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CASA AUTONOMIA.EU * SANITÀ TRENTINA: DEMAGRI, « CARENZA INFERMIERI, RISPOSTE INADEGUATE DALL’ASSESSORATO »

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18.24 - venerdì 15 settembre 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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Carenza infermieri, risposte inadeguate dall’assessorato. Il 12 settembre, il quotidiano l’Adige pubblica un articolo in cui Nursing up e UIL Fpl denunciano la difficoltà del servizio di cure domiciliari di Rovereto, a causa della perdita di infermieri, e quindi, anche la conseguente risposta dell’assessora.

Solitamente, prima di cercare una soluzione, si cerca di capire da dove nasce il problema, si analizzano le cause e solo allora ci si può, forse, permettere di individuare come sradicarlo. Se, poi, il problema è complesso, allora non basta più una soluzione per sciogliere il nodo, ma può servire un cambiamento di tutto il sistema.

La carenza infermieristica, purtroppo, è proprio una questione complessa, che merita competenza e conoscenza del sistema sanitario, e non ci si può confortare con il pensiero, che sia una carenza diffusa a tutto il paese, ma è necessario sapere come intervenire. Non si vuole certo proporre all’assessora strategie di management sanitario, però la si vuole sollecitare alla riflessione, attraverso delle semplici domande.

Perché l’APSS ha perso e continua a perdere, non solo, queste preziose risorse infermieristiche, ma anche di altro ruolo? Se la loro perdita è dovuta al pensionamento, la pensione, si sa, non arriva dall’oggi al domani, e, solitamente, lascia il tempo per pensare ad una soluzione. Perché non si è fatto? Se, invece, questi infermieri scelgono altre strutture, ad esempio private, che cosa li porta a questa scelta?

Qual è il bisogno di risorse infermieristiche sul territorio? Vogliamo ridurre l’ospedalizzazione e favorire le dimissioni, ma con chi proteggiamo i pazienti a domicilio? Vogliamo ridurre le istituzionalizzazioni dei pazienti, ma come aiutiamo le famiglie a tenere a domicilio i loro cari? Stipuliamo convenzioni con le case di cura private, ma i posti disponibili non sono sufficienti rispetto al bisogno, e le famiglie si ritrovano, poi, a dover ricorrere al pagamento, anche importante, per poter veder accolto il proprio familiare. Il vero problema, che non ha soluzioni in sé, è quello, che dobbiamo accettare il cambiamento sociale, ossia, che mancano le famiglie di un tempo. Le famiglie di oggi abitano lontane dal nucleo d’origine, sono composte da lavoratori con genitori anziani, sono coppie schiacciate in un sandwich, fatto di aiuti i figli e assistenza ai genitori. Le abitazioni sono piccole e non possono accogliere il parente anziano. Se non ci sono nuclei familiari a farsi carico degli anziani a domicilio, non possono esistere servizi socio-sanitari, che rispondano a tutti i bisogni dell’utente. Tali servizi erogano prestazioni e presa in carico per un max di 2/3 ore al giorno e le restanti ore?

Quali modelli organizzativi stiamo utilizzando sul territorio? E l’integrazione socio/sanitaria, di cui si parla come strategia indispensabile per la presa in carico efficace, come viene perseguita?

Veniamo ora alla soluzione dell’assessora, che risolverebbe la crisi in qualche giorno, spostando infermieri dall’ospedale al territorio. Di quali infermieri stiamo parlando? Ci sono reparti ospedalieri o servizi, che possono permettersi di perdere infermieri? Se così fosse, perché arrivare ad agire quando il momento è oramai critico, e non prevedere lo spostamento con la dovuta preparazione delle risorse? Preparazione che prevede tempi di inserimento e apprendimento.

Pensare di spostare infermieri da un ambiente all’altro, dall’oggi al domani, significa banalizzare la competenza infermieristica, ed è proprio questa banalizzazione che non consente, poi, di riconoscere l’infermieristica come professione intellettuale, e di non valorizzarla sotto ogni dimensione, sociale, professionale ed economica, come dovrebbe essere, con la conseguenza, che sempre meno giovani si avvicinano a questa professione di cura.

Ecco il motivo per cui questa politica sanitaria sta vedendo il momento più difficile dal dopoguerra: perché ha perso l’empatia per il cittadino, per il paziente e la considerazione della cura. Noi ringraziamo l’assessora per tutti i Suoi grazie al personale infermieristico, ma, più che ringraziare, deve cercare il grazie dei pazienti e delle loro famiglie, e lo potrà trovare solo se curerà chi cura. Ecco il principale indicatore di efficacia del suo mandato politico.

 

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Paola Demagri, presidente Movimento Casa Autonomia.eu

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