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DEGASPERI (ONDA) – MOZIONE * CICLOVIA GARDA (TN): « 344 MILIONI PER UN PROGETTO CHE INFERIREBBE DANNI ALL’AMBIENTE, CON RISCHI PER LE PERSONE »

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06.06 - mercoledì 20 dicembre 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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La nuova Ciclovia del Garda per una mobilità integrata e sicura Fin dall’agosto 2017 sono state sottoposte all’attenzione della Giunta provinciale le enormi criticità che pesano sulla realizzazione dei tratti trentini della cosiddetta ciclovia del Garda. Ed è da allora che le forze politiche e i loro rappresentanti succedutisi ai vertici della Provincia minimizzano e rassicurano. Non è certamente in discussione l’utilità degli investimenti in mobilità ciclabile e nemmeno la necessità di offrire ai tanti cicloturisti che visitano il lago di Garda la possibilità di percorrerne il periplo.

Nel caso del progetto della ciclovia però, più che le opinioni, sono le cifre e le cronache a far risuonare le sirene d’allarme. E’ sufficiente un sopralluogo tra Riva e Limone per prendere coscienza di quanto l’opera ipotizzata sia estrema. Ci sono da mettere in sicurezza pareti strapiombanti di 4–500 metri, le cui fessurazioni sono visibili anche all’occhio del profano, ci sono da immaginare slalom audaci tra strutture private, ci sono le aree protette come la Val di Gola da preservare e, soprattutto, ci sono un paesaggio da valorizzare e l’incolumità delle persone da garantire. Già l’ipotesi progettuale propagandata nel 2017 evidenziava conseguenze disastrose per entrambi gli aspetti.

Circa il primo (la tutela del paesaggio, vera ricchezza e motivo principale della presenza dei turisti), si prevedevano da subito chilometri di sbancamenti per realizzare nicchie in roccia (e relative tettoie di protezione), tratti parietali in roccia e gallerie da realizzare ex novo, mensole a sbalzo (e relative coperture), falesie da desertificare e occupare con distese di reti e barriere paramassi. Quanto al secondo (l’incolumità delle persone), tra certezze, sorrisi e marketing, pare fossero e rimangano proprio in pochi a porsi domande. Eppure la storia delle Gardesane dovrebbe fungere da monito.

Per esempio, è dal 2017 che ci sentiamo spiegare che “i vecchi tratti di strada sono a pieno titolo inclusi nella realizzazione della nuova pista ciclabile”. Di fronte a tanta, granitica, sicurezza viene da chiedersi chi sia lo sconsiderato che ha deciso di abbandonarli. Anche qui aiutano le cronache: giusto sabato 16 dicembre un altro tratto della Gardesana occidentale che si vorrebbe dedicare ai cicloturisti, è stata investita dall’ennesima frana. Non a caso il sindaco di Tremosine sulla stampa ricorda come da anni vada ripetendo che una ciclabile a sbalzo o che utilizzi il vecchio sedime della Gardesana per il tratto Limone – Gargnano sia da escludere vista la grave instabilità geologica delle falesie sovrastanti.

Quindi è probabile che il tratto occidentale della ciclovia si interromperebbe comunque a Limone con grande e inutile spreco di denaro (soprattutto trentino). Senza dimenticare che tutta l’opera sarebbe sicuramente di interesse per chi ama passeggiare (anche su due ruote) ma, viste le caratteristiche tecniche e il presumibile affollamento, altrettanto sicuramente inservibile per i ciclisti. Eppure per la Provincia, ad anni di distanza, nonostante le sollecitazioni delle associazioni e il nuovo governo provinciale, nulla cambia se non preventivi e costi.

Per il Presidente Fugatti “la ciclovia è un’infrastruttura prioritaria”. Che la mobilità dolce sia una prospettiva da condividere è certo, la questione rimane come. Il progetto del tratto trentino occidentale della ciclovia (da Riva al confine con il comune di Limone) è articolato in tre unità funzionali. Il costo complessivo programmato e finanziato dei lotti U.F. 1, U.F. 2 e U.F. 3 è di 77 milioni di euro, e siamo già al triplo rispetto a quanto ipotizzato nel 2017 quando, per i cinque chilometri e rotti tra Riva e Limone, si parlava (sempre con certezza) di 25 milioni.

Siamo quindi ad una stima di 14 milioni di euro al chilometro. Se i costi invece fossero quelli dei 98 metri (senza opere di difesa, U.F. 3.1) tra il confine con la Provincia di Brescia e la galleria Limniadi, il costo al chilometro schizzerebbe a 23 milioni! Dovendo approntare reti e barriere paramassi per estensioni indeterminate è ragionevole ipotizzare una spesa prossima ai 100 milioni. Il tratto orientale della ciclovia (U.F. 19.2 da Torbole al confine con Malcesine, circa 8 chilometri) comporterà analoghe difficoltà realizzative per cui sono stimabili costi analoghi (altri 100 milioni quindi, quando nel 2017 la Provincia parlava di meno di 20 milioni).

Alle spese per i tratti occidentale e orientale andranno ovviamente aggiunte quelle relative alla Riva – Torbole e alla Nago – Torbole. È pertanto ragionevole pensare che il costo complessivo della parte trentina della ciclovia del Garda potrà, da solo, superare il budget dell’intero anello determinato in 344 milioni. Ai costi realizzativi vanno poi aggiunti quelli di monitoraggio e manutenzione che saranno di entità rilevante e tutti da quantificare. Gli eventi franosi che regolarmente coinvolgono le Gardesane e la Strada del Ponale sono testimoni sufficientemente attendibili. Non a caso le scarne risposte ottenute finora dalla Provincia sottolineano che le opere di difesa dal rischio di caduta massi “hanno funzione di mitigazione di un pericolo che non può essere eliminato in maniera totale”.

Di fronte ai danni che un progetto, così congegnato, inferirebbe all’ambiente, ai rischi per le persone che decidessero di avventurarsi sotto le falesie, ai costi spropositati e all’evidente inutilità per i fini per i quali viene proposto, esistono alternative semplici, più convenienti e già condivise da qualche amministratore. Altrove la mobilità integrata è assicurata dal connubio bici – treno, sul Garda dal 2017 proponiamo l’utilizzo dei battelli, con una flotta potenziata ed ammodernata, che garantisca il collegamento per i tratti irrealizzabili anche prevenendo il concreto pericolo che l’impossibilità di concludere l’anello come immaginato oggi, comprometta il completamento della ciclovia e l’effettivo utilizzo della stessa. Gli investimenti potrebbero anche essere indirizzati verso i percorsi stradali che solcano i rilievi affacciati sul lago, già oggi frequentati ed apprezzati dai cicloamatori.

Una strategia che valorizzasse le alte vie del Garda per le biciclette permetterebbe di decongestionare le località rivierasche coinvolgendo e mettendo in rete i borghi dell’entroterra.

Tutto ciò premesso, il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento impegna la Giunta provinciale a:

1. sospendere le iniziative volte alla realizzazione dei tratti della ciclovia del Garda Riva – Limone e Torbole – Malcesine avviando un confronto con le comunità locali e i portatori di interessi per individuare modalità condivise e realistiche di prosecuzione dei lavori;

2. valutare, di concerto con le comunità locali, le modalità di potenziamento della flotta di imbarcazioni operante su lago di Garda per assicurare la mobilità integrata bici – battello;

3. valutare, di concerto con le comunità locali, l’opportunità e le modalità di valorizzazione dei percorsi cicloturistici che collegano l’entroterra gardesano su entrambe le sponde.

 

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Cons. prov. Filippo Degasperi

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