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ISTAT * AZIENDE AGRITURISTICHE 2022: « SONO 25.849 (+1,8% RISPETTO AL 2021), IN CRESCITA LIGURIA (+6,6%) / TOSCANA (+4,7%) / TRENTINO-ALTO ADIGE/SÜDTIROL (+4,2%) »

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11.52 - lunedì 8 gennaio 2024

Aziende agrituristiche in costante aumento. Al Sud si consolida l’imprenditoria femminile. Nel 2022 le aziende agrituristiche attive sono 25.849 (+1,8% rispetto al 2021); la crescita maggiore si verifica nel Nord-ovest (+2,7%) e nel Nord-est (+2,4%). In Toscana il tasso di attivazione (nuove aziende autorizzate/totale aziende) più alto (30%), in Sicilia il tasso di cessazione più basso (10%). In leggero aumento (+o,7% rispetto al 2021) la presenza delle donne imprenditrici, che sono più di un terzo di tutti i conduttori. Sono pari al 64% i Comuni “agrituristici”. Dal 2004, il loro numero cresce in media del 2,2% l’anno e nel Nord-ovest addirittura del 4%.

 

La sorprendente “lunga marcia” del settore agrituristico
Nel 2004 le aziende agrituristiche(i) erano poco più di 14mila, oggi il loro numero è pressoché raddoppiato. Il tasso di crescita(ii) medio annuo è del 3,8% ed è praticamente omogeneo per tutte le macroaree, con valori che vanno dal 5,5% e 4,3% del Nord-ovest e del Centro, al 3,6% e al 3% delle Isole e del Sud fino al 2,8% del Nord-est.

Se si guarda all’offerta economica, sempre nel periodo 2004-2022, aumentano le strutture con il servizio di degustazione, per le quali il tasso medio annuo di variazione è +4,5%. Questo risultato è probabilmente dovuto anche alla connessione del settore agrituristico con quello dei prodotti di qualità DOP e IGP. Nello stesso arco temporale crescono le aziende con alloggio e ristorazione, con tassi medi annui, rispettivamente del 3,4% e del 3,2%. Degustazione, alloggio e ristorazione rappresentano il core dell’offerta economica e, per molti versi, rispecchia e connota le diverse peculiarità territoriali del Paese.

Il tasso medio anno di crescita dell’offerta di degustazione è maggiore al Nord-est e nelle Isole e per entrambe le macroaree è del 6%. La crescita della ristorazione è maggiore nel Centro (5,3%) e quella dell’alloggio è più alta nel Nord-ovest (4,5%) e nelle Isole (4,1%).
La positiva performance economica e la crescente diffusione territoriale sono due indicatori del successo e dalla solidità del settore agrituristico. Per quanto riguarda il primo aspetto, rispetto al 2004, il valore della produzione del settore è aumentato al ritmo del 4,2% all’anno, triplicando in termini assoluti la capacità produttiva del settore. Per avere un dato di confronto, nello stesso arco temporale il tasso medio anno di crescita del comparto agricolo è dello 0,51%. Questo è sicuramente un indicatore del dinamismo performativo del settore e della crescente abilità imprenditoriale dei conduttori nell’intercettare la domanda e mettere in campo adeguate strategie di risposta.

Sotto l’aspetto della diffusione territoriale, va segnalato che nel 2004 i Comuni che ospitavano almeno un agriturismo (Comuni agrituristici) erano 3.352, tra il 2004-2022 si sono aggiunti 1.677 nuovi Comuni “agrituristici”, portando il totale ad oltre 5.029 Comuni (quasi il 64% dei Comuni italiani). Il tasso medio annuo di variazione della diffusione territoriale è del 2,2% e raggiunge il 3,8% al Nord-ovest, mentre per tutte le altre macroaree varia tra l’1,7% del Centro e l’1,4% del Nord-est.

