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PATT * PROGRAMMA POLITICO: MARCHIORI, “ LA FORZA DELLE IDEE, PROTAGONISTI CON SERIETÀ E DETERMINAZIONE “

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15.12 - giovedì 6 aprile 2023

LA FORZA DELLE IDEE
1. PROTAGONISTI CON SERIETÀ E DETERMINAZIONE
La politica nazionale e, in alcuni casi anche locale, ci ha ormai abituati alla sempre maggiore mancanza di preparazione, lungimiranza e serietà nelle scelte sia amministrative che politiche. La litigiosità, lo scontro e la prevalenza dell’interesse personale su quello collettivo hanno portato ad uno svilimento del ruolo della politica che diventa ancor più preoccupante in una terra autonoma come la nostra che vede, nella qualità della sua proposta politica, un elemento vitale per la tenuta del sistema istituzionale, economico e sociale.

Le cause di tale situazione sono dovute da un lato al venir meno del ruolo dei partiti maggiori quali formatori di nuova classe dirigente, selezionatori degli intelletti migliori e “palestre” in grado di preparare i futuri amministratori e politici alla gestione della cosa pubblica. Dall’altro tale crisi è dovuta ad un elettorato che, se in alcuni frangenti è diventato sempre più selettivo ed esigente, in altri richiede soluzioni immediate e poco ancorate alle reali possibilità di azione della macchina amministrativa. Le promesse della campagna elettorale restano, quindi, spesso deluse dai fatti e l’elettore si sposta con una certa facilità anche agli estremi dell’arco costituzionale, in cerca di movimenti o partiti che soddisfino le sue richieste.

Nemmeno il civismo, che veniva visto come la nuova frontiera in grado di risolvere queste criticità, è riuscito nell’impresa. E questo perchè, se nelle piccole comunità è relativamente semplice riunire visioni diverse attorno ad un unico fine amministrativo, salendo di livello verso la Provincia o addirittura il Governo nazionale, l’inclinazione politica dei singoli tende a riemergere prepotentemente e pochi sono in grado di anteporre all’ideologia un progetto politico rivolto alla risoluzione dei problemi dei cittadini.

Ecco, quindi, che in questo quadro preoccupante si trova a muoversi il PATT assieme a tutti quei movimenti territoriali di ispirazione autonomista o popolare. Le elezioni politiche, così come le provinciali, hanno dimostrato che c’è lo spazio politico per un Partito che ha 75 anni di storia, che ragiona in maniera non ideologica e il cui centro di interesse sono le richieste dei cittadini. Ma la vera domanda è se possiamo limitarci a presidiare quello spazio o se, invece, dobbiamo giocare in attacco, allargando il perimetro e, soprattutto, diventando riferimento per una fetta maggiore di elettorato, come ci si aspetta da un vero partito di raccolta. Perchè più si fa massa critica e più si diventa protagonisti.

Sia chiaro, nessuno vuole rinunciare ai nostri ideali e al nostro simbolo: le Stelle Alpine sono sulla scena politica trentina da 75 anni, sono la declinazione naturale del simbolo dell’ASAR, rappresentano l’unione con gli autonomisti della SVP ed hanno una riconoscibilità e un valore aggiunto che non può venir meno in un momento in cui gli elettori, già smarriti di loro, cercano punti fermi e riconoscibili. Gli autonomisti, inoltre, anche quelli che per vari motivi si trovano attualmente fuori dal Partito, provengono tutti dalle Stelle Alpine che incarnano la vera storia dell’autonomismo. Quello su cui si deve lavorare, semmai, è l’obiettivo di riaffermare i principi guida che caratterizzano gli autonomisti trentini: l’identità, la storia, la difesa dei piccoli centri, il rapporto città-valli, l’Euregio, la valorizzazione delle imprese locali, la tutela dell’ambiente naturale, l’attenzione alle persone, la giustizia sociale, ecc. devono essere temi che, tutti assieme, contribuiamo a rilanciare a mettere al centro del nostro programma politico, come una bandiera dietro cui marciare compatti.

Ma possiamo fare di più: intercettare altre aree politiche che nella storia trentina hanno garantito la tenuta del sistema: l’area popolare, in particolare, sempre più orfana di riferimenti, può vedere nelle Stelle Alpine l’approdo naturale. Il PATT, infatti, è membro effettivo della grande famiglia del PPE, il Partito Popolare Europeo, che racchiude in sè i cristiano sociali e i popolari dei vari Paesi del vecchio continente. Dare visibilità e spazio a questa appartenenza non solo ci può aprire ad una fetta di elettorato trentino in cerca di una casa comune, ma ci proietta su una dimensione europea, favorendo anche i rapporti con il Tirolo e l’Austria, ma anche con le Istituzioni comunitarie, attraverso cui vengono declinati non solo il progetto euroregionale, ma anche tutte le politiche che riguardano da vicino la nostra terra tra i monti.

