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ITALIA NOSTRA – SEZIONE TRENTINA * RIVA DEL GARDA – FASCIA LAGO: « IL PIANO DELL’ARCH. NUNES PER VARI ASPETTI APPREZZABILE VA RIDEFINITO, NELLE SUE RELAZIONI CON LA CITTÀ »

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11.22 - venerdì 8 aprile 2022

Osservazioni al piano generale (Masterplan) della fascia lago. Premessa.

Il piano (o studio paesaggistico) dell’arch. Nunes affronta l’assetto dell’ampia porzione di territorio compresa tra la riva del lago e i viali Carducci e Rovereto con un approccio organico diverso dal precedente piano dell’arch. Cecchetto, che era impostato come una serie di occasioni progettuali isolate, scarsamente integrate tra loro e spesso indifferenti al contesto urbano e paesaggistico.
Lo sforzo di riconfigurare globalmente la fascia lago, partendo dagli elementi strutturanti e dalla loro necessaria continuità, è certamente apprezzabile ed è l’indispensabile premessa per la coerente definizione delle parti che la compongono, e che dovranno in seguito – per evidenti ragioni – definirsi e implementarsi singolarmente.

Nel presentare il suo piano, Nunes ha mosso una critica preliminare alla moderna “frammentazione della comprensione dell’insieme” sostenendo la necessità di “ricomporre l’organicità costruttiva di tutte le cose”. Non si può che concordare. Tuttavia, questa premessa avrebbe dovuto conseguentemente tradursi in un approccio multidisciplinare, quantomeno esteso all’urbanistica, poiché, se è vero che il paesaggio offre una visione sintetica del territorio, è altrettanto vero che la sua morfogenesi dipende da fenomeni molteplici e complessi. Appare dunque frammentario anche predisporre un “piano paesaggistico” senza tenere in debito conto la forma urbana che su quel parco si affaccia e del cui paesaggio è indubbiamente una componente non trascurabile.

Questo piano paesaggistico, per vari aspetti apprezzabile, va quindi approfondito e ridefinito nelle sue relazioni con la città, integrando gli aspetti meramente funzionali (legati essenzialmente alla definizione dei suoi collegamenti) con la morfologia urbana per “ricomporre l’organicità costruttiva” della città.

Per chiarezza espositiva, le osservazioni che seguono sono articolate in: aspetti generali positivi, aspetti generali negativi, aspetti particolari.

 

Aspetti generali positivi
Come già detto, il contenuto più apprezzabile del piano sta nello sforzo di trovare un’articolazione complessiva e coerente alla fascia lago. In particolare, appare fondamentale la creazione di un percorso intermedio (dorsale), che dalla Rocca s’innervi all’interno della fascia lago, fino alla zona sportiva (qui concludendosi, almeno in questa fase).

Questo consentirà di raggiungere due risultati fondamentali: a) allontanare il passaggio di ciclisti e pedoni oggi a ridosso delle zone di balneazione; b) vitalizzare l’ampia parte centrale della fascia lago, oggi attraversata unicamente dai percorsi perpendicolari che conducono al lago.
L’arretramento di ciclisti e pedoni consentirà di decongestionare la zona più ambita dai turisti aumentando la profondità della spiaggia e mettendo questa in diretta comunicazione con il parco retrostante, sfumando il loro confine e rendendo più piacevole la frequentazione di entrambi.
Da qualsiasi punto di vista venga analizzata, questa scelta presenta solo vantaggi: funzionali, paesaggistici, ambientali, economici. Si spera quindi che questa dorsale possa essere rapidamente realizzata e successivamente estesa anche alla parte orientale della fascia lago, attraverso le zone “bianche” oggi non incluse nel piano.

Aspetti generali negativi
Il bordo urbano
Altrettanto fondamentale per il futuro della fascia lago è la riqualificazione dei viali Carducci e Rovereto, cioè delle strade che formano – allo stesso tempo – il bordo posteriore del grande parco e l’orlo anteriore del tessuto urbano, assolvendo al complesso e delicato compito d’interfaccia tra la parte edificata della struttura urbana e i suoi spazi aperti.
Si è già accennato alla necessità dichiarata da Nunes di “ricomporre l’organicità costruttiva”. Pare evidente che per una strada tale organicità è costituita, in primo luogo, dalla sua continuità. Il piano, invece, spezza programmaticamente questa continuità come mostra chiaramente lo schema seguente.