 

Migliora la performance economica e supera l’impatto della crisi pandemica
Nel 2022 il valore corrente della produzione agrituristica(iii) è di poco inferiore a 1.517milioni di euro
e contribuisce per il 4,4% alla formazione del valore economico dell’intero settore agricolo, sul quale gli agriturismi incidono per poco più del 2,3%. Rispetto al 2021 il valore economico del comparto aumenta del 30,5% e sembra aver così superato la forte flessione dovuta alla crisi sanitaria da Covid-19, in controtendenza rispetto all’intero comparto agricolo.
Il 76,8% dell’intero valore economico è prodotto dalle aziende del Nord-est e del Centro, con quote rispettivamente pari al 39,9% e al 36,9%. Ben al di sotto si posizionano il Nord-ovest (11%), il Sud (9,9%) e le Isole (2,3%). Questo divario territoriale, tuttavia, è bilanciato – aspetto questo non secondario – da una crescita omogenea in tutte le macroaree geografiche che, rispetto allo scorso anno, è del 32,5% per il Nord-est, del 30,5% per il Nord-ovest, il Sud e le Isole e del 28,4% per il Centro.
Il valore medio della produzione per azienda (valore economico del settore diviso numero delle aziende agrituristiche) nel 2022 supera i 50mila euro (era circa 45.700 nel 2021), ma rimane ancora molto al di sotto dei 63mila euro del 2019. Da segnalare che il valore medio della produzione nel Nord-est è di circa 81mila euro (+18.400 euro rispetto allo scorso anno).
Fino al 2019 il settore delle aziende agrituristiche con alloggio segue, anche se con fluttuazioni più contenute, quello delle presenze e del ciclo economico. Nel 2020, in seguito all’emergenza sanitaria, si registra una differenziazione tra il valore economico, le presenze e il numero di agriturismi che aumenta di pochissimo. Gli effetti del lockdown a distanza di due anni sembrano oramai superati.

 

Si rafforza il network geo-economico delle aziende agrituristiche
Seguendo un trend oramai consolidato, anche per il 2022 si conferma la crescita, se pure con livelli diversi per macroarea geografica, del numero delle aziende agrituristiche, che aumenta di 459 unità (+1,8%) rispetto allo scorso anno. La crescita maggiore si registra nelle regioni del Nord-ovest (+2,7%) e del Nord-est (+2,4%). Pressappoco in linea con il dato nazionale è quella del Centro (+1,7%) e molto più bassa la crescita nel Mezzogiorno (+0,5%). A livello regionale, l’aumento maggiore, rispetto allo scorso anno, è in Liguria (+6,6%), Toscana (+4,7%) e in Trentino-Alto Adige/Südtirol (+4,2%). Oltre il 53% delle strutture agrituristiche si localizzano nelle aree collinari, il 31% in quelle montane e il 16% in pianura. Rispetto al 2021, per ciascuna di queste tre zone altimetriche la crescita è stata rispettivamente del 2,3%, dell’1,9% e dello 0,5%.

Aumenta anche la densità (numero di strutture per 100km2) che passa da 8,4 a 8,6. Nelle zone di collina la densità è 10,7 e in quelle montane e in pianura è rispettivamente pari a 8,2 e 5,4. Il dato sulla densità, in particolare nelle aree montane, sicuramente più problematiche sotto il profilo logistico, è anche un indicatore sia delle abilità imprenditoriali dei conduttori e sia della forte vocazione all’accoglienza che è trasversale alla configurazione morfologica del paese.

Il dato sulla densità è sicuramente un indicatore indiretto della presenza e dell’ampiezza della connessione geo-economica tra le aziende. Seguendo questa chiave interpretativa, il Trentino-Alto Adige/Südtirol (28,7 strutture per 100 Km2), la Toscana (24,5), l’Umbria (15,3), la Liguria (13,8) e le Marche (12) sono le regioni dove è maggiore l’intelaiatura spaziale della rete agrituristica.
Dei 7.904 Comuni nei quali è attualmente suddiviso il territorio nazionale, quasi il 64% ospita almeno un’azienda (erano il 41,4% rispetto agli 8.101 Comuni nel 2004). Sempre con riferimento al 2022, i nuovi Comuni “agrituristici” sono 23.
Tra i Comuni “agrituristici” (con almeno un’azienda agrituristica), il 35% ospita una sola struttura (erano 44,1% nel 2004), l’11,6% accoglie tre strutture, l’1,1% ha 10 strutture e sono 4,6% (erano 2,9 % nel 2004) i Comuni con almeno 20 strutture. Infine, sono 11 i Comuni con almeno 100 aziende (Appiano sulla strada del vino, Assisi, Caldaro sulla strada del vino, Castelrotto, Cortona, Grosseto, Manciano, Montalcino, Montepulciano, Noto, San Gimignano).