Mantenendo la nostra identità, ma puntando sugli elementi che ci contraddistinguono ma su cui forse abbiamo investito poco negli anni, possiamo davvero compiere un’impresa straordinaria: quella di essere ancora più protagonisti del governo della nostra terra, con l’obiettivo sicuramente di dare risposte chiare e serie nella prossima legislatura, ma anche di guidare l’Autonomia in quelle a venire.

Lo sforzo che dobbiamo fare, però, è quello di lavorare sui nostri valori per poterli mettere in pratica, affinchè siano una base veramente condivisa e non una semplice dichiarazione d’intenti da lasciare sulla carta.

Ma dobbiamo anche lavorare sui programmi, perchè non siano anch’essi una semplice enunciazione di buoni propositi, ma ciò che ci contraddistingue dalle altre forze politiche e che risponde in maniera seria, lungimirante e coraggiosa ai bisogni dei trentini di oggi e di domani.

Se vogliamo impegnarci in questa sfida c’è bisogno del contributo di tutti, certi che le idee hanno sempre la precedenza sul destino dei singoli.

Ecco perchè, aprendo il confronto con tutte le forze politiche che vorranno cogliere questa sfida che è anche un’opportunità per il Trentino oltre che per tutti noi, riteniamo indispensabile riprendere i valori principali a cui ci ispiriamo attorno alle parole chiave su cui costruire il nostro programma.

2. LEGATI AI VALORI PER SCRIVERE IL FUTURO
Qualsiasi progetto politico deve avere una solida base valoriale e ideologica. Riprendere ciò che sta alla base del Partito Autonomista per condividerlo con tutti coloro che hanno a cuore il futuro della nostra terra è il primo passo per porre le basi di un percorso comune. Riteniamo fondamentale, quindi, riportare i principi fondanti del nostro Partito come elemento di chiarezza e come bussola per la nostra azione.

Il nostro Staturo, per esempio, si ispira:

➢ ai principi fondamentali del diritto naturale e alle sue leggi morali, al patrimonio religioso delle genti locali, all’amore e al rispetto della terra dei nostri padri;
➢ all’eguaglianza di tutti gli uomini, riconoscendo ad ognuno nella società uguali diritti e doveri senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di condizioni personali e sociali e alla totale opposizione ad ogni forma di nazionalismo, razzismo, totalitarismo e colonialismo;
➢ ai principi della politica economica libera, non determinata da monopoli, da dirigismi di gruppo o da altre forme contrarie allo sviluppo sociale della collettività;
➢ al diritto di occupazione dei lavoratori residenti nella propria terra con precedenza su quelli provenienti da altre regioni, anche allo scopo di favorire il rientro nella propria terra di coloro che furono costretti alla emigrazione;
➢ alla radicata esigenza della popolazione locale di utilizzare le competenze autonomistiche che sono strumento di buon governo per la crescita della nostra comunità.
Su queste basi va costruito un programma in grado di rappresentare tutte le esigenze e le sfaccettature di pensiero, ma che sia unito da capisaldi irrinunciabili come quelli che andiamo ad enunciare.

3. SETTE PAROLE PER IL TRENTINO CHE VOGLIAMO

1) TRADIZIONE

Ciò che noi siamo, e che deriva dalla nostra storia e dalla nostra cultura, rappresenta quanto di più prezioso abbiamo per costruire il futuro. I saperi, le esperienze, i valori che ci arrivano in eredità dal passato sono oggi quanto mai indispensabili, in un’epoca di grandi crisi e di passaggi epocali: sono i nostri mattoni, i punti fermi, la nostra bussola.

Dalla tradizione ci arrivano la tutela del territorio, delle minoranze linguistiche, della storia, della cultura alpina e dell’economia montana: tutto questo ha contribuito a formare e continua a formare la nostra identità. Se vogliamo davvero guardare all’Europa, confrontarci con altri territori, rinsaldare rapporti di collaborazione transfrontalieri, dobbiamo essere ben consapevoli di chi siamo e da dove veniamo.