In un piano paesaggistico, si può comprendere che Viale Carducci e Viale Rovereto siano considerati parte del parco e configurati di conseguenza, ma – indipendentemente dalla prevista riduzione dei flussi veicolari a vantaggio di quelli ciclo‐pedonali – quei viali costituiscono (e costituiranno) in primo luogo l’orlo del tessuto urbano, non il bordo del parco.
Ciò è del tutto evidente se si osserva Viale Carducci, il cui carattere urbano è perfettamente definito e connota fortemente l’immagine turistica di Riva. Tutto si può migliorare, ma indebolire o addirittura cancellare il carattere storicamente sedimentato di questi luoghi sarebbe autolesionistico.

È lecito – anzi, doveroso – interrogarsi su quale carattere si voglia dare a Viale Carducci e a Viale Rovereto, fondamentali spazi pubblici di Riva, lungo il loro sviluppo: urbano, suburbano, extraurbano? Si può anche immaginare un progressivo cambiamento, una transizione controllata, un’attenuazione dei connotati urbani man mano che ci si allontana dalla città storica.
Non si può, invece, accettare che un fondamentale spazio urbano venga ridotto a spezzoni eterogenei che non prevedono alcuna specifica relazione con l’architettura della città. Si dirà che questo eccede i limiti di uno studio paesaggistico, entrando nel campo della morfologia urbana. Ma, allora, meglio affidare il destino di Viale Carducci e Viale Rovereto ad altri “Masterplan”, che affrontino e definiscano coerentemente gli aspetti legati alla morfologia di questo limite urbano e alle sue relazioni con il parco.

La riva del lago
Un lago naturale, per conservare il proprio valore, dovrebbe avere delle rive naturali, alterate il minino necessario per consentirne la frequentazione balneare. Il piano, invece, prevede la sua totale alterazione, trasformando il naturale andamento lineare della riva in una tortuosa serpentina.

Per trasformare la riva di un lago alpino in quella di un’esotica sequenza di calette, è previsto un cospicuo riporto di ghiaia, migliaia di metri cubi, che altereranno profondamente la morfologia del fondale e il suo equilibrio ecologico, distruggendo l’habitat di molte specie ittiche e rendendo più pericolosa la balneazione.
Questa invasione dello specchio lacustre non può essere giustificata dalla necessità di aumentare la capienza della spiaggia, dato che la rimozione del percorso alle sue spalle la collega al parco.

Aspetti particolari
Ex Colonia Miralago
Il piano prevede la demolizione quasi integrale dell’ex Colonia Miralago – sbrigativamente liquidata come “poco flessibile nel riuso anche a causa della sua condizione strutturale che obbligherebbe ad importanti interventi di consolidamento” – e la sua trasformazione in un romantico “rudere” dietro cui costruire un “campus legato al tema sportivo, artistico ed educativo”.

Dopo l’amputazione dell’ex Colonia Pavese, trasformata in un ibrido imbarazzante e inutilizzabile, ci si propone ora di distruggere (con l’avvallo della Soprintendenza?) un altro caratteristico esempio d’architettura tra il XIX e XX secolo, cancellando un significativo documento della storia di Riva, e in particolare della sua evoluzione turistica (da Sanatorio del Dr. Von Hartungen nel 1888 a Colonia infantile provinciale fino al 1993).
Un simile sfregio alla morfogenesi paesaggistica della fascia lago non è accettabile. Gli edifici minori che attorniano l’ex Colonia possono certamente essere demoliti, ma l’integrità dell’edificio principale va salvaguardata, pur con tutte le opere necessarie per la sua riorganizzazione interna.

Ex Cattoi
Il piano afferma che “la estensione dell’area richiede la configurazione di quinte e limiti per costruire
uno spazio a parco, oltre che di funzioni per rendere il parco fruito e non solo attraversato”.
Rileva inoltre che il terreno si trova a una quota inferiore di 3 m rispetto a Viale Rovereto e che “questa
condizione andrà indagata con un progetto paesaggistico specifico”.
Se queste constatazioni sono del tutto condivisibili, non lo sono le indicazioni successive. In primo luogo, appare assurda la conservazione dell’ex falegnameria, capannone artigianale palesemente incongruo rispetto al contesto, soprattutto in relazione alla demolizione della vicina ex Colonia Miralago – il cui valore architettonico, storico e culturale è immensamente maggiore – che potrebbe accogliere benissimo i servizi che si vorrebbero collocare lungo il percorso dorsale del parco.