 

Toscana prima Regione per nuove attivazioni
Nel 2022 le nuove attivazioni sono 1.386, di queste il 46,5% sono avvenute nel Centro, il 42,8% nel Nord (significativo il 13% della Provincia autonoma di Bolzano/Bozen) e il 10,6% nel Mezzogiorno (con la Sicilia che supera il 5%). Il tasso di attivazione (nuove autorizzazioni/totale aziende attive) è del 5,5% e sale al 7% nel Centro e al 2,9 % nel Mezzogiorno con la Sicilia che si attesta al 5,3% nelle isole Sempre nello stesso anno le aziende che escono dal mercato sono 943, di queste il 52,1% operano nelle regioni del Centro, dove incide in modo significativo l’Umbria (30%) e in misura minore nella Toscana (16%). Le cessazioni nel Nord sono 33,7%, nel e nel Mezzogiorno il 14,2%.

Nel lungo periodo (2004-2022), le attivazioni sono complessivamente 28.819 e le cessazioni 17.140, si ha quindi un saldo positivo sia a livello nazionale che a livello di macroarea geografica. Sempre nei 19 anni considerati il tasso di attivazione varia tra il 12,2% del 2006 e il 4,4% del 2021, mentre quello di cessazione è compreso tra il 6,3% del 2018 e il 2,3% del 2004. Il tasso medio annuo di attivazione è dell’8%, quello di cessazione è 4,1%. Il Mezzogiorno ha il tasso più alto sia di attivazione (9,4%), sia di cessazione (6,1%).

Il tasso di variazione medio anno, che consente una lettura dinamica della nati-mortalità, è 3,7% e sfiora il 4% al Centro, mentre scende al 3,4% nel Mezzogiorno e al 3,1% nel Nord.
La permanenza sul mercato delle aziende al 2022 è in media di 11,4 anni (era di oltre 23 anni nel 2004). Questa forte riduzione, (in media -0,7 anni all’anno) è sicuramente dovuta anche alla maggiore concorrenza tra le aziende che, rispetto al 2004, sono aumentate del 94%. Le aziende più longeve sono quelle del Nord-est (13 anni) e quelle del Sud (11 anni). Nel Centro e nel Nord-ovest la permanenza sul mercato è rispettivamente di 10,9 e 10,4 anni. La probabilità di sopravvivenza (metodo Kaplan-Meier) per le aziende agrituristiche a tre anni dall’attivazione è del 98% e scende a 77% a cinque anni, al 59% a 10 anni, a 32% a 20 anni e, infine, è del 4% dopo 30 anni. La probabilità di sopravvivenza a cinque anni è pressoché simile per le cinque macroaree, a partire da 10 anni le probabilità di sopravvivenza più elevate si registrano nel Nord-est e nel Centro.

 

Grande ritorno degli agrituristi stranieri
Nel 2022 gli arrivi nelle strutture agrituristiche hanno superato i quattro milioni, registrando quindi un forte recupero non solo rispetto al 2021 (+35%), ma anche rispetto al 2019 (+8,5%), l’anno pre-pandemia. Dal confronto con lo scorso anno gli agrituristi italiani aumentano dell’11,5% e quelli stranieri oltre il 73%. Il 3,4% dei turisti sceglie l’“agriturismo” per trascorrere le vacanze. Nel leggere questo dato si tenga presente che le strutture con alloggio sono poco più del 9,5% del totale delle strutture ricettive.