La consapevolezza di ciò che siamo stati nella nostra storia legittima, da una parte, un giusto senso di orgoglio nel sentirsi parte di un territorio che ha saputo affrontare in passato notevoli avversità grazie alle capacità, alla tenacia e alla laboriosità dei nostri padri; dall’altra, tutto ciò ci deve indurre a proseguire quel modello di «laboratorio Trentino» che, in particolare negli ultimi cinquant’anni, ci ha fatto distinguere nel panorama nazionale, e non solo.

È grazie a questa viva e dinamica “tradizionale vocazione” all’apertura, al dialogo e all’innovazione se oggi possiamo proporci, ben al di fuori dei nostri confini provinciali, come un «brand», un marchio di garanzia su molti versanti, come la capacità di autogoverno, la sostenibilità ambientale, il mantenimento della popolazione in montagna, l’operosità delle imprese, l’attenzione al welfare, la cooperazione transfrontaliera, la ricerca scientifica e tecnologica.

Oggi la competitività economica non si gioca più soltanto fra soggetti singoli – imprese, società, produttori – ma fra territori. È il territorio, con la sua identità, le sue risorse, la sua storia, la sua cultura, a fare la differenza anche sui mercati globali.

Guardiamo alle nostre radici per fare grande il Trentino di domani.

2) AUTONOMIA

Noi, che la parola «Autonomia» l’abbiamo fin nel nome del nostro partito, sappiamo bene con quanta cura e quanta delicatezza oggi dobbiamo difendere quello che – prima ancora che una particolare forma giuridica – è un valore fondante della nostra storia.

Ebbene, proprio noi che abbiamo accompagnato nell’ultimo mezzo secolo il cammino del Trentino verso una piena Autonomia, compiuta nelle sue fondamentali parti statutarie e normative, sappiamo bene che essa non si risolve semplicemente in una formula di autogoverno del territorio.

Autonomia è prima di tutto la consapevolezza che una comunità ha sempre avuto, e mantiene tuttora, di se stessa: delle sue capacità, ma anche delle sue fragilità; delle sue enormi potenzialità così come dei limiti fisici, dettati da una geografia a volte aspra e complessa. Autonomia è ciò che rappresenta al meglio l’insieme delle relazioni, delle istituzioni, dell’impegno di chi vive e lavora in questa terra.

Come diciamo noi spesso, Autonomia è la «casa comune» dei Trentini.

Oggi siamo di fronte a sfide molto complesse, in un mondo segnato da gravi perturbazioni e i cui mutamenti sono a volte improvvisi come gli scossoni di un terremoto. Chiudersi a riccio, alzare muri, difendere la propria situazione come dall’interno di un fortino assediato, sarebbe un evidente suicidio. Per questo, già da molto tempo, ci riferiamo ad una Autonomia «dinamica», in grado cioè di cavalcare l’onda dei cambiamenti senza snaturarsi e senza perdere di vita i valori fondanti.

Oggi si parla tanto di «resilienza», come della capacità di adattarsi alle situazioni più avverse e uscirne vincitori. Noi un modello di resilienza lo abbiamo già ed è appunto la nostra idea di Autonomia: una forza propulsiva per il futuro, che sappia valorizzare le singole identità, di valle e urbane, economiche e sociali, e si proponga come modello anche per altri territori.

3) SOSTENIBILITÀ

Da sempre, il Trentino è stato in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri: questo è esattamente ciò che si intende per «sostenibilità», un concetto ormai molto diffuso nell’opinione pubblica e che sta cercando di radicarsi anche nelle politiche e nelle prassi amministrative.

In questo campo non siamo secondi a nessuno: il grande patrimonio di saperi e di esperienze che abbiamo alle spalle testimonia un impegno a favore dell’ambiente e dei bisogni della comunità sempre alla ricerca di un equilibrio, senza forzature.

È evidente che le sfide che la sostenibilità ci presenta, con sempre maggiore gravità e urgenza, sono molto diverse da quelle di un tempo. Tuttavia, le sensibilità che abbiamo maturato e l’amore che abbiamo per il nostro territorio, dovranno rappresentare il riferimento imprescindibile per individuare le soluzioni migliori per affrontare questioni inedite e di assoluta e indifferibile gravità.

Il tratto distintivo della nostra gente è sempre stata la «moderazione», un aspetto caratteriale che ha saputo tradursi in impegno quotidiano e buona amministrazione. Noi cerchiamo di incarnare questo valore, non per giocarci le nostre chance al ribasso, ma per gestire nel modo più responsabile e lungimirante i problemi planetari che gravano, senza sconti, anche sul piccolo Trentino.

Sostenibilità significa, in ultima analisi, senso di responsabilità. Quella responsabilità che, se applicata al fare politica, deve indurci a guardare non alla stretta quotidianità, ma ad orizzonti temporali di più largo respiro, proiettati verso le nuove generazioni.

