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ON. FERRARI (PD) * VISITA CASA CIRCONDARIALE TRENTO (CON CONSIGLIERI PAT DE BERTOLINI E ZANELLA) : « SOVRAFFOLLAMENTO E CARENZA PERSONALE, INTERPELLATO IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA »

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15.19 - sabato 16 marzo 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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Recentemente l’On. del PD Sara Ferrari si è recata presso il carcere di Trento, insieme ai consiglieri regionali Andrea De Bertolini e Paolo Zanella e alla Garante dei detenuti, incontrando la direttrice dell’istituto e la comandante della polizia penitenziaria, che l’ha accompagnato in visita alla struttura. In questa occasione è stata illustrata la situazione di grave sovraffollamento dell’istituto penitenziario, rispetto ai numeri per il quale è stato costruito in anni recenti dalla provincia di Trento in accordo con lo Stato, evidenziando anche la drammatica carenza di personale di cui soffre la struttura.

A tale situazione, inoltre, si è aggiunto nell’ultimo periodo, rispetto alle attività culturali, un problema che ha acceso il dibattito sulla stampa e nella comunità trentina; il dottor Bortolotti, volontario in carcere da 10 anni e responsabile di attività culturali tra cui il progetto di pubblicazione del giornale «Non solo dentro», che da anni esce in allegato al settimanale diocesano «Vita trentina», sostenuto dall’associazione Apas, non ha avuto il rinnovo dell’autorizzazione ad entrare in carcere per il 2024. Ferrari ha quindi depositato una interpellanza parlamentare al ministro per la giustizia per sapere come intenda affrontare e dare soluzione alla situazione critica dell’istituto penitenziario di Trento.

 

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INTERPELLANZA

I Sottoscritti chiedono di interpellare – Il Ministro della Giustizia – Per sapere; premesso che:

il giorno 12 febbraio l’interpellante ha fatto visita al carcere di Trento, accompagnata dalla garante dei detenuti;

la direttrice e la comandante della polizia penitenziaria hanno illustrato una situazione di grave sovraffollamento dell’istituto penitenziario, rispetto ai numeri per il quale è stato costruito in anni recenti dalla Provincia di Trento in accordo con lo Stato, e simultaneamente la drammatica carenza di personale di cui soffre la struttura;

si tratta di una struttura che al momento ospita 370 detenuti di cui 27 donne, tra cui quelli/e di origine straniera sono 202; il numero di agenti di polizia penitenziaria si ferma a 157, quando per la copertura della pianta organica – tarata sui 240 posti pattuiti tra Ministero e Provincia Autonoma di Trento – ne servirebbero almeno 227; visto l’importante sovrannumero di detenuti. Sono dunque almeno 70 le unità di personale ufficialmente vacanti in organico;

la vita reale in carcere a Trento non è dissimile da quella di tante altre realtà carcerarie, pur in presenza di una struttura nuova e potenzialmente adatta allo svolgimento di tante attività che potrebbero concorrere a rendere la detenzione più sopportabile e capace di offrire reali opportunità di educazione e formazione, per adempiere alla finalità rieducativa della detenzione, come da mandato costituzionale;

per superare formalmente il rischio di infrangere il rispetto dello spazio individuale di 3 metri quadri, a causa del numero di detenuti in aumento, e trovarsi così a violare l’articolo 3 della CEDU, l’amministrazione carceraria, anziché agire sulla capienza, ha provveduto a far eliminare dalle singole celle il piano di acciaio infisso nel pavimento, ad uso cucina/antibagno;

a tale situazione si è aggiunto nell’ultimo periodo, rispetto alle attività culturali, un problema che ha acceso il dibattito a mezzo stampa nella comunità trentina; il dottor Bortolotti, volontario in carcere da 10 anni e responsabile di attività culturali tra cui il progetto di pubblicazione del giornale “Non solo dentro “, che da anni usciva in allegato al settimanale diocesano “Vita trentina”, sostenuto dall’associazione APAS, non ha avuto il rinnovo dell’autorizzazione ad entrare in carcere per il 2024;

si è trattato di una scelta forzata, perché, pare, non più gradito pare  in ragione di alcuni articoli critici scritti da detenuti e pubblicati nel giornale; il progetto, che si conta tra i soli cinque in Italia, e che cerca di dare voce ai detenuti coinvolgendoli nella redazione degli articoli attraverso il confronto e l’incontro tra il dentro e il fuori, rischia di essere compromesso in parte o in toto in caso di sua mancata partecipazione;

a questa notizia hanno fatto seguito moltissimi messaggi di solidarietà e denuncia a mezzo stampa del rischio di interrompere un rapporto costruttivo e positivo tra la realtà carceraria e la comunità trentina in cui essa è inserita;

purtroppo non solo il sistema carcere oggi non riesce a promuovere l’obiettivo costituzionale, ex articolo 27, della “rieducazione” dei detenuti; i tagli al personale della giustizia, in particolare al personale del circuito dell’esecuzione penale, e cioè al personale del Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria e al personale del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, e un sostanziale disinvestimento nel sistema carcere da parte di questo Governo, stanno facendo vivere una situazione di grave difficoltà anche agli agenti di custodia e tutto il personale comprese le direzioni che si trovano a sopportare uno stato di sotto organico; altrettanto si può dire dei funzionari giuridico-pedagogici  -educatori- e del personale sanitario, psicologi, medici, infermieri, Terp – tecnici della riabilitazione psichiatrica;

le carceri di Trento e Bolzano rientrano ad oggi nella competenza del Provveditorato di Padova, che è troppo distante per poter garantire con tempestività risposte adeguate al raggiungimento del fine rieducativo della pena. Il Consiglio regionale già nel gennaio 2018 ha approvato all’unanimità una mozione per l’istituzione di un ufficio penitenziario territoriale per la Regione Trentino Alto Adige, nel riconoscimento della sua speciale autonomia: –

Quali azioni intenda porre in atto per risolvere il pesante stato di sovraffollamento della struttura penitenziaria di Trento e la grave carenza di personale tra gli operatori della polizia penitenziaria;

se non ritenga necessario, proprio in ottemperanza del dettato costituzionale, promuovere un cambiamento culturale, e quindi normativo, rispetto alla giustizia e al ruolo della pena, immaginando

quella della detenzione come l’estrema ratio per i delitti più gravi, sostenendo maggiormente la funzione riabilitativa della pena detentiva e salvaguardando in ogni caso la dignità e diritti di chi viene recluso e degli operatori;

se intenda sostenere la richiesta territoriale dell’istituzione di un Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria;

se non ritenga opportuno sollecitare la rapida risoluzione del contenzioso inerente al progetto culturale di educazione e informazione, del giornale “Non solo dentro”.

SARA FERRARI

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