Complessivamente le aziende agrituristiche del Centro e del Nord-est ospitano il 73% degli agrituristi (rispettivamente il 40,3% e il 32,9%). Tra le regioni si conferma la forza attrattiva della Toscana (28,8%) e del Trentino-Alto Adige/Südtirol (16,9%) con la forte incidenza sul totale nazionale della Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (13,5%). Per tutte le altre regioni la quota di agrituristi è inferiore del 10% e variano tra 9,5% del Veneto e 0,3% della Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste.
Rispetto al 2021 crescono gli arrivi in tutte le cinque macroaree geografiche. In particolare, sono le Isole, con il 44,5%, a registrare la variazione più alta. Segue il Nord-est (+41%) il Nord-ovest (+33,3%), il Centro (+32%) e il Sud (+25%). Sempre rispetto allo scorso anno l’aumento maggiore di stranieri si registra nelle Isole (+45,4%), mentre nel Nord-est aumentano gli agrituristi italiani (+22%).

Il rapporto tra agrituristi italiani e stranieri è 11 a 10 (era di 17 a 10 lo scorso anno). A livello regionale questo indice segnala una forte prevalenza degli italiani in Molise (6,6), Basilicata (4,2) e Abruzzo (4). Al contrario, gli stranieri prevalgono nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (0,6), in Toscana (0,8) e nella Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (0,9).
Le presenze superano i 15,5 milioni (+29,2% rispetto il 2021), di queste il 58% è composto da agrituristi stranieri (lo scorso anno erano il 47%). La durata media della permanenza nelle strutture in generale è 3,8 giorni, per gli stranieri 4,6 e per gli italiani 3,1 giorni.

 

Sempre più ampia l’offerta agrituristica
L’ampliamento dell’offerta economica – con l’integrazione tra i tradizionali servizi di ristorazione, alloggio e degustazione con altre attività, alcune delle quali di notevole rilevanza sotto il profilo sociale, come le fattorie didattiche, o culturale-paesaggistico (escursioni, trekking, ecc.) – è uno degli aspetti più significativi della “metamorfosi” in atto nel settore.
Rispetto al 2021, anche se in misura diversa, aumentano le strutture con alloggio, ristorazione e degustazione: servizi questi che formano il nucleo più tradizionale dell’offerta agrituristica. Tra queste tre attività la degustazione registra la crescita maggiore (+3%); un dato che mette in evidenza la sempre più forte connessione tra il settore agrituristico e quello del vasto e variegato “mondo” dei prodotti di qualità: due settori, questi, che contribuiscono al successo del made in Italy. L’aumento delle aziende con degustazione riguarda tutte le aree del Paese e varia tra il 6,8% nel Nord-est e l’1,7% delle Sud.

Sempre rispetto al 2021, aumentano anche le strutture con alloggio (+1,6%) e quelle con ristorazione (+0,9%), con gli incrementi maggiori di quest’ultimi sono nel Nord-ovest (+1,9%) e nel Centro (+1,1%). Tra i servizi non direttamente connessi alle attività di alloggio e ristorazione si segnala la forte crescita delle strutture con fattorie didattiche (+7,4%). Scendendo nel dettaglio dell’articolazione territoriale dell’offerta economica, la combinazione: fattorie didattiche-equitazione-mountain bike connota maggiormente le aziende del Nord-ovest; fattorie didattiche-alloggio-attività sportive quella del Nord-est; degustazione-trekking-corsi vari quella delle strutture del Centro; trekking-osservazione naturalistica-equitazione le aziende del Sud; escursione-trekking-attività sportive quella delle Isole.

Le aziende con l’attività di equitazione si concentrano principalmente in Sicilia (17,9%) e in Lombardia (14,5%), quelle con escursioni in Sicilia (21,1%) e nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (16,1%). L’osservazione naturalistica è più diffusa in Campania (33,5%) e Piemonte (11,1%), il trekking in Campania (24,9%) e Toscana (17,8%) e la mountain bike in Piemonte (17%) e Toscana (15,1%).
Le fattorie didattiche sono maggiormente presenti in Piemonte, Lombardia e nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen con valori intorno al 12%.

