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CONSIGLIO PAT * SERVIZI INFANZIA: «TERMINATI GLI INTERVENTI DELLA CONFERENZA D’INFORMAZIONE, APERTO LO SPAZIO DEL DIBATTITO»

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18.32 - martedì 28 maggio 2024

Terminati gli interventi della conferenza d’informazione “I servizi per l’infanzia e i nuovi bisogni” (si rimanda alla nota precedente), si è aperto lo spazio delle domande e del dibattito. Di seguito una sintesi degli interventi.

A rompere il ghiaccio è stata la consigliera di maggioranza prima firmataria del ddl all’esame in Commissione: ha ringraziato perché ogni intervento ha toccato tutti gli aspetti coinvolti dal dibattito, dal tema dei coordinatori pedagogici, a quello del territorio, del personale ausiliario, dei bambini con bisogni educativi speciali.

Una consigliera di minoranza ha parlato degli interventi come di aria buona da respirare e ha voluto sottolineare alcune parole chiave dense di significato: una su tutte “qualità”, dei servizi, della formazione del personale, dei rapporti col territorio, delle proposte educative, tutti aspetti che fanno pensare che parlando di servizi per i bambini un servizio non vale l’altro. Poi il significato specifico e proprio del tempo di presenza dei bambini nei servizi. Bisogna saper innovare, usare l’autonomia speciale in questo senso, ha aggiunto.

Un’altra consigliera di minoranza ha chiesto un approfondimento sul tema della genitorialità: sembra che in questi anni, ha affermato, si sia posto l’accento sulla capacità di dialogo e accompagnamento degli insegnanti nei confronti dei genitori. Un aspetto che comporta un surplus di lavoro e che rende il lavoro non più socialmente riconosciuto. Bene un investimento sull’accompagnamento dei genitori, ha detto, ma lo sforzo non dovrebbe essere bidirezionale? Ha risposto la professoressa Bondioli ha detto che nel rapporto con le famiglie c’è una responsabilità maggiore degli insegnanti rispetto alle famiglie: il punto, ha spiegato, non è chi va incontro a chi, ma arrivare in una condizione di parità e di comprensione delle esigenze degli uni e degli altri attraverso momenti che non sono quelli che abitualmente si svolgono, creare un’alleanza educativa. Ha sottolineato la necessità di un vero dialogo, scambio paritetico su temi astratti e non, quale può essere ad esempio il gioco. La professoressa Balduzzi ha ricordato che al nido e poi alla scuola dell’infanzia il focus è centrato sui bambini, quando questi crescono la centratura è meno sui bambini e più sull’ente/istituzione che deve essere percepito come bene comune. Ciò prevede pratiche di partecipazione reali: se si chiede una partecipazione vanno negoziati spazi di condivisione (il riferimento è stato al concetto di “città educante”). Più complesso invece è il contesto di genitori che provengono a un contesto di fragilità (l’esempio fatto è quello della barriera linguistica). La professoressa Sannipoli ha ricordato l’importanza della pluralità dei linguaggi, che i servizi che funzionano meglio sono quelli che propongono momenti formali e informali, che costruiscono un accomodamento comune e propongono una corresponsabilità educativa.

Un’altra consigliera di minoranza ha dichiarato che finalmente si è portato lo Zerosei nella cornice di un’importante evoluzione del progetto pedagogico che si affianca a un’evoluzione del progetto organizzativo. Fatta chiarezza sul fatto che lo Zerosei è un progetto importante educativo, ha detto, la stesura di un ddl in merito non può non coinvolgere le educatrici che dovranno tradurlo nella pratica. Ha fatto riferimento alla riflessione del professor Rosina e chiesto al di là del cosa fare, come fare ora, prima del ddl. La quotidianità interpella molto fortemente e che vede esclusi almeno 200 bambini dal nido nella città di Trento, ha sottolineato. Ha parlato dell’urgenza di oggi, ricordato che ci sono comuni montani che sono a zero servizi asilo nido. C’è una discrasia tra la voglia di cambiamento che c’è, ha concluso, e l’inno alla prudenza contenuto nelle slide del dottor Degasperi in un tempo in cui sarebbe il momento di buttare il cuore oltre l’ostacolo. Ha risposto il dottor Degasperi che ha puntualizzato che la Provincia di Trento è al 41,1% di iscritti sulla copertura con un obiettivo al 45% entro il 2030: si è sopra la media nazionale, c’è comunque ancora tanto da fare. Prudenza? Non significa immobilismo, ma attenzione, ha precisato, è volta a garantire la massima attenzione ai bambini, alla qualità del servizio, all’avvicinamento di due professioni con un percorso universitario diverso. A Pellizzano la sperimentazione è partita da 3-4 anni, ha ricordato: la volontà di capire c’era anche prima che ci fosse tutta questa attenzione.

Il dibattito è terminato con una richiesta di chiarimento da parte della professoressa Bondioli sul ddl: la proposta è quella di fare stare assieme i bambini tra 0 e 6 anni? ha chiesto e quali le condizioni della realizzazione di ciò perché non sia al ribasso? Ha risposto la consigliera di maggioranza firmataria del ddl che ha ricordato che ne depositerà a breve uno anche una collega di minoranza. La proposta legislativa, ha chiarito, delinea con un articolo le indicazioni che la Giunta e la componente tecnica dovranno declinare nel dettaglio: è previsto un progetto educativo unitario di condivisione di tempi e spazi dei bambini tra i 18 mesi e i 5 anni. Progettare attività comuni, che non vuol dire tutta la giornata, ma tempi e spazi comuni per fare attività adeguate per la fascia di età. Il personale educativo che segue la fascia 0-3 continuerà a seguire la fascia 0-3 e quella che segue la 3-6 continuerà a seguire la 3-6, ha specificato, non si parla di promiscuità in termini di professionisti. Con un comma si è cercato inoltre di anticipare il tema della mancanza di professionisti, ha concluso.

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