Il futuro dei nostri figli è quanto abbiamo di più prezioso da salvaguardare. Un futuro che – ce lo ricordano loro stessi – parte da qui, dall’oggi, dalla nostra capacità di consegnare loro un patrimonio naturale intatto e un modello di sviluppo che sappia rispondere ai bisogni della comunità senza compromettere la relazione uomo-ambiente, ma anzi valorizzandone le potenzialità.

Territorio per noi non è mai stato sinonimo di «terra», ma un concetto ben più complesso: l’insieme delle relazioni, della attività e dei mutamenti che una comunità esprime nella sua terra di origine. Abbiamo sempre pensato che una terra vada «abitata», prima ancora che coltivata e vissuta. Il territorio come la propria casa: ecco ciò che ha fatto del Trentino nel passato, e lo dovrà fare in futuro, un laboratorio di sostenibilità. Un modello che intendiamo proseguire e sviluppare con l’impegno e la dedizione di sempre.

4) RESPONSABILITÀ

Oggi, a qualunque livello, la gente esige una classe dirigente credibile, a cui affidarsi in un’epoca certamente non facile. La credibilità si fonda non solo sulla capacità di dare risposte concrete ai bisogni della comunità, ma su un surplus di fiducia che viene assegnata solo a chi abbia dimostrato sul campo, con continuità, di sapere gestire il bene pubblico, di interpretare al meglio le dinamiche contemporanee, di essere il custode di una tradizione e della cultura della propria comunità, di saper costruire modelli di futuro.

Tutto questo non lo si inventa da un giorno all’altro, non lo si può improvvisare. Fare politica è una cosa seria, deve tornare ad esserlo anche agli occhi di quei cittadini – e purtroppo sono molti – che in questi anni se ne sono allontanati.

Noi sentiamo la responsabilità di tutto. La responsabilità anzitutto di essere chiamati ad amministrare la nostra comunità, oggi così come abbiamo fatto nel nostro passato. La responsabilità di corrispondere ai bisogni della nostra gente e di saper meritare la loro fiducia.

Ma anche la responsabilità di recuperare quella fetta di delusi dalla politica che nella serietà e nell’affidabilità di una proposta possono ancora trovare la loro «casa».

Il nostro modello politico è proprio questo: amministrare il bene pubblico come se fosse la nostra casa, sentendoci tutti responsabili, a tutti i livelli, del futuro che consegneremo ai nostri figli.

È un modello che non lascia fuori nessuno. I politici, gli amministratori, la classe dirigente, così come i singoli cittadini. Oggi chi governa deve anche essere in grado di porre le condizioni per una compartecipazione davvero di tutti alla «cosa pubblica».

5) DINAMICITÀ

Una società dinamica è una società che è in grado di adattarsi alle sfide e ai cambiamenti del mondo che ci circonda. Una società che promuove l’innovazione, la creatività e la collaborazione, ed è orientata al futuro.

Nella storia di questa terra, in molte occasioni cruciali il dinamismo della sua gente ha saputo trasformare un problema, un limite, un evento drammatico in altrettante opportunità di rinascita e di ripartenza. Basti pensare al secondo Dopoguerra, ai primi anni Cinquanta, con tutti i disastri che l’evento bellico aveva causato in un Trentino già profondamente segnato da una forte arretratezza economica e sociale. Ma proprio quell’immediato Dopoguerra ha rappresentato un trampolino di lancio, assicurando un benessere diffuso e potenzialità di sviluppo.

Questo significa essere una società dinamica: adattarsi rapidamente ai cambiamenti e alle sfide del mondo che ci circonda. Noi lo abbiamo sempre fatto, anche in virtù di un’Autonomia aperta, moderna, anch’essa dinamica, nei suoi assetti istituzionali e nelle sue politiche.

Per questo parliamo di «laboratorio», quale il Trentino è stato in questi decenni: una vocazione che andrà coltivata anche in futuro, non per un vezzo da primi della classe, ma perché solo così sarà possibile tutelare e giustificare la nostra stessa Specialità.

Avere una mentalità aperta e orientata al futuro significa soprattutto investire nelle risorse umane, oltre che nelle tecnologie e nel know-how. È da qui, dalla propria gente, dai talenti e dal patrimonio umano che il Trentino deve ripartire per ottenere competitività e successo.

6) INCLUSIVITÀ

Un ambiente inclusivo promuove la diversità, l’uguaglianza e l’equità, permettendo a tutte le persone di sentirsi accettate e di partecipare pienamente alla vita sociale, culturale ed economica. Se questa è, per così dire, la definizione standard di inclusività, allora il Trentino può ben rappresentare – pur nelle luci e ombre e nelle difficoltà tipiche di un territorio di montagna – un ottimo esempio di inclusività.

Qui da sempre vi è un forte senso di comunità, che ha saputo però anche aprirsi agli altri, dialogando con comunità e territori diversi. Terra di montagna, sì: ma terra di passaggio, cerniera, ponte fra il Mediterraneo e la Mitteleuropa. Se il Trentino avesse praticato una forzata «esclusività» avrebbe compromesso le proprie chances di futuro. Ma proprio aprendoci, anziché chiuderci, abbiamo sperimentato nella nostra storia come l’inclusività sia essenziale per la creazione di comunità forti e sostenibili.

La presenza vitale e preziosa delle minoranze storiche, Ladine, Mochene e Cimbre, nel grande alveo della pacifica convivenza con le comunità sudtirolesi e italiane dell’Alto Adige, costituiscono un patrimonio da tutelare, ma anche da reinvestire sul futuro.

Per questo, garantire l’accessibilità, promuovere la diversità culturale e favorire il senso di comunità sono tutti elementi fondamentali per creare un ambiente inclusivo fondato sul reciproco rispetto e sul valore dei beni comuni.

Di tutto questo noi oggi siamo gli eredi. Ma l’inclusività non è un dato acquisito per sempre; al contrario è un’attitudine – corroborata da precise prassi amministrative e da coerenti comportamenti sociali – in costante cambiamento ed evoluzione.

Questo vale soprattutto oggi, in un tempo in cui le pesanti ripercussioni della crisi economica dell’ultimo decennio, aggravata dalla pandemia da Covid, hanno ampliato la forbice tra chi ce la fa e chi non riesce ad arrivare alla fine del mese, anche nel Trentino del benessere diffuso. Larghe sacche di popolazione, in particolare quelle più fragili, chiedono alla politica di prestare loro ascolto. Molti non si sentono più «inclusi», ma anzi ai margini della vita sociale.

Dobbiamo perciò ritornare ai nostri fondamentali: fare comunità, sviluppare senso di appartenenza e ascolto di tutti, costruire politiche che restituiscano dignità e piena cittadinanza a tutti.

7) INNOVAZIONE

Malgrado i cliché e gli stereotipi che circolano da sempre sulla gente di montagna, il Trentino ha saputo imporsi all’attenzione nazionale e internazionale anche per la sua capacità di creare innovazione. Ne sono un esempio i vari centri di ricerca, da FBK alla Fondazione Mach, divenuti ormai qualificati punti di riferimento nel circuito della ricerca scientifica e tecnologica mondiale. Altri esempi riguardano l’Università, ma anche i musei come il Muse o il Mart. Sono tutte «finestre» aperte sul mondo, in grado di elevare il tasso di innovazione di questa terra, portandola a dialogare alla pari con molti altri territori in cui si sviluppa l’eccellenza.

L’innovazione è ormai divenuta un tema centrale anche nella gestione e nell’amministrazione del territorio. È fin troppo banale e scontato dire che le città e le comunità di valle devono essere in grado di rispondere ai cambiamenti e alle sfide del mondo moderno e che l’innovazione, appunto, può svolgere in questo senso un ruolo cruciale.

Una grande sfida che non può essere certo delegata esclusivamente ad alcuni poli di eccellenza che, per quanto all’avanguardia, rischiano di non coinvolgere il territorio e di non trasferire adeguatamente i risultati delle loro ricerche. L’innovazione nell’amministrazione del territorio può assumere diverse forme. Ad esempio, può riguardare l’adozione di nuove tecnologie per migliorare la comunicazione e l’interazione tra i cittadini e le istituzioni, o l’implementazione di nuovi processi di pianificazione territoriale e di sviluppo della realtà sia urbana che rurale. Anche sotto questo aspetto il Trentino ha saputo rappresentare un’eccellenza nel panorama nazionale: basti pensare, ad esempio, alla prima pianificazione urbanistica provinciale, sul finire degli anni Sessanta. Un’esperienza di grandissimo spessore, proseguita poi nei decenni successivi, e che oggi va certamente ripresa e coltivata alla luce delle nuove esigenze del territorio.

L’innovazione richiede una cultura di apertura al cambiamento e alla sperimentazione, nonché l’adozione di un approccio collaborativo che coinvolga tutte le parti interessate, cittadini, istituzioni e imprese.

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Simone Marchiori
Segretario politico PATT
Partito Autonomista Trentino Tirolese

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