 

Tradizione e innovazione: il binomio della multifunzionalità
Le aziende multifunzionali (strutture che offrono almeno tre servizi) sono oramai una realtà acquisita e rappresentano sicuramente uno degli aspetti più significativi del cambiamento di questo settore e del comparto agricolo nel suo complesso.
Nel 2022 le aziende agrituristiche multifunzionali sono poco meno di una su tre (+43% rispetto al 2004) e rappresentano il 28,2% di tutte le strutture attive. Quelle che svolgono almeno due attività (bifunzionali) o un’attività (monofunzionali) sono rispettivamente il 24,7% e il 44.1%.

Il 28,1% delle multifunzionali si localizza al Centro, il 24,7% nel Nord-est, il 19,9% nel Nord-ovest, il 16,3% nel Sud e l’11% nelle Isole.
Se si considera l’incidenza sul totale delle aziende agrituristiche per macroarea geografica il primato spetta alle Isole (45,8%), seguite dal Nord-ovest (37%), dal Sud (35,7%), dal Centro (21,8%) e dal Nord-est (24,8%).
Tra le aziende multifunzionali quelle che non offrono alloggio e ristorazione sono il 31,3%. Di queste poco meno del 30% sono nelle regioni del Sud, il 21,6% in quelle del Centro, il 17,1% nel Nord-ovest e il 16,3% nelle Isole.

Le strutture che abbinano all’alloggio e alla ristorazione almeno un altro servizio sono il 15,5% e di queste il 32,4% si localizza nel Nord-est, il 28,9% nel Centro, il 27,4% nel Nord-ovest, l’8,2% nel Sud e solo il 3,1% nelle Isole.
Se si considerano le strutture gestite da donne, quelle multifunzionali sono poco meno di una su tre, mentre tra quelle gestite da maschi il 27,8%. L’età media del conduttore delle aziende multifunzionali è 49 anni (era 55 anni nel 2004), quella delle conduttrici è di 48 anni. Il 40,3% dei conduttori delle “multifunzionali” ha un’età compresa tra 50 e 64 anni e di questi poco meno del 33% sono donne. Sono il 15,1% quelli con meno di 41 anni dei quali il 38,7% sono donne.

 

Migliora il valore socio-culturale degli agriturismi con le fattorie didattiche
Le aziende con fattorie didattiche rappresentano sicuramente una “novità” di successo (erano poche decine all’edizione del 2004) e per il ruolo che svolgono hanno una notevole rilevanza socio-pedagogica. Nel 2010 le “fattorie” rappresentavano il 3,9% del totale delle aziende agrituristiche, nel 2022 il loro peso relativo è pari all’8,2%. Il 58% di queste strutture si localizza nel Nord (il 29,5% nel Nord-est e del 28,8% nel Nord-ovest). Sono il 18,8% quelle situate nel Centro, 14,4% nel Sud e 8,5% nelle Isole. Per valutare non solo la crescita, ma anche la loro diffusione, si tenga presente che nel 2010 oltre l’88% delle “fattorie” si localizzava nel Nord, l’8,8% nel Centro e solo il 2,8% nel Mezzogiorno.

Fatto 100 il totale delle aziende agrituristiche di ciascuna macroarea, l’incidenza delle “fattorie” è del 15,5% nel Nord-ovest, del 10,3% nelle Isole, del 9,3% nel Sud, dell’8,4% e del 4,3% rispettivamente nel Nord-est e nel Centro.
Vale la pena, evidenziare che, tra le strutture gestite da donne quelle con fattoria didattica sono il 9,4%, mentre tra quelle con conduttore maschio sono il 7,2%. Il tasso di crescita medio annuo delle “fattorie” con conduttore maschio e femmina è rispettivamente del 4,1% e del 3,9%. Infine, il 72% delle “fattorie” è gestito da un conduttore con meno di 50 anni, rappresentano il 24% quelle con conduttore di età compresa tra i 18 e 40 anni.

