospedali del trentino di nuovi apparecchi per le mammografie, si potevano tenere aperti i punti nascita delle valli. Tanto per fare alcuni esempi.

Altro che mancano i soldi! Mancano le capacità di spenderli, manca la capacità di fare programmazione, manca la vigilanza su come si spendono i soldi pubblici (altro che comitato di sorveglianza, ma cosa sorvegliavano?). Insomma, manca tutto! L’unica cosa che c’è, in abbondanza, è la tracotante arroganza della politica di centrosinistra, e dei suoi fiduciari, incapace nei fatti e boriosa nei proclami dei comunicati stampa.

Sul tema non mi dilungo oltre, ho presentato un’interrogazione precisa nella quale dimostro che tutte le regioni italiane, dico tutte, nessuna esclusa, hanno una gestione del fondo europeo migliore di quella della Provincia di Trento, e quindi smentisco nuovamente le falsità dei parolai rossi della disinformazione politica.

 

 

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WELFARE

Veniamo ai dati finanziari dell’assestamento di bilancio, questi indicano una riduzione di spesa per l’anno 2017 a danno degli “interventi per la disabilità”. Questa riduzione è molto significativa, visto che si tagliano ben 1.738.000,00 Euro. Sappiamo che la Giunta Rossi si è contraddistinta per particolare ferocia verso il welfare, e quindi non sorprende vedere l’ennesimo taglio di risorse operato contro le persone più deboli ed indifese.

Questa volta, dopo aver tolto le guardie mediche, dopo aver chiuso i punti nascita, dopo aver portato le liste di attesa a livelli impossibili, tanto che per alcune prestazioni non esiste neanche la possibilità di prenotare la visita poiché “l’agenda” risulta non disponibile; ecco, dopo aver raggiunto questi fantastici risultati, con l’assestamento oggi in discussione, Robin Hood al contrario (Rossi) dà l’ennesima spallata ai più deboli, nel caso specifico, le vittime sono i disabili.

Già così la cosa è vergognosa e non posso far a meno di denunciare, per l’ennesima volta, la schizofrenia di tali politiche. Voglio inoltre aggiungere alcune considerazioni: tutti gli studi e i dati ci dicono che l’età media della popolazione aumenta, il che significa che, fortunatamente, si vive di più, quindi un maggior numero di cittadini invecchia, e, conseguentemente, aumentano le patologie legata all’anzianità e quindi all’autosufficienza e alla disabilità: problemi cardiaci, circolatori, di funzionamento dell’apparato scheletrico, per non parlare poi della patologia forse più odiosa, ovvero quella delle demenze senili, a partire dall’Alzheimer, che non a caso vengono definite le malattie dei familiari poiché colpiscono i malati ma si riflettono, quanto all’onere di cura, su tutti i familiari.

Ecco, in un momento come questo, che dovrebbe consigliare interventi di potenziamento del sistema sanitario e socio-assistenziale, con conseguente allocazione delle risorse in favore del welfare, la giunta Rossi va in senso contrario.

Nettamente contrario, addirittura in controtendenza rispetto a quanto viene fatto a livello nazionale, dove, da oltre un anno, è stata approvata la così detta “legge sul dopo di noi” (la legge 22 giugno 2016, n. 112), che prevede il potenziamento dell’assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare.

Il decreto attuativo della legge nazionale (decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali del 23 novembre 2016 ) ha stanziato dei bei soldi a favore delle regioni italiane (circa 185 milioni di Euro nel triennio), ad eccezione della nostra regione (e quindi delle due Province autonome), che, come dovrebbero sapere tutti i cittadini trentini è stata esclusa da tali benefici grazie agli accordi finanziari siglati dall’allora Presidente Lorenzo Dellai (Accordo di Milano del 2009) e dall’attuale Presidente Rossi (Patto di Roma del 2014).

Due veri difensori dell’autonomia. Particolarmente graditi dalla controparte nazionale, che nel caso dell’onorevole Dellai ha anche avuto modo di ricambiare la cortesia, chissà se adesso toccherà anche a lei signor Presidente Rossi.

Su questo argomento ho predisposto un ordine del giorno ed un emendamento, perché penso che dopo un anno di letargo della Giunta provinciale (la legge nazionale è del giugno 2016), sia il caso di fare qualcosa.

Almeno io ci provo, anche se mi rendo conto che forse alla giunta Rossi importano poco gli anziani, gli malati, i disabili e le persone in difficoltà. Sembra più interessata a poltrone e prebende…

A proposito di prebende, vedo che con l’assestamento avete deciso di investire sui contributi, magari anche quelli erogati alle start up innovative (per usare le roboanti parole contenute nella vostra relazione).

Peraltro, caro Assessore Olivi, sarebbe interessante capire se queste sedicenti “start up innovative” producono qualcosa di utile sul territorio, in termini di produzione industriale e di posti di lavoro, o se servono per predare contributi pubblici sulla ricerca, magari con la complicità di qualche società di sistema.

Caro Assessore Olivi, lei non dovrebbe fornire sterili informazioni quantitative (tipo il numero di aziende che lei definisce innovative) ma elementi qualitativi, come ad esempio, tanto per citarne alcuni:

–   quante di queste aziende innovative sono passate dalla sperimentazione alla produzione: sarebbe utile capire se questi innovatori poi realizzano qualcosa di concreto o se si limitano a produrre studi, relazioni, report o altre carte variamente nominate;

–   quanti posti di lavoro hanno prodotto queste aziende e per quanto tempo, e qual è il loro apporto al sistema economico locale (ricchezza o PIL), soprattutto in relazione ai contributi pubblici percepiti;

–  se hanno ricevuto commesse a seguito delle ricerche o sperimentazioni pagate da contributi provinciali.

Insomma, Assessore, quali sono i risvolti concreti di queste attività? E’ ora di finirla con gli slogan e di iniziare a fornire dati misurabili. In mancanza, le sue sono solo chiacchiere, come quelle dell’onorevole Dellai quando dice che non conosce gli eventi ma garantisce sulla legittimità dei comportamenti tenuti dai dirigenti che lui stesso ha nominato selezionandoli tra i maggiorenti del suo partito, ma pensate che la gente vi creda ancora?

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