In secondo luogo, non si comprende che senso abbia prevedere un edificio che chiuda visivamente il lato ovest (dove il parco prosegue), lasciando invece la zona ex Cattoi sprovvista di una “quinta” adeguata sul lato nord, sia per assorbire il dislivello con la strada, sia per schermare la deprimente vista degli edifici che si affacciano sull’altro lato di Viale Rovereto.
In questo tratto appare necessaria un’interfaccia architettonica tra parco e strada che non solo contenga i servizi previsti dal piano paesaggistico sotto la quota stradale, ma fornisca anche una doppia quinta, seppure visivamente permeabile, sia verso il parco, sia lungo Viale Rovereto.

Punta Lido e Nuovo Belvedere
La proposta d’evidenziare la linearità del percorso verso il lago passante tra il Centro Congressi e il Lido Palace, trasformando Via Maroni nel prolungamento in asse di Via Sudermann, ha indubbiamente un certo fascino, anche se comporta la demolizione della gelateria e la trasformazione di Punta Lido in un pontile artificiale.

Ci si chiede però se sia corretto e utile enfatizzare assi geometrici e introdurre nuovi elementi artificiali in un contesto che dovrebbe rimanere quanto più naturale possibile. Alterare un punto paesaggisticamente nodale, come la foce alla confluenza dell’Albola e del Varone, costruendovi un pontile “panoramico” appare in effetti un controsenso: vale la pena alterare il paesaggio per ammirare un paesaggio alterato?
Qualche perplessità solleva anche il “nuovo belvedere” che dovrebbe affiancare il giardino all’italiana con una serie d’inospitali grandi blocchi squadrati di cemento, posti a quote sfalsate per poter essere usati come scomodissime panchine, la cui accidentata geometria non ha nulla a che spartire con il giardino confinante e il cui materiale pare molto più adatto a un contesto urbano che a un parco lacustre.

Porto San Nicolò
Sgombrare il porto dalla presenza delle automobili è certamente necessario, non perché il parcheggio “nasconda il lago retrostante” ma perché la sua presenza vicino all’acqua è del tutto incongrua. Infatti, come si può agevolmente constatare (vedi immagine seguente) la vista del lago non è affatto ostruita dalle automobili parcheggiate, ma fortemente ridotta dal porto stesso, che pure andrebbe considerato, in sé, un luogo di grande valore paesaggistico.
Un’artificiale “piazza d’acqua” a fianco di un vero lago ha una connotazione caricaturale e non contribuisce certamente a rafforzare il carattere del porto come componente del paesaggio (senza contare gli ovvi inconvenienti sul piano funzionale).
Porto San Nicolò è un luogo con un notevole potenziale paesaggistico inespresso, dato dalla vicinanza del Brione e dai resti del forte austriaco, al cui carattere dovrebbe coerentemente ispirarsi,attrezzandosi per fornire tutti i servizi necessari all’attività velica, per la quale la “piazza d’acqua” è solo un inutile intralcio.

Depuratore
La presenza di un depuratore in fascia lago, anche se dipinto di verde, è di per sé sconcertante. La sua rimozione è dunque certamente positiva, come lo è la realizzazione di un parcheggio multipiano interrato ai piedi del Brione e coperto da una serie di terrazze inverdite.
La frequentazione di quelle terrazze come giardino o belvedere appare tuttavia molto improbabile, dato che tutt’attorno non vi sono elementi di richiamo che possano attirare un numero sufficiente di frequentatori. È alto, quindi, il rischio che si trasformino in un luogo abbandonato, con il conseguente degrado. Si potrebbe piuttosto ipotizzare la loro coltivazione.
Anche l’ipotesi di collocare una grande piscina tra un porto e un parcheggio non sembra convincente.

Meglio dunque concentrarsi sul parcheggio multipiano interrato, un servizio essenziale per la frequentazione turistica del lago, collocato in un punto ideale sia sul piano paesaggistico (essendo integrabile con le pendici del Brione), sia su quello funzionale (essendo il “capolinea” naturale del servizio di trasporto pubblico in fascia lago).

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Per la Sezione trentina d’Italia Nostra
Presidente Manuela Baldracchi

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