 

Stabili gli agri-ristoranti, in aumento le strutture con attività di degustazione
Le aziende agrituristiche che svolgono attività di ristorazione sono poco meno di 13mila (circa il 50% del totale) e rispetto allo scorso anno sono pressoché stabili (+0,9%), la crescita più alta è nel Nord-ovest e non supera il 2%. Circa il 29% degli agri-ristoranti si localizzano nelle regioni del Centro, il 24,2% in quelle del Nord-est, il 19,8% nel Sud, il 18,4% nel Nord-ovest e l’8,9% nelle Isole. La Regione con la maggior dotazione di queste strutture è la Toscana (16,2%) seguita, a lunga distanza, dal Veneto (7,2%) e dal Piemonte (6,8%).

Tra le aziende che offrono anche ristorazione, quelle con sola ristorazione sono il 14,2% (erano il 12,8% lo scorso anno). Di esse il 57,6% si trova nel Nord-est, il 19,9% nel Nord-ovest, il 12,2% nel Sud, il 10,5% nel Centro e il 5,6% nelle Isole. Tra quelle che fanno anche ristorazione il 72,6% combina questo servizio con quello dell’alloggio; queste strutture sono ripartite pressoché in modo equo tra il Nord, il Centro e il Mezzogiorno. A livello regionale, delle oltre 9.300 strutture con alloggio e ristorazione, quasi il 19,3% si trova in Toscana, segue a grande distanza da Puglia, Piemonte, Lombardia e Sicilia con valori compresi tra il 6,6% e il 6%. Per tutte le altre regioni le percentuali sono al di sotto del 5%.

Le aziende che oltre alla ristorazione offrono altri servizi (equitazione, escursionismo, sport, corsi ecc.), sono oltre 7.200, il 28% sul totale di tutte le aziende e il 55,9% di quelle con ristorazione. Il 34,3% e il 24,3% delle aziende con questa articolazione dell’offerta commerciale sono rispettivamente nel Centro e nel Sud, il 18,2% e il 15,8% nel Nord-ovest e nel Nord-est e il 9,8% nelle Isole.
Infine, sono poco inferiori a 6.300 le aziende con degustazione (+3% rispetto al 2021). L’aumento più consistente, sempre rispetto allo scorso anno, di queste strutture, 2021, è nel Nord-est (+6,8%) e nelle Isole (+4,9%). Questo tipo di servizio è maggiormente presente tra le aziende del Centro (44%) dove spicca la Toscana (27,8%), del Nord-ovest (26,5%) con il Piemonte che conferma la propria importanza (12,4%), del Sud (29,5%) con la Puglia (7%), e delle Isole (11,2%) con il grande contributo della Sicilia (9,5%) e, per finire, del Nord-est (8,8%) con il Trentino-Alto Adige/Südtirol (6,7%).

 

Nel Sud e nel Centro prevale la pensione completa, nel Nord-est il solo alloggio
Le aziende con alloggio sono poco più 20.900 (78% di tutte le strutture attive), di queste poco meno del 40% si trovano nel Centro, circa il 27% nel Nord-est, il 13,4% nel Sud, il 12,8% nel Nord-ovest e il 7,4% nelle Isole. Rispetto al 2021 le aziende con alloggio aumentano dell’1,6%. La crescita maggiore si registra nel Nord-ovest (+3,2%) e nel Nord-est (+2,9%).
La Toscana, con il 24,3% è la Regione con la maggior dotazione di agriturismi con alloggio, seguita dalla Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (13,6%) e dall’Umbria (6%). Per tutte le altre regioni la quota di queste aziende varia tra il 5,1% del Veneto e lo 0,2% della Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste.

Le aziende con solo alloggio sono oltre 6.700, pari al 32,2% delle strutture che combinano l’alloggio anche con altri servizi. Il 14% si trova nel Centro, il 13,2% nel Nord-est, il 2,8% nel Nord-ovest e il 2,2% nel Mezzogiorno.
Rispetto alle strutture con alloggio di ciascuna macroarea geografica, quelle con solo alloggio sono il 49,4% nel Nord-est, il 35,3% nel Centro, il 21,7% nel Nord-ovest, il 10,9% nel Sud ed il 9,4% nelle Isole.

Sono poco più di 9.500 le aziende che offrono il solo pernottamento, il 46% di quelle con alloggio, e sono così ripartite: il 57,7% al Centro, il 22,9% nel Nord-est, l’8% nel Nord-ovest, il 7% nel Sud, il 4,4% nelle Isole. L’incidenza del solo alloggio rispetto alle aziende che offrono alloggio più altri servizi, è il 26,3% nel Centro, il 10,5% nel Nord-est ed è inferiore al 5% in tutte le altre macroaree.
Infine, sono circa 4.500 le aziende che offrono pensione completa, circa il 22% di quelle con alloggio. Oltre i 2/3 di queste strutture si trovano nel Sud (35,3%) e nel Centro (24,3%). Le tre regioni con la maggiore presenza di questo tipo di offerta sono la Campania (12,3%), la Sicilia (10,6%) e l’Emilia-Romagna (10,3%).

 

Continua la crescita delle aziende a guida femminile nel Sud
Le donne alla guida delle aziende agrituristiche sono oltre 8.800 (34,1%) e sono in leggero aumento rispetto allo scorso anno (+0,7%). La quota maggiore di conduttrici è al Sud (46,6%) con valori che sfiorano il 50% in Basilicata, in Campania (48%) e Calabria (47%). Nel Centro sono il 36%, con il Lazio e l’Umbria entrambi al 45% e, a livelli più contenuti, e la Toscana al 31%. Pressoché simile la quota di conduttrici nelle Isole (36%) e nel Nord-ovest (36%), dove primeggia la Liguria con il 50% di aziende guidate da donne.
L’indice di prevalenza di genere (aziende con conduttore/aziende con conduttrice) segnala una maggiore propensione all’imprenditoria femminile in Basilicata (100 maschi ogni 96 donne), Liguria (105 maschi ogni 100 donne), Campania (110 maschi ogni 100 donne). Mentre è decisamente bassa nel Trentino-Alto Adige/Südtirol (6 maschi ogni donna), Piemonte (4 maschi ogni donna) e Friuli-Venezia Giulia (tre maschi ogni donna).

L’età media dei conduttori è di poco inferiore a 50 anni (era di 55,6 anni nel 2004) ed è pressoché uguale per gli uomini e le donne. Il periodo 2004-2022 è connotato da una progressiva riduzione dell’età media del conduttore che sembrerebbe confermare la crescente attrattività di questo settore nei riguardi di soggetti più giovani. I conduttori con meno di 40 anni sono il 34% (erano appena il 4,1% nel 2004), quelli tra 40 e 50 anni sono il 20% (erano il 3,5% nel 2004), quelli tra 51 e 64 anni sono il 40,2% (erano il 17,2% nel 2004) e infine, dato molto significativo, la contrazione dei gestori con più di 64 anni, che passa dal 78,7% del 2004 al 25,8%.
Rispetto alle macroaree geografiche, la percentuale più alta di conduttori con più di 64anni è nel Centro (34,1%), quella dei conduttori tra 51 e 61 anni nel Nord-ovest (44,65), mentre sono nel Nord-est le aziende gestite da imprenditori con meno di 40 anni (23,1%).

 

I Comuni-polo dell’“agriturismo” regionale
Due aspetti ai quali si è fatto più volte riferimento sono il radicamento, che dà conto della lunga tradizione “agrituristica” presente in diverse aree del Paese, e la diffusione territoriale di queste strutture, che mette in evidenza la vocazione, oramai nazionale, di questo tipo di ospitalità.

Seguendo questa traccia, e partendo da sei indicatori, si è identificato per ciascuna Regione il Comune che può essere considerato il “polo agrituristico”. Alcuni di questi indicatori sono ottenuti come rapporti di composizione e danno conto della dotazione di strutture (agriturismi-comune/agriturismi-regione), della specializzazione (agriturismi-comune/aziende agricole-comune) e dell’attrattività (agrituristi-comune/agrituristi-regione). Altri indicatori sono rapporti di coesistenza e registrano la copertura territoriale della rete agrituristica (agriturismi-comune/superfice-comune), la ricettività (agrituristi-comune/agriturismi-comune) e la propensione all’ospitalità (agriturismi-comune/abitanti-comune).

A partire da questi indicatori, e assegnando il rango più alto al valore più elevato, si sono costruite altrettante graduatorie e si è rapportato il rango ottenuto da ciascun Comune in ogni graduatoria alla somma dei punteggi ottenuti dallo stesso Comune in tutte le sei graduatorie. In tal modo è possibile valutare il peso di ciascuna delle sei dimensioni. Infine, si è calcolato un indice sintetico di vocazione “agrituristica” dei Comuni utilizzando la media geometrica dei ranghi ottenuti da ciascun Comune nelle sei classifiche.
Nel 2022, nei 20 Comuni individuati, uno per ciascuna Regione, si localizza il 4,3% delle aziende agrituristiche (negli stessi Comuni le aziende agricole sono il 2,3%). Rispetto al totale delle aziende agrituristiche presenti in ciascuna Regione, l’indice di dotazione strutturale varia tra il 14,3% di Noto (Sicilia) il 7% di Larino (Molise) e Otranto (Puglia) e l’1,6% e l’1,4% rispettivamente di Asti (Piemonte) e Monzambano (Lombardia).

L’incidenza delle aziende agrituristiche sul totale delle aziende agricole (specializzazione), sempre nei venti Comuni, è pari al 5,3% e varia tra il 11% di Castelrotto (Provincia autonoma di Bolzano/Bozen) e di Grosseto (Toscana), il 5,4% e il 5,2% di Imperia e Perugia e lo 0,6% di Corigliano-Rossano (Calabria) e di Otranto (Puglia). La copertura territoriale della rete delle aziende agrituristiche, nei 20 Comuni “polo” è di 5,3 strutture ogni 100 km2 e si caratterizza per l’elevata variabilità che va da 124 aziende per 100 km2 di Castelrotto, a 86 di Otranto, a 80 di Monzambano (Lombardia) per scendere al 5,2 di Ravenna e al 3,3 di Matera.
In questi 20 Comuni, sempre nel 2022, gli agrituristi rappresentano il 4,4% del totale degli agrituristi-Italia. Rispetto al totale degli agrituristi che arrivano in ciascuna Regione, il livello di attrattività più significativo è quello di Matera (33,3%), seguito a lunga distanza da Alghero (14%), Otranto (9,4%), Aosta (9%), Roseto degli Abruzzi (9%) e Corigliano-Rossano (8,7%).

Il rapporto tra agrituristi e aziende agrituristiche, che dà conto dei flussi turistici sulla capacità recettiva, è di 162 agrituristi ogni 100 strutture, e sale a 418 nel Comune di Matera, 402 in quello Verona e a 303 ad Aosta e Monzambano. Mentre è pari a 82,8 per Comune di Noto, a 77,6 per quello di Corigliano-Rossano e a 71 per Urbino. I valori più bassi di questo indice si registrano, a Larino (Molise) (14), Montalto di Castro (Lazio) (7,3) e Benevento (4,4).

Sempre per i Comuni “polo”, il rapporto tra agrituristi e popolazione residente (dati Censimento popolazione 2022), che consente di valutare la propensione all’ospitalità, è complessivamente pari a circa 16 agrituristi ogni 100 abitanti. Anche questo indice presenta una notevole variabilità, con valori pari a 341, 318 e 151 rispettivamente per Castelrotto (Trentino-Alto Adige/Südtirol) Otranto, e Monzambano e valori inferiori a 50 per i rimanenti Comuni con Corigliano-Rossano, Larino e Benevento dove questo rapporto è inferiore a tre